Relazione del Consiglio dei Ministri al Re:
"Sire. Col memorabile Atto Sovrano del dì 25 Giugno, la Maestà Vostra annunziava ai popoli suoi due grandi idee, cioè quella di mettere ad atto ne' suoi Stati il regime costituzionale, e l'altra di entrare in accordi col Re Vittorio Emmanuele a maggior vantaggio delle due Corone in Italia. Quelle sublimi parole, che segnano per la Maestà Vostra e pel suo Regno insieme il principio di un'era grande e gloriosa, risuonarono già in tutt'Europa, ed aprirono alla gioia il cuore de' suoi sudditi, che aspettano dalla Virtù e dalla lealtà del loro Re il compimento della grande opera. Degnavasi la Maestà Vostra in pari tempo chiamare al potere i sottoscritti per comporre il suo Consiglio de' Ministri, ne quale riponeva la sua fiducia per la pronta esecuzione de' suoi voleri, e lo incaricava della compilazione dello Statuto per questa parte del Reame. Ma il vostro Consiglio, o Sire, nell'accingersi all'adempimento del sovrano comando ha considerato che uno Statuto costituzionale sta nel dritto pubblico del Regno, cioè quello che venne largito dal defunto vostro augusto genitore Ferdinando II. Il quale Statuto, se dopo qualche tempo si trovò sospeso in conseguenza di luttuosi avvenimenti, che non accade ora rammentare, non però fu mai abrogato come in qualche altro Stato Europeo è avvenuto. Che però sembra a' sottoscritti essere semplice e logica la idea, che quello Statuto appunto sia richiamato nel suo pieno vigore. Così facendo, la Maestà Vostra trova bella e fatta l'opera della quale vuole che questi suoi Stati godano i benefici effetti, lo straniero ammirerà la sapienza della mente sovrana in questo alto provvedimento, ed i vostri popoli, senz'attendere novella compilazione, con assai maggior sollecitudine sapranno quali sono le loro franchigie, e riceveranno dalla volontà del Re per la inaugurazione del regime costituzionale.
Napoli 1 Luglio 1860.
Firmato: Giacomo de Martino, Principe di Torella, Francesco Saverio Garofalo, Giosuè Ritucci, Federico del Re, Gregorio Morelli, Marchese Augusto La Greca, Antonio Spinelli.