Gli scrittori della Massoneria, come si sono dimostrati figli, eredi e continuatori degli gnostici, dei manichei e degli albigesi lodandoli e sforzandosi di giustificarli contro la religione e la Chiesa cattolica, così pure hanno fatto coi templari: pochi infatti fra coloro che sono stati condannati dalla Chiesa hanno avuto altrettanti e così ardenti apologeti, così come pochi ve ne sono stati in favore dei quali si siano sollevate accuse così generalizzate e così temerarie contro il Papa ed i vescovi.
«Ricercheremo, ha detto Condorcet, se non si debba porre nel numero delle società segretequest'ordine celebre contro cui i papi ed i re cospirarono con tanta barbarie [1].»
I massoni e tutti i rivoluzionari filosofi o giacobini avevano dunque un grande interesse a difendere i templari, e ciò, per chi voglia riflettere, costituisce una prova non certo trascurabile della filiazione e della conformità che intercorrono fra le loro rispettive dottrine; tuttavia possiamo cercare prove ulteriori e più positive ancora tratte proprio da autorevoli scritti massonici e da queste stesse dottrine e pratiche.
«I cavalieri ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, noti col nome di templari, ovvero i loro successori frammassoni, dice Willaume nel suo manuale o Tuileurmassonico, sembrano essere gli autori della maggior parte dei gradi d'iniziazione. Riterremmo pure che questi siano stati elaborati dai templari nel periodo del loro splendore per isolarsi dalla gran massa degli iniziati, se non constatassimo che questi nuovi gradi di iniziazione hanno quasi tutti per motivo la situazione dell'ordine dopo la sua caduta. Non mettiamo in dubbio, come si vede, che i templari fossero degli iniziati, anche a partire dalla loro istituzione; riteniamo anche che è a loro che l'Europa è debitrice della Massoneria, e che da ciò provengono quelle pratiche segreteche sono servite da pretesto per l'accusa di irreligione e di ateismo che li ha condotti ad una sì tragica fine. Tutto conferma quest'opinione.
Le disgrazie, le persecuzioni che li hanno portati a soccombere, forzarono questi cavalieri a cercare un ultimo rifugio proprio in quei misteri che tanto avevano contribuito ad istituire, ed in cui trovarono consolazione ed aiuto. Poichè la loro situazione non era comune agli altri iniziati, essi pensarono di rinchiudersi tra di loro, senza però separarsi dalla famiglia dei frammassoni; elaborarono i gradi che vediamo essere stati aggiunti ai primi tre, e li comunicarono solamente a quelli fra gli iniziati che ritenevano affidabili per il loro attaccamento.
I templari sono spariti dall'ordine civile, ma hanno lasciato dei successori che sono i frammassoni, e le loro istituzioni sono sopravvissute a loro stessi. Ecco quella che ci sembra essere la storia ed il corso della Massoneria [2].»
Ragon fa risalire la Frammassoneria ai templari, che secondo lui avevano assorbito in Oriente l'antica dottrina degli gnostici e dei manichei; ed aggiunge anche questo argomento più preciso:
«Il nome di cavalieri del Tempio non ha alcuna relazione, come si credeva, con la chiesa del Santo Sepolcro; a motivo delle loro idee mistiche, i capi dell'ordine avevano avuto in mente un altro tempio, senza dubbio più degno della Divinità: il mondo intero popolato di uomini liberi e virtuosi. Essi lavoravano alla costruzione di questo tempio, e quello che un tempo Gerusalemme aveva veduto elevarsi sotto il regno di Salomone ne era il simbolo, più a causa dell'unità [che esprimeva] piuttosto che della sua magnificenza. Così, sebbene fosse prevalso il nome di templari, essi fra di loro non avevano perduto il nome di massoni. Nicolaï, che riguardo a ciò non è d'accordo, ce ne fornisce lui stesso uno dei più forti argomenti per il fatto seguente. In Italia alcune chiese appartenute all'ordine prima della sua abolizione conservano per tradizione il nome di chiese della massone o maccione. Il che non è forse come dire che la gente, già prima di chiamarle così, si era accorta che frammassone e templare erano la medesima cosa?[3].»
