Cosa intendiamo per tradizione? Perché il termine viene così ricusato in alcuni ambienti? E perché la (T)tradizione apostolica e patristica è tema così caro al cattolico?
Questi sono “quesiti” tutto sommato non difficili da “risolvere”, molto attuali, ma alle quali (domande) è d’obbligo comunque fornire una risposta anche breve, ben motivata e che non lasci spiragli o possibilità di repliche, salvo assistere ad inutili e ripetitive contro-teorie, e molte le conosciamo, sempre più risibili, inconsistenti dal punto di vista teologico e già bollate come dottrine eretico perniciose da Concilii e Papi.
Si può dire, e lo impareremo, che la Tradizione in Gesù è inconfutabile: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt. 24,35) Nostro Signore, come spesso fa, ci fornisce chiaramente l’assoluta immutabilità e tradizionalità dei Suoi insegnamenti, si deve su ciò che concerne “fede e costume” e non solo, contrapponendo in eterno i Suoi comandi perentori ed immodificabili anche e soprattutto contro quelle idee che potrebbero sembrare in apparenza più stabili, più appetitose, più popolari, ma che in realtà sono Cattivo lievito (Lc 12, 1), proposto da Ciechi Che pretendono di guidare gli altri (Mt 15, 3-14), da soggetti che vogliono a tutti i costi il favore degli uomini (1Gal, 10) [2]
Gesù annunzia il vangelo del regno, «annunzia la parola» (Mc 4, 33), facendo conoscere in parabole i misteri del regno di Dio (Mt 13, 11 par.). Apparentemente egli è un profeta (Gv 6, 14) o un dottore che insegna in nome di Dio (Mt 22, 16 par.). In realtà parla «con autorità» (MC 1, 22 par.), come in proprio, con la Certezza Che «le sue parole non passeranno» (Mt 24, 35 par.). Questo atteggiamento lascia intravvedere un mistero, sul quale il quarto vangelo si China con predilezione. Gesù «dice le parole di Dio» (Gv 3, 34), dice «ciò che il Padre gli ha insegnato» (8, 28). Perciò «le sue parole sono spirito e vita» (6, 63). A più riprese l’evangelista usa Con enfasi il verbo «parlare» (lalein) per sottolineare l’importanza di questo aspetto di Gesù (ad es. 3, 11; 8, 25-40; 15, 11; 16, 4…), perché Gesù «non parla da sé» (12, 49 s; 14, 10), ma «Come il Padre gli ha parlato prima» (12, 50). Il mistero della parola profetica, inaugurato nel VT, raggiunge quindi in lui il suo perfetto Compimento. [Cf. Diz. biblico Xavier L. Dufour]
Difatti è Cristo che concede a Pietro il potere di legare e sciogliere (Mt 16,19), come Cristo stesso e solo Lui può privare Pietro ed i suoi Successori di questo potere, che è la giurisdizione (papato = primato di giurisdizione / non di onore ATTENZIONE!). Sant’Alfonso e tanti altri prima di lui: “… E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio.” [3] Ovvio questo, poiché requisito per ottenere e mantenere la giurisdizione è anche e soprattutto la fede cattolica: “La Chiesa docente non può errare nell’insegnarci le verità rivelate da Dio: essa è infallibile, perchè, come promise Gesù Cristo, “lo Spirito di verità” * l’assiste continuamente. * Giov., XV, 26” (Cat. Maggiore al n° 115 e succ.).
Difatti la Chiesa, che è “comunione dei santi” (Cat. Maggiore al n° 122), deve avere in “comunione” anzitutto il suo Papa. Ora, chi è escluso dalla “comunione dei santi“? “E’ fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl’infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati“ (Cat. Maggiore al n° 124 e succ.). Abbiamo quindi capito perché un eretico, chi é fuori della Chiesa, non può essere Papa, proprio perché “battezzato che si ostina a non credere qualche verità rivelata dà Dio e insegnata dalla Chiesa“.
Il Papa, detto semplicemente, è il Capo della Chiesa docente. Siamo noi obbligati ad ascoltare la Chiesa docente? (Cat. Maggiore al n° 188) “Si, senza dubbio, siamo tutti obbligati ad ascoltare la Chiesa docente sotto pena di eterna condanna, perché Gesù Cristo disse ai Pastori della Chiesa, nella persona degli Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi disprezza me»”. Oltre l’autorità d’insegnare, ha la Chiesa qualche altro potere? (Cat. Maggiore al n° 189) “Si, oltre l’autorità d’insegnare, la Chiesa ha specialmente il potere di amministrare le cose sante, di far leggi e di esigerne l’osservanza”.
