Biglietto con cui la Principessa Urraca di Borbone ricorda e ringrazia i reggimenti svizzeri per il ruolo da essi ricoperto nelle vicende del Regno delle Due Sicilie. "In memoria del servizio che la vostra famiglia ci ha reso", il breve testo indirizzato a Renato Schumacher.
I soldati svizzeri al servizio del Borbone
Quando si pensa ai soldati svizzeri e al loro ruolo in Italia vengono immediatamente alla mente le guardie pontificie e le colorate uniformi cinquecentesche. Infatti, essi sono l’ultimo esempio di una lunga storia svizzera, unico stato ad aver esportato soldati mercenari in tutta Europa. Dal 1515 al 1874, quando la costituzione della Repubblica Svizzera mise al bando questa pratica, reggimento dopo reggimento di svizzeri combatterono sui campi di battaglia di tutta Europa. Non ci furono svizzeri solitari, ma interi reggimenti Svizzeri regolarmente inquadrati negli eserciti legalizzati dai rispettivi governi cantonali. Negli ultimi 400 anni la Svizzera ha autorizzato l’arruolamento di oltre 2 milioni di soldati, 66mila ufficiali e 700 generali, soprattutto diretti in Francia, Spagna e Italia. I reggimenti erano organizzati e comandati dagli appartenenti alle famiglie più importanti e potenti dei cantoni svizzeri, in particolare le diverse formazioni del governo arisocratico della Libera e indipendente città repubblica di Berna, Friburgo, Solothurn e Lucerna. In queste famiglie si era soliti reclutare gli ufficiali e tradizionalmente esse creavano legami matrimoniali per rafforzare la propria posizione politica e militare. Una pratica utilizzata fino al XX secolo.
I contratti venivano stipulati tra il singolo cantone e una istituzione monarchica straniera (e non con il governo nazionale straniero), affinchè gli Svizzeri potessero garantire una solida fedeltà alla famiglia reale. Per questa ragione, gli Svizzeri sono spesso menzionati come truppe fedeli all’ordine costituito e mai come parte di forze rivoluzionarie. Un famoso episodio si ebbe durante la difesa del Palazzo Reale delle Tuileries a Parigi, durante la Rivoluzione Francese. Luigi XVI, assediato all’interno con la famiglia, diede ordine alle truppe svizzere di non aprire il fuoco sulla folla furiosa che assalì gli edifici e trucidò senza motivo 600 guardie. Il celebre Monumento leonino di Lucerna ricorda questo episodio. Un altro famoso esempio della fedeltà svizzera si ebbe durante il Sacco di Roma, quando l’intera guardia svizzera al servizio del Papa fu massacrata a pochi metri dalla Basilica di San Pietro, o ancora alla Ritirata di Meaux quando i 6000 svizzeri al comando di Ludwig Pfyffer, originario di Lucerna, misero in salvo la famiglia reale francese e, sotto il continuo attacco delle forze protestanti degli Ugonotti, la scortarono in salvo fino a Parigi.
Gli Svizzeri furono molto attivi a Napoli sin dall’inizio del regno borbonico negli anni ‘30 del ‘700 fino alla sconfitta finale dell’esercito delle Due Sicilie sancita dall’assedio di Gaeta nel 1861. Un ruolo molto importante ebbe, dal 1848 al 1861, il generale Felix von Schumacher di Lucerna, Barone del Regno e fregiato da Ferdinando II e Francesco II di numerose decorazioni e titoli degli ordini cavallereschi dinastici e del regno. Il primo “contratto” tra Napoli e la Svizzera fu siglato nel 1731 da Carlo di Borbone (che 3 anni dopo sarebbe entrato a Napoli), e alla metà del 1800, c’erano quattro reggimenti svizzeri operativi nel Regno e 25 svizzeri col grado di generale. Il secondo contratto fu stipulato, nel 1825, dalla famiglia Schumacher di Lucerna.
I reggimenti svizzeri giocarono un ruolo molto importante nel turbolento 1848, quando furono chiamati a rispondere all’aggressione rivoluzionaria in tutta Europa. Nel gennaio di quell’anno insorse la Sicilia e in maggio toccò alla città di Napoli subire la rivoluzione. Ferdinando II si servì dell’opera degli Svizzeri per reprimere i rivoluzionari e gli stessi furono inviati in Sicilia assieme al grosso delle truppe napoletane che, al comando del Generale Filangieri, stroncarono la rivolta sull’isola. Durante la campagna siciliana si ebbero gli episodi dei bombardamenti di Messina e Palermo che valsero al Re il soprannome di Bomba.
Negli anni cinquanta gli Svizzeri continuarono a servire la monarchia borbonica e si tennero fedeli al loro impegno anche quando la fine si stava avvicinando combattendo nella difesa di Gaeta fino alla caduta della fortezza, conquistata dalle forze di Vittorio Emanuele II. Coloro che sopravvissero accompagnarono il Re Francesco II nel suo lungo esilio.
Il Generale Barone Felix von Schumacher
Il Generale Barone Felix von Schumacher (1814 – 1894), difensore di Gaeta e membro di diversi ordini cavallereschi delle Due Sicilie, è originario di una antica aristocratica famiglia svizzera di Lucerna. Egli fu il personale aiutante di campo del Re Ferdinando II e educatore di suo figlio, Francesco II e dei suoi Fratelli, Luigi Conte di Trani e Alfonso Conte di Caserta, nonché del figlio di quest’ultimo, Ranieri Duca di Castro. Ricoprì anche il ruolo inviato straordinario in rappresentanza del Re delle Due Sicilie in un lungo giro dell’Europa durante il quale ebbe modo di incontrare tutte le più importanti personalità dell’epoca, come Radetzky. Fu tra i promotori della riforma militare dell’armata napoletana, realizzò un piccolo fucile con sistema di tiro migliorato e mise in piedi il 13° battaglione Cacciatori Svizzeri. Fu creato Barone nel 1858 da Ferdinando II proprio in riconoscenza di questi servigi.
