giovedì 26 settembre 2013

L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 4. Il patto “scellerato”

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e) Il patto scellerato

“Il patto scellerato tra il Vaticano e il Cremlino”. Così lo chiama il giornalista-scrittore Antonio Socci in un articolo-rivelazione pubblicato sul quotidiano “Libero” il 21 gennaio 2007. Le persone informate già sapevano, ma lui ha scovato ulteriori prove.
Così esordisce: “Ecco dunque la ‘pistola fumante’. La prova documentata, nero su bianco; sta in un appunto che Paolo VI in data 5 novembre 1965, fece pervenire a Mons. Felici, segretario generale del Concilio. In tale ‘annotatio’ Montini invita a rispettare ‘gli impegni del Concilio’ evitando condanne esplicite del comunismo (…). Paolo VI si riferiva agli impegni sottoscritti dal Vaticano con il Patriarcato ortodosso di Mosca, ossia con il Cremlino e il Kgb, per legare le mani al Concilio. I suddetti impegni si trovano elencati esplicitamente dal Papa stesso nel suo appunto: ‘di non entrare in temi politici, di non pronunciare anatemi, di non parlare di comunismo’.
   Di temi politici il Concilio parlò diffusamente: spaziò dal ruolo dei partiti al capitalismo, dal razzismo al colonialismo, dalla schiavitù alla censura, dallo sciopero all’analfabetismo, dalle ineguaglianze sociali al terzo mondo, dalla fame alla guerra, dalla povertà al commercio, dai diritti dell’uomo al disarmo, dal dispotismo all’economia, dall’emigrazione al latifondo, dal problema operaio al liberalismo. Solo del comunismo non si occupò, perché c’era il veto di Mosca accettato da Roncalli in cambio di (si noti bene!) due osservatori ortodossi al Concilio, ben selezionati dal Kgb. Nelle centinaia di pagine dei documenti conciliari non si trovano neanche i vocaboli ‘comunismo’ e ‘marxismo’ ( di cui si erano tanto occupati i Pontefici fino ad allora). Fu una svolta storica.
   La nota di Paolo VI richiama la data 1962 perché proprio nell’agosto di quell’anno è l’accordo, stipulato a Metz, fra il Card. Tisserant (per conto di Giovanni XXIII) e il Metropolita Nicodemo (per conto del Patriarcato di Mosca – ossia del Cremlino).
Questo appunto di Paolo VI era ‘sepolto’ nel mare immenso di documenti del Concilio Vaticano II.
   Mons. Giorges Roche, per trent’anni segretario del Card. Tisserant, conferma, in una lettera, gli accordi di Metz tra Roma e Mosca, precisando che l’iniziativa dei colloqui fu presa personalmente da Giovanni XXIII dietro suggerimento del Card. Montini (cfr Jota Unum, pp.66-67).
   Nell’ultima sessione del Concilio (dal 4 sett.1965 all’8 dic.1965) si discute della Chiesa nel mondo contemporaneo, la ‘Gaudium et Spes’. Qui doveva porsi il discorso del comunismo.
Prosegue Socci: “Siamo nei primi anni sessanta ed è in piena consumazione la tragedia del comunismo. E’ in corso il più immane martirio di cristiani della storia della Chiesa; (centinaia di milioni di vittime. Tanti preti e vescovi sono nelle carceri comuniste. l’URSS si è divorata tutta l’Europa dell’Est, ha appena schiacciato la rivolta d’Ungheria e la bandiera rossa sventola perfino a Cuba. L’immensa Cina è stata conquistata dai comunisti di Mao, l’Indocina è in fiamme e in Europa occidentale i partiti comunisti sono fortissimi (in Italia hanno letteralmente sradicato la fede cristiana  da intere zone del Paese). E’ la più feroce e radicale sfida al cristianesimo che si sia mai vista in duemila anni. Eppure, sorprendentemente, il testo sull’ateismo distribuito il 14 settembre 1965 non parla esplicitamente del comunismo.
   Il 29 settembre, 26 vescovi chiedono che si condanni espressamente il comunismo, definito  ‘il più grave problema pastorale del nostro tempo’ e che è necessario affermare ‘con parole chiare la radicale opposizione tra la religione cristiana e il comunismo (sia come sistema socio-economico che come ideologia)’.
