Chouans. dipinto di Charles Fortin, XIX secolo. |
L'insurrezione Realista del 1832 nella Francia occidentale è una storia quasi sconosciuta ai più , in specie a coloro i quali risiedono al di qua delle Alpi. Si trattò di un tentativo di insurrezione legittimista appoggiato e diretto dalla Duchessa di Berry, Maria Carolina di Borbone-Due Sicilie , per rilanciare quelle guerre di Vandea che difesero in passato i diritti della Monarchia legittima di Francia , prima nel buio periodo della Prima Repubblica francese e poi del Primo Impero Napoleonico, rivalendosi di ciò nel 1832 per rovesciare l'illegittima "monarchia di luglio"...
La Duchessa di Berry e la pianificazione dell'insurrezione legittimista
La Duchessa di Berry. |
La madre del Duca di Bordeaux, la Duchessa di Berry, considerava da parte sua, che la reggenza gli spettasse di diritto. Consigliata dai suoi amici più stretti , il Maresciallo Bourmont e Amédée de Perusse, Duca di Cars, ritenne che non c'era nulla da aspettarsi dalla diplomazia internazionale e da ciò che restava della Santa Alleanza ; quindi , essi pensarono che un ripristino della legittimità potesse avvenire solo attraverso una rivolta delle province rimasta fedeli alla monarchia legittima. Nonostante la riluttanza di Carlo X, il quale aspettava un improbabile intervento della Santa Alleanza , essi organizzarono, durante l'inverno del 1831, una spedizione in Provenza e in Vandea.
Il governo di Luigi Filippo seguiva molto da vicino i movimenti della Duchessa , in special modo quel camaleontico Talleyrand che fin da subito compresse il pericolo di intenzioni bellicose da parte della giovane Duchessa riportate in un dispaccio spedito a Parigi da Londra dove egli svolgeva funzione di ambasciatore. Ma nel luglio del 1831, nemmeno un anno dopo gli allarmi del Talleyrand , venne inviato un dispaccio a Parigi dall'ambasciatore francese a Torino , Barone de Barante, il quale diceva:
Carlo Alberto di Savoia-Carignano. |
" Torino, 7 luglio 1831. La Duchessa di Berry , sotto il falso nome di Contessa di Sagana , trovasi da alcuni giorni a Genova , all'Hotel Royal , con un piccolo seguito di legittimisti francesi , fra cui il Conte de Mesnard . La suddetta signora si è incontrata più volte in gran segreto con il Re di Sardegna giunto a Genova in forma privata per la circostanza. Non si conoscono i contenuti dei loro colloqui ma, secondo voci raccolte, Re Carlo Alberto avrebbe promesso aiuti e finanziamenti ai cospiratori carlisti. Nei giorni successivi , la Duchessa è stata raggiunta da altri esponenti legittimisti , fra i quali il Maresciallo Bourmont, il Barone de Charette e il Conte de Choulot. Risulta che la signora ha affittato una villa a Sestri Levante per farne un centro di cospirazione clandestina contro la Francia."
Luigi Filippo d'Orleans. |
La scelta di "lasciar correre" da parte della Santa Alleanza fu deleterio più di qualsiasi altra cosa , ma si sarebbe capito col tempo. Luigi Filippo già si faceva padrino dei rivoluzionari d'Europa sbarcando ad Ancona nella primavera del 1831 in appoggio ai fuggitivi sovversivi romagnoli. Un anno prima, appena salito sul Trono usurpato, aveva fatto promesse di appoggio a quel sovversivo del Menotti e alle sue mire rivoluzionarie. Nel marzo del 1831 , il governo di Parigi permise ai sovversivi fuoriusciti dai vari Stati Italiani di radunarsi intorno a Giuseppe Mazzini ed organizzare un esercito per invadere la Savoia e creare disordini portando la Rivoluzione nel Regno di Sardegna. L'operazione fu sponsorizzata da La Fayette e dal contributo della principessa di Belgioioso , ma saltò perché il governo francese venne intimorito dalla forte presa di posizione del Metternich che minacciava di considerare una tale azione sovversiva come un casus belli.
