Bandiera del Regno Lombardo-Veneto
La storia di Milano da un punto di vista inedito:
In Via Boschetto a Milano, non lontano da piazza San Babila, una targa in marmo ricorda gli eroici furori dl nobile Luigi Torelli durante le famose cinque giornate, di cui la città della Madonnina sembra però non vantarsi particolarmente, oltre alla suddetta targa non ve ne sono altre e c’è una piazza neanche centralissima dedicata a quegli storici giorni.
Pensavo, leggendo la targa, che sarebbe stata una vera ironia se per sostentarsi nella lotta contro i soldati di Radetzsky il conte avesse mangiato cotolette alla milanese o risotto alla milanese. Già perché i suddetti piatti meneghino sono…viennesi, come la gourmanderie migliore di Milano tuttora è Peck, ungheresi stabilitesi qui da generazioni. Ma a parte il cibo che è già cultura è sintomatico che la targa sia dedicata ad un nobile.Il famigerato radetzsky trascorse il resto della sua vita benvoluto a Milano. Ma allora non torna qualcosa, ma come il generale comandante di un esercito alieno di oppressori che vive, ormai cittadino civile e straniero in mezzo agli ex oppressi, camminando per strada senza correre il pericolo di venire per lo meno malmenato? Anzi l gente lo ferma e gli parla, amichevolmente. E che dire della lettera in cui circa un mese dopo l’arrivo dei savoiardi il sindaco meneghino chiede agli austriaci di tornare? Forse la scuola obbligatoria gratuita, la buona amministrazione e l’equità di fronte alla legge, cose che con i Savoia sparirono, ai cittadini milanesi mancarono presto, come mancò la loro accondiscendenza. Tanto per capirci, cito due episodi, la famigerata compagnia della teppa, i teppisti, che potevano ben dirsi una banda da arancia meccanica dell’epoca arrivarono a gettare per divertimento una guardia croata nel naviglio con tanto di garitta la polizia asburgica chiuse un occhio, chiedendo loro di calmarsi, solo dopo un tentato stupro verso diverse donne furono incarcerati. La seconda fu durante le cinque giornate, in cui mentre il Torelli si sfogava a schioppetate il generale Radetzsky rifiutava di cannoneggiare la città. Forse per questo i cittadini al miliare in pensione non dicevano “oppressore hai avuto quello che meritavi”, ma la famosa frase “in instaà i sciuri”, cioè “sono stati i signori”, a volere ed ad organizzare quella rivolta, non sentita dal popolo, come la stesa targa di cui sopra attesta. Il perché è semplice, e sempre la stessa storia, i nobili milanesi, o comunque i possidenti, con i Savoia alle spalle avrebbero potuto fare i capetti cosa che la rigorosa e garantista legge e morale asburgica impediva loro. Così Milano, città palesemente mittelleuropea ha visto gettare nell’oblio l’evidenza. Attendendo un ritorno al reale invito tutti i lombardi a riappropriarsi di un periodo storico e di una loro cultura che sono state volutamente atte dimenticare. In cambio di cosa?
Informatevi e paragonate…