   Il 9 ottobre la petizione che ha raccolto le adesioni di ben 300 Padri conciliari (secondo altri sarebbero 435) viene presentata alla Segreteria Generale del Concilio che, in base al regolamento deve provvedere a pubblicarla e sottoporla ai Padri per essere votata come emendamento. Ma questo, incredibilmente non accade. Il 13 novembre infatti viene presentato in aula il nuovo testo sull’ateismo e nella relazione che lo accompagna non si parla affatto della petizione che chiede la condanna del comunismo. Viene allora denunciata da Mons. Carli la violazione di molti articoli del regolamento perché il testo della petizione non è stato presentato in aula, e l’emendamento non è stato messo in votazione. Mons.Carli è molto esplicito: “Tale modo di procedere è illegale”. Incredibile il voltafaccia: il comunismo era stato condannato da tutti i Papi, incominciando da Pio IX fino a Giovanni XXIII che nel maggio 1961 parlava ancora di “Opposizione fondamentale tra comunismo e cristianesimo”, mentre un anno dopo siglava il ‘patto scellerato’ con Mosca!
   Così il comunismo ha continuato a fare danni enormi all’umanità
Questo rifiuto di condannare il comunismo getta un’ombra pesante sul Concilio Vaticano II, che dovrà essere dissipata. Qualcuno dovrà fare chiarezza e rimettere le cose a posto, come sarebbe giusto.
   Come si può parlare di pace quando si è voluto coprire una tirannia che si è estesa a mezzo mondo causando 150 milioni di morti e ponendo in schiavitù intere nazioni, mentre ancor oggi miete vittime soprattutto cristiane nei Paesi ove ancora vige questa maledetta dittatura?”
Ad integrazione trascrivo la seguente testimonianza di Mons. Lefebvre: “il comunismo, l’errore più mostruoso mai uscito dallo spirito di Satana ha ingresso ufficiale in Vaticano; la sua rivoluzione mondiale è estremamente facilitata dalla non resistenza ufficiale della Chiesa e altresì dei numerosi appoggi che vi trova, nonostante i disperati avvertimenti dei cardinali che hanno subìto la galera nei paesi dell’Est. Il rifiuto di questo concilio pastorale di condannarlo solennemente, basta da solo a coprirlo di vergogna davanti alla storia (…).  E il Concilio pastorale ha taciuto. Avevamo ottenuto ben quattrocentocinquanta voti dai vescovi in favore di una dichiarazione contro il comunismo. Sono stati dimenticati nel cassetto. Quando il relatore della Gaudium et Spes ha risposto alle nostre domande ci ha detto: ‘Vi sono state due petizioni per chiedere una condanna del comunismo’. Due?  Abbiamo esclamato: sono state più di quattrocento!-. Toh, io non ne ero al corrente! Fatte le ricerche vennero ritrovati; ma troppo tardi. Questi episodi io li ho vissuti. Proprio io avevo portato le firme a Mons. Felici, segretario del Concilio, insieme a Mons. De Proenca Sigaud, arcivescovo di Diamantina. E debbo dire che sono accaduti dei fatti, per dirla schiettamente, inammissibili.
   Ricordo che il Card. Wyszinsky ci diceva: ‘ma fate uno schema sul comunismo: se c’è oggi un errore grave e che minaccia il mondo è proprio questo. Se il Papa Pio XI ha ritenuto di dover fare una enciclica sul comunismo, sarebbe altrettanto utile che noi, qui riuniti in assemblea plenaria, dedicassimo uno schema a questo argomento”.
 Mons. M. Lefebvre: “Lettera aperta ai cattolici perplessi” cap.XIV – Ed. Fraternità s.Pio X – 1987
f) La Chiesa Cattolica “sussiste”?
   Cristo ha fondato la Chiesa, la Sua Chiesa:  “Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mat.16,18). Una sola Chiesa dunque, la Sua. La prima pietra su cui viene edificata è San Pietro, il primo Papa. Questa Chiesa cammina sicura poggiando sulle pietre che si sovrappongono nel tempo: i Papi che seguono ininterrottamente fino a noi. Questa Chiesa si identifica in modo esclusivo con la Chiesa Cattolica. Questo è ciò che i cristiani hanno sempre creduto e professato: “Credo la Chiesa Una, Santa, Cattolica Apostolica”. La nostra salvezza dipende dall’adesione piena ad essa. Pertanto chi la conosce è tenuto ad aderirvi; chi non la conosce potrà salvarsi, a certe condizioni, ma sempre grazie ai meriti di Cristo crocefisso e alla Chiesa Cattolica da Lui istituita.
Quando al Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa si è trattato di definirne l’essenza, è spuntata una parola strana che ha lasciato, e lascia tutt’ora molto perplessi.