L'insurrezione legittimista a Marsiglia
Francesco IV di Modena. |
Il piano prevedeva che Maria Carolina , una volta sbarcata con il suo stato maggiore , avrebbe dovuto lanciare un proclama al popolo francese. Subito dopo , come assicurava anche il Duca di Cars , la città sarebbe insorta e con lei la Vandea formando una tenaglia di insurrezioni legittimiste che si sarebbe chiusa su Parigi.
Il piano aveva buone probabilità di successo dato che la Francia di Luigi Filippo era attraversata da tumulti di varia natura politica e dal colera. Esemplare fu il tumulto legittimista "principale" che la Gazzetta Piemontese riportò:
" Parigi 25 agosto 1830. Sono scoppiati nella città di Nimes gravissimi tumulti, che posero in gran repentaglio la pubblica sicurezza. Il giorno 15 del corrente, nel quale fu proclamato il nuovo Re [Luigi Filippo d’Orleans, Re costituzionale e liberale] in quella città, essendo stata inalberata per ordine del nuovo prefetto la bandiera tricolore e fatta deporre la coccarda bianca ai soldati della guarnigione, le guardie del fuoco si rifiutarono d'intervenire alla solennità colla coccarda tricolore; il loro rifiuto pare sia stato il primo segnale dello scoppio de' malcontenti: il popolo prese verso sera a tumultuare, ed attruppandosi sulla piazza del teatro furono assalite furiosamente le persone che comparivano coi segni tricolorati, e non pochi furono gravemente feriti; l’agitazione che alla sera pareva sedata, si manifestò più minacciosa alla domane; un nuovo assembramento popolare ingrossò intorno alle caserme mandando il grido I Borboni, o la morte , mentre un altro assembramento di parte contraria muoveva loro addosso. Lo scoppio fu violento, e vi ebbero alcuni morti, altri feriti."
(Gazzetta Piemontese, martedì 31 agosto 1830, n. 104, p. 599.)
Marsiglia in una stampa del XIX secolo. |
Accadde però che i gruppetti che dovevano accendere la miccia della Controrivoluzione uscirono per le strade prima dell'alba: volevano provocare l'insurrezione del popolo ma scelsero l'ora in cui il popolo ancora dormiva. Il parroco della Cattedrale di San Lorenzo , fiero legittimista, fece innalzare sul campanile la candida bandiera gigliata e suonare le campane a martello. , il che allarmò solo i bottegai che corsero verso i loro negozi temendo un incendio. Il capo della polizia , appena informato , giocò d'astuzia e sguinzagliò i suoi agenti a spargere la voce che si trattava di una provocazione orleanista, un trucco per stanare gli avversari politici. Col risultato che i duemila legittimisti che dovevano ritrovarsi in piazza si ridussero a poco più di cento: gli altri rimasero chiusi in casa , una parte perché effettivamente convinti che si trattasse di una provocazione, un'altra parte invece perché trovava comodo fare finta di crederci.
I pochi che erano scesi in piazza sbandierando le bianche bandiere gigliate non tardarono a sbandarsi. Seguirono disordinati tafferugli con scambi di pugni , cilindri che rotolavano sul selciato, bastoni che si levavano in aria e qualche colpo d'arma da fuoco. Più tardi , un battaglione di fanteria con alla testa un colonnello marciò alla conquista del campanile di San Lorenzo . Le campane ammutolirono e sull'antenna riapparve il tricolore. Alle dieci era tutto finito e i camerieri del bar della Canebiere poterono preparare tranquillamente i tavoli sul marciapiede in attesa degli abituali bevitori di pastis.
L'insurrezione legittimista a Marsiglia si era conclusa prima di cominciare. Maria Carolina , che attendeva notizie sull'esito dell'insurrezione , ricevette un biglietto inviatole da de Cars nel quale v'erano scritte poche parole: <<Tutto è fallito. Bisogna lasciare la Francia.>>.