Ricordiamoci anche gli insegnamenti della Mortalium Animos di Papa Pio XI che dice: “«Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno» (IIGiov, 10). Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede”.
Ogni trasmissione nel tempo di idee, credenze, costumi, teorie, eccetera … può essere considerata tradizione. Ora, le tradizioni possono avere comunque innumerevoli sfaccettature e svilupparsi in diversi contesti, quindi noi cercheremo di concentrare le nostre attenzioni su quella tradizione cristiana che, come ci insegna il Catechismo, è la trasmissione della Verità rivelata nell’ambito della Chiesa e nel corso dei secoli passati.
Useremo d’ora in avanti la T maiuscola in Tradizione. La Tradizione può essere studiata in 2 differenti rami o sensi: “senso passivo – oggettivo” e “senso attivo”.
Il cosiddetto depositum fidei o deposito della fede, ad esempio, rientra nella Tradizione “passivo oggettiva”, e rappresenta il complesso di tutte le verità di fede insegnate da Gesù agli Apostoli e Discepoli, i quali le trasmisero poi oralmente al “collegio dei Vescovi” in quanto questi erano i loro legittimi successori nel Magistero.
Come sappiamo, quindi, la Rivelazione termina con il decesso dell’ultimo Apostolo, da qui abbiamo certezza che non ci è consentito aggiungere alcunché, pena “abbandono volontario del cattolicesimo” (eresia pertinace o apostasia), alle verità da Essi tramandate mediante insegnamenti e successivi (anche di pochi anni) scritti “divulgativi”.
Infatti è dottrina certa che “l’opera del Magistero ecclesiastico deve limitarsi a trasmetterle (le verità) e spiegarle rilevandone tutte le implicazioni teoriche e pratiche” [Dizionario del Cristianesimo, P. Zoffoli, Sinopsis, p. 529]. Le verità varie compongono la Verità unica e lo vedremo. A tal proposito ricordiamo che il Concilio Vaticano I, affermando l’infallibilità del Sommo Pontefice, ha così definito Universalmente: “Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché manifestassero, per la sua rivelazione, una nuova dottrina, ma perché con la Sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la Rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della Fede” [Concilio Vaticano I, Denzinger, n. 3070].
Nulla del dogma può essere modificato: “26 Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27 perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.” (At 20)
E’ giunto il momento, sebbene brevemente, di spiegare anche il “senso attivo” della Tradizione. Parliamo di chi è effettivamente deputato, persona o “Società”, a tramandare o trasmettere la Verità che è stata rivelata, in maniera inequivocabile e quindi immodificabile.
Il senso proprio del depositum fidei può essere fatto conoscere e divulgato per il tramite dell’essere umano in prima istanza; l’uomo, composto sostanziale (anima e corpo) ed essere comunque macchiato dal peccato originale, può limitarsi solo a vivere il deposito ed a tramandarlo comprendendo vita e scritti di Pardi, Scrittori ecclesiastici, uomini di provata fede, catechisti esemplari, esempi di santità e virtù, esegeti uniti dall’unanimità di consenso, mistici, eccetera … In questo contesto, nel “senso attivo umano”, non può esservi alcuna infallibilità, proprio perché questo attributo è appartenente (ancora solo) al Creatore e non all’uomo, dunque la circostanza sulle prime potrebbe complicarsi, eppure troveremo una soluzione più semplice del previsto, così come Cristo ha comandato, e risolveremo anche l’ “ancora solo”.
Cristo ci parla di genere divino ed infallibile (“senso attivo” con indefettibilità) [4] della trasmissione della Tradizione – San Pietro in veste di Dottore universale e Sovrano primo Pontefice e non in quanto uomo Simone e pescatore di pesci – quindi giungiamo al senso proprio del Magistero universale, ordinario e solenne della Chiesa cattolica. Lo stesso Magistero che è si “organo vivo”, ma assolutamente non prevede alcunché di invenzione nuova, di parere d’uomo, di innovazione che contrasti con la Tradizione precedente, che è di Dio stesso. Possiamo quindi affermare con certezza che ogni singolo atto di Magistero è esso stesso un atto tradizionale (di Tradizione) perché è “trasmissione di un contenuto” una volta e per l’eternità.
