PREFAZIONE
Ero “nel mezzo del cammin” (come scrisse il sommo poeta), coinciso esattamente con la famosa rivoluzione culturale del popolo di sinistra; un turbine furioso che ha cambiato i connotati dell’Italia e dell’Occidente. Ero presente in quella selva in cui nubi tenebrose si addensavano ogni giorno più minacciose fino all’oscuramento della ragione, fino allo scorrere del sangue e alla rivolta dell’ordine naturale, poiché ancor oggi, dopo più di 45 anni se ne vedono gli amari frutti.
Per quanto mi riguarda, “la diritta via” non l’ho smarrita nonostante le difficoltà di orientamento per chi viaggiava con la targa di cattolico, tra le nebbie che avvolgevano ormai anche la Chiesa (cattolica).
Cos’era successo? In Francia avvenne la rivolta femminista: le antiche suffragette misero gli artigli e scesero in piazza minacciose. Le corrispettive italiane non persero tempo e fecero il verso alle francesi. Tutto il mondo della cultura e della politica, della scuola e del lavoro sindacalizzato, tutte le donne stanche di essere sottomesse ai “maschietti”, questi e quant’altri mondi legati al laicismo più radicale, insorsero. I partiti politici specie quelli dell’area massimalista soffiavano sul fuoco e fornivano milizie molto abili a maneggiare le bombe Molotov e le P 38.
Dall’Università Cattolica venne il segnale e arrivò la rivoluzione anche nella Chiesa..
Ma come, cosa c’entra la Chiesa, la religione, con quest’altre faccende? Fino ad allora la Chiesa stava a guardare, stava calma, non si immischiava in quelle cose. Si, ma a quel punto, investita dalla bufera doveva pure difendersi e schierarsi. Schierarsi vuol dire creare divisioni, ed è stato inevitabile. Al vento di tramontana che soffia inesorabile fin dai tempi in cui il Capostipite disse : “Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”, un’altro, non meno gagliardo formatosi all’interno, investì la Chiesa di effetti venefici. La Chiesa dunque tra la rivoluzione (in)civile che non dissimulava propositi anticristiani, che proveniva dall’esterno, e un’implosione contigua al suo interno sospinta dal vento dell’apertura al mondo, enunciata dal Concilio Vaticano II da poco concluso: una minaccia interna che si è sovrapposta a quella permanente esterna.
A questo punto, mentre assistevo, incredulo, al progressivo disgregamento delle nostre certezze, delle nostre tradizioni, delle nostre venerande istituzioni e, allibito, assistevo pure all’euforia trionfalistica di una conclamata libertà da presunte schiavitù medievali gestite da una Chiesa miope, che finalmente aveva aperto gli occhi, mentre ero ormai rassegnato, una mano provvidenziale mi tolse fuori dalle nebbie e mi fece respirare un po’ di aria sana. La selva oscura tale rimaneva, sicché “a dir qual’era è cosa dura” che solo al pensarci “rinnova la paura”. Ma ne uscii.
Cercavo di capire. Mi dibattevo tra le sirene che annunciavano, esultanti, tempi nuovi, nuove frontiere, e non capivo perché avrei dovuto distaccarmi dalla tradizione che non mi aveva mai disturbato e anzi, come mi aveva accompagnato fino al mezzo del “cammin”, nulla di più desideravo, che mi accompagnasse anche nell’altra metà che mi rimaneva da percorrere.
Mi fu chiaro finalmente il criterio che ha portato la Chiesa alla ‘sua’ rivoluzione, una scoperta che mi ha lasciato tanta amarezza: la Chiesa non solo ne è stata coinvolta, ma ne è stata essa stessa concausa. Dall’esterno ha assorbito lo spirito di rivolta in quel clima di attesa divinatorio penetrato in buona parte del mondo cattolico, clima sospinto dalle fin troppo ottimistiche attese del Concilio Ecumenico Vaticano II voluto proprio per andare incontro all’uomo, per ascoltare e accogliere l’uomo, per aprirsi al mondo evitando attriti e condanne.
