venerdì 26 ottobre 2012

Da: Atti Pontificii o sieno Lettera Enciclica e Sillabo degli 8 dicembre 1864 co' documenti in essi citati, testo e volgarizzamento curati per una Pia Unione di Sacerdoti napolitani, Napoli 1865, pag 197-218. LETTERA ENCICLICA di PIO IX.

 
[Lettera Enciclica Nostis et Nobiscum, 8 dicembre 1849, traduzione italiana]

AGLI ARCIVESCOVI E VESCOVI D'ITALIA [1]

Venerabili Fratelli, Salute ed Apostolica Benedizione.

Voi conoscete e vedete insieme con Noi, Venerabili Fratelli, con quanta perversità abbiano testè preso piede certi uomini perduti nemici della verità, della giustizia e di ogni onestà, i quali sia per frode e per insidie d'ogni genere, sia in palese e come flutti del mare infierito, che spumano le proprie turpitudini, si sforzano di diffondere da per ogni parte in mezzo a' fedeli popoli d'Italia uno sfrenato libertinaggio di pensare, di parlare e di udire ogni empietà, e cospirano ad indebolire nella stessa Italia la Religione Cattolica, e se fosse mai possibile, distruggerla dalle fondamenta. Apparve tutto l'ordine del loro diabolico disegno, non solamente in alcuni altri luoghi, ma specialmente nell'alma Città, Sede del Nostro Supremo Pontificato, nella quale, sebbene per pochi mesi, imperversaron più liberamente, dopo che Noi fummo costretti ad uscirne; dove distruggendo con nefario ardimento ogni cosa divina e umana, giunse finalmente a tale il loro furore, che, turbata l'opera e disprezzata l'autorità del rispettabilissimo Clero Urbano, e de' Prelatí che per Nostro comando avevan cura impavidamente delle cose sacre, spesso anche gli stessi poveri infermi che lottavano con la morte, privati di tutti i conforti della Religione, eran costretti a spirare tra gli allettamenti di qualche sfrontata meretrice.
Intanto sebbene la stessa città di Roma e le altre province del dominio Pontificio, l'una dopo l'altra sono state per divina misericordia restituite al Nostro reggime civile mercè le armi di cattoliche nazioni, e sia parimenti cessato il tumulto delle guerre nelle altre regioni dell'Italia, nulladimeno non hanno desistito, nè desistono certamente quei malvagi nemici di Dio e degli uomini dalla loro nefanda opera, spingendola innanzi se non mediante un'aperta violenza, almeno in altre maniere fraudolenti, nè sempre occulte. Ma la Nostra debolezza, che in tempi sì difficili sostiene la cura suprema di tutto il gregge del Signore, ed afflitta immensamente pei particolari pericoli di tal sorta delle Chiese d'Italia, riceve non leggiero conforto in mezzo alle sciagure dal Vostro zelo episcopale, Venerabili Fratelli, di cui avevamo avuto molti documenti anche in mezzo al turbine della passata tempesta, e ogni giorno ce ne pervengono de' nuovi e più chiari. Ma la stessa gravezza della cosa Ci fa pressa, affinchè per il debito dell'ufficio apostolico con la Nostra parola e con le Nostre esortazioni aggiungiamo alle vostre Fraternità, chiamate a parte della Nostra sollecitudine, stimoli più gagliardi a combattere con costanza insiemecon Noi le battaglie del Signore, e a dare, e ad eseguire con uniformità di sentimenti tutti quei provvedimenti, onde con la benedizione di Dio, e si riparino tutti quei danni che sono stati già arrecati alla santissima Religione per l'Italia, e si scongiurino per l'avvenire i pericoli che sovrastano.
Tra le molteplici frodi, delle quali i predetti nemici della Chiesa sono stati soliti avvalersi per alienare gli animi degli Italiani dalla Fede Cattolica, non arrossiscono di asserire ancora, e di andar gridando a' quattro venti, che la Religione Cattolica si oppone alla gloria, alla grandezza, alla prosperità della Nazione Italiana, e che per questo è necessario, che in suo luogo s'introducano, si stabiliscano e si propaghino i sistemi e le sette de' Protestanti, acciocchè l'Italia possa riacquistare il pristino splendore de' tempi antichi, cioè dei tempi del paganesimo. Nel quale loro assurdo in verità difficilmente uno potrà stimare, se si debba più detestare o la malizia di una empietà che folleggia, o la impudenza di una malvagità che mentisce.
Imperocchè il vantaggio spirituale che noi dalla potestà delle tenebre trasportati nel lume di Dio, e giustificati dalla Grazia, siamo eredi di Cristo secondo la speranza della vita eterna, questo vantaggio appunto delle anime, derivando dalla santità della Religione cattolica, è fuori dubbio di tal prezzo, che nel suo paragone si dovrebbe computare per nulla ogni gloria e ogni prosperità mondana. Imperocchè che giova all'uomo guadagnarsi tutto il mondo, se poi perda l'anima? o che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? [2]Ma poi tanto è lungi, che que' detrimenti temporali avverranno alla Nazione degl'Italiani per la professione della vera Fede, che anzi ella dalla Religione cattolica debba ripetere, se sfasciandosi l'Impero Romano non sia caduta in quella condizione, in che eran piombati i popoli Assiri e Caldei, i Medi, e i Persi, e i Macedoni, dopo aver prima dominati per molti anni, cangiatasi di mano in mano la vicenda de' tempi. Imperocchè niun saggio ignora che è stato per la santissima Religione di Cristo, che l'Italia non pur è stata liberata da tante e sì fitte tenebre di errori, onde era coverta; ma ancora che in mezzo alle ruine di quell'antico Impero, ed alle scorrerie de' barbari, che scorrazzavano per tutta l'Europa, si vedesse ciò non ostante elevata a tale gloria e a tale grandezza a preferenza delle altre nazioni di tutto il mondo, che mercè la sacra Cattedra di Pietro collocata nel suo seno per un beneficio singolare di Dio, avesse una signoria più larga e più soda per la divina Religione, che aveva avuta un tempo la dominazione terrena.
E appunto da questo singolare privilegio di avere la Sede Apostolica, e dalla Religione cattolica che tiene più profonde radici ne' popoli d'Italia ne son poi derivati altri moltissimi, e questi insigni beneficî. Dappoichè la santissima Religione di Cristo maestra della vera sapienza, vindice dell'umanità, e madre feconda di tutte le virtù, ha distolto certamente gl'Italiani dallo splendore di quella gloria miserabile, che i loro maggiori avevan fatto consistere nel perpetuo tumulto di guerre, nell'oppressione degli esteri, e nel ridurre ad una durissima schiavitù un numero sterminato di uomini, appunto perchè era accordato dal dritto della guerra, ma nel tempo stesso ha eccitato gli stessi Italiani illustrati dalla luce della Cattolica verità a seguire la giustizia e la misericordia, anzi ad emulare ancora le illustri opere di pietà verso Dio, e di beneficenza verso gli uomini. Quindi si possono ammirare nelle principali città d'Italia, sacri tempî, ed altri monumenti de' tempi cristiani, mandati a termine non già mediante sanguinosi travagli di uomini che gemono sotto la schiavitù, ma con impegno sincero della carità vivificatrice, come pure pii istituti di qualunque genere, i quali sono stati fondati o per uso degli esercizi della Religione, o per educare la gioventù, o per ben coltivare le lettere, le arti, le discipline, o per sollevare le infermità e le indigenze degl'infelici. Questa divina Religione adunque, in cui per tanti motivi si contiene la salvezza, la felicità e la gloria dell'Italia, questa Religione appunto è quella, che gridano a tutta gola doversi rigettare da' popoli italiani? Non possiamo trattenere le lagrime, Venerabili Fratelli, mentre vediamo trovarsi adesso alcuni italiani, talmente malvagi e miseramente illusi, che facendo plauso alle prave dottrine di uomini empi, non paventino di cospirare insiem con essi a tanta rovina d'Italia.
Ma a voi poi non è ignoto, Venerabili Fratelli, che quei principali architetti di questa scelleratissima machinazione alla fin fine hanno questo di mira, cioè spingere alla sovversione di tutto l'ordine delle cose umane i popoli agitati da ogni vento di perverse dottrine, e di tradurli a' nefarî sistemi del novello Socialismo e Comunismo. Essi poi conoscono e il veggono comprovato dalla lunga esperienza di molti secoli, non poter da essi sperarsi verun accordo con la Chiesa cattolica, la quale certamente nel custodire il deposito della divina rivelazione non permette mai che si detragga un apice alle proposte verità della Fede, che in niente sieno alterate per le nuove invenzioni degli uomini. Per questo motivo hanno preso il consiglio di far passare i popoli Italiani ai sistemi e alle sette de' Protestanti; nelle quali, affin d'ingannarli, van dicendo non esservi altro che una forma diversa della medesima vera cristiana Religione, nella quale si possa piacere a Dio allo stesso modo che nella Chiesa cattolica. Frattanto non ignorano che giovi moltissimo all'empia loro causa quel principio, ch'è il principale nei sistemi de' Protestanti, d'intendere cioè le Sacre Scritture secondo il giudizio privato di ciascuno. Imperciocchè nutrono fiducia che da qui riuscirebbe loro più facile, abusare prima delle stesse Sacre Lettere falsamente interpretate per diffondere, quasi a nome di Dio, i loro errori; e dopo d'aver infatuati gli uomini con quella superbissima licenza di giudicare delle cose divine, spingerli a dubitare degi stessi comuni principî del giusto e dell'onesto.
Tolga Dio però, Venerabili Fratelli, che l'Italia, dalla quale le altre nazioni sono state solite attingere limpide acque di salutare dottrina, perche è stabilita in Roma la Sede del Ministero Apostolico, addiventi per quelle in avvenire il sasso d'inciampo e la pietra di scandalo; tolga Dio, che questa diletta parte della Vigna del Signore cada nelle unghie di tutte le belve del campo per esser devastata; tolga Dio, che i popoli italiani, impazziti pe' venefici sorsi della tazza di Babilonia, imbrandiscano armi parricide contro la Chiesa loro madre. Noi in verità, come ancora Voi, riserbati per un arcano giudizio di Dio in questi tempi di tanto pericolo, dobbiamo onninamente guardarci di paventare le frodi, e gl'impeti degli uomini che cospirano a danno della Fede d'Italia, quasi che dovessimo superarli con le nostre forze; mentre il nostro consiglio e la nostra fortezza è Cristo, e senza cui nulla possiamo, per esso possiamo ogni cosa [3]. Via su dunque, Venerabili Fratelli, vigilate con maggior sollecitudine sul gregge affidatovi, e sforzatevi di difenderlo dalle insidie, e dalle aggressioni de' lupi rapaci. Comunicatevi scambievolmente i consigli, seguitate, come avete già cominciato, a tenere riunioni tra Voi, affinchè conosciuto bene con comune investigazione i principî dei mali, e le fonti principali de' pericoli secondo la diversita de' luoghi, possiate sotto l'autorità e la guida di questa Santa Sede opporre a quelli più pronti rimedî, e così insiem con Noi con uniformità di sentimenti, e con tutta la forza dello zelo pastorale, ajutando Dio, a questo scopo rivolgiate le vostre cure e i vostri travagli, affinchè vadano a vuoto tutti gl'impeti, tutte le arti, tutte le insidie, tutti gli sforzi de' nemici della Chiesa.
Affinchè poi tali cose cadano a vuoto, bisogna evitare, che il popolo poco istruito nella Dottrina Cristiana, e nella legge del Signore e istupidito per la lunga licenza del vizio, che in parecchi cammina a passo gigantesco, appena possa conoscere le insidie tese a suo danno, e la perversità de' proposti errori. Domandiamo adunque caldamente dalla Vostra sollecitudine pastorale, Ven.li Fratelli, affinchè non tralasciate mai ogni opera, perchè i fedeli a Voi affidati sieno ammaestrati diligentemente de' santissimi dogmi e precetti della nostra Religione secondo la intelligenza di ciascuno, e sieno ammoniti nel tempo stesso, ed eccitati a conformare la loro vita, e i loro costumi a norma di quelli. Infiammate a questo fine lo zelo degli Ecclesiastici, di quelli specialmente a' quali è data la cura delle anime, affinchè meditando seriamente il ministero che hanno ricevuto nel Signore, e tenendo innanzi agli occhi gli ordini del Concilio di Trento [4], con alacrità sempre maggiore attendano, come domanda il bisogno de' tempi, ad istruire il popolo cristiano, e s'impegnino di scolpire nel cuore di tutti i sacri oracoli, e i precetti della salute, indicando ad essi con un linguaggio breve e facile i vizî che debbano fuggire, e le virtù che debbano praticare, affinchè possano scansare la pena eterna, e conseguire la gloria del cielo.
Specialmente poi bisogna procurare, ch'essi fedeli portino impresso e scolpito profondamente ne' loro cuori quel domma della nostra santissima Religione, il quale riguarda la necessità della Fede cattolica per ottenere la salvezza [5]. A questo fine gioverà assaissimo, che nelle pubbliche preghiere il popolo insieme col Clero renda di tanto in tanto particolari ringraziamenti per l'inestimabile beneficio della Religione cattolica, il quale è stato donato a tutti loro per un atto di somma clemenza, e preghino umilmente lo stesso Padre delle Misericordie, perchè si degni di guardare e conservare intatta nelle nostre regioni la professione della medesima Religione.
Frattanto Voi avrete certamente una cura particolare, che tutt'i fedeli ricevano a tempo proprio dalle Vostre Fraternità il Sacramento della Confermazione, mercè il quale per un sommo beneficio di Dio si conferisce la forza di una grazia speciale per confessare coraggiosamente la Fede cattolica anche ne' pericoli più gravi. Nè poi ignorate, che per lo stesso fine giova, ch'essi, purgati dalle macchie de' peccati mediante una sincera detestazione di quelli e il Sacramento della Penitenza, spesso spesso ricevano con sentimenti di divozione il santissimo Sacramento della Eucaristia, in cui, come è manifesto, si trova il cibo spirituale delle anime e l'antidoto, onde siamo liberati dalle colpe quotidiane e preservati dalle colpe mortali, e però è il simbolo di quel corpo solo, di cui Cristo è il Capo, ed a cui volle che noi, come membra, fossimo uniti per il legame strettissimo della fede, della speranza e della carità, affinchè tutti avessimo lo stesso linguaggio, nè vi fossero scismi tra di noi [6].
Noi al certo non abbiamo dubbio, che i Parrochi, i loro coadjutori e gli altri sacerdoti, i quali nei giorni stabiliti, specialmente in tempo de' digiuni, sono stati soliti esser destinati al ministero della predicazione, non sieno per prestarvi diligentemente un braccio in tutte queste cose. All'opera loro però bisogna aggiungere spesso gli aiuti straordinarî degli Esercizi Spirituali e delle Sacre Missioni, le quali costa, che, dove saranno affidate ad operai idonei, sono con la benedizione del Signore utilissime non solo ad infervorare la pietà de' buoni, ma ancora ad eccitare a salutare penitenza i peccatori, e gli uomini depravati per il luogo abito de' vizî, anzi fanno che il popolo fedele cresca nella conoscenza di Dio, e fruttifichi in ogni opera buona, e fortificato di più abbondanti ajuti della grazia celeste abborra con maggior costanza dalle perverse dottrine de' nemici della Chiesa.
Del resto le Vostre cure e quelle dei Sacerdoti vostri adjutori avranno tra le altre cose questo di mira, che i fedeli concepiscano maggiore orrore di quelle scelleraggini, che si commettono con scandali degli altri. Imperocchè voi conoscete quanto sia cresciuto in diversi luoghi il numero di quelli che osano bestemmiare pubblicamente i Santi del Cielo, fino ancora l'istesso sacrosanto Nome di Dio, o si conosce che vivono in concubinato spesse volte congiunto coll'incesto, o esercitano ne' dì festivi opere servili senza ritegno di aprire anche le botteghe, o disprezzano alla presenza ancora di più persone, i precetti della Chiesa intorno a digiuni e alla scelta de' cibi, o non arrossiscano di commettere con egual modo altri diversi delitti. Per le Vostre instanze adunque si ricordi il popolo fedele, e consideri seriamente la grande gravezza de' peccati di simil fatta, e le pene severissime onde i loro autori dovranno essere puniti tanto pel reato proprio di ciascun crimine, quanto pel pericolo spirituale, nel quale indussero i loro fratelli con la contagione del loro pravo esempio. Imperocchè sta scritto: Guai al mondo per causa degli scandali .... Guai a quell'uomo per colpa del quale viene lo scandalo [7].
Tra i diversi generi d'insidie, con le quali gli scaltrissimi nemici della Chiesa e dell'umana società si sforzano di sedurre i popoli, il principale è quello certamente che co' loro perversi consigli trovano pronto nel pravo uso della novella stampa. Il perchè in ciò mettono tutto lo studio, a non tralasciare di pubblicare ogni dì in mezzo al popolo, e moltiplicare empii libercoli ed Effemeridi, e fogli, pieni di menzogne, di calunnie e di seduzione. Anzi avvalendosi ancora del soccorso delle Società Bibliche, le quali da gran tempo sono state condannate da questa Santa Sede [8], non hanno verun ritegno di diffondere la Sacra Bibbia traslatata in lingua volgare contro le regole della Chiesa [9], e quello ch'è più, corrotta, e con indicibile ardimento interpretata in senso cattivo, e commendarne la lettura al popolo fedele sotto pretesto di far imparare la Religione. Quindi Voi con la Vostra sapienza conoscete ottimamente, Venerabili Fratelli, con quanta vigilanza e sollecitudine dobbiate affaticarvi, affinchè le pecorelle fedeli si tengano totalmente lungi dalla pestifera lettura di quegli scritti; ed affinchè si ricordino, che segnatamente intorno alle divine Lettere niuno degli uomini possa arrogarsi ciò che, poggiato al suo giudizio presuma di dare alle medesime un senso diverso da quello che ha tenuto e tiene la Santa Madre Chiesa; alla quale esclusivamente è stata data commissione da Cristo Signore di custodire il deposito della Fede, e di giudicare del vero senso e della vera interpretazione delle divine Lettere [10].
A reprimere poi tal contagio de' Libri cattivi sarà utilissimo, Venerabili Fratelli, che tutt'i Personaggi di insigne e sana dottrina, che si trovano presso di Voi, pubblichino per le stampe altri scritti parimente di piccola mole, prima però approvati da Voi, per l'edificazione della Fede, e per la salutare istruzione del popolo. E quindi avrete a cuore che i medesimi scritti, come ancora gli altri libri similmente d'incorrotta dottrina e di sperimentato vantaggio, e scritti da altri, si diffondano tra i fedeli, come suggeriranno le ragioni de' luoghi e delle persone.
Tutti poi coloro, che faticano insiem con Voi in difesa della Fede, rivolgeranno là specialmente le loro mire, ad insinuare cioè, a mantenere e a scolpire profondamente ne' cuori de' vostri fedeli pietà, venerazione e rispetto verso questa Suprema Sede di Pietro, per cui Voi, Venerabili Fratelli, tanto vi distinguete. Si ricordino i popoli fedeli che qui vive e presiede ne' suoi successori Pietro Principe degli Apostoli [11], la cui dignità non manca anche nell'indegno erede di lui [12]. Si ricordino che Cristo Signore pose in questa Cattedra di Pietro l'inespugnabile fondamento della sua Chiesa [13], e che allo stesso Pietro consegnò le chiavi del Regno de' Cieli [14], e per questo pregò, perchè non venisse meno la fede di lui, e diede commissione al medesimo di confermare in quella i suoi fratelli [15]; che perciò il Romano Pontefice Successore di Pietro tiene il primato in tutto il mondo, ed è il vero Vicario di Cristo, e Capo di tutta la Chiesa, e Padre e Dottore di tutt'i Cristiani [16].
In verità nel difendere questa comunione ed ubbidienza de' popoli verso il Romano Pontefice, si ha una via breve e compendiosa per conservarli nella professione della verità Cattolica. Imperocchè non è possibile che uno si ribelli in qualche parte dalla Fede Cattolica, se non ributti ancora l'autorità della Chiesa Romana, nella quale si trova l'irreformabile Magistero della medesima Fede, fondato dal Divin Redentore, ed in cui perciò si è sempre conservata quella tradizione ch'è dagli Apostoli. Quindi non pur gli antichi eretici, ma eziandio i recenti Protestanti, de' quali per altro è sì grande la discordia in tutti gli altri loro sentimenti, in ciò si sono sempre uniti d'impugnare l'autorità della Sede Apostolica, la quale in nessun tempo affatto, e con nessuna arte, o sforzo potettero mai indurre a tollerare neppure uno de' loro errori. Per questo motivo gli odierni nemici di Dio, e dell'umana Società niente lasciano intentato per svellere i popoli Italiani dall'ossequio verso Noi e la medesima Santa Sede; avvisandosi cioè che allora finalmente potrà loro venir fatto di contaminare essa Italia coll'empietà della loro dottrina, e colla peste de' nuovi sistemi.
E per quello che si appartiene a questa prava dottrina e gravi sistemi, già a tutti è noto, che là tende soprattutto il loro scopo, affinchè abusando de' nomi di libertà e di eguaglianza insinuino nel volgo i perniciosi errori del Comunismo, e del Socialismo. È chiaro poi che essi maestri, sia del Comunismosia del Socialismo, sebbene prendano diverse vie, e tengano diversi metodi, hanno comune questo proponimento, di spingere cioè a continue sommosse gli operai e gli altri uomini specialmente di più bassa condizione, ingannati colle loro fallacie, ed illusi colla promessa di una condizione più fausta, e menarli a poco a poco a delitti più gravi; per potersi poi avvalere dell'opera loro per impugnare il regime di ogni autorità superiore, per depredare, rapire, o invadere prima le proprietà della Chiesa, e poscia quelle di qualunque altro, a violare finalmente tutt'i diritti divini ed umani, per distruggere il culto divino, e per rovesciare tutto l'ordine sociale. Or in tanto pericolo che corre l'Italia, e Vostro dovere, Venerabili Fratelli, rivolgere tutte le forze dello zelo pastorale affine di far conoscere al popolo fedele che coteste perverse dottrine e sistemi, se si farà ingannare da quelli, avranno per ultimo risultato la sua ruina eterna egualmente che temporale.
Laonde si avverta a' fedeli alla Vostra cura affidati, che la stessa natura dell'umana società richiede onninamente, che tutti hanno il dovere di ubbidire all'Autorità legittimamente costituita in quella; e che i precetti del Signore, che nelle Sacre Lettere sono stati intimati intorno a ciò, non sono soggetti a verun cangiamento. Imperocchè sta scritto: «Siate per riguardo a Dio soggetti ad ogni uomo creato; tanto ai re, come sopra di tutti, quanto ai presidi, come spediti da lui per far vendetta dei malfattori, e per onorare i buoni; perchè tal'è la volontà di Dio, che ben facendo chiudiate la bocca alla ignoranza degli uomini stolti: come liberi, e non quasi tenendo la libertà per velame della malizia, ma come servi di Dio» [17]. E di nuovo: «Ogni anima sia soggetta alle potestà superiori: imperocchè non è potestà, se non da Dio: e quelle che sono, sono da Dio ordinate. Per la qual cosa chi si oppone alla potestà, resiste alla ordinazione di Dio: e quei che resistono, si comperano la dannazione» [18].
Sappiano oltreacciò essere parimente della naturale, e perciò immutabile condizione delle cose umane, che anche tra quelli, che non sono nell'autorità superiore, gli uni però prevalgono agli altri, sia per le diverse doti dell'animo o del corpo, sia per le ricchezze e per i beni esterni di tal fatta: nè col pretesto della libertà e dell'eguaglianza può avvenire che sia lecito invadere, o violare in qualsivoglia modo i beni, o diritti altrui. I divini precetti anche su questa materia sono chiari e spesso inculcati nelle Sacre Lettere, i quali ci vietano strettamente non solo la occupazione delle cose altrui, ma fin anco lo stesso desiderio [19].
Ma si ricordino ancora tutt'i poveri e i miserabili quanta obbligazione debbano professare alla Cattolica Religione, nella quale vige e si predica palesamente la dottrina di Cristo, il quale ha dichiarato, ch'egli tiene come fatti a Lui medesimo tutt'i beneficî che si fanno ai poveri o ai miserabili [20]: ed ha voluto pronunziare anticipatamente la maniera particolare ch'Egli terrà nel dì del giudizio intorno alle medesime opere della misericordia, tanto a premiare di vita eterna quei fedeli che le praticarono, quanto a punire con la pena del fuoco eterno quelli che le trascurarono [21].
Dalla quale anticipata sentenza di Cristo Signore, e dalle altre severissime ammonizioni di Lui intorno all'uso delle ricchezze, ed a' loro pericoli [22], custodite gelosamente nella Chiesa Cattolica, è poscia avvenuto, che i poveri e i miserabili si trovino in una condizione molto più mite presso le nazioni Cattoliche, che presso qualunque altra. E questi certamente otterrebbero nelle nostre regioni sussidî ancora più abbondanti, se parecchi istituti, fondati dalla pietà de' maggiori a loro sollievo, non fossero stati estinti o dilapidati per i ripetuti sconvolgimenti politici. Del resto i nostri poveri sappiano, essendone il maestro Cristo medesimo, che non vi è motivo per cui debbano rattristarsi della loro condizione: dappoichè appunto nella povertà hanno una via più facile a conseguire la salute, purchè però soffrano pazientemente la loro indigenza, e sieno poveri non solamente di fatto, ma di spirito. Imperocchè Egli disse: «Beati i poveri di spirito, perchè di questi è il regno dei Cieli» [23].
Sappia ancora tutto il popolo fedele, che gli antichi Re delle nazioni pagane ed altri Presidi de' pubblici affari presso di quelle assai gravemente, ed assai spesso abusaron della loro potestà; e quinci conosca che dalla nostra santissima Religione si deve ripetere, se i Principi de' tempi Cristiani paventando, come li avverte la Religione, il giudizio rigorosissimo che si farà di quei che sovrastano: e il supplicio eterno riserbato a' peccatori, nel quale i grandi soffriranno grandi tormenti [24]usano un reggime più giusto e più clemente verso i loro sudditi.
Conoscano finalmente i fedeli affidati alle Vostre e alle Nostre cure che la vera libertà degli uomini, e la vera eguaglianza è riposta nella osservanza della Legge Cristiana; conciossiachè Dio Onnipotente, il quale fece il piccolo e il grande, ed ha eguale cura di tutti [25], non darà esenzione a chicchessia [26]:nè avrà riguardi alla grandezza di alcuno, ed ha fissato un giorno in cui giudicherà con giustizia il Mondo [27] per mezzo del suo Unigenito Gesù Cristo, il quale verrà nella gloria del Padre suo co' suoi Angeli, e allora renderà a ciascheduno secondo il di lui operato [28].
Che se gli stessi fedeli disprezzando i paterni avvertimenti de' loro Pastori, e i precetti della Legge Cristiana sopra menzionati, si facciano ingannare dai sopraddetti promotori delle odierne furberie, e vorranno insiem con essi cospirare ne' perversi sistemi del Socialismo e del Comunismo, sappiano e considerino seriamente ch'essi tesoreggiano a sè stessi presso il Divino Giudice i tesori della vendetta nel giorno dell'ira, nè da quella cospirazione verrà al popolo alcun vantaggio temporale, ma piuttosto nuovi incrementi di miserie, e di sventure. Imperocchè non è dato agli uomini stabilire nuove società e nuove comunanze ripugnanti alla condizione naturale delle cose umane; e perciò siffatte cospirazioni, se si dilatassero per l'Italia, non potrebbero avere altro esito, se non che indebolito e distrutto dalle fondamenta lo stato odierno delle società per le mutue aggressioni, usurpazioni, stragi di cittadini contro cittadini, quei pochi finalmente, arricchiti delle spoglie de' molti, afferrassero nella comune ruina il supremo dominio.
Di fatti per allontanare il popolo fedele dalle insidie degli empi, e per custodirlo nella professione della Cattolica Religione, e per eccitarlo alle opere della vera virtù havvi, come ben conoscete, una gran forza nella vita, e, nell'esempio di coloro i quali si consacrarono a' divini ministeri. Ma, ahi dolore! non sono mancate per l'Italia alcune persone Eccleeiastiche, sebbene poche, le quali passando nelle fila de' nemici della Chiesa furono a questi di non piccolo aiuto per ingannare i fedeli. Ma la loro caduta certamente è stata perVoi, Venerabili Fratelli, di novello stimolo per vigilare con zelo sempre maggiore su la disciplina del Clero. E qui desiderando di badare ancora al tempo avvenire, secondo ch'è Nostro dovere, non possiamo passarci senza raccomandarvi di nuovo ciò che inculcammo nella Nostra prima Lettera Enciclica ai Vescovi di tutto l'Orbe[29], cioè di non imporre presto le mani a veruno [30], ma di usare sempre maggior diligenza nella scelta della Milizia Ecclesiastica. Di quelli specialmente, i quali desiderino essere iniziati negli Ordini sacri, bisogna informarsi ed investigare lungo tempo e molto, se sieno commendati da tale dottrina, gravità di costumi e impegno del divin culto, da aver voi certa speranza, ch'essi, come lucerne ardenti nella Casa del Signore potranno col loro esempio e con la loro opera apportare edificazione e vantaggio spirituale al Vostro gregge.
E poichè da' Monasteri rettamente amministrati ne viene ingente splendore e vantaggio alla Chiesa di Dio, ed anche il Clero Regolare Vi appresta il suo ajuto nel procurare diligentemente la salvezza delle anime, diamo a Voi stessi, Venerabili Fratelli, commissione, primieramente di far consapevoli a nome Nostro le religiose famiglie di ciascuna Diocesi, che gemendo Noi su le particolari sciagure, che molte di loro hanno sofferte ne' recenti tempi calamitosi, Ci è stata frattanto di non leggiera consolazione la pazienza e la costanza degli animi nello impegno della virtù e della Religione, onde moltissime delle persone religiose si sono rese degne di essere imitate; quantunque non sieno mancati alcuni, i quali dimentichi della loro professione hanno vergognosamente prevaricato con grande scandalo de' buoni, e con Nostro dolore e de' loro fratelli: indi poi di esortare da parte Nostra i capi delle medesime famiglie, e i superiori, dove sarà di bisogno, moderatori di quelle, a non perdonarla, come porta l'obbligo del loro officio, nè a cura, nè ad industria, perchè sia sempre più in vigore, sempre più fiorisca la Regolare Disciplina, dove si osserva, dove poi abbia sofferto qualche rilasciamento, si ravvivi onninamente, e si rinnovi sua integrità. Gli stessi Superiori ammoniscano, riprendano, esortino instantemente i religiosi alunni, affinchè considerando seriamente, con quali voti si sono obbligati a Dio, s'impegnino di osservarli diligentemente, e custodiscano inviolabilmente le regole del loro Istituto, e portando per ogni dove la mortificazione di Gesù Cristo nel loro corpo si astengano da tutte quelle cose che si oppongono alla propria vocazione, e insistano in quelle opere che dànno a conoscere la carità di Dio e del prossimo, e lo zelo di una perfetta virtù. I sopraddetti moderatori degli Ordini si guardino specialmente di far entrare ne' religiosi Istituti alcuno, senza di averne prima esaminata con
somma accuratezza la vita, i costumi e l'indole; e poscia ammettano alla professione religiosa solamente quelli che premesso il tirocinio secondo le regole, abbiano dati tali segni di vera vocazione, che meritamente si possano giudicare, che non per altro fine abbraccino la vita religiosa, se non per vivere unicamente a Dio, e per poter procurare secondo la regola di ciascun Istituto la loro salvezza e quella degli altri. E intorno a ciò abbiamo deliberato e deciso, che si osservino a capello quelle cose, che per bene delle Famiglie Religiose sono state stabilite e prescritte ne' Decreti pubblicati dalla Nostra Congregazione su lo stato de' Regolari il 25 gennajo dell'anno scorso, e sanciti dalla Nostra Apostolica autorità.
Dopo ciò richiamando il nostro discorso alla scelta del Clero secolare, vogliamo raccomandare alle Vostre Fraternità soprattutto l'istruzione e l'educazione dei Chierici minori, dappoichè appena altrimenti possono aversi idonei Ministri della Chiesa che da quelli, i quali fin dall'adoloscenza e dalla stessa prima età saranno stati rettamente informati ai medesimi sacri officii. Seguitate adunque, Venerabili Fratelli, ad impiegare ogni industria ed opera, perchè i tironi [= le reclute, N.d.R.] della sacra milizia siano ricevuti da' teneri anni per quanto è possibile, ne' Seminarii Ecclesiastici, ed ivi quali novelle piantagioni che crescono nel circuito del Tabernacolo del Signore sieno formati all'innocenza della virtù, alla religione, alla modestia e allo spirito ecclesiastico, e nel tempo stesso imparino le lettere e le minori e le maggiori discipline, specialmente le sacre, da maestri che distinti sopra tutti gli altri sieno di una dottrina aliena da qualsivoglia errore.
Ma poichè difficilmente riuscirà a Voi far terminare ne' Seminarii la istruzione di tutt'i Chierici inferiori, e non vi ha dubbio che anche gli altri giovani dell'ordine de' laici fanno parte della vostra sollecitudine pastorale, vigilate inoltre, Ven.li Fratelli, su tutte le altre scuole pubbliche e private, e quanto è in Voi, sforzatevi con ogni mezzo e con ogni industria, chè tutto il corso degli studi vi si percorra a norma della dottrina Cattolica, e che la gioventù che vi si raduna, istituita alla vera virtù, e alle buone arti e discipline da Maestri idonei e distinti per probità e per religione, sia munita di opportuni aiuti, onde conosca le insidie a lei tese dagli empî, ed eviti i perniciosi errori de' medesimi, e così possa essere di ornamento e di vantaggio a sè stessa ed alla società cristiana e civile.
In questo genere poi vindicherete a Voi la principale e totalmente libera autorità e cura su i Professori delle Sacre discipline, e in tutte le altre cose che sono proprie della Religione, o toccano prossimamente la medesima. Vigilate, che in ogni parte di scibile, e specialmente in ciò che riguarda la Religione, si mettano libri immuni dal sospetto di qualsiasi errore. Ammonite quelli che hanno cura delle anime ad esservi diligenti adjutori in quelle cose che riguardano le scuole de' fanciulli e dei giovani di prima età; affinchè vi sieno posti maestri, e maestre della più specchiata onestà, e nell'istituire i fanciulli e le fanciulle ne' rudimenti della Fede Cristiana si adoperino libri approvati da questa Santa Sede. Nella quale cosa non possiamo dubitare, che i Parrochi stessi non sieno a quelli di esempio, e alle Vostre premurose instanze non vogliano attendere ogni dì più ad istruire i fanciulli ne' rudimenti della Dottrina Cristiana, e non si ricordino che tale istruzione si appartiene ai più gravi doveri della loro carica [31]. Si deve avvertire poi ai medesimi, che nelle loro istruzioni sia ai fanciulli, sia al resto del popolo non perdano di vista il Catechismo Romano, il quale pubblicato in forza di un decreto del Concilio di Trento, e per comandamento del Nostro Predecessore S. Pio V di immortale memoria, gli altri Sommi Pontefici poi, e segnatamemate Clemente XIII di felice ricordanza, volle di nuovo raccomandato a tutti i Pastori delle anime, come un aiuto opportunissimo a rimuovere le frodi di prave opinioni, e a propagare e stabilire la vera e la sana dottrina [32].
Voi certamente, Venerabili Fratelli, non vi maraviglierete, se intorno a queste cose ci siamo trattenuti alquanto più a lungo. Alla vostra prudenza certamente non sfugge, che in questo tempo pericoloso Voi e Noi stessi dobbiamo usare i nostri sforzi con ogni industria, con ogni opera, e con gran fermezza di animo, e invigilare in tutte quelle cose, che toccano le Scuole e la istruzione, e la educazione de' fanciulli e de' giovani dell'uno e dell'altro sesso. Imperocchè voi conoscete, che gli odierni nemici della Religione e dell'umana società, con spirito veramente diabolico, per questo impiegano tutte le loro arti, affin di pervertire fin dalla stessa prima età le menti e i cuori giovanili. Per questo motivo ancora non lasciano nulla intentato, nulla affatto senza farne pruova, per sottrarre totalmente dall'autorità della Chiesa e dalla vigilanza de' Sacri Pastori le Scuole, e qualsivoglia Istituto destinato alla educazione della gioventù.
Essendo così le cose siamo sostentati da ferma speranza, che i carissimi Nostri Figli in Cristo tutti i Principi di Italia assisteranno alle Fraternità Vostre col loro potente patrocinio,perchè possiate in tutte le suddette cose più abbondantemente satisfare al Vostro incarico; nè dubitiamo, che essi medesimi vogliano difendere la Chiesa, e tutti i suoi diritti tanto spirituali quanto temporali. Ciò è conforme alla religione e all'avita pietà, dalla quale si mostrano animati da farne specchiare gli altri. Alla loro sapienza è chiaro ancora, che i principî di tutti i mali. dai quali tanto siamo afflitti, si debbono ripetere da' danni, che da gran tempo, specialmente dall'età de' Protestanti erano stati apportati alla Religione ed alla Chiesa Cattolica. In verità conoscono bene che dall'avvilire spesso spesso l'autorità de' sacri Prelati, e dalla sempre crescente temerità di molti nel violare impunemente i precetti divini ed ecclesiastici, n'è avvenuto che si diminuisse del pari l'ossequio del popolo verso la Potestà Civile, e che di là si aprisse agli odierni nemici della pubblica tranquillità una via più piana a sollevare rivoluzioni contro il Principe. Conoscono ancora, che dalla frequente usurpazione e dilapidamento e vendita pubblica de' beni temporali, che per legittimo diritto di proprietà si appartengono alla Chiesa, è accaduto, che diminuendosi la riverenza nel popolo verso le proprietà consacrate dalla Religione, molti di qui prestassero più facile ascolto ai sostenitori del novello Socialismo, e Comunismo, i quali vaneggiano che allo stesso modo anche le proprietà degli altri si possono occupare o dividere, o in qualsivoglia altra maniera convertire ad uso di tutti. Conoscono dippiù che a poco a poco sono ricaduti sopra la potestà civile quegl'impedimenti, che da gran tempo erano stati con molteplice frode preparati per inceppare i Pastori della Chiesa, affinchè non potessero far uso liberamente della loro sacra Autorità. Conoscono finalmente, che delle sciagure, dalle quali siamo stretti, non si può trovare altro rimedio e di maggiore efficacia, che far rifiorire in tutta l'Italia lo splendore della Religione e della Chiesa Cattolica, nella quale non v'ha dubbio, che si trovano opportunissimi ajuti alle diverse condizioni ed indigenze degli uomini.
Dappoichè (ci avvaliamo delle parole di S. Agostino) «la Religione Cattolica abbraccia non solamente esso Dio, ma ancora la dilezione e la carità del prossimo, cotalchè in lei si trovi ogni medicina più potente di tutti i mali che fanno infermare le anime atteso i loro peccati. Essa esercita ed istruisce puerilmente i fanciulli, i giovani con fortezza, i vecchi con placidezza, come porta l'età di ciascuno non solo del corpo, ma anche dell'animo. Essa sottopone con casta e fedele ubbidienza le mogli a' loro mariti, non per sfogare la libidine, ma per propagare la prole e la società domestica; e fa i mariti capi delle mogli non affin di farsi beffe del sesso più debole, ma con leggi di sincero amore. Essa assoggetta i figli ai genitori con certa libera servitù, prepone i genitori ai figli con un pio dominio. Essa unisce i fratelli ai fratelli col vincolo della Religione più forte, e più stretto, che con quello del sangue, e stringe con mutua carità ogni grado di stirpe, e ogni vincolo di affinità, serbati intatti i legami della natura e della volontà. Essa insegna ai servi ubbidire ai padroni non tanto per necessità di condizione, quanto per diletto dell'officio; e rende i padroni miti verso i servi al riflesso che il sommo Dio è il Signore di tutti, e li rende più propensi ad usare piuttosto clemenza, che rigore. Essa con la memoria dei primi genitori unisce cittadini a cittadini, nazioni a nazioni, e tutti gli uomini non pur in società, ma eziandio in una certa fratellanza. Insegna ai Re di badare al bene dei popoli; ammonisce i popoli di essere soggetti ai Re. Insegna diligentemente, a chi si debba onore, a chi affetto, a chi riverenza,a chi timore, a chi conforto, a chi esortazione, a chi disciplina, a chi riprensione, a chi castigo, mostrando come e non a tutti si debba ogni cosa, ma a tutti si debba carità, e a nessuno ingiuria» [33].
Adunque è Nostro e Vostro dovere, Ven. Fr.li, che noi senza perdonarla a fatica, sempre superiori ad ogni difficoltà, con tutta la forza dello zelo pastorale difendiamo ne' popoli Italiani il culto della Religione Cattolica, e non solo ci opponiamo gagliardamente ai conati degli empî, i quali macchinano di staccare l'Italia dal seno della Chiesa, ma ancora ci sforziamo di richiamare alla via della salute quei degeneri figli d'Italia, che già si sieno fatti sedurre dalle arti de' medesimi.
Ma poichè ogni buon dato, e ogni perfetto dono scende da sopra, andiamo con fiducia al trono della grazia, Venerabili Fratelli , e con pubbliche e private preghiere non lasclamo di pregare umilmente e di scongiurare il Padre celeste de' lumi e delle misericordie, affìnchè pe' meriti dell'Unigenito suo Figliuolo Signor Nostro Gesù Cristo, allontanando la sua faccia dai nostri peccati, propizio illustri con la virtù della sua grazia le menti e i cuori di tutti, e tirando a sè anche le rìbelli volontà, amplifichi la santa Chiesa con nuove vittorie e nuovi trionfi; affinchè in tutta l'Italia, anzi in tutto il mondo si aumenti di merito egualmente che di numero il popolo a Lui fedele. Invochiamo ancora la Santissima Madre di Dio, l'Immacolata Vergine Maria, la quale col suo potentissimo patrocinio presso Dio ritrova ciò che cerca, nè puo avere ripulsa, e insieme Pietro Principe degli Apostoli, e Paolo Coapostolo di lui, e tutt'i Santi del cielo, affinchè il clementissimo Dio, per mezzo delle loro preghiere, allontani da' popoli fedeli i flagelli del suo sdegno; e a tutti quelli che professano la Religione Cristiana, accordi propizio per la sua grazia e di ributtare ciò che è nemico a questo nome, e di seguire ciò che è atto.
Finalmente, Venerabili Fratelli, ricevete l'Apostolica Benedizione, testimone della Nostra volontà impegnatissima verso di Voi, la quale con l'intimo affetto del cuore impartiam cordialmente a Voi stessi e ai Chierici e ai Laici fedeli alla Vostra vigilanza affidati.
Dato di Napoli, dal Villaggio dì Portici, il dì 8 dicembre dell'anno 1849, l'anno 4° del Nostro Pontificato.

NOTE:

[1] Pio IX, ricuperati per l'aiuto delle Potenze Cattoliche i suoi Stati, diresse la presente Enciclica a tutto l'Episcopato Italiano per riparare i danni arrecati in Italia alla Religione, e allontanarne gl'imminenti pericoli; perciò mostra i vantaggi venuti all'Italia dalla Religione Cattolica e dalla Santa Sede quivi collocata. Esorta i Vescovi ad opporsi a' progressi del Comunismo e del Socialismo, a cui i tristi spingono gli Italiani specialmente per mezzo del protestantesimo. Espone i mezzi più efficaci per opporsi a quel torrente devastatore. Dichiara l'obbligo di ubbidire alle autorità legittimamente costituite, l'utilità degli Ordini Religiosi, il dovere dei Vescovi di vigilare alla buona educazione del Clero e della gioventù; e conchiude mostrando che i mali, i quali ora aggravan l'Italia debbono ripetersi da' danni arrecati alla Cattolica Religione, specialmente dal tempo del protestantesimo, e che niun altro rimedio può essere più pronto ed efficace alle attuali calamità, che il rifiorire in tutta l'Italia lo splendore della Religione e della Chiesa Cattolica.
[2] Matth. XVI, 29.
[3] Ex S. Leone Magno, Epist. ad Rusticum Narbonensem.
[4] Sess. V. cap. II: Sess. XXIV, cap. IV. et VII. de Ref.
[5] Questo domma ricevuto da Cristo, ed inculcato da' Padri e da' Concilî, si trova ancora nelle Formole della Professione di Fede, cioè sì in quella ch'è in uso presso i Latini, sì in quella ch'è presso i Greci, come in altra che usano gli altri Cattolici Orientali.
[6] Ex trid. Sess. XIII. Dec. de SS. Euchar. Sacramento, cap. II.
[7] Matthaei, XVIII, 7.
[8] Esiste intorno ciò, oltre gli altri precedenti decreti, la Lettera Enciclica di Gregorio XVI, data il dì 6 Maggio 1844, la quale comincia: Inter praecipuas machinationes —, le cui sanzioni Noi ancora abbiamo inculcato nella Lettera Enciclica del 9 di Novembre 1846.
[9] Vedi la Regola 4. tra quelle che furon redatte da' Padri scelti nel Conc. Trid. ed approvate da Pio IV nella Cost. Dominici gregis 24 Marzo 1564, e l'aggiunta fatta alla medesima dalla Cong. dell'Ind. di autorità di Bened. XIV 17 Giugno 1757 (che sogliono premettersi all'Indice de' libri proibiti).
[10] Vid. Tridentin. Sess. IV in Decret. de Editione et usu sacrorum Librorum.
[11] Ex actis Ephesini Concilii. Act. III. et S. Petro Chrysologo Epist. ad Eutychen.
[12] S. Leo M. Serm. in anniv. Assumpt. suae.
[13] V. Matth. XVI, 18.
[14] Ibid., V, 19.
[15] Lucae XXII, 31, 32.
[16] Ex concilio oecumenico Florentino in Def. seu Decr. Unionis.
[17] S. Petri Ep. cap. II 13, seq.
[18] S. Pauli, Epist. ad Romanos, XIII 1, seq.
[19] Exodi XX, 15. 17. —Deuteronomii, V. 19, 21.
[20] Matthaei, XVIII, 15, XXV 40, 45.
[21] Matthaei XXXIV, seq.
[22] Matthaei, XIX. 23, seq. —Lucae VI. 4; XVII, 22, seq. — Epist. Jacobi, v. 1, seq.
[23] Matthaei, V, 3.
[24] Sapientiae, VI, 6. 7.
[25] Sapientiae, VI, 8.
[26] Ibidem.
[27] Actorum, XVII, 31.
[28] Matthaei, XVI, 27.
[29] Novembris 1846.
[30] Ad Timoth., V. 22.
[31] Tridentinum, Sess. XXIV. c. IV. — Bened. XIV. Const., Etsi minime, 7 febr. 1742.
[32] In Encyclicis Litteris ea de re ad omnes Episcopos datis 14 junii 1761.
[33] S. Augustinus, de moribus Cathol. Ecclesiae, lib. 1.