Come ha origine la nostra e vera Religione? Tutti noi sappiamo che traiamo la verità rivelata dalla Bibbia [5], però il Testo Scaro è sì parola di Dio ma non è stata scritta da Dio, da qui la certezza che furono mani di uomini a scrivere il Testo ed riportare la Parola, spesso fu fatto anche usando generi letterari che meglio rendevano comprensibile all’uomo il grandioso Mistero che ancora doveva rivelarSi. Partendo da questa ovvia considerazione, ci viene in aiuto risolutivamente e certissimamente il subordine in “senso attivo” alla Tradizione, ossia “la stessa Autorità della Chiesa”, autorità di Pietro in qualità di Vicario di Cristo e di Capo universale degli Apostoli e della Chiesa stessa, Chiesa vera intesa quale Società visibile e gerarchica fondata da Cristo.
Gli agiografi, difatti, poterono riconoscere gli insegnamenti divini e tramandarli ai posteri, escludendo ogni errore (inerranza), traducendo in forma scritta gli insegnamenti del Maestro, ma lo fecero bene solo ed esclusivamente poiché la Parola scaturiva dalla Chiesa detta Docente e l’operato degli stessi era subordinato alla Tradizione, al Magistero della Chiesa, il solo in grado di identificare e discernere l’origine divina e certissima del Messaggio medesimo.
Da qui ne viene anche la certezza stessa che nessuna rivelazione privata o presunta “illuminazione esegetica post moderna” potrà mai intaccare o modificare il corretto senso dei canoni.
Abbiamo appreso, adesso, il perché la Tradizione non può essere in alcun modo alterata ed il perché qualora ciò dovesse accadere, ne risentirebbe il danno l’ecclesiologia stessa, quindi è evidentemente palese che non potrebbe trattarsi (la variazione) di dottrina certa originata dal bene, pertanto sarebbe dottrina adulterata, ovverosia non autentica, di fonte non cattolica, pertinace ed inefficace, proveniente da falsi cristi e falsi profeti (Mt 24,24).
La Tradizione, possiamo dire, precede la Scrittura stessa perché è da Dio, ne fissa il canone garantendone divina ispirazione ed inerranza (esente da errori – dogma), la completa poiché non ne è semplicemente la sintesi e la interpreta correttamente per evitarne derive protestanti (libero esame, sola scriptura, millenarismi, ecc…).
La Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e di conseguenza l’una e l’altra, Tradizione prima e Scrittura poi, devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza. [cfr. Decr. De canonicis Scripturis, Denzinger, n. 783].
La quaestio finale sorge spontanea: e allora perché accade ciò che sembra accadere? E quale è il limite fissato da Dio?
Come sempre invito il lettore alla preghiera ed alla vicinanza ai Sacramenti, altresì faccio un appello alla riflessione ed allo studio della materia!
Questo discorso, mare tumultuoso ed “infinito” negli scritti dell’eresiarca, ha invece nel Sapiente una fine breve e certa, quindi Galati 1 6,10 “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!”
Abbiamo quindi capito perché se un presunto Papa va (in foro esterno e con pertinacia nel suo insegnamento) contro la Tradizione, questi è eretico, quindi è privato da Cristo della giurisdizione, quindi è uno che siede lì in Vaticano ma che in realtà è un antipapa ma ancora solo ipso facto (ve ne ho già parlato dettagliatamente in passato); proprio perché ricusa con pertinacia la fede cattolica stessa. Difatti, per esempio, il C.J.C. del 1917: “Tutti gli apostati dalla fede Cristiana, e tutti gli eretici e scismatici: sono ipso facto scomunicati … Il Delitto di Eresia: procura una scomunica ipso facto. Questa basilare scomunica è la pena incorsa da tutti gli eretici… Un eretico… è in tal modo incorso nella scomunica ed ha perso la appartenenza alla comunione generale di quella società (la Chiesa)”.
Facciamo ora un esempio dozzinale.