Passai il resto della mia vita nel tormento per una Chiesa lacerata, tradita, umiliata. Si trattava di capire, di scegliere e di agire. Capire a fondo l’origine e il motivo di ciò che era già avvenuto come una sciagura; scegliere tra due posizioni: o far conto di nulla, adeguarsi e rinunciare a capire, oppure resistere attaccato alla tradizione, ben sapendo che questa seconda via porta alla ghettizzazione. Non è un caso che il “68” rivoluzionario cada solo a tre anni dalla fine del Concilio. Da qui in avanti tutto è mutato. La Chiesa si è spinta oltre, divenendo la Chiesa del dialogo, dell’ecumenismo, dei cedimenti, dei silenzi, della apertura al mondo, dei rimorsi del passato; la Chiesa che ha rotto con la tradizione e prende strade mai intraprese che sono pericolose e portano alla rovina. Perché dunque anch’io avrei dovuto intrupparmi e rinunciare a quella visione cristiana che mi aveva forgiato fin dall’infanzia? Il decadimento del clero non ha fatto che aumentare la mia costernazione e farmi capire la necessità di non limitarmi al piagnisteo, ma di agire innanzitutto sul piano spirituale personale, e attivandomi in qualche modo sul piano comunitario cercando di dare risalto alla ricchezza della tradizione cattolica, contrastando lo spirito progressista e neo-modernista ormai prevalente nella Chiesa e denunciando posizioni anomale, arbitrii e abusivismi specie nella liturgia, ben sapendo che il rifiorire della fede avverrà col contributo di ciascuno, purché umile e generoso, ma soprattutto con l’intervento decisivo di Cristo, Capo e Timoniere della Sua Chiesa.
Questo libro non è altro che il frutto di esperienze, di osservazioni e lunghe riflessioni, perciò riguarda innanzitutto me stesso; soltanto per me ho cercato di capire i messaggi che vengono da un’altra chiesa, una chiesa che io non conosco e che, incredibilmente, soppianta le mie devozioni, le mie pie abitudini, i miei credo granitici, e stretto dalla necessità di una scelta, l’opzione cadde inevitabilmente sulla Chiesa cattolica, quella di Gesù Cristo, quella di sempre. Nulla ho scartato di ciò che ho appreso da santi sacerdoti, semplicemente perché avrei tradito me stesso, non trovandovi alcunché di inaccettabile. Vorrei tuttavia offrire ad altri, specie a chi è confuso o dubbioso, a chi soffre le pene della Chiesa, questi miei studi e considerazioni, che ho cercato di supportare con citazioni inequivocabili, nella speranza che servano a togliere anche un po’ del torpore in cui è caduta la cristianità. Non ho difficoltà a immaginare che sarò giudicato un polemista o addirittura un integralista. Non importa. Questo non è un libro di pietà; sarebbe più giusto parlare di apologia, se non fosse che oggi, questa, è una parola proibita. Ma voltando le spalle alla tradizione si è creata la divisione. Molti cattolici sono perplessi e spesso scandalizzati e non sanno a chi votarsi. Mi rivolgo ad essi nella speranza di aiutarli a vederci più chiaro. Non intendo tuttavia sostituirmi a chi ha il potere e l’obbligo di vegliare a che i lupi non entrino nell’ovile, e a riportare la Chiesa nel genuino solco tracciato da Cristo e mai abbandonato nel corso di duemila anni di storia.
Si usa parlare di critica costruttiva, qui invece, chi è in buona fede potrebbe vedere solo critica negativa; ma ciò per la ragione che il male, le storture, gli errori vanno combattuti, e colpito il male emerge il bene.
Chiedo pertanto la comprensione del lettore il quale capirà lo sforzo che ho fatto per rivisitare i principali nodi che la Chiesa Cattolica, dovrà sciogliere per camminare più spedita; nell’umile speranza di dare un contributo fattivo alla fervida attesa della restaurazione della verità della chiarezza e dell’ordine.
Ritengo inoltre sia necessario come premessa, specificare una cosa: la Chiesa in senso proprio non è soggetta a mutamenti di sorta, perché Gesù Cristo così l’ha voluta, Lui stesso ne è il capo e come Lui attraversa i secoli indenne da contaminazioni. E’ necessario chiarire altresì che la stessa Chiesa militante è composta da esseri umani inclini al peccato, e che ai posti di manovra, Cristo non ha messo degli angeli. Pertanto è necessario non confondere la Chiesa in quanto tale che è santa, con gli uomini di chiesa, ai quali è rivolta la mia attenzione.
CAPITOLO 1: CHIESA CATTOLICA, È VERA CRISI
Non so se tutti i cattolici se ne rendano conto, frastornati come sono, da un profluvio di Messe alla chitarra, di feste parrocchiali con balli appresso, di progetti culturali e programmi pastorali come mai si son visti. Ma che la Chiesa Cattolica oggi stia soffrendo di una crisi non vi è alcun dubbio. Anzi, io credo, come molti osservatori, che questa sia la più grande e rovinosa crisi di tutta la sua storia.
Siccome qualcuno prende questa crisi per un grande balzo in avanti, vediamo di parlarne alla luce di fatti e documenti per capire meglio cos’è successo.
Comunemente la crisi, anche nel nostro caso, è intesa come il mutamento in senso peggiorativo dell’istituzione ecclesiale nel suo complesso. Chiunque abbia un minimo di attenzione lo può capire; ma se ciò non bastasse ecco che ci pensa qualcuno a dire come stanno le cose, con dichiarazioni e prese di posizioni ufficiali, ma anche con discorsi, interviste e scritti che hanno sempre un grande peso nella pubblica opinione.
Nel mare di dichiarazioni fatte spesso a denti stretti dalle autorità della Chiesa, partendo dalle prime timide ma chiare affermazioni di Paolo VI per finire a Papa Benedetto XVI che nell’ottobre del 2008 preconizza addirittura il pericolo di scomparsa del cristianesimo, propongo al lettore questo campionario che dà sufficienti spunti per meditare, tanto da togliere il sonno a molti e a far cadere la polvere dagli occhi a tanti altri.
“ La Chiesa attraversa oggi, un momento di inquietudine. Taluni si esercitano all’autocritica, si direbbe persino all’autodemolizione. E’ come un rivolgimento interiore acuto e complesso, che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio. Si pensava a una fioritura, a una espansione serena dei concetti maturati nella grande assise conciliare. C’è anche questo aspetto della Chiesa, c’è la fioritura, ma… si viene a notare maggiormente l’aspetto doloroso. la Chiesa viene colpita pure da chi ne fa parte!”
Paolo VI, Allocuzione ai seminaristi lombardi 7 dicembre 1968
“Un fermento praticamente scismatico divide, suddivide, spezza la Chiesa “
Paolo VI, Omelia in coena Domini 1969
“(…) Nel momento stesso in cui la proclamazione della Parola di Dio nella liturgia, registra, grazie al Concilio un meraviglioso rinnovamento, l’uso della Bibbia diventa sempre più familiare in mezzo al popolo cristiano; i progressi della catechesi, purché attuati secondo gli orientamenti conciliari, permettono di evangelizzare in profondità; la ricerca biblica, patristica e teologica offre spesso un prezioso contributo all’espressione viva del dato rivelato: ecco che molti fedeli sono turbati nella loro fede da un cumulo di ambiguità, d’incertezze e di dubbi che la toccano in quel che essa ha di essenziale. Tali sono i dogmi trinitario e cristologico, il mistero dell’Eucaristia e della presenza reale, la Chiesa come istituzione di salvezza, il ministero sacerdotale in mezzo al popolo di Dio, il valore della preghiera e dei sacramenti, le esigenze morali riguardanti ad esempio, l’indissolubilità del matrimonio o il rispetto della vita umana. Anzi, si arriva a tal punto da mettere in discussione anche l’autorità divina della Scrittura, in nome di una radicale demitizzazione. Mentre il silenzio avvolge a poco a poco alcuni misteri fondamentali del cristianesimo, vediamo delinearsi una tendenza a ricostruire, partendo dai dati psicologici e sociologici, un cristianesimo avulso dalla tradizione ininterrotta che lo ricollega alla fede degli Apostoli, e ad esaltare una vita cristiana priva di riferimenti religiosi”.
Paolo VI, Esortazione apostolica QUIDEM IAM ANNI TRANSACTI 8 dicembre 1970
“Uno degli aspetti più sconcertanti della Chiesa postconciliare è la sua divisione interna. Tensioni acute ne turbano la vita a tutti i livelli. Quasi dovunque, sul piano religioso come sul piano profano, i cattolici militano su fronti opposti. Le divergenze non sono puramente teoriche, a investono la vita personale e comunitaria. Non riguardano questioni di dettaglio ma mettono globalmente in causa la vita cristiana, sacerdotale, religiosa”.
Giulio Girardi in “Quale Chiesa” p.141- Cittadella editrice, 1970.
“E’ mio convincimento che nella Chiesa Cattolica si stia attraversando una crisi gravissima, sul cui esito (…) non oso azzardare nessuna previsione. L’attuale crisi è ben più grave di quella modernista (…) forse più grave ancora di quella protestante (…). La mia fede e la mia speranza non mi autorizzano a scartare a priori l’ipotesi che la Chiesa (…) possa conoscere nell’epoca attuale giorni di grandi tribolazioni, apostasie vaste e clamorose, smarrimenti di pastori (…). Io non mi domando (…) se la Chiesa avrà un domani, ma quale sarà il domani della Chiesa dopo il passaggio dell’attuale ciclone (…). Papa Giovanni XXIII (…) disse: ‘Mi sembra di dover dissentire da questi profeti di sventura’ (…) mai e poi mai immaginando quale turbine si sarebbe scatenato all’indomani stesso della chiusura del Concilio, proprio all’interno della Chiesa. Un turbine di dottrine ereticali e di fatti aberranti (…). La crisi attuale è gravissima proprio perché all’inizio di essa, esiste una crisi di fede (…). Un tale cataclisma non può essere, evidentemente da Dio. Un Concilio non può essere, di per sè, che seminagione di bene. E allora, alla domanda trepidante: ‘Signore (…) da dove proviene la zizzania?’, non si trova altra risposta plausibile che quella data nella parabola del Regno: ‘Un nemico ha fatto ciò (…). Il nemico che l’ha seminata è il diavolo’ (…). La sua caratteristica (…) sta a mio avviso nel fatto che la crisi è esplosa dopo un Concilio, anzi in nome di un Concilio”.
Luigi Maria Carli: ”NOVA ET VETERA”, Roma, Istituto Editoriale del Mediterraneo,1969, pp 10-23. (Citazione tratta da SI si no no 31 ottobre 2008.)
“.Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio: c’è il dubbio,l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale, per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne, invece, già noi padroni e maestri. E’ entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce…”
Paolo VI – 29 giugno 1972
“L’apertura al mondo è divenuta una vera e propria invasione del pensiero secolare nella Chiesa. Forse siamo stati troppo deboli e imprudenti?”
Paolo VI 1973
Il Cardinale Wyszynski, nell’omelia del 9 aprile 1974, nella cattedrale di Varsavia, descrive una Chiesa postconciliare “la cui vita si allontana sensibilmente dall’evento del Calvario; una Chiesa che diminuisce le sue esigenze e che non risolve più i problemi secondo la volontà di Dio, ma secondo le possibilità umane; una Chiesa il cui Credo è diventato elastico e la morale relativistica; una Chiesa nella nebbia e senza le tavole della Legge; una Chiesa che chiude gli occhi davanti al peccato, che teme di essere rimproverata come non moderna”. (tratto da Jota Unum, di R.Amerio; Epilogo,324).
“C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo e nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di S.Luca: ‘Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora fede sulla terra?’. Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri (…). Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge per quanto piccolo esso sia”
Paolo VI all’amico Jean Guitton 8 settembre 1977
“L’ora presente è ora di tempesta. Il Concilio non ci ha dato tranquillità… ma turbamento e certo non di modesta portata, bensì di dimensioni di tempesta e di turbine”.
Paolo VI 15 luglio 1970
“ La Chiesa viene colpita pure da chi ne fa parte…L’interesse per il rinnovamento conciliare è stato da molti rivolto all’accettazione delle forme dello spirito della riforma protestante…non ci si fida più della Chiesa…è entrato il dubbio nelle coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere opere di luce…Qualcosa di preternaturale è venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio: il suo nome è il diavolo”
Paolo VI
“Bisogna ammettere realisticamente e con sofferta sensibilità, che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi; si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la liturgia; immersi nel relativismo intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo vagamente sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva”.
Giovanni Paolo II 6-2-1981
“Negli anni del postconcilio si è prodotta nella Chiesa Cattolica una forte confusione dottrinale e pastorale che ha spinto uno studioso al di là di ogni sospetto come Rahner a parlare di criptoeresia. Questo clima purtroppo genera un profondo disorientamento nei fedeli stessi. E’ necessario uscire da questa situazione seguendo l’invito di San Paolo di attuare la Verità nella Carità”
Card. Ugo Poletti Osservatore Romano del 7 ott.1984 (Cit. Jota Unum; epilogo, 324).
“I risultati del Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di Giovanni XXIII e poi di Paolo VI: ci si aspettava una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissesto che è apparso passare dall’autocritica all’autodistruzione. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci siamo invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza che si è sviluppato in larga misura proprio sotto il segno di un richiamo al Concilio, e ha quindi contribuito a screditarlo per molti. Il bilancio sembra dunque negativo. E’ incontestabile che questo periodo è stato decisamente sfavorevole per la Chiesa cattolica”.
Card. J. Ratzinger (cit. dall’Osservatore Romano 29.11.1984)
Secondo il Card.Ratzinger (Osservatore .Romano.1984) le cause della crisi della Chiesa sarebbero quattro: si son perdute la fede in Dio, la fede nella Chiesa, la fede nel dogma e la fede nella Scrittura letta dalla Chiesa. Saliente è l’affermazione di Ratztnger sull’alterazione dell’ecclesiologia, dove l’autorità di Pietro è stata indebolita dall’indebito rafforzamento delle Conferenze Episcopali, le quali hanno altresì distrutto l’autorità personale dei vescovi.
(cfr, R. Amerio – Jota Unum, Epilogo, 324)
“E’ incontestabile che gli ultimi vent’anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa Cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di Papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. I cristiani sono di nuovo minoranza, più di quanto lo siano mai stati dalla fine dell’antichità”.
Card. J. Ratzinger “Rapporto sulla fede” di V.Messori, 1985 – Cap.II
“Il ‘Vaticano II non voleva di certo cambiare la fede, ma rappresentarla in modo efficace. Voglio dire inoltre che il dialogo con il mondo è possibile solo sulla base di una identità chiara: che ci si può, ci si deve aprire, ma solo quando si è acquisita la propria identità e si ha quindi qualcosa da dire. L’identità ferma è la condizione dell’apertura. Così intendevano i Papi e i Padri conciliari, alcuni dei quali certamente indulsero a un ottimismo che noi, a partire dalla nostra prospettiva attuale, giudicheremmo come poco critico e poco realistico. Ma se hanno pensato di potersi aprire con fiducia a quanto c’è di positivo nel mondo moderno, è proprio perchè erano sicuri della loro identità, della loro fede. Mentre da parte di molti cattolici c’è stato in questi anni uno spalancarsi senza filtri e freni al mondo, cioè alla mentalità moderna dominante, mettendo nello stesso tempo in discussione le basi stesse del ‘depositum fidei’ che per molti non erano più chiare“.
Card. Joseph Ratzinger, Rapporto sulla fede, cap.II.1985
“Chi oggi parla di ‘protestantizzazione’ della Chiesa cattolica intende in genere con questa espressione un mutamento nella concezione di fondo nella Chiesa, un’altra visione del rapporto fra Chiesa e Vangelo. Il pericolo di una tale trasformazione sussiste realmente; non è solo uno spauracchio agitato in qualche ambiente integralista”.
Card. J.Ratzinger (V.Messori, ‘Rapporto sulla fede” Cap. XI – 1985)
“L’atteggiamento di certo ecumenismo cattolico postconciliare è stato segnato da un certo masochismo, come da un bisogno un po’ perverso di riconoscersi colpevoli di tutti i disastri della storia”.
Card. J. Ratzinger (V.Messori, “Rapporto sulla fede” Cap.XI – 1985
“La crisi della Chiesa moderna appare manifesta nel fatto che non le è riuscito quell’influsso sul mondo nel quale essa aveva fatto consistere il proprio rinnovamento. La contraddizione dell’evento all’intento conciliare spunta in tutti i campi”.
Romano Amerio, (Jota Unum, Epilogo, 325)
“Ora però non è più possibile farsi illusioni, troppo evidenti essendo divenuti i segni della scristianizzazione nonché lo smarrimento dei valori umani e morali fondamentali. In realtà tali valori, che pur scaturiscono dalla legge morale inscritta nel cuore di ogni uomo, ben difficilmente si mantengono, nel vissuto quotidiano, nella cultura e nella società, quando vien meno o si indebolisce la radice della fede in Dio e in Gesù Cristo”.
Giovanni Paolo II (dal discorso al Convegno di Palermo del 20 – 24 novembre 1995)
“Una pastorale sapiente ed efficace (…) deve nutrirsi il più possibile di quelle ricchezze di fede e di cultura che sono maturate attraverso tutta la nostra storia”.
“Questa sembra la condizione per arrestare e possibilmente invertire la tendenza a un progressivo restringersi dell’adesione alla fede e all’etica cristiana con il passaggio delle generazioni”.
“Avvenire” 23.5.1995
“Le correnti di scristianizzazione che attraversano la modernità mutano volto ma non sembrano affatto arrestarsi nel passaggio alla cosiddetta post-modernità; mettono infatti in discussione Dio stesso. Ma anche nella Chiesa stessa varie sono state le crisi che, sfumando i fondamenti teologici, hanno indebolito ‘il fondamento stesso dello slancio missionario’ mentre la pastorale si è ripiegata su se stessa perdendo la capacità di impregnare e trasformare la vita”.
Card. Camillo Ruini – Presidente CEI 29.9.1996
“Non si può infatti negare che la vita spirituale attraversi in molti cristiani un momento di incertezza che coinvolge non solo la vita morale, ma anche la preghiera e la stessa rettitudine teologale della fede. Questa, già messa alla prova dal confronto col nostro tempo, è talvolta disorientata da indirizzi teologici erronei che si diffondono anche a causa della crisi di obbedienza nei confronti del magistero della Chiesa” (cit. “Tertio millennio adveniente -Giov.Paolo II – par.36).
In riferimento a quella parola ‘Incertezza’ citata dal Papa, il filosofo Romano Amerio commenta: “Questo ci sembra un eufemismo. Sarebbe oggi meglio dire: ‘Un momento di decadenza. La crisi del mondo cattolico non è una crisi sulla quale si può essere incerti. E’ una crisi certissima. Bisogna sigillare gli occhi, per non vederla .(…) . Il Pontefice con gli occhi dissigillati fu Paolo VI (…): ‘La Chiesa si trova in un’ora di inquietudine, di autocritica, si direbbe persino di autodemolizione!’
R. Amerio (Stat Veritas – 1997 – Chiosa 32)
“Proprio questo tentativo di una nuova interpretazione del sempre identico Vangelo di Cristo, ha fatto credere a qualcuno che tutto dovesse cambiare, essere diverso…Si è arrivati a chiedersi se ci fosse ancora l’autorità della Chiesa e della tradizione o se tutto potesse essere ricostruito con i parametri delle scienze umane e dell’analisi storica”.
Card. J. Ratzinger (Intervista a ‘Famiglia Cristiana’ n°17 del 1997)
“Certamente le situazioni di cristianità si riducono sempre più. Società finora impregnate dal cristianesimo diventano sempre più pagane o almeno religiosamente neutre”
Card. J. Ratzinger (Intervista a “Famiglia cristiana” – 1997)
“Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio.
Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del Santo Sacramento della Sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso Egli entra!
Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui! Quante volte la Sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie!
Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui!
Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il Sacramento della riconciliazione, nel quale Egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute!
Tutto ciò è presente nella Sua Passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del Suo Corpo, certamente sono il Suo più grande dolore, quello che Gli trafigge il cuore.
Non ci rimane che rivolgerGli dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore salvaci!”
Card. J.Ratzinger (Dalla “Via Crucis” al Colosseo – 2005 – stazione IX
PREGHIERA
- Signore, spesso la Tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti.
- E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto della Tua Chiesa, così sporchi ci sgomentano.
- Ma siamo noi stessi a sporcarli. Siamo noi stessi a tradirti, dopo tutte le nostre grandi parole.
- Abbi pietà della Tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo.
- Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai.
- Signore Gesù, Tu ti sei rialzato, sei risorto! E noi crediamo che puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la Tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi. Amen”.
(Dalla “Via Crucis” al Colosseo – 2005- stazione IX
“Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode di pensiero…La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un’estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cfr Ef.4,14). Avere una fede chiara, secondo il credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi moderni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
Card. J.Ratzinger (Omelia per Missa pro eligendo Romano Pontifice – 18 aprile 2005)
Statistiche
Sono innumerevoli le statistiche riguardanti la situazione attuale della Chiesa Cattolica, che sfornano le agenzie specializzate non solo, ma pure gli organi romani e diocesani, e non infrequenti, parrocchiali e di associazioni impegnate in campi specifici. Ne risulta sempre una foto chiara del ribaltone della Chiesa a partire immancabilmente dal Concilio Vaticani II. Risulta tanto più evidente se si mettono a confronto con i numeri e la situazione preconciliare.
Matrimonio
Sempre meno matrimoni religiosi e sempre più matrimoni civili; ma crescono soprattutto le convivenze di fatto. Le cifre sono spaventose.
Aborto
Anche per gli aborti cifre da capogiro, in continua inarrestabile ascesa.
Anticoncezionali
Più nessuno ci bada. Da tempo esiste un nutrito numero di prelati che ne sostengono la liceità.
Defezione di preti
“Avvenire” del 29 aprile 2007 ci ragguaglia: dal 1965, 69.063 hanno abbandonato il loro stato. “Ma non c’è da stupirsi”, visto che la Chiesa è stata sconquassata da molte tempeste; ciononostante 11.213 di loro sono ritornati, pentiti della loro scelta.
Ma il problema grave è quello dei seminari vuoti.
Statistiche, sondaggi e ricerche vengono continuamente fatti anche sulla religiosità della popolazione. La frequenza alla S. Messa festiva, da decenni in caduta libera, è constatabile da chiunque. La soppressione di tante feste religiose oggi surrogate da feste mondane, mistura di Messa in cappella e ballo sul sagrato, danno l’impressione che le parrocchie si sostengano puntellate da quel mondo che dovrebbe essere l’oggetto della preoccupazione apostolica.
Di fronte a questo sfacelo lungi da allarmarsi, coloro che sono posti a sentinella, tendono a minimizzare e giustificare facendo intendere che in fondo la situazione non è così grave, che anzi, abbandonati certi concetti del passato e certi privilegi, la Chiesa viaggia più leggera, più spedita, e pensano che comunque vada, si deve dire che tutto va bene. Ci si consola che a Milano ( la diocesi più vasta del mondo) nel 2007 sono stati ordinati 12 sacerdoti ( a fronte dei 90 del 1955). C’è solo da piangere!
Le statistiche dovrebbero servire come base per interventi pragmatici volti ad arginare ogni emergenza, ma l’aggravarsi continuo della situazione in tutti i campi (liturgico, disciplinare, morale, dottrinale) indica che non si pensa ad arginare la deriva o tutt’al più se qualcosa si fa non ha nessuna efficacia. È crisi profonda.
Ho voluto iniziare con questa triste e decisamente poco incoraggiante carrellata di citazioni fatte dai massimi responsabili della Chiesa Cattolica, con la precisa idea di porre un punto fermo, una base sicura su cui poggiare il seguito del mio discorso. Questo perché oggi vi è chi getta fumo negli occhi esaltando la nuova Chiesa nata dal Concilio Vaticano II, mistificandone i risultati. I cristiani, pigri ad informarsi e adusi a piegare la schiena ad ogni stranezza che esce dalle sacrestie, non s’avvedono del pericolo, e comunque preferiscono vivere la loro intima spiritualità fuori da ogni contesa.
La crisi attuale, per l’ampiezza e la profondità, ci fa pensare che la Chiesa cattolica sia ormai ingovernabile, se non altro perché l’autorità non riesce più a farsi ubbidire, tanto che ha abbandonato la strada del comando, pur avendo il potere giurisdizionale e coercitivo. Oggi infatti l’autorità si limita a blandi consigli e si affida agli auspici, senza nulla fare di realmente effettivo per impedire il propagarsi degli errori, pensando che, come dice il Concilio, “La verità non si impone che in virtù della stessa verità”. (DH,1).
C’è chi sostiene che l’assorbimento del Concilio nella Chiesa richiede tempi lunghissimi. Non si capisce in quanto si possa quantificare questo tempo se in una società che corre velocissima (Per questo è stato voluto il Concilio; per mettere la Chiesa al passo con il mondo), solo questo benedetto Concilio sarebbe di digestione così lunga; e comunque sono passati più di 50 anni, tutti in rovinosa discesa e ancora non si vede all’orizzonte nessuna risalita. Non nascondiamoci dunque dietro un dito: la crisi c’è, è gravissima e si va sempre più approfondendo.
E’ incredibile che la Chiesa Cattolica nelle sue intenzioni volesse dare un colpo d’ala per volare più in alto e sia invece precipitata in una crisi lucidamente identificata dal Papa stesso come ‘autodemolizione’.
I Papi che si sono avvicendati dopo il Concilio Vaticano II, nelle loro analisi si rifanno al Concilio stesso, a quella data (1965) da cui sembra proprio sia partita la rivoluzione, al 1968, quando Paolo VI definisce ciò che stava avvenendo nella Chiesa Cattolica “un rivolgimento interiore”, vale a dire una rivoluzione, e al 1970 anno in cui lo stesso Papa avverte che sta prendendo forma “un cristianesimo avulso dalla tradizione ininterrotta che la ricollega alla fede degli Apostoli”. Tutto ciò trova conferma nelle successive drammatiche parole dello stesso Papa: “Da qualche fessura nella Chiesa è entrato il fumo di Satana” (1972). L’analisi di Paolo VI va oltre quando dichiara che “L’interesse per il rinnovamento conciliare è stato da molti rivolto all’accettazione delle forme dello spirito della riforma protestante” e individua nel diavolo l’ispiratore di questa rivolta interna alla Chiesa, che tenta di “soffocare i frutti del Concilio”.E qui si ferma perché il Concilio non si tocca.
Il Card. Ratzinger nel 1984 sancisce la rottura quando afferma che “ci si aspettava una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissenso che è apparso passare dall’autocritica all’autodistruzione” parafrasando le parole di Paolo VI. Ratzinger poi parla di “processo progressivo di decadenza e di perdita della fede, nonché di protestantizzazione.della Chiesa Cattolica. Giovanni Paolo II dice che ormai ”non è più possibile farsi illusioni, troppo evidenti essendo divenuti i segni della scristianizzazione”. E via di questo passo…
Tutti dunque sono d’accordo che il disastro da loro stessi denunciato, è partito dal giorno in cui si è chiuso il Concilio Vaticano II. Da quel giorno infatti il diavolo ha rotto le catene, ed è incominciata la destabilizzazione della Chiesa e la scristianizzazione del mondo (o almeno dell’Europa). Come mai? Chi gli ha aperto le porte? Chi ha procurato quelle fessure? Una rivoluzione non avviene per caso, ma vi sono sempre delle premesse, c’è sempre una causa scatenante. L’analisi di cui ho qui riportato alcuni significativi esempi, non è completa, perché rinuncia di andare alla radice del male, alla causa prima.
Il passo che non si ha il coraggio di fare si chiama Concilio Ecumenico Vaticano II. Ciò risulta evidente dal fatto che i cosiddetti progressisti o modernisti che sia, immancabilmente giustificano le nefandezze elencate dal Card. Ratzinger durante la Via Crucis al colosseo e nella omelia della Missa pro eligendo Pontifice, e quant’altro ancora, appellandosi allo Spirito del Concilio. Ratzinger dice espressamente che questo processo di decadenza “si è sviluppato in larga misura proprio sotto il segno di un richiamo al Concilio” che “ha contribuito a screditarlo” (1984), e aggiunge che “Il Vaticano II non voleva di certo cambiare la fede, ma ripresentarla in modo efficace”, per cui “tutto ciò è avvenuto per una errata interpretazione del Concilio”. Ma il punto è qui: Chi ha a cuore le sorti della Chiesa e si interroga con serietà su quanto è avvenuto non può che riportarsi alla causa prima, ed interrogarsi: il Concilio è stato male interpretato o veramente ha fatto da pedigree alla incipiente crisi? A questo punto bisogna dire che non contano più le lamentele o gli allarmismi, ma bisogna andare alla ricerca di quelle fessure dalle quali si è infiltrato il fumo di Satana.
Fonte:
http://radiospada.org/