Giustamente il Papa si è posto il problema di chiarire la questione poiché i cattolici più attenti si chiedevano come mai i Padri conciliari hanno usato la parola “sussiste” (Lumen Gentium,8) per indicare la Chiesa Cattolica come quella vera e unica voluta e fondata da Cristo. Non sarebbe stato più opportuno e più semplice usare una affermazione più limpida e di chiara intellegibilità, come sarebbe il verbo E’, che avrebbe evitato qualsiasi equivoco, e avrebbe risparmiato al Card. Ratzinger la fatica di produrre il documento “Dominus Jesus” che si perita affannosamente di chiarire che in realtà con questa locuzione si vuole affermare la piena identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica?
Con questo stratagemma, passato per decenni sotto silenzio, l’ala progressista (modernista) ha avuto tempo e modo di manovrare indisturbata su diversi fronti: teologico, ecumenico, liturgico, ecc. Una volta passato l’assunto che la Chiesa Cattolica non è la sola Chiesa voluta da Cristo, ma che sussisterebbe al pari di altre chiese, si sarebbe aperto l’immenso ventaglio riformista che avrebbe portato allo snaturamento della Chiesa Cattolica.
“I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuità storica radicata nella successione apostolica (LG.20) tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica: E’ questa l’unica Chiesa di Cristo (…) che il Salvatore nostro, dopo la risurrezione (cfr.Gv. 21,17), diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr Mt. 28,18 segg.): Egli l’ha eretta per sempre come colonna e fondamento della verità (cfr.1 Tm.1, 3,15)”.           (Dominus Jesus, 16).
Quanto sopra è certamente la dottrina cattolica da sempre creduta e insegnata dalla Chiesa. Sennonché il versetto successivo vi getta sopra un’ombra inquietante: “Questa Chiesa, costituita e organizzata in questo mondo come società, sussiste (Subsistit in) nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”, “Ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica”(LG 4,8).
Dunque, prima si dice che questa, cioè la Cattolica E’ l’unica Chiesa di Cristo, poi si dice che questa stessa Chiesa sussiste, e poi si giustifica quest’ultima locuzione affermando che anche al di fuori di questa Chiesa Cattolica si trovano (sussistono) elementi di santificazione e di verità. Anche senza la ‘Dominus Jesus’ si capisce bene dove volevano parare i Padri conciliari. Dire che anche le altre sedicenti chiese posseggono elementi di santificazione e di verità è come dire che anch’esse posseggono i mezzi per portare le anime alla salvezza. Detto in altri termini: non c’è bisogno di essere cattolici per salvarsi l’anima!
Volendo cambiare la parola, si voleva cambiare il significato del discorso, altrimenti il verbo E’ era ciò che esprimeva nel modo più chiaro e senza equivoci l’esclusività salvifica e autentica della Chiesa Cattolica. Non è stato un adattamento al modo di esprimersi e al sentire di oggi, perché sussiste rimanda ad una pluralità di oggetti; in riferimento alla Chiesa Cattolica (l’oggetto) altro o tutto sussiste, cioè esiste.
Dichiarazione “Dominus Jesus” – (16):
  • “Con l’espressione “subsistit in”, il Concilio Vaticano II volle armonizzare due affermazioni dottrinali: da un lato che la Chiesa di Cristo malgrado le divisioni dei cristiani, continua ad esistere pienamente soltanto nella Chiesa Cattolica, e dall’altro lato l’esistenza di numerosi elementi di santificazione e di verità al di fuori della sua compagine, (Lumen Gentium, 8), ovvero nelle chiese e comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica”.
Ci si chiede: com’è possibile armonizzare, come pretende la ‘Dominus Jesus’ sulle tracce del Vaticano II, la Chiesa Cattolica  come ‘unica Chiesa di Cristo’, con la sussistenza di altre chiese che seppur in misura minore possiederebbero numerosi elementi “di santificazione e di verità”? Chiese che “non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica”? Questo è un parlare nuovo, mai sentito nei documenti della Chiesa Cattolica, e funzionale all’ecumenismo sfrenato del postconcilio teso al recupero dei fuorusciti, riconoscendo in loro ciò che vi è rimasto di positivo, ma guardandosi bene dal ricordargli i loro gravi traviamenti, e pertanto invitarli alla conversione, come ci ha insegnato Gesù. Inoltre quel modo di esprimersi “Non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica”  lascia intendere che sarebbero  in marcia e starebbero per raggiungerci, ma ciò non è vero; casomai è vero il contrario: in marcia ci sono i cattolici verso di loro e con risultati, per noi, alquanto deludenti.
L’Osservatore Romano’ del 6 settembre 2000, chiarisce con una nota, come segue: “E’ perciò contraria al significato autentico del testo conciliare l’interpretazione di coloro che dalla formula ‘subsistit in’ ricavano la tesi secondo la quale l’unica Chiesa di Cristo potrebbe pure sussistere in chiese e comunità ecclesiali non cattoliche. Il Concilio aveva invece scelto la parola ‘subsistit’ proprio per chiarire che esiste una sola ‘sussistenza’ della vera Chiesa, mentre fuori della sua compagine visibile esistono solo ‘elementa Ecclesiae’, che – essendo elementi della stessa Chiesa – tendono e conducono verso la Chiesa Cattolica” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione sul volume “Chiesa: carisma e potere” del Padre Leonardo Boff: AAS 71 <1985>-759).
Giovanni Paolo II scrive nel suo libro “Varcare la soglia della speranza” (cap.21): “La Chiesa Cattolica si rallegra quando le altre comunità cristiane annunciano con lei il Vangelo, pur sapendo che la pienezza dei mezzi di salvezza è a lei affidata. In questo contesto deve essere inteso il subsistit dell’insegnamento conciliare”.
La Chiesa Cattolica possiede dunque la pienezza dei mezzi di salvezza, ma non l’esclusiva. In secondo luogo, le altre chiese cristiane li possiedono anch’esse sia pur non pienamente. Ne consegue che la Chiesa di Cristo sussisterebbe, sia pur non pienamente anche nelle chiese non di osservanza cattolica.
Il tambureggiamento di quella parola “pienezza” riferito alla Chiesa Cattolica, indica palesemente una deficienza nelle Chiese acattoliche, le quali non vengono sconfessate per le loro deficienze, ma  incoerentemente  definite “Chiese sorelle”.
La commissione teologica preparatoria pre-concilio, ordinata da Giovanni XXIII, nello schema 7, quel verbo E’ lo aveva scritto, convinta che fosse assolutamente appropriato. Sennonché la discussione in aula conciliare è avvenuta su un testo diverso da quello preparato dalla suddetta commissione, testo che sostituiva appunto l’affermazione E’ con il sussiste. E’ chiaro che è stato un colpo di mano ed è altrettanto chiaro che quel ‘sussiste’ non risponde ad una affermazione categorica ed assoluta; nel profondo vi era la ragione ecumenica. Infatti nel decreto sull’Ecumenismo del Vaticano II “unitati redintegratio” al n°3 si dice: “Perciò le stesse chiese e comunità separate, quantunque crediamo che hanno delle carenze, nel mistero della salute non sono affatto spoglie di significato e di peso. Poiché lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa Cattolica.”. Come dire che i fratelli separati hanno pure loro i mezzi  per salvarsi, dei quali si fa garante la Chiesa Cattolica”.
Ecco perché non ci stava quell’indicativo presente “La vera Chiesa  E’ la Chiesa Cattolica”. Quel E’ chiudeva ai fratelli separati e non è credibile che ‘sussiste’ abbia lo stesso valore, la stessa forza e lo stesso significato.
   “Esiste quindi un’unica Chiesa di Cristo che ‘sussiste’ nella Chiesa Cattolica governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui. Le chiese che, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi vincoli, (…) sono vere chiese particolari. Perciò anche in queste chiese è presente e operante la Chiesa di Cristo sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa Cattolica” (Dominus Jesus,17).
Bisticcio di parole: queste chiese scismatiche non sono più ribelli, ma semplicemente in non perfetta comunione; sembrano quasi rientrate nell’ovile. Qui il Papa vuole conciliare l’unicità della Chiesa Cattolica con la pluralità delle Chiese scismatiche. Ma la dottrina cattolica tradizionale era un’altra: “Unico ovile di Cristo E’ la Chiesa fondata su Pietro, Principe degli Apostoli”; fuori di quest’unico ovile vi possono essere solo “Pecore randagie, ignare del pastore, membri non inseriti in un corpo vivificante, ma separati, disseccati, rimasti aridi di succo spirituale”. (Pio XII ‘Sommamente gradita’ – 20 sett.1942)
La domanda è: Perché sussiste?
La risposta è: per valorizzare e recuperare gli elementi di santificazione e verità che si trovano nelle ‘compagini’ fuori della Chiesa Cattolica.
In che modo?: illudendoli che bastano questi elementi per salvarsi l’anima.
Sia la “Lumen gentium” che la “Unitati Redintegratio” ed infine la “Dominus Jesus” si richiamano a questi elementi positivi  (che ovviamente sono parte della verità posseduta interamente dalla Chiesa Cattolica), ma non dicono se questi bastano per la salvezza eterna. Dal momento che si parla di ‘strumenti di salvezza’ è lecito pensare che siano salvifici. In quale modo? Sono il viatico per il Cielo oppure sono il prodromo per la conversione al Cattolicesimo? Questo non si dice. Ciononostante nella nota suddetta dell’Osservatore Romano si dice che questi ‘elementa ecclesiae’ essendo elementi della stessa Chiesa, tendono e conducono verso la Chiesa Cattolica. In che modo? Inconsapevolmente?
In questi documenti si disquisisce di Chiesa e chiese, di unità, ecc. ma non si parla della cosa più importante: se volendo artatamente incorporare le ‘chiese particolari’ nell’unica Chiesa di Cristo, quelle anime otterranno la salvezza, la quale si concretizza solo con l’unità, mèta da perseguire con determinazione ma nel modo giusto, e se, come sembra, questo della salvezza delle anime è un problema che non esiste significa che staremo tutti tranquilli, tanto si salvano in ogni modo; in tal caso non importa fare sforzi per l’unità delle chiese cristiane.
   “Oggi si diffonde sempre di più anche presso i cattolici una falsa concezione della cristianità e della Chiesa di Cristo, che consiste in ciò: esiste un’unica Chiesa invisibile, della quale partecipano tutte le comunità cristiane. La cristianità è divisa in più Chiese. Ognuna di esse possiede parti della verità. Tutte insieme formano la Chiesa di Cristo. L’unità della Chiesa non deve allora essere ristabilita; essa già esiste. Non esistendo nell’ambito della Chiesa visibile alcuna unità nella dottrina, nel culto, nell’insegnamento, l’unità effettiva, reale, può essere solo invisibile.” (Georg May: la trappola dell’ecumenismo). Come si vede, è penetrata nel mondo cattolico la visione protestante della Chiesa. Molti cattolici   iperecumenisti si avvicinano a queste false concezioni e giungono al punto di distinguere tra Chiesa del Papa e Chiesa di Cristo. Nella prima si trovano solo i cattolici, nell’altra tutti i battezzati. Con ciò la Chiesa Cattolica viene svilita a Chiesa particolare. La Curia può spiegare quanto vuole il significato autentico del subsistit, gli iperecumenisti tirano dritto per la loro strada. Continuano imperterriti a sostenere il (legittimo) coesistere di più chiese, che costituiscono tutte insieme la ‘Chiesa di Cristo’. Un professore di Tubinga dichiara spesso che “Una forma di realizzazione (della Chiesa) si trova anche in altre chiese (non cattoliche). Anche  Walter Kasper vede una differenza tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa di Gesù Cristo. Un concetto del genere è inaccettabile per un cattolico che abbia la fede. La Chiesa Cattolica non può essere posta sullo stesso livello di altre comunità religiose. E’ impossibile voler unificare la Chiesa Cattolica e le altre confessioni cristiane come parti  di una sorta di Superchiesa”.
Il gioco consiste nel voler allargare artatamente i confini della Chiesa, in ossequio alla preghiera di Gesù: “Ut unum sint” (Gv.17,21) e per ottenerlo si è voluto giocare su una parola dal significato ambiguo. Mentre EST rivendica a sé l’esclusiva della verità, SUBSISTIT (Che si può tradurre anche in ESISTE) ammette che anche altri ne fruiscano se pur parzialmente.
Ma queste sette che hanno distrutto l’unità con le loro eresie e i loro scismi, come possono accreditarsi come mezzi di salvezza?
  • Osservazione: La ‘Dominus Jesus’ dipana il discorso sulla Verità. Nondimeno evita di dire che la Chiesa Cattolica è la sola VERA Chiesa di Cristo, e nello sforzo di lanciare una ciambella di salvataggio agli acattolici si concede la cognizione della parzialità. Ciò rivela un teorema prestabilito onde arrivare ad un risultato precostituito. Non possono sussistere mezze verità. La verità è una sola) (Il contrario è la menzogna). La Verità non può coesistere con la menzogna; perciò la Chiesa Cattolica non ha la ‘pienezza’ della verità, ma semplicemente ha la verità, punto e basta.
Ho letto più volte quel concetto della nuova teologia secondo cui noi (cioè i cattolici) dobbiamo procedere congiuntamente ai seguaci delle altre fedi cristiane verso la conoscenza piena della Verità. Applicazione rigorosa del subsistit. Ma travisamento delle parole di Gesù il quale non ha fatto sconti, poiché oltre ad affermare che Lui stesso è la Verità, ci assicura che ciò che ha detto e fatto, basta e ne avanza per la nostra salvezza; o prendere o lasciare! Questo vale per noi cattolici ma anche per i tanto ossequiati ortodossi e più ancora stimati protestanti di tutte le razze. Inoltre, cercare la Verità unitamente a chi con ostinazione rifiuta i dogmi della Chiesa (dogma = verità da credere obbligatoriamente) significa attestare che la Chiesa Cattolica non possiede la Verità tutta intera esattamente come le altre confessioni cristiane. La “Dominus Jesus” afferma categoricamente che “Deve essere, infatti, fermamente creduta l’affermazione che nel Mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale è ‘La via, la verità e la vita’ (Gv.14,6), si dà la rivelazione della pienezza della Verità divina (D.J.,5), e, ancora la D.J..,5: “La Verità su Dio non viene abolita o ridotta perché è detta in linguaggio umano. Essa invece resta unica, piena e completa perché chi parla e agisce è il Figlio di Dio incarnato” (D.J.,6). Purtroppo con quel “possiede la pienezza della Verità” non si intende che la Chiesa Cattolica ne abbia l’esclusiva.
Infatti un presule ebbe ad affermare che “Dobbiamo guardare ad una mèta più grande per la Chiesa: maturare la consapevolezza di non possedere la Verità, ma di essere in cammino verso di essa insieme ad altri”; ergo, tutti sullo stesso piano di ricerca perché la Verità deve ancora venire. Cosa direbbe N.S. Gesù Cristo? Che confusione!!
Concludendo, la Dichiarazione ‘Dominus Jesus’ (6) afferma che “Lo Spirito Santo (…) insegnerà agli Apostoli e, tramite essi, all’intera Chiesa di tutti i tempi, questa verità tutta intera” (Gv.16,13). Cosa intendeva San Giovanni? Che la Verità sarebbe stata rivelata per intero al Papa e ai cristiani;  ma la rivelazione non è terminata con l’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia? – oppure che ogni religione avrebbe portato la sua verità, come rivoli d’acqua nel grande fiume cattolico?
Se la pienezza della Verità è assimilabile a ‘La Verità tutta intera’ nulla da eccepire sulla parola ‘sussiste’. Sta di fatto però che, sia il Concilio (Unitatis Redintegratio,3) che la “Dominus Jesus”, dopo aver affermato “L’unicità della Chiesa” (D.J.16) si contraddicono dicendo che “Le Chiese, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi vincoli, quali la successione apostolica e la valida Eucaristia, sono vere Chiese particolari”. Questo per quanto riguarda gli ortodossi. Per i protestanti invece si dice che “Non sono Chiese in senso proprio; tuttavia i battezzati, in quanto comunità, sono dal battesimo incorporati a Cristo e, perciò, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa (Cattolica)”. (D.J.17) Perché allora recitiamo: Credo la Chiesa una?
Inutile girarci attorno; il problema è di quella parola:”SUSSISTE” che i teologi ecumenisti la stiracchiano a piacimento. Ma legato a quella parola c’è il problema di fondo: i fedeli delle cosiddette ‘Chiese sorelle’ si salvano l’anima rimanendo fedeli al loro mutilo credo? Questo né il Concilio, né la Dominus Jesus, né qualsiasi altro documento postconciliare lo dice esplicitamente!
La dottrina cristiana insegna che per essere cattolici e quindi per salvarsi l’anima, necessita la fede integra, per cui è indispensabile e vincolante credere a tutte le verità rivelate. Rifiutare o anche solo dubitare di una verità è come negare tutta la fede e ci si pone fatalmente fuori dell’ortodossia, fuori della Chiesa di Cristo (malgrado le scoperte conciliari degli elementi di santificazione e di verità che sussisterebbero anche in queste chiese).
Riguardo alla Verità rivelata, si dà il caso che, come già detto, il contrario della verità sia la menzogna. Le mezze verità non sono verità, ma menzogne. La verità non si può frazionare: chi non la possiede per intero non la possiede affatto. La nuova teologia conciliare sembra suggerire che sarà ammesso alla salvezza eterna anche chi aderisce parzialmente alla verità; altrimenti non avrebbe senso quell’insistente richiamo ai numerosi elementi di salvezza contenuti nelle chiese separate. Siccome tutti riconoscono e si identificano in una qualche parte di verità, tutti si salverebbero, pur conoscendo ma non aderendo alla Chiesa Cattolica depositaria di tutta intera la Verità ma che, a quanto pare, la tiene gelosamente per se stessa poiché nessuno sembra tenuto ad aderirvi stando che ci si può salvare anche col proprio scampolo di verità. Ciò contraddicendo lo stesso Concilio Vaticano II che afferma: “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa Cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare” (Lumen Gentium,14). Esattamente quanto afferma da sempre la dottrina cattolica con il dogma “Extra Ecclesiam nulla salus ”, fuori dalla Chiesa (Cattolica) non c’è salvezza.
I fratelli separati, possedendo soltanto parzialmente la verità, ed essendone coscienti, dovrebbero per onestà intellettuale e scrupolo di coscienza, smaniare nella ricerca della totale verità ed accoglierla, una volta ritrovata; Ma purtroppo sono convinti di goderla già in toto, loro, non la Chiesa Cattolica. E’ il Concilio che si è inventato la storia della parziale verità, cosa che a loro poco interessa e forse per loro è un affronto, e non ci credono.  E’ grave perché così li illudono di potersi salvare. E’ incredibile che la Chiesa Cattolica metta in discussione la sua stessa tipicità  di unica depositaria della verità affidatale da Gesù Cristo, e si presti ad un relativismo e ad una fatua ricerca del nulla, poiché chi deve ricercare la verità sono soltanto coloro che un tempo le hanno voltato le spalle; e se vogliono, in qualsiasi momento, ce l’hanno a portata di mano!
Ritorniamo ancora alla “Unitati Redintegratio”: “Tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa Cattolica” (…) “Tutte queste cose, le quali provengono da Cristo e a Lui conducono, appartengono di buon diritto all’unica Chiesa di Cristo”.
E’ sulla base di questa affermazione che ‘Lumen Gentium’, afferma che la Chiesa di Cristo sussiste nella  Chiesa Cattolica.
“Dove gli schemi preparativi definivano che la Chiesa di Cristo E’ la chiesa cattolica, il Concilio concede soltanto che la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica adottando la teoria che anche nelle altre chiese cristiane sussiste la Chiesa di Cristo e che tutte devono prender coscienza di tale comune sussistenza nel Cristo. Le chiese separate, come scrive in ‘Osservatore Romano’ 14 ottobre, un cattedratico della ‘Gregoriana’, sono riconosciute dal Concilio come ‘strumenti di cui lo Spirito Santo si serve per operare la salvezza dei loro aderenti’. Il cattolicismo, in questa veduta paritaria di tutte le chiese, non ha più nessun carattere di preminenza e di esclusività” ( Romano Amerio – Jota Unum Cap.XXXV,246 )
Il Card. Ratzinger commenta in una conferenza del 27 febbraio 2000: “Con questa espressione, il Concilio si differenzia dalla formula di Pio XII il quale aveva affermato nella sua enciclica ‘Mistici Corporis’: ‘La Chiesa Cattolica E’ l’unico Corpo Mistico di Cristo’ (…) La differenza tra subsistit ed E’ racchiude il dramma della divisione ecclesiale. Nonostante la Chiesa sia solamente una e sussista in un unico soggetto, esistono delle realtà ecclesiali al di fuori di questo soggetto: delle vere Chiese locali e delle comunità ecclesiali”.
Non importa scomodare i teologi per affrontare l’esegesi di questa materia. Senza difficoltà si possono rilevare alcune osservazioni:
1)         Anche il Card. Ratzinger ammette la difformità d’insegnamento tra Pio XII (cioè la tradizione) e il Concilio Vaticano II.
2)         Lo stesso Ratzinger ammette che questa parola ha creato divisione nella Chiesa.
3)         Non si capisce se solamente queste cose buone contenute ‘fuori dai confini visibili della Chiesa (cattolica) e che provengono da Cristo’, appartengano all’unica Chiesa di Cristo (cioè la cattolica) o se grazie a queste cose, le cosiddette ‘chiese separate’ nel loro insieme (quindi anche con le loro manchevolezze) sarebbero incorporate alla Chiesa Cattolica.
4)         Per quanto ci si sforzi non si riesce ad appianare questa che a tutti gli effetti sembra, e forse è, una contraddizione.