«I massoni di tutti i gradi sono armati di spada, scriveva nel 1806 il F.·. Chereau, ufficiale al G.·. O.·. di Francia. L'apparato militare più imponente accompagna e protegge sempre le cerimonie religiose, le ricerche scientifiche ed in generale tutti i lavori dei discepoli e degli iniziati. Ma è solo al grado di Rosa-Croce che l'origine guerriera si mostra agli occhi dei neofiti.
Essi apprendono solamente allora: 1° che l'ordine massonico designato col nome di Massoneria blu, un tempo santuario della filosofia, seppe onorare le disgrazie di un ordine augusto, religioso e militare, vittima dell'ignoranza, del fanatismo e di una vergognosa cupidigia, ma degno per le sue virtù di giungere ai destini più elevati; 2° che esso meritò per i suoi considerevoli servizi di divenire parte integrante di quest'ordine illustre i cui cavalieri erano tutti e prima di tutto massoni; 3° che i sacerdoti del tempio di Memphis da allora in poi marciarono sotto i vessilli del tempio di Gerusalemme, dopo aver giurato amore, obbedienza e fedeltà alle sue leggi ed ai suoi ministri; 4° che i due ordini, uniti da un legame indissolubile, divennero una sola e medesima associazione... La Massoneria è dunque una società civile, religiosa e militare; manon tutti i massoni sono cavalieri dell'ordine, e di conseguenza iniziati ai misteri che gli sono propri. Ciò appartiene ai gradi superiori, sconosciuti ai discepoli ed ai postulanti. Solo questi gradi conducono al santuario, — e le difficoltà che li circondano sono in grado di essere per l'ordine o rito d'Oriente, unico depositario dell'alta Massoneria, un garante affidabile delle virtù e della fedeltà dei neofiti che hanno il coraggio di superarle [4].»
Infine il giornale massonico le Globe riporta il lunghissimo discorso del F.·. de Banville, ex ufficiale anche lui del Grande Oriente di Francia, pronunciato l'8 aprile del 1839 nella loggia dei cavalieri della Croce, in cui egli, così dice il redattore, ha perfettamente delineato l'origine dell'associazione massonica:
«Nel mio sistema, che spero di dimostrare in poche parole, l'ordine massonico sarebbe un'emanazione dell'ordine del Tempio, di cui conoscete la storia e le disgrazie, e non può essere ragionevolmentealcun'altra cosa. La Massoneria dovette nascere in Scozia; essa fu certamente, in origine, una forma prudente ed abilmente strutturata immaginata da alcuni cavalieri di quel paese al fine di sottrarre la persistenza del loro ordine illustre agli occhi chiaroveggenti dei loro onnipotenti proscrittori.
L'eroico William de la More, gran priore d'Inghilterra e di Scozia, fu in grado di dirigere dalla sua prigionia con i suoi elevati lumi i cavalieri che parlavano la sua lingua nella creazione, organizzazione e sviluppo del rito massonico, destinato a nascondere agli occhi dei profani l'ordine del Tempio, proscriotto e colpito da anatema. Si capisce che questa trasformazione locale nella lingua di Scozia dell'ordine del Tempio in ordine massonico dovette restare costantemente nascosta nel più profondo segreto; si capisce che i disgraziati templari, indegnamente calunniati da vili rinnegati, vigliaccamente traditi da ignobili apostati che li braccavano come bestie feroci in quasi tutti i paesi della cristianità, obbligati a nascondere i loro nomi e le loro cariche pena le più spaventose persecuzioni e del più orribile supplizio, si capisce che queste vittime innocenti dell'avarizia di un re e della gelosia di un papa abbiano potuto inventare, per riconoscersi ed aiutarsi in tutto, dappertutto e per tutto, nei paesi di Francia, Germania e Svezia, dove ben presto penetrò la Massoneria, le parole sacre e le parole di passo, i segni ed i toccamenti che ci sono pervenuti intatti di generazione in generazione. Altrimenti come potremmo spiegarci, da parte di una vasta associazione di filantropi riuniti dal fine onorevole di diffondere a piene mani sull'umanità sofferente le consolazioni e le elemosine della carità cristiana, quelle severe proibizioni di nulla dire, di nulla scrivere, tracciare e segnare che riguardi il fine sì lodevole di questa società segreta senza incorrere nei certi effetti di una vendetta atroce, senza esporsi infine ad averela gola tagliata, il cuore e le viscere strappate, il corpo bruciato e ridotto in cenere, le ceneri gettate al vento, ed a lasciare inoltre una memoria esecrabile a tutti i massoni? Tutto ciò avrebbe il carattere di una rivoltante assurdità, se vi si togliesse la spiegazione, semplice e soddisfacente per la ragione, del fortissimo interesse dei cavalieri del Tempio a nascondersi alla vista di tutti sotto il manto della Massoneria specialmente organizzata a questo fine da loro stessi.
Oso dunque affermare che l'ordine massonico fu istituito nel XIV secolo da alcuni membri dell'ordine del Tempio, facenti parte dell'obbedienza del gran priorato di Scozia, e che di là questa bella istituzione si diffuse e si propagò facilmente nelle regioni europee, allora abitate dai nostri predecessori proscritti. Mi sarebbe facile accumulare numerose prove tratte dalla comparazione dei ritualiin uso nei due ordini, e si sarebbe colpiti in primo luogo nel rilevarvi un identico sistema di ricezione procedente per mezzo di prove fisiche e morali. Si sarebbe non di meno colpiti dalla singolare analogia nei due ordini di uno stesso modo d'iniziazione, di una determinata serie di gradi, tra i quali talora si ritrova una tale somiglianza con la cavalleria templare che essa può passare a buon diritto per una perfetta similitudine [5].»
A questo punto, ritorcendo contro il F.·. de Banville, contro la Massoneria e contro i templari questi argomenti così forti e serrati sui segreti della Massoneria e del Tempio dalla quale essa è fuoriuscita, gli chiederei a mia volta: Perchè questi segreti, questi giuramenti la cui violazione è punita con sì atroci supplizi, se il loro fine è la felicità dell'umanità sofferente e se le consolazioni e le elemosine proprie della carità cristiana sono i loro unici mezzi? Perchè, soprattutto adesso che la Massoneria è ovunque protetta, ovunque trionfante, essa continua le sue logge segrete, le sue iniziazioni ed i suoi terribili giuramenti? Essa ha dunque come i templari, e necessariamente, molte cose da nascondere, molti segreti che la pubblica opinione respinge e che non possono essere rivelati. Queste cose, questi segreti ereditati dai templari con le loro logge-templi e la maggior parte dei loro riti, quali sono? Sarebbero forse proprio le accuse portate contro i templari? E queste accuse, o piuttosto questi crimini, erano dunque reali?
Michelet, nome caro per più di un titolo alla Massoneria ed ai suoi più alti gradi, Michelet membro dell'Istituto che conta tanti filosofi alti massoni, ha pubblicato il processo dei templari basandosi proprio sugli originali dei processi verbali nella collezione dei documenti inediti appartenenti alla storia di Francia. Che dicono? Qual giudizio ne dà lo stesso editore? Si ascolti, si giudichi a propria volta mano sulla coscienza e ci si pronunci.
«Pubblichiamo in questo volume e nelle prime pagine successive l'atto più importante del processo dei templari. Si tratta dell'interrogatorio che subirono a Parigi il gran maestro e 231 cavalieri conversi di fronte ai commissari pontifici. Quest'interrogatorio fu condotto lentamente e con molti riguardi e dolcezza da alti dignitari ecclesiastici, un arcivescovo e molti vescovi. Le deposizioni così ottenute meritano maggior fiducia delle confessioni d'altronde brevissime, uniformi e poco istruttive che gli inquisitori e i funzionari del re avevano strappato con la tortura immediatamente dopo l'arresto. Rimangono due manoscritti autentici del grande interrogatorio: uno, copiato su velina, fu inviato al Papa, e questo è chiuso a triplice chiave in Vaticano; l'altro, su carta semplice, fu depositato nel tesoro di Notre-Dame de Paris; a giudicare dalle correzioni e cancellature, questo potrebbe ben essere stato una redazione primitiva fatta giorno per giorno sulle note dell'udienza (firmate da 3 o 4 notai) e nell'ultima pagina riporta le seguenti parole: Per eccesso di precauzione abbiamo depositato la detta procedura, redatta da uno dei notai in atto autentico, nel tesoro di Notre-Dame de Paris, dove non potrà essere esibito a nessuno se non tramite lettere speciali di Vostra Santità.
Era necessario che questa importante faccenda, forse la più grave del medio evo, per essere trattata in modo opportuno, si presentasse alla critica nell'integralità dei propri dettagli, nella sua semplice e terribile verità. Ormai il lettore stesso potrà giudicare. Noi gli rimettiamo tra le mani il più antico processo criminale di cui ci resti una dettagliata descrizione [6].»
Ecco il riassunto di quest'atto autentico e della serie di accuse sulla quale si svolgeva l'interrogatorio, serie stabilita per ordine del Papa sulla scorta delle confessioni di 72 templari fra i più ragguardevoli, fatte davanti a Papa e cardinali o davanti ai vescovi ed ai concili provinciali liberamente, senza tortura e solo in fede del giuramento di dire la verità e tutta la verità:
In queste confessioni era stato dichiarato: 1° che ogni templare, alla propria ricezione, dopo i tre voti di religione, obbedienza, povertà e castità, o poco dopo, secondo quanto conveniva a colui o coloro che ricevevano e che erano sempre dei dignitari principali dell'ordine, rinnegava il Cristo sia in quanto crocifisso, sia in quanto Gesù o Salvatore, sia in quanto Dio, così come la beata Vergine ed i Santi, a seconda che vi fosse spinto o invitato da coloro che lo ricevevano e che dicevano loro che il Cristo era un falso profeta o che non aveva patito nè era stato crocifisso per la redenzione del genere umano, ma per i propri crimini; che questa pratica era comune alla maggior parte.
2°Che lo si obbligava a sputare sulla croce o sulla figura e scultura della croce, o sulla santa immagine di Gesù Cristo, sebbene di quando in quando a parte glie la si facesse talora perfino calpestare, oltraggio questo che praticavano quelli stessi che erano già stati ricevuti.
3° Che era costumanzadi alcuni il riunirsi il venerdì santo o un altro giorno della settimana santa per calpestare così la croce, fare su di essa degli oltraggi più odiosi ancora e farne fare dagli altri.
4° Che nella congregazione o riunione generale essi adoravano un gatto o un cane, che talora vi apparivano.
5° Che essi credevano e che veniva loro detto che il gran maestro, così come i visitatori ed i precettori(altri principali dignitari) potevano, sebbene fossero laici, assolverli dai loro peccati senza nemmeno confessarli, e che di fatto questi superiori agivano così.
6° Che alla ricezione dei fratelli del detto ordine colui che riceveva ed il recipiendario si baciavano sia sulla bocca, sull'ombelico o sul ventre nudo, sia sull'ano o la spina dorsale, sia più indecentemente ancora.
7° Che queste ricezioni erano segrete ovvero in presenza dei soli fratelli dell'ordine, e che si faceva loro giurare di non parlarne.
8° Che coloro che ricevevano dicevano ai recipiendari che potevano darsi fra loro al delitto infame [peccato impuro contro natura, N.d.R.], che la cosa era permessa, che dovevano prestarvisi reciprocamente, che loro stessi lo praticavano così come un gran numero di altri.
9° Che avevano in ogni provincia degli idoli o teste di cui alcune avevano tre facce, altre una sola, altre un cranio umano, e che le adoravano, specialmente nei loro principali capitoli o congregazioni; che queste teste venivano cinte o toccate con dei cordoni, di cui loro stessi poi si cingevano sulla loro carne.
