Cattolicesimo contro sovversione in Marcel De Corte
Essere nella verità significa conformare la propria intelligenza a una realtà che l’intelligenza non ha né costruita, né sognata, e che a lei si impone. Fare il bene non vuol dire abbandonarsi agli istinti, agli impulsi affettivi e alla volontà propria, ma ordinare e subordinare le proprie attività alle leggi prescritte dalla natura e dalla Divinità che la intelligenza scopre nella sua instancabile ricerca della felicità.
(L’intelligenza in pericolo di morte, Volpe, Roma 1973).
Sradicata dal nostro essere, la nostra nuova condizione è sradicata dall’essere: di fronte a noi c’è ora un mondo tetro, incomprensibile, nemico, che ci pone di fronte ostacoli che dobbiamo piegare. In realtà, noi rimaniamo senza un vero mondo intorno a noi: priva d’ogni rapporto con l’uomo reale solidale con il mondo reale, la nostra libertà è inesorabilmente condannata a costruire un mondo nuovo che le sia conforme, e che si sostituisca al mondo umano, progressivamente annientato. Ecco come nascono, sotto i nostri occhi, i mondi artificiali: quello del funzionario, quello dell’intellettuale, quello del politico, dell’uomo “di mondo”, dello scienziato, e così via, nei quali invano cerchiamo il mondo dell’uomo. Questi mondi che ci lasciano continuamente con la nostra fame e la nostra sete – se abbiamo conservato in noi qualche scintilla d’anima – sono le pelli gonfiate dallo spirito umano disincarnato, che ha optato segretamente per se stesso, ad esclusione di tutto il resto.
(Fenomenologia dell’autodistruttore, Borla, Torino, 1967)
Il carattere proprio della SOVVERSIONE è infatti, come dice il suo stesso nome, di porre in basso ciò che nell’uomo sta in alto, e viceversa. L’intelligenza non è più, per lei, quella facoltà la cui funzione prima è di conoscere la verità sottomettendosi umilmente alla realtà; la funzione seconda di agire subordinando docilmente tutte le azioni umane al loro Fine Supremo, che è Dio; la terza di fare o produrre oggetti esteriori che sono utili all’uomo; ma la facoltà la cui funzione è di disfare continuamente la creazione e disfarsi o liberarsi del suo status di creatura per rifare il mondo e rifare l’uomo. Che l’uomo sia rifatto, deriso, ingannato, mistificato dalla SOVVERSIONE al termine dell’avventura, siamo forse ormai ben pochi a scorgerlo. (…) Dal peccato originale in poi, l’uomo è fin troppo disposto ad aspettare quella ingannevole esperienza di giungere un giorno ad una radicale autonomia: “Eritis sicut dei”, sarete come dei. Quale più grave violenza fatta alla natura umana, della costrizione a diventare ciò che essa non è e non può essere? L’essere dell’uomo si dissolve allora in un divenire senza fine, poiché la promessa di liberazione non verrà mai mantenuta. Divenire è trasformarsi, passare da una forma a un’altra, indefinitamente; è dunque non avere alcuna forma propria, non esser altro che una sorta di materia amorfa, plastica, malleabile, e, in tale stato di estrema debolezza, offrirsi preda alle volontà di potenza di coloro che propongono di liberare l’uomo per meglio asservirlo. La società scomparsa cede il posto all’ergastolo, e le arterie che nutrono a catene che paralizzano.
(Forza e violenza, Volpe, Roma 1973)
Che cos’è l’apertura al mondo se non il compromesso e la conciliazione della Fede cattolica con lo spirito della modernità, nelle sue quattro caratteristiche messe a nudo dall’Enciclica Pascendi? Cioè il soggettivismo, l’evoluzionismo, il relativismo e l’immanentismo? (…) L’identificazione del cristianesimo con la religione dell’uomo; la fusione dell’eresia coll’ortodossia; la negazione del principio d’identità… Costruire una società reale con pietre immaginarie è un compito assurdo. Il crollo della “chiesa delle nuvole” è fatale.
(La grande eresia, Volpe, Roma, 1970)
Citazioni a cura di Marco Massignan