L'insurrezione legittimista in Vandea
Maria Caroline , Duchessa di Berry (1827). |
La Duchessa di Berry parlò a lungo della sua scelta chiamando anche a testimone il marito (Carlo Ferdinando , Duca di Berry, secondogenito maschio di Carlo X , assassinato nel 1820) che in sogno le aveva detto di raggiungere le Provincie dell'Ovest . Ma in realtà , Maria Carolina aveva ben poche scelte dinnanzi a se: o raggiungere la Vandea o andarsi a costituire alla Caserma più vicina.
Il gruppo formato dalla Duchessa di Berry e dal suo seguito partì quella sera camminando per cinque ore a piedi attraverso la foresta. Dopo aver passato la notte in una capanna , riscaldati da un fuoco di sterpi, all'alba si misero nuovamente in cammino e raggiunsero la fattoria di un certo signor Dupont , noto nella regione come fervente repubblicano . Il Conte de Bonrecueil , che lo conosceva , consigliò di proseguire senza farsi notare ma non venne ascoltato. Fu Maria Carolina stessa a bussare alla porta svegliando il padrone di casa. <<Signore>> , disse quando Dupont si affaccio , <<So che voi siete un repubblicano , ma abbiamo in comune un avversario , il re usurpatore. Chi vi chiede aiuto è la Duchessa di Berry. Sono certa che non me lo rifiuterete.>>
Sorpreso e commosso , il repubblicano spalancò la porta di casa . Dopo essersi rifocillati , la Duchessa di Berry e il suo seguito, ripartirono a bordo di una modesta carrozza che il Dupont gli aveva gentilmente offerto. A sera raggiunsero il Castello di Bonrecueil dove studiarono il modo per attraversare clandestinamente la Francia dalle coste del Mediterraneo a quelle dell'Atlantico.
Se Brissac aveva fallito nel preparare l'insurrezione di Marsiglia , aveva comunque fatto un ottimo lavoro stabilendo in tutto il paese una rete di informatori e di appoggi sicuri su cui contare. Fu quindi deciso di raggiungere la Vandea di castello in castello . Nonostante quarant'anni di rivoluzioni e regime napoleonico , in Francia esistevano ancora dei castelli di famiglie aristocratiche legate alla Tradizione del Regno e rimaste fedeli al loro legittimo Re malgrado la ghigliottina dei giacobini e le lusinghe del Bonaparte. Di castello in castello , Maria Carolina e i suoi compagni avrebbero raggiunto la Vandea già messa in allarme dai messaggeri.
Partirono divisi in gruppi per non suscitare sospetti dopo essersi accordati sul luogo dove ritrovarsi. Soltanto il maresciallo Bourmont scelse un'altra strada.
Louis Auguste Victor de Ghaisne de Bourmont |
Nimes, Narbonne, Carcassonne , Limoge, Poitiers furono attraversate al galoppo. Si fermavano appena il tempo di cambiare i cavalli e mangiare nelle osterie delle stazioni postali. Per non suscitare sospetti si fingevano inglesi , mentre il Conte de Lorge , nel suo carrik da cocchiere , andava a prendere posto alla tavola dei postiglioni.
Il viaggio si svolse senza incidenti , d'altra parte il governo orleanista era occupato a cercare la Duchessa di Berry a Nizza, a Massa o a Barcellona dove ritenevano che si fosse rifugiata. In seguito era stato catturato il "Carlo Alberto" da una fregata francese e le autorità di Tolone , dove il bastimento era stato rimorchiato , si erano persuase che Mademoiselle Lebeschu , la cameriera di Maria Carolina che era a bordo , fosse in realtà la Duchessa di Berry .
Intanto Maria Carolina aveva trovato rifugio sicuro nel castello di Plassac dove era giunta la notte del 4 maggio. Da qui aveva spedito due lettere a Nantes , una diretta al Barone de Charette , discendente del grande eroe delle Guerre di Vandea, l'altra all'avvocato Achille Guibourg che lei aveva nominato commissario civile delle province che dovevano insorgere. Al primo diceva che l'insuccesso di Marsiglia <<l'aveva contusa, ma non spezzata>> e che era pronta per l'azione . All'altro ordinava di raggiungerla subito a Plassac.