Il Re delle Due Sicilie era soddisfatto degli svizzeri e si fidava di loro come di pochi altri reparti militari del Regno. Nei periodi rivoluzionari essi avevano provato più volte la loro fedeltà. Diversi membri della corte gelosi per il ruolo che Schumacher andava assumendo presso il Sovrano tentarono di screditarlo in più occasioni ma non riuscirono nel loro intento.
Quando morì Ferdinando II, la situazione a Napoli divenne sempre più critica, il giovane e pio Francesco II, che aveva una tempra opposta a quella del padre, poté fidarsi completamente di Schumacher che, durante il suo regno, divenne uno degli uomini più potenti del Governo. Schumacher fu impegnato nella battaglia del Volturno assieme agli altri ufficiali svizzeri, Luca von Mechel e Agostino de Riedmatten, distinguendosi nella linea di difesa di Capua e sul fronte di Santa Maria Capua Vetere. L’ultima battaglia la combattè a Gaeta. Fu Schumacher a preparare la fortezza per l’ultimo assedio. Nonostante il lavoro preparatorio nulla potè evitare la caduta della città.
Il famoso pittore tedesco Karl von Piloty ritrasse Schumacher e il suo aiutante di campo, Alfonso Pfyffer von Altishofen (che sarà poi l’ultimo comandante svizzero della fortezza del San Gottardo), come protettori della Regina Maria Sofia durante una visita agli spalti di Gaeta. Anche il Papa Pio IX e il Granduca di Toscana Leopoldo II posero loro stessi sotto la protezione dello svizzero. Dopo la caduta di Gaeta, nel 1861, Felix von Schumacher accompagnò nell’esilio romano i Sovrani delle Due Sicilie e poi fece ritorno a Lucerna. Egli rimase intimo amico della famiglia reale seguendo il Re e i suoi fratelli negli affari privati. In Baviera egli acquistò diverse proprietà per Francesco II e fu spesso avvistato in compagnia della Duchessa di Parma in esilio. Anche la Regina delle Due Sicilie, Maria Sofia von Wittelsbach – Borbone, considerava Schumacher un amico e molto spesso lui la scortava nel corso delle uscite private. Quando il conte di Girgenti, altro fratello del Re, morì, Schumacher organizzò il trasporto del corpo a Madrid e fu ospite del Re di Spagna. Nel 1889 egli accompagnò Francesco II al matrimonio di Maria Teresa di Borbone, unica figlia del Conte di Trani, col principe Sigmaringen. Al matrimonio Guglielmo II, re di Prussia diventato anni prima Imperatore di Germania, consultò Schumacher chiedendo il suo parere sugli scenari politici europei e, in particolare, sul futuro delle relazioni tra la Svizzera e l’Impero Tedesco.
Il contratto del 1825 con Napoli
Il padre di Felix von Schumacher, Giuseppe (1773 – 1851), ufficiale della guardia Svizzera operante a Parigi e poi in Sardegna, cavaliere dell’Ordine di San Luigi, membro del governo cantonale di Lucerna e genero di Jost von Dürler, comandante della guardia Svizzera operante a Parigi nei giorni della rivoluzione, finito trucidato dai rivoluzionari durante la difesa delle Tuileries nel 1792. Luigi von Schumacher avviò le trattative e diede un contributo sostanziale alla venuta degli svizzeri nel Regno delle Due Sicilie nel 1825, consentendo l’arruolamento di reggimenti che sarebbero stati tra i più forti avversari della truppa garibaldina e piemontese. Ancora da tenere in considerazione è l’opera di assistenza che egli fornì in occasione dell’epidemia di colera del biennio 1835/37. Fu tra i protagonisti degli scontri del 15 maggio a Napoli e partecipò alla riconquista della Sicilia nelle battaglie di Messina e Catania. Schumacher preferiva stare in prima linea, guidare audaci assalti oppure, travestito da barone o da pescatore, si infiltrava dietro le linee nemiche per spiare posizioni e condizioni. Nel 1849 partecipò alla spedizione napoletana contro la repubblica romana per restaurare a Roma il Papa Pio IX ma l’esercito napoletano non entrò nella città eterna perché il Principe Luigi Napoleone Bonaparte, presidente della Seconda Repubblica e futuro imperatore Napoleone III, chiese ed ottenne dal Papa l’autorizzazione a occupare Roma per lavare l’onta della sconfitta subita dai francesi per mano dei repubblicani guidati da Garibaldi. Schumacher riuscì comunque a distinguersi quando, durante uno scontro con i repubblicani nel basso Lazio, riuscì a sottrarre ai soldati le insegne repubblicane e perché, assieme al Generale francese Oudinot, fu uno degli ufficiali dell’alleanza filo pontificia che presero parte alle trattative per la resa dei rivoluzionari.
Gli svizzeri nelle Due Sicilie
Gli Svizzeri hanno giocato un ruolo importante a Napoli e nelle Due Sicilie fin dal 1735 quando gli austriaci lasciarono il Regno a Carlo di Borbone. Luogotenente generale di Sicilia venne nominato lo svizzero Jean Frederic de Diesbach di Friburgo. Durante la guerra di successione spