Assemblea degli Stati Generali , Parigi, 1614 (Jean Alaux)
La mentalità e la prassi rivoluzionarie hanno disabituato il cattolico alla comprensione di quell’unità nella distinzione, in cui consisteva la sostanza della società cattolica, articolata nella duplice, ma concorde, gerarchia temporale e spirituale.
Così, un’istituzione tipica della monarchia cattolica, come i cosiddetti Concili misti (Concilia mixta) potrà apparire all’uomo contemporaneo, imbevuto di idee liberali, come una stravaganza medioevale.
Siffatte assemblee, al contrario, convocate dai sovrani cristiani fin dai tempi di Costantinopoli, «a cui prendevano parte, oltre ai Vescovi, i conti, i duchi ed altri principi secolari, e nelle quali si stabilivano di comune accordo misure sia d’ordine civile, che ecclesiastico», esprimevano bene tale unità politico-spirituale.
Li ritroviamo nella Spagna visigota del VII secolo e nella monarchia franca, dove con il nome di Capitolari, erano convocati assai di frequente, poiché «i Re Cristianissimi avevano l’abitudine di non prendere alcuna decisione importante senza aver udito i Vescovi e i grandi del regno, come attesta la formula seguente, assai spesso impiegata nei loro diplomi: Noi, assieme agli apostolici padri nostri vescovi, agli ottimati e a tutti gli altri ministri del nostro palazzo ecc.».
Tali riunioni avevano un potere puramente consultivo, e sono da considerarsi le antenate di quelle assemblee dei Grandi del Regno, che in Francia presero poi il nome di Stati Generali, in cui figuravano i rappresentanti del Clero, della Nobiltà e dei Corpi intermedi (città, municipi, corporazioni ecc.). Va sottolineato che in tale assemblee miste, composte sia da laici che da ecclesiastici, si trattava, sotto l’autorità del sovrano, tanto degli affari prettamente temporali, quanto di questioni religiose.