giovedì 26 settembre 2013

Padre Roger Thomas Calmel

 le-pere-roger-thomas-calmel
 
D’altra parte, il soprannaturale non si può né volatilizzare né modificare: esso è fermo e preciso; ha un volto determinato, una configurazione completa e definitiva: dopo l’Incarnazione del Verbo, dopo la Croce redentrice e la discesa dello Spirito Santo, il solo soprannaturale che esiste è cristiano e cattolico. Esso è reale solo in Christo Jesu et Virgine Maria et Ecclesia Christi. Perciò se ancora si conserva nel proprio animo il punto di vista del Vangelo di Gesù Cristo e dei primi venti Concili, si vede con tutta chiarezza ciò che ricaccia nel niente la chimera dell’unità ecumenica: l’obbligo di piegare il ginocchio davanti al Figlio dell’Uomo, autore e dispensatore sovrano della salvezza, sì, ma unicamente nell’unica Chiesa da Lui fondata. 
Oggi che la Chiesa è avvolta dalle nebbie e dai fumi dell’infernale modernismo, confessare la fede nella Chiesa, nei suoi dogmi e nei suoi Sacramenti, consiste nel mantenere intatte le definizioni ed i riti tradizionali, perché questi sono leali e veritieri e non danno adito a nessuna ambiguità. Confessare la fede nella Chiesa di fronte al modernismo, essere contenti di poter soffrire per rendere una bella testimonianza alla Chiesa ovunque tradita, significa vegliare con lei nella sua agonia o vegliare con Gesù, che continua, nella sua Chiesa afflitta e tradita, la sua agonia dell’Orto degli Olivi. Nella misura in cui saremo fedeli nel vegliare, inaccessibili al timore mondano e allo sconforto, sapremo per esperienza che la Santa Chiesa è un mistero di forza soprannaturale e di pace divina.  
Il Signore ha fondato la sua Chiesa non quale istituzione religiosa provvisoria, destinata a trasformarsi poi indefinitamente, ma come la società definitiva di salvezza, costituita una volta per sempre, con i suoi poteri di celebrare il culto della nuova Legge e di trasmettere agli uomini la grazia e la verità; soprattutto con la carità, che scaturisce dalla Croce e dai sette Sacramenti; la carità che arderà nel cuore della Chiesa fino alla Parusìa e per l’eternità.  
Troppi dignitari ecclesiastici si sono lasciati andare alla perversione modernista dell’intelligenza; sono giunti a non trovare più mostruosa l’abitudine di affermare nello stesso discorso proposizioni incompatibili, perché considerano l’intelligenza inetta a cogliere il vero. (…) 
Chi consente a questa deformazione mentale si vieta di condannare eretici o eresie e non si ritiene legato da nessun dogma: contempla con distacco e benevolenza le tesi più opposte, sforzandosi di valorizzare in ciascuna gli elementi che preparano un avvenire migliore e che si ricollegano più o meno a un sedicente spirito evangelico (in cui il Vangelo è interpretato come il fermento di un avvenire ideale, ma non è accettato come una regola definitiva, fedelmente custodita da una Tradizione divinamente assistita). 
E tuttavia quand’anche la prova della Chiesa fosse cento volte più straziante, cento volte più crudele, il Signore ne è sempre il Maestro e il Re. A Lui è stato dato ogni potere, dinanzi a Lui si piega ogni ginocchio in cielo, sulla terra e nell’inferno, ivi compreso questa specie d’inferno, per ora indolore, che è la setta modernista. Essa non può nuocere oltre gli stretti limiti che il Signore le ha fissato e il Signore non le concede un certo potere di offuscare, falsare e scandalizzare in mille modi se non per il bene degli eletti e per accrescere lo splendore di grazia della Sua Chiesa. 
 
Sacerdoti vinti dalla seduzione osino pure a dire a chiare note ciò che insinuano con molte reticenza; proclamino, se ne hanno il coraggio, facciano recitare e cantare un Credo aggiornato, e dicano: “Credo in una Chiesa mutevole, che deve mettersi al passo con la storia e convertirsi dai suoi peccati”. Quanto a noi, inseriti nella Tradizione di due millenni, continuiamo a credere alla Chiesa Santa, una attraverso i secoli, che non commette colpe e non deve convertirsi, benché non cessi di rendere più effettiva la conversione di coloro che ha generato alla vita soprannaturale; una Chiesa che non è mai in ritardo per portare ai peccatori la salvezza; una Chiesa, il cui movimento e il cui cammino non sono determinati dalla storia, ma dallo Spirito di Dio (la storia è un’occasione, non una causa efficiente).
La Chiesa non pecca. Essa chiede perdono al Signore non per i peccati che ha commesso lei, ma per i peccati che commettono i suoi figli, nella misura in cui non l’ascoltano come madre. La Chiesa non è impura: essa si purifica non nel senso che si laverebbe dalle sue sozzure, ma nel senso che essa rende puri i figli che ha generati, ovvero nel senso che cresce in santità, partendo non dall’impurità, ma da un precedente grado di santità. La Chiesa non è mai deformata: essa si riforma… nel senso che essa non cessa mai di ricondurre i suoi figli all’integrità della dottrina, alla rettitudine dei costumi, al sentimento della nobiltà e della dignità nell’esercizio delle loro cariche. (…)
 
La Chiesa nella quale crediamo è sempre pronta per tutte le ore del tempo di Salvezza; invulnerabile agli errori e ai peccati del mondo, d’una misericordia che niente stanca per le anime che ricorrono ad essa. Il suo viso e il suo cuore custodiscono inalterata l’immagine di Nostra Signora, la Vergine Madre di Dio, che è il suo rifugio, sua Madre e sua Regina.
 
(R.T. Calmel O.P., Breve apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys 2007).
 
Testo a cura di Marco Massignan (http://radiospada.org/)