Un uomo che viene creduto Papa perché i suoi compari e la stampa gli concedono quel tipo di visibilità (da non confondere con la visibilità santa della Chiesa), si sveglia una mattina ed insegna (Chiesa docente) con costanza che “scippare le borse alle vecchiette non è più peccato“, può dire anche “la Chiesa apre agli scippatori di borsette delle vecchiette“, oppure “la misericordia di Dio perdona lo scippatore delle vecchiette“, però se questo presunto Papa si dimentica di insegnare con la stessa costanza e nello stesso contesto che lo scippatore di borsette alle vecchiette viene perdonato da Dio e si salva SOLO se si converte, si confessa, si pente con contrizione, non commette più lo stesso peccato, ecc … , se il presunto Papa NON LO FA, siamo certissimi che questi è un eretico manifesto. Sta andando contro la fede cattolica, quindi contro la Tradizione, e lo sta facendo in foro esterno ed in “forma” di Papa (non più di dottore privato e ve ne ho già parlato in passato), proprio perché usa la sua presunta giurisdizione per fornire insegnamenti continuativi, anche solo verbali (orali come fece Gesù e come facevano gli Apostoli «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi disprezza me»). Ma noi cosa sappiamo? Che un Papa non può insegnare le ”velenose dottrine dei nemici della Chiesa” (Pascendi, S. Pio X). In tutta questa dinamica, ed è già accaduto delle volte in passato [6], i Vescovi (o almeno uno di essi) dovrebbero rilevare la pertinacia dell’eresia e, come ci insegna la Chiesa, successivamente rendere noto che il soggetto ha vacato la sede (ho già spiegato in altri studi questa dinamica). E se ciò non dovesse accadere? Beh, di certo la Tradizione non sbaglia, quindi vuol dire che sono tutti compari, tuttavia visto che Gesù ha promesso indefettibilità e perpetuità alla Chiesa, è matematicamente impossibile che ciò accada, basta solo cercare e trovare quel Vescovo, fosse anche in Alaska, che lo ha fatto. In sostanza chi fornisce insegnamenti contrari alla Tradizione è peggiore dell’omicida, poiché è uno scandaloso, uno scandalizzatore [7]. Come si conclude l’esempio? Poniamo che il presunto Papa insegna SOLAMENTE che ”scippare le borse alle vecchiette non è più peccato“, può dire anche “la Chiesa apre agli scippatori di borsette delle vecchiette“, oppure “la misericordia di Dio perdona lo scippatore delle vecchiette” .. può accadere che milioni di persone, credendolo Papa, cominciano a scippare le vecchiette. Morale? Si dannano l’anima. Ecco perché San Pio X, e Gesù stesso prima di lui, ci tennero a precisare che nella Chiesa nessuno può insegnare le ”velenose dottrine dei nemici della Chiesa“, e chi lo fa è palesemente uno dei tanti anticristi (1Gv 2,18) (da non confondere con l’uomo iniquo). Ma se invece è la stampa che inventa e scrive “la Chiesa apre agli scippatori di borsette delle vecchiette” attribuendo le parole al presunto Papa? Beh, se questi è Papa ha il dovere, l’obbligo di correggerli immediatamente, pubblicamente e con impeto, per evitare che le anime si dannino. Se non lo fa è complice e comunque è un ambiguo, quindi sempre antipapa resta: “Se questa involuta e fallace maniera di dissertare è viziosa in qualsiasi manifestazione oratoria, in nessun modo è da praticare in un Sinodo [o da un Papa], il cui primo merito deve consistere nell’adottare nell’insegnamento un’espressione talmente chiara e limpida che non lasci spazio al pericolo di contrasti” (Auctorem Fidei, Pio VI)
Uno potrà dire: “e vabbè ma vuoi allora sostituirti al Papa!” Assolutamente no, è la Chiesa che insegna questo, mica è mio arbitrio umano (come fanno i protestanti). Anzi, è chi pensa il contrario che vuol sostituirsi a Dio.
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Note:
[1] PASSI PARALLELI: Matteo 5:18; Salmo 102:26; Isaia 34:4; 51:6; 54:10; Geremia 31:35-36; Ebrei 1:11-12; 2Pietro 3:7-12; Apocalisse 6:14; 20:11; Numeri 23:19; Salmo 19:7; 89:34; Proverbi 30:5; Isaia 40:8; 55:11; Tito 1:2; 1Pietro 1:25; Apocalisse 3:14