10° Che coloro che durante la loro ricezione o in seguito rifiutavano di fare ciò che era loro richiesto erano messi a morte o imprigionati a vita.
11° Che si imponeva loro, pena la morte o la prigione e con giuramento, di non rivelar nulla di queste cose, nè della modalità della loro ricezione, e che se si scopriva che qualcuno l'aveva fatto, era messo a morte o in prigione.
12° Che tutte queste cose si facevano generalmente e comunemente in tutto l'ordine, al di là come al di qua dei mari; che il gran maestro le osservava e ordinava di farle, come pure i visitatori, i precettori e gli altri capi principali; che queste erano osservanze generali e di lunga data, antichi costumi disposti dagli statuti dell'ordine intero, di qua e di là dei mari.
13° Che si considerava cosa permessa nell'ordine l'impadronirsi nel suo interesse di beni altrui con tutti i mezzi, per fas aut nefas, e che si faceva giuramento di procurarne in ogni modo l'accrescimento e il tornaconto, e che si poteva perfino giurare a questo fine.
14° Che i capitoli che si riunivano durante il primo sonno o alla prima vigilia della notte erano talmente segreti, che si chiudevano tutte le porte della casa e della chiesa nelle quali si tenevano, che l'ingresso era proibito a tutti gli estranei e che si mettevano sentinelle perfino sui tetti, in modo che nessuno potesse avvicinarsi, vederli e sentirli.
Non insisteremo sui punti secondari di somiglianza tra questi templari ed i massoni, sulle parole, comuni ad entrambi, di gran maestro, di cavaliere, di tempio, sulla legge del segreto ed il giuramento di mantenerlo pena la morte, lo stesso per entrambi, sulle identiche precauzioni per assicurare questo segreto contro tutti i profani: assemblee notturne, sentinelle ai posti, da cui, per i massoni, l'espressione il tempio è copertooppure piove, a seconda che la loggia sia sorvegliata o meno. Ma non possiamo passar oltre senza insistere sul rinnegamento del Cristo e sugli oltraggi a lui fatti nelle riunioni capitolari del venerdì santo o di qualche altro giorno della settimana santa, rinnegamento talmente essenziale alla Massoneriache nessuno comincia ad intravedere la luce, nè è veramente massone, che dopo averlo compiuto, come attestano i massoni d'alto grado Chereau nel 1806 e Teissier nel 1856.
Ma che dicono questi processi verbali, e che dice la vera storia riguardo alle risposte a quest'accusa? Dicono, tutti uniformemente, che in primo luogo il Papa Clemente V, ben lungi dal favorire le procedure iniziate contro i templari dal re Filippo il Bello, le dichiarò nulle e sospese i vescovi, arcivescovi, prelati ed inquisitori francesi che vi avevano preso parte, al punto da essere accusato lui stesso dal re di favorire i crimini dei templari; dicono che il Papa, solo dopo aver lui stesso interrogato e fatto interrogare a Poitiers 72 cavalieri fra i più notabili in sua presenza e alla presenza di vescovi, cardinali e legati, non come un giudice che cerca dei colpevoli, ma come un padre che ha interesse a trovarli innocenti, e dopo aver ascoltato dalla loro bocca le medesime confessioni riguardo a tutte le accuse più gravi, confessioni ripetute più volte e a più giorni d'intervallo, liberamente e senza costrizione, per il dovere del proprio incarico, ritenendo di non poter resistere più a lungo, diede libero corso alla verità ed alla giustizia; che di conseguenza decretò una commissione d'inchiesta a Parigi composta d'arcivescovi, vescovi, alti dignitari ecclesiastici, varii gentiluomini o altri notabili e di quattro notai pubblici, per indagare su queste accuse, dando ogni libertà ai templari di venire a difendersi e di difendere l'ordine, se lo avessero voluto, facendo conseguentemente significare ciò in tutte le diocesi di Francia ai Templari liberi o detenuti [7].