Achille Guibourg era l'unico borghese di Nantes a ricoprire un posto di rilievo nel piano di insurrezione legittimista. Di famiglia vandeana , era stato educato alla buona dottrina della Tradizione Monarchica. Diventato un brillante avvocato del foro di Nantes , aveva mantenuto fede ai suoi principi non per spirito di casta ma per una meditata convinzione politica.
Guibourg arrivò a Plassac titubante e perplesso. A differenza di Charette , di animo avventuroso e dalla grande fede , era carico di dubbi. Viveva tra la gente comune e sapeva che il nefasto pensiero rivoluzionario aveva cambiato anche la Vandea. L'eco del famoso invito lanciato da Luigi Filippo: <<Francesi, arricchitevi!>> per addormentare gli spiriti e stimolare gli appetiti dei francesi , era giunto anche in Vandea. Molti si erano accomodati al nuovo regime mettendo in primo piano i propri interessi invece della Fede Cattolica e legittimista. Anche la situazione politica non era la stessa di quarant'anni prima. I "philippards" (Orleanisti) non erano assatanati come i giacobini; avevano si imposto le tasse e la coscrizione obbligatoria , ma non saccheggiavano le fattorie e non bruciavano le chiese. Nel '93 erano stati gli stessi contadini ad imbracciare le armi e a chiamare i loro signori affinché li guidassero nella lotta contro i nemici di Dio che avevano assassinato il Re e la Regina. Ora le posizioni si erano invertite, erano i signori a chiamare alle armi i loro contadini. Ma questi avrebbero risposto all'appello? Si , un numero discreto vi rispose ma era assai inferiore al passato.
Maria Carolina aveva stabilito che l'azione avesse inizio il 24 maggio e mise al corrente Guibourg di quanto aveva concordato con Charette e gli altri capi del movimento. Guibourg avrebbe dovuto mettersi in contatto con Bourmont , il cui arrivo era previsto entro pochi giorni, e quindi procedere all'inizio delle operazioni.
Guibourg , cavalcando verso Nantes , portava con se l'ordine di iniziare l'azione il 24 maggio e la copia autografata del proclama della reggente << Agli abitanti delle fedeli province dell'Ovest>>. Il testo diceva:
"Sbarcata nel Mezzogiorno non ho esitato ad attraversare la Francia fra tanti pericoli per mantenere una promessa sacra: venire fra i miei valorosi amici per dividere i loro pericoli. Ora sono finalmente fra questo popolo di eroi: insorgete per la fortuna della Francia!".
Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie con i figli cadetti. |
Intanto , in Vandea , almeno sulla carta , Charette aveva fatto un buon lavoro. Nulla aveva turbato il suo fervore. Aveva riorganizzato le bande parrocchiali che sotto il vecchio Charette avevano fatto tremare la Convenzione e issata la bandiera gigliata sulla torre di Nantes. Aveva fatto distribuire i fucili nei villaggi e organizzato militarmente i contadini in brigate , divisioni e corpi d'armata mettendo alla loro guida i figli di quei signori di campagna che a suo tempo le avevano comandate. I consensi e le adesioni non gli erano mancati , ma lui si era accontentato anche di vaghe promesse certo che al primo sparo tutti avrebbero rinnovato l'antico ardore degli avi.
Sulla tattica da adottare contro l'esercito orleanista il condottiero vandeano non aveva dubbi : la guerriglia. Le <<colonne volanti>> dell'esercito regolare , già da tempo operanti in Vandea, dovevano essere bersagliate da imboscate, trappole , sabotaggi secondo le consuetudini della guerra per bande . Il territorio era propizio per tali operazioni: le vaste boscaglie e la scarsa rete viaria ostacolavano i movimenti delle truppe e dei cariaggi , mentre gli insorti potevano contare sulla conoscenza degli ambienti e sull'appoggio degli abitanti. Da tempo già operavano in quelle regioni molti gruppi ribelli formati da giovani renitenti alla leva i quali disponevano di una vasta rete di informatori: contadini che lanciavano l'allarme imitando la civetta come i vecchi "chouans", pastori che sorvegliavano il movimento delle truppe, donne e ragazzini che imparavano a memoria gli ordini da trasmettere.
Il 21 maggio , Maria Carolina giunse al castello di Saint André dove erano convenuti tutti i capi della rivolta legittimista. In un ambiente sospeso nella tensione più palpabile i più arditi fecero presente alla Duchessa il punto della situazione : non tutti i contadini avevano risposto all'appello , l'esercito era in allarme e controllava l'intera regione , mentre il resto del paese era tranquillo; Luigi Filippo aveva avuto ragione dei moti di Lione e Parigi, e la Santa Alleanza era sorda agli appelli. Quindi gli consigliarono di rinviare.
Maria Carolina protestò vivacemente ma le brutte notizie per lei non erano finite: i gendarmi avevano catturato l'uomo il quale doveva consegnarle l'amazzone verde che si era fatta confezionare, non tardando a scoprire chi avesse dovuto indossarlo. Le autorità governative ormai sapevano che la reggente si trovava in Vandea. Ed era già cominciata la caccia. A Nantes misero una taglia su di lei, e la città venne tappezzata di manifesti i quali descrivevano le fattezza della Duchessa . La persona della reggente era dunque in pericolo. Per i capi legittimisti era dunque saggio consigliarle di fuggire. Un battello era già pronto per condurla in salvo in Inghilterra , a Holy Rood...
La riunione si sciolse senza che si fosse presa alcuna decisione . Il giorno seguente giunsero altre brutte notizie: giunse al castello l'avvocato Berryer , illustre parlamentare e capo del partito legittimista. Questi la informava che anche i circoli monarchici legittimisti di Parigi disapprovavano il suo progetto controrivoluzionario.
Maria Carolina fu travolta dai consigli che la invitavano a mettersi in salvo lasciando la Francia. Intanto Charette , il suo più fedele alleato , non partecipò alla riunione preferendo restare con i suoi uomini e prepararli all'azione. Il Maresciallo Bourmont , appena giunto a Nantes e informato delle insorte difficoltà , ordinò di rinviare l'insurrezione a data da destinarsi.
il generale Dermoncourt. |
La Duchessa di Berry, nonostante la sua promessa di abbandonare la Francia fatta a Berryer ,decise di agire, e la data per la presa delle armi venne fissata da lei stessa , d'accordo con Bourmont, per la notte tra il 3 e il 4 giugno.
Per il generale orleanista Dermoncourt, il quale non conosceva i dettagli, la guerra civile era imminente. Il 4 giugno, l'allarme suonò, e cominciò la guerra, la guerra fatta di imboscate , che costò sangue e che si estense senza risultati definitivi. Marce e contro-marce , attacchi ai castelli, arresti in combattimento di alcuni leader legittimisti, ricerca implacabile di altri capi dell'insurrezione militare senza sosta , tutto sotto la direzione del generale Dermoncourt . La rivolta fu rapidamente repressa ed i capi ancora in libertà dispersi, ma la Duchessa di Berry non era stata ancora trovata.
L'esercito Cattolico e Reale combatté valorosamente diverse battaglie : il 30 maggio a Touchenault (vittoria orleanista); il 5 giugno a la Hautière (vittoria orleanista); e il 6 giugno a Le Chêne (vittoria orleanista) , la Penissière (vittoria orleanista) ed a Riaillé (Vittoria degli Chouans) .
L'arresto della Duchessa di Berry
Adolphe Thiers. |
La situazione cambiò quando Thiers sostituì Montalivet al Ministero dell'Interno l'11 ottobre 1832. Il nuovo ministro voleva un rapido successo che assicurasse la sua popolarità, possibilmente prima dell'apertura della sessione parlamentare del 19 novembre.
Thiers riallacciò i contatti con un personaggio subdolo : Simon Deutz , figlio di un rabbino che si era convertito al cattolicesimo e che era entrato nella cerchia della Duchessa di Berry , conosciuta durante il soggiorno romano di quest'ultima, il quale aveva già fatto alcune soffiate a Montalivet. Thiers lo inviò a Nantes, accompagnato da un ufficiale di polizia di nome Joly, e preceduto da un nuovo prefetto, Maurice Duval. Per giustificare la sua deprecabile condotta, Deutz , invocava il patriottismo, affermando che la Duchessa di Berry era in contatto con Guglielmo I dei Paesi Bassi, che incoraggiava ad attaccare l'esercito francese nel Belgio per creare una situazione di disordine più favorevole all'insurrezione della Vandea.
Deutz vide la Duchessa di Berry il 31 ottobre e l'ultima volta il 6 novembre, con il pretesto di gravi comunicazioni.
Il 6, lasciando la Duchessa, e con una grande somma d'argento , la subdola spia inviò l'indirizzo dell'abitazione dove si nascondeva Maria Carolina al prefetto. Immediatamente, la casa venne assediata dalla polizia: dopo che l'abitazione venne perquisita e dopo sedici ore di ricerca, la Duchessa uscì fuori dal suo angusto nascondiglio, posto dietro un grosso camino , dove era impossibile rimanere più a lungo, chiedendo del generale Dermoncourt . Vedendolo, lei gli corse in contro:
- "Generale" , gli disse , "io mi arrendo a voi , e mi affido alla vostra fedeltà".
- "Madame", rispose il generale , "Vostra Altezza è sotto la protezione dell'onore francese".
Le mura della Cittadella di Blaye che domina l'estuario della Gironda. |
Con l'arresto della Duchessa di Berry, Thiers raggiunse il suo obiettivo: la sua fama era fatta. Ufficialmente, il "re borghese" e il governo si rallegrarono. Ma il prigioniero era ingombrante, come affermato dallo stesso Luigi Filippo a Guizot: «I principi sono scomodi in libertà come in galera [...] la loro prigionia mantiene i loro sostenitori in alte passioni che aumentano con la loro presenza. "
Luigi Filippo avrebbe voluto espellere la Duchessa dalla Francia citando la recente , e formalmente illegittima , "legge" del 10 aprile 1832 che condannava al bando perpetuo tutti i membri della famiglia Reale legittima di Francia .
Per evitare di dover decidere a caldo, il governo internò Maria Carolina nella cittadella di Blaye sull'estuario della Gironda, sotto la custodia del generale Bugeaud.
Nel gennaio 1833, si diffuse la voce che la Duchessa di Berry era incinta. Il 29 febbraio, Le Moniteur pubblicò una dichiarazione della Duchessa , del 22, in cui affermava di aver sposato in segreto durante il suo soggiorno in Italia il Duca Ettore Lucchesi Palli. I legittimisti - supportati anche da alcuni repubblicani come Armand Carrel - criticarono aspramente il fatto dichiarandolo inelegante , ma il danno ormai era fatto: la Duchessa perse praticamente tutti i suoi sostenitori , e l'episodio non mancò di mettere in dubbio la legittimità del "bambino del miracolo", il Duca di Bordeaux , Enrico V di Francia.
Il 10 maggio 1833, la Duchessa di Berry diede alla luce una figlia, che disse essere nata dal matrimonio segreto con il Conte Ettore Lucchesi Palli, secondo figlio del Principe di Campo Franco, viceré di Sicilia, che tutta la Francia non tardò a chiamare ironicamente "San Giuseppe".
L'8 giugno, la Duchessa di Berry , completamente screditata, esclusa dalla famiglia Reale di Francia per il suo comportamento, si imbarcò sull'Agathe alla volta di Palermo.
Così terminava una storia fatta di eroismo , coraggio e fede nei grandi ideali del legittimismo, ma anche di errori che ne determinarono l'esito .
Fonte:
"La signora della Vandea" (Arrigo Petacco).
Scritto da:
Il Realista.