mercoledì 28 settembre 2011

Francesco IV° D'Asburgo-Este al Congresso di Verona nell'Ottobre 1822: Le riforme costituzionaliste ?un pretesto, non ragione della Rivoluzione.

Francesco  IV° D'Asburgo-Este.


Ecco il documento (testo fedele ), ossia la Memoria presentata dal Duca di Modena Francesco IV° D'Asburgo-Este  a Verona nell’ottobre-dicembre 1822, al Congresso degli Stati Europei per stroncare ogni altra congiura dei liberali , dopo quel "sapore di libertà" provata nel periodo napoleonico. Da Metternich chiamata "rivolta degli spiriti" che dovremmo sfruttare ora a nostro vantaggio, mettersi noi alla loro testa".

"Ai potenti saggi d'Europa"
 ... Se si considera lo stato precedente in cui si trovava l’Italia prima della rivoluzione di Francia, il carattere e i costumi differenti dei differenti popoli d’Italia, se non vi si mette rimedio pronto ed efficace, e quali sarebbero i rimedii principali che bisognerebbe avere in vista per assicurare la felicità di questi popoli e ottenervi una durevole tranquillità. I principali difetti adunque possono ridursi ai seguenti:

1. La mancanza di religione e l’avvilimento nel quale si è voluto gettarla, come la guerra costante che si è fatta ai suoi principii, alle sue prattiche e ai suoi ministri.


2. La diminuzione del Clero e l’avvilimento nel quale si è voluto gettarlo, come la sua indipendenza dal Capo della Chiesa, che si è voluto introdurvi.

3. L’annientamento della Nobiltà, privandola di tutte le sue prerogative, volendola impoverire, avvilire ed eguagliare alle classi inferiori.

4. La limitazione dell’autorità paterna, di quell’autorità stabilita da Dio stesso, ed è voluta dalla natura.

5. La suddivisione delle fortune per mezzo di leggi e concessioni fatali, che dissolvono le famiglie e tutti i loro beni, e tendono a ridurre a poco a poco gli individui egualmente infelici.

6. La milizia troppo mercenaria, guasta nei principii, e indifferente a servire chicchessia, se la paga bene, ed a cambiare padrone se spera migliorare la sua sorte.

7. La corruzione dei costumi voluta e stabilita come principio a meglio sradicare la religione, i buoni sentimenti, l’onore, e rendere gli uomini brutali, a fine di poter meglio servirsene come istrumenti nell’esecuzione di tutti i più perfidi disegni; poiché l’uomo che si lascia prendere la mano dalle passioni brutali, perde ogni energia, ogni capacità, diviene una specie di bestia o di macchina.

8. La corruzione della dottrina e dei principii, ciò che si effettuò con la libertà della stampa, e con la grande premura di spargere cattivi libri, di allontanare i buoni, e di far sì che tutte le classi imparino a leggere e scrivere, ed abbiano qualche idea di studii per avere il mezzo di influenzarle.

9. La buona educazione della gioventù impedita, e la cattiva facilitata, incoraggiata, ecc.

10. L’abolizione delle Corporazioni religiose e delle Corporazioni secolari, come quelle delle arti e mestieri, che distinguono le classi degli uomini, le tengono in una necessaria e salutare disciplina, e che servono ad occuparli.

11. La pericolosa e viziosa moltiplicazione degli impiegati e il "male è" che ciascuno possa aspirare a
qualunque carica, senza differenza di stato e di condizione.

12. I troppi riguardi e la considerazione che si dà, senza distinzione di merito, ad ogni uomo letterato, e la soverchia moltiplicazione di professori d’ogni sorta, il troppo potere e diritto che loro si concede, la troppo grande facilità stabilita ovunque per la gioventù di studiare, ciò che rende tanta gente infelice e scontenta; poiché non tutta trova ad occuparsi, e i soverchii studii che si sono fatti fare a ciascuno, fanno sì che in fondo non imparino niente, e divengano presuntuosi.

"È d’uopo qui aggiungere alcune altre cause di rivoluzioni, alle quali è necessario cercare di rimediare, e sono:

I - L’ozio, che è molto amato in Italia e che bisogna vincerlo e combatterlo, giacché trascina tutti i vizii ed è una grande sorgente di rivoluzioni.


II - Il grande amalgamamento continuo con tanti forastieri che sono incessantemente in moto per tutta Italia, e che portano dappertutto la corruzione dei costumi, e guastano lo spirito nazionale e i buoni principii.


III - La soverchia lungaggine nell’amministrazione della giustizia, vuoi nei processi civili, vuoi nei criminali.

IV - La instabilità delle imposte, che è talvolta più sensibile e dispiace più della gravezza delle medesime.


V - Certe imposte vessatorie nel modo di percezione, o che non sono ben proporzionate e divise; come ancora, allorché per uno squilibrio delle finanze si è obbligati a sopraccaricare il popolo di tasse.

VI -  Le leggi che inceppano il libero commercio delle derrate, principalmente quelle di prima necessità, dei commestibili, ecc.; giacché la mancanza o la penuria dei medesimi suscitano egualmente lagnanze e mormorazioni, come la loro troppa grande abbondanza che ne avvilisce il prezzo e avvezza troppo la plebe a una felicità, che, non potendo durare, la rende infelice, allorché finisce; invece che il libero commercio di quelle derrate la tiene sempre in certo equilibrio"

Duca di Modena Francesco  IV° D'Asburgo-Este.





Il Palazzo Canossa che  ha ospitato nel 1822 il Congresso di Verona.
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