E tutti i processi verbali editi da Michelet attestano che, su 231 cavalieri o fratelli conversi ascoltati sotto il mero giuramento di dire la verità senza paura nè timore, giuramento ripetuto ancora dopo ciascuna deposizione e dichiarando che così essi avevano fatto, tutti (ad eccezione di un piccolissimo numero, poco più di una trentina tutt'al più, di cui trenta nella sola regione di Foix) hanno confessato espressamente e nei dettagli tutti o la maggior parte dei crimini enunciati nell'atto di accusa, con tutte le circostanze di luogo, di tempo ed i nomi di coloro che li avevano ricevuti e dei testimoni che assistevano; e che queste confessioni furono fatte dai maggiorenti dell'ordine, gran maestro, tesorieri, dispensatori, visitatori, capi delle provincie e superiori delle case di Parigi, di Reims, di Normandia, d'Auvergne, di Champagne, scudieri, cappellani del gran maestro o impiegati superiori della sua casa.
Così Michelet stesso si esprime nella prefazione del secondo volume (1851):
«Del resto, qualunque sia l'opinione che si adotti sulla regola dei templari e l'innocenza primitiva dell'ordine, non è difficile portare un giudizio sui disordini del suo ultimo periodo. È sufficiente sottolineare che, negli interrogatori da noi pubblicati, le denegazioni sono quasi tutte identiche, come se fossero state dettate secondo un formulario convenuto; che al contrario le confessioni sono tutte differenti, varie nelle loro circostanze speciali, spesso assai ingenue, cosa che conferisce loro un carattere di particolare veracità. Sarebbe dovuto accadere il contrario se le confessioni fossero state estorte con la tortura: sarebbero più o meno simili, e la diversità si troverebbe piuttosto nelle denegazioni [8].»
Occorre aggiungere ora che le stesse confessioni giuridiche prive di costrizione si ritrovano ovunque in Inghilterra, nel sinodo di Londra, dove due mesi dedicati alle stesse indagini constatarono le stesse ammissioni, le stesse infamie, e che in conseguenza di queste confessioni l'ordine dei templari fu abolito in questo regno, e che il parlamento dispose poi dei loro beni. Stesse indagini ancora e stessi risultati nei concili tenuti in Italia a Ravenna, a Bologna, a Pisa ed a Firenze, sebbene in questi concili tutto dimostra che i prelati erano assai solleciti nell'assolvere [giuridicamente] quei templari che fossero riusciti a giustificarsi.
La recente pubblicazione dell'inchiesta di Firenze da parte di Jules Loiseleur ha definitivamente dimostrato la colpevolezza della gran maggioranza dei membri dell'ordine del Tempio a partire dall'epoca risalente alla metà del XIII secolo. Già prima del concilio di Vienne molte volte erano state manifestate al papato delle accuse di eresia contro di loro, e la voce del popolo li riteneva colpevoli dei più grandi delitti, del rinnegamento del Cristo, di sodomia, di aver fatto alleanza coi maomettani ed in particolare coll'ordine degli Assassini, che per singolare analogia era anch'esso una setta panteista e razionalista nata in seno all'Islamismo. I templari, come accade per la Massoneria, a fianco degli statuti pubblici avevano degli articoli segreti che contenevano una dottrina analoga a quella dei patarini, dei bogomili e dei luciferiani, e che come essa era una ramificazione dell'antico Manicheismo: questa è la conclusione dell'erudizione contemporanea riguardo a questa questione, che solamente la violenza dei pregiudizi ostili alla Chiesa ha potuto oscurare [9]. A questo fine è stata necessaria una vera e propria cospirazione contro la storia da parte degli scrittori frammassoni del XVIII secolo, come afferma in termini propri lo storico della setta attualmente più accreditato. il fratello Findel, direttore della Bauhütte di Lipsia [10].
Occorre anche aggiungere, in risposta alle calunnie contro Filippo il Bello e la sua pretesa cupidigia che, nel 1307, costui aveva dichiarato al Papa, in una lettera del 24 dicembre, che aveva sequestrato i beni dei templari e li faceva custodire affinchè fossero impiegati totalmente in aiuto alla Terra Santa, secondo la loro destinazione originaria, e che rinnovò questa dichiarazione in una lettera del maggio 1311, e che infine questi beni, come richiesto dal re in questa stessa lettera, furono dati ai cavalieri di Rodi, oggi di Malta, e nulla di questi beni divenne proprietà del re. [11]
Infine occorre dire che, se il gran maestro e il fratello del delfino d'Auvergne, dopo essere stati condannati solo alla prigione a vita, furono poi condannati al rogo, secondo la legge, perchè avevano ritrattato nel momento in cui avrebbero dovuto, su un palco eretto sul sagrato di Notre-Dame, confessare i loro crimini e domandarne perdono di fronte all'assemblea dei fedeli, tuttavia da 30 a 40 mila altri cavalieri, condannati, per quegli stessi delitti che avevano confessato, a penitenze canoniche quali digiuni, preghiere e un periodo di prigione, sopravvissero al re Filippo il Bello ed al Papa Clemente V e che, liberi in diverse parti del mondo, dopo la morte dei loro pretesi persecutori, nessuno di loro in nessun luogo ha ritrattato e ha tentato di giustificare il proprio ordine, anche se sarebbero stati sostenuti dalla nobiltà di tutti i paesi di cui erano originari, se vi fosse stato un qualunque dubbio nell'opinione pubblica di allora sulla verità e la giustizia della condanna.
E che! Tanti testimoni avrebbero testimoniato il falso contro coscienza e contro il loro ordine, sarebbero stati la causa della sua rovina e di un immenso e spaventoso scandalo, ed avrebbero vissuto per lungo tempo e sarebbero morti senza alcuna ritrattazione, e questo nel XIV secolo? Questa è un'impossibilità morale sulla quale non si è abbastanza riflettuto!
Possiamo dunque concludere non con approssimazione, ma con certezza con il grande storico Friedrich von Schlegel:
«Per ciò che concerne l'origine o la sorgente da cui l'influsso esoterico della Massoneria si è sparso in Europa, qualunque motivo o interesse si abbia per negarlo o per constatarlo, risulta più o meno evidentemente dal solo esame dei fatti che l'ordine dei templari è stato il punto tramite il quale tutto questo insieme di misteri è passato in Occidente, almeno quanto alla forma, che continua oggi ad essere la medesima di allora. Non è con le tradizioni di Salomone e del suo tempio, alle quali si ricollega l'istituzione stessa dell'ordine, che si possono spiegare i simboli della Massoneria. L'idea stessa di una simile società, di una simile dottrina puramente esoterica e della sua segreta propagazione non è per nulla compatibile con il Cristianesimo; perchè il Cristianesimo è già in sè un mistero divino, ma un mistero che, secondo le intenzioni del suo fondatore, è esposto a tutti e celebrato quotidianamente su tutti gli altari. Ora proprio per questo il segreto, che nei misteri pagani sussisteva a fianco della mitologia e della religione nazionale e popolare e non era altro che il retaggio dei sapienti e degli iniziati, questo segreto, dico, non può allearsi con una rivelazione destinata a tutti gli uomini, perchè essa per sua natura lo condanna e lo rifiuta.
Una società dal seno della quale, come dal laboratorio in cuiil genio distruttore forgiava le sue armi, uscirono gli illuminati, i giacobini ed i carbonari, non poteva avere una tendenza realmente cristiana nè essere politicamente giusta, nè esercitare un'azione benefica sull'umanità in generale [12].
[traduzione: C.S.A.B.]
NOTE:
[1] Condorcet, Esquisse d'un tableau historique des progrès de l'esprit humain, 7° époque, édition de Paris, 1822, p. 134.[2] Manuel ou Tuileur, pag. 10 e 11.
[3] Ragon, Cours, etc., pag. 31, 32, 33.