5)         Com’è possibile che un singolo individuo accolga una verità e nel contempo ne rifiuta altre e, ciononostante sarebbero ‘realtà ecclesiali’
6)         C’è da chiedersi se chi usufruisce di queste ‘parziali verità’ in realtà esistenti fuori della Chiesa Cattolica farebbe parte del Corpo Mistico di Cristo. Mi sembra vi sia molto da dubitare, considerando la parabola della vite e dei tralci: “Io sono la vera vite…Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutti se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi se non rimarrete in me. Io sono la vite, voi i tralci: se uno rimane in me ed io in lui, questo porta molto frutto…Chi non rimane in me…sarà gettato a bruciare nel fuoco” (Gv.XV,1-6).
Certuni non si ritengono legati alla dottrina che noi abbiamo esposto in una nostra enciclica (Mistici Corporis ndr) e che è fondata sulle fonti della Rivelazione, secondo cui il Corpo Mistico di Cristo e la Chiesa Cattolica Romana sono una sola identica cosa”  (Pio XII “Humani Generis,17).
Il Corpo Mistico è la Chiesa e il suo capo è Cristo stesso. Ora non sappiamo più con esattezza come stiano le cose; se queste “realtà” (meglio sarebbe qualificarle come ‘sette’) sono per metà fedeli alla verità e per metà ne rifiutano altre professate dalla Chiesa Cattolica, l’unica e la vera e la sola fondata da Cristo, come possono far parte del Corpo Mistico di Cristo?
L’assunto, come si diceva, per cui rifiutando anche un solo dogma si è fuori dalla Chiesa, consente di riconoscersi nel Corpo Mistico? E quindi degni di salvezza? I rami dei protestanti e degli ortodossi sono secchi o rigogliosi? O sono un po’ questo e un po’ quello? Gesù taglia netto, non ammette mezze misure!
Tutti questi problemi non sussisterebbero se al posto di quella parola “sussiste” fosse rimasto E’.
Questa del ‘sussiste’ è una questione spinosa che si trascinerà ancora per molto tempo. Non illudiamoci che sia conclusa con l’ultimo documento della Congregazione della dottrina della fede  (“Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa”. 29 giugno 2007) che da se stesso indica la problematica sorta intorno alla suddetta parola. Ormai sappiamo che dietro ad essa c’è la corsa ecumenica verso i cosiddetti ‘fratelli separati’. A senso unico! Noi cattolici intorbidiamo i nostri principi per renderglieli accetti, mentre loro non si muovono di un passo; solo parole e sorrisi.
Arrampicarsi sugli specchi, poi, per dimostrare che nulla è cambiato della dottrina tradizionale e che “soltanto ciò che era semplicemente vissuto, ora è espresso; ciò che era incerto, è chiarito, ciò che era meditato, discusso, e in parte controverso, ora giunge a serena formulazione” (Paolo VI allocuzione del 29 settembre 1963) è puro esercizio speculativo. Mai sono state dette queste cose, e mai pensate dalla Chiesa Cattolica, dagli albori fino al Concilio Vaticano II. La dottrina era diversa e, con buona pace di Paolo VI, tutt’altro che incerta e controversa!
E’ incredibile a quali conseguenze porta una sola parola, forse posta lì senza dovuta ponderazione da una parte, ma con maliziosa preveggenza dall’altra. Si può a ragione dire che quella parola ha portato la rivoluzione nella nostra Chiesa. Ora il Papa, con affanno, tenta di riportare il discorso nel giusto alveo, ma inutilmente perché non si può dare a quella parola un significato che non ha. Ovvio inoltre che Joseph Ratzinger, uno dei teologi più influenti del Concilio Vaticano II, non possa smentire se stesso, dichiarando, come ha fatto il suo collega Küng, che oggi la Chiesa Cattolica “non si identifica più semplicemente con la Chiesa di Cristo” essendoci stata su questo punto, da parte del Concilio “una espressa revisione” (cfr Chiesa viva n°400 p.7), oppure come esplicitamente dichiara il cardinale Murphey O’Connor, arcivescovo di Londra, che in un recente discorso ha sanzionato: “Benché i cattolici credano che la Chiesa di Cristo sussista nella Chiesa Cattolica, proprio questa formula (sussiste.ndr) implica che la Chiesa Cattolica Romana, non sia totalmente autosufficiente e che le ricchezze e i doni di altre chiese cristiane sono elementi che contribuirebbero alla sua pienezza”. (dal Catholic Herald, 13 febbraio 2009, riportato da “Una Voce” gennaio-aprile 2009 p.11).

Fonte:

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