"In seguito all’avvenuta invasione dei nostri Stati per parte della Sardegna, protestiamo.
"Allorché per opera del Governo Sardo ebbe luogo l’usurpazione dei territorî del nostro Stato posti al di là dell’Appennino, facendo un appello alle Potenze segnatarie del trattato di Vienna del 1815 protestammo altamente contro quel fatto lesivo d’ogni nostro sovrano diritto, e in onta al più ovvio diritto delle genti. Però a quella parziale usurpazione altre ne successero quindi e tali che tutto il nostro Stato è ora nelle mani dell’usurpatore.
"Noi ci opponemmo e alle interne mene e agli esterni tentativi ai confini, fino a che ci fu possibile; ma dopo che il Governo sardo ebbe commessa quella prima usurpazione, e alle chiestegli spiegazioni dichiarò unicamente e senza alcun plausibile motivo di trovarsi in guerra con Noi, e quando allorché il più potente suo alleato, senza tampoco alcuna dichiarazione, collocando anch’esso le sue truppe al confine e facendo scorrerìe sul nostro territorio, Noi dovemmo conoscere troppo chiaramente le ostili intenzioni degli alleati a nostro danno, e Noi ci trovammo nell’impossibilità di più oltre sostenerci come Sovrano indipendente.
"L’avanzarsi delle truppe Franco-Sarde nella Lombardia, che nel rendere sempre più grave la nostra posizione, mostrava anche l’inefficacia della resistenza, ci determinò di allontanarci colle fedeli nostre truppe dalla Capitale, e poco dopo dallo Stato, lasciandovi solo quella parte che potesse bastare a tutelare i pacifici nostri sudditi.
"Ciò annunciammo ai medesimi con nostro editto dell’11 giugno, col quale istituimmo anche una Reggenza, la quale doveva governare in nostro nome per quel tempo che saremmo stati obbligati a rimanere assenti dal nostro Stato.
"Ma non appena Noi ci fummo allontanati colle nostre truppe, e anche colle alleate imperiali e reali, che Sua Maestà l’Imperatore d’Austria, aveva sì generosamente messe a nostra disposizione a tutela dei nostri diritti contro gli esteri invasori; che gl’interni agitatori, che da molto tempo erano ispirati dal Governo Sardo, si opposero alla Reggenza da Noi nominata, nulla curando le sue proteste contro gli atti lesivi dei sovrani nostri diritti, l’obbligarono a ritirarsi.
"La stessa violenza praticarono essi contro i legittimi rappresentanti del Municipio di Modena, surrogandovi essi stessi un sedicente Governo provvisorio, il quale dandosi per organo del paese, annunziava alla popolazione di aver già richiesto al Governo sardo un suo Commissario, nelle cui mani deporrebbe l’arrogatosi potere. Non andò guari infatti che il Commissario Sardo comparve, il quale senza più si costituì Capo del Governo in nome del Re di Sardegna.
"Così il Governo Sardo fiancheggiato da un altro assai più potente, senza il cui aiuto gli sarebbe stato impossibile di compiere la serie delle violenze e delle usurpazioni che di lunga mano andava meditando e preparando con tutti i più illeciti mezzi, ha raggiunto, almeno per ora, la meta delle sue mene anche riguardo al nostro Stato.
"Egli è contro queste violenze, contro queste usurpazioni a danno dei sovrani ereditarî nostri diritti, che Noi ci troviamo di nuovo in obbligo di altamente protestare come protestiamo presso chiunque onori anche la giustizia e specialmente presso le Potenze segnatarie del Trattato di Vienna, dichiarando nel medesimo tempo come nulli e non avvenuti tutti quegli atti che nel nostro Stato possono aver luogo contro i diritti di sovranità nostra e di nostra Famiglia, sia che provengano da sudditi ribelli sia che emanino da esteri Governi usurpatori.
"E così protestiamo e dichiariamo nella fiducia che l’alta saviezza delle grandi Potenze non sia per tollerare che al diritto pubblico europeo si sostituisca il fatto compiuto, non che il diritto del più forte.
"Villafranca, 22 giugno 1859.
"Francesco".