[4] Explication de la croix philosophique des chev.·. souv.·. princ.·.R.·. C.·. par le F.·. Chereau, dédiée au G.·. O.·. de Portugal etc.
[5] Le Globe, journal des initiations maçonniques, Paris, année 1839.
[6] Collection de documents inédits sur l'histoire de France, publiés par les soins du ministre de l'Instruction publique, première série. —Histoire politique, procès des templiers, publié par M. Michelet, vol. in-4° p. 3, 4. L'esemplare riposto nel tesoro di Notre-Dame, dopo esser passato per le mani del presidente Brisson e dell'avvocato generale Servin, nel 1793 è sfuggito all'incendio della biblioteca dei Benedettini di St-Germain-des-Prés, alla quale il signor de Harlay l'aveva consegnata, ed è stato riposto nella biblioteca reale, fonds Harlay, n° 49.
[7] Documents, Michelet, t. I, p. 3 et 4. — Si vedano anche altri brani autentici raccolti da Dupuy, Traité sur la condamnation des Templiers.
[8] Michelet, Documents, t II, pag. 7 et 8.
[9] La doctrine secrète des templiers, étude suivie du texte inédit de l'enquête contre les templiers de Toscane, par Jules Loiseleur, Paris, 1872. un vol. in-8°. Loiseleur offre pure in questo volume il testo della bolla pontificia data a Vienne, l'11 delle calende di aprile 1312, Vox in excelso, che non era stata ancora completamente pubblicata. Egli spiega assai bene la portata della clausola secondo la quale il Papa dichiara di non poter portare sentenza definitiva sull'ordine, sententiam super hoc non possumus ferre de jure, ma che la sospende indefinitamente, per viam provisionis seu apostolicae ordinationis, cosa che ha ingannato più di uno scrittore cattolico. Queste parole non significano per nulla che vi sia il minimo dubbio sulla colpevolezza dei templari; poichè la questione della condanna dell'ordine era stata portata in precedenza davanti al concilio, il papa giudicò a proposito di usare la pienezza della propria autorità per dissolvere l'ordine, senza attendere il risultato di una nuova istruzione, che non poteva più apportare nuovi lumi dopo le inchieste fatte dai legati del Papa e dai concili provinciali nei differenti paesi, segnatamente quello tenuto a Londra nel 1311. Si veda anche una serie di articoli pubblicati sull'argomento dalla Civiltà Cattolica nel 1866.
[10] Geschichte der Freimaurerei, Lepzig, 1877, 4a édit., p. 811.
[11] La colpevolezza dei templari è stata ulteriormente dimostrata da Wilke nella sua opera Geschichte des Tempelherren-Ordens (2a ediz. 2 vol.in-8° Halle 1860). L'autore prova che la dottrina anticristiana si allargò a tutto l'ordine tra il 1250 ed il 1279. Il Dr. Prutz (Geheimlehre und Geheimstatuten des Tempelherren-Ordens, Berlin 1879) anticipa questo periodo fino all'inizio del XIII secolo, appoggiandosi su due accuse di Innocenzo III e di Federico III. L'eresia era cominciata in Terra Santa nella sede dell'ordine sotto l'influsso di cavalieri provenzali di origine albigese. Di lì essa si sarebbe propagata soprattutto in Francia, e stava appena cominciando a penetrare in Inghilterra ed in Italia quando cominciarono le procedure contro l'ordine. Secondo il Dr. Prutz i cavalieri del Tempio in Ispagna erano rimasti estranei alla dottrina segreta. Quanto a quelli di Germania, l'attitudine violenta che dimostrarono al concilio di Magonza depone assai poco in loro favore, sebbene non si abbia una prova precisa della loro affiliazione all'eresia.
[12] Schlegel. Philosophie de l'histoire, traduct. franç, 18° leçon, p. 362, 363, 365. La maggior parte degli autori moderni sono unanimi nel riconoscere che la Frammassoneria ha come origine, almeno mediatamente, l'ordine del Tempio. V. Thomas Frost. The secret societies of the European revolution. London 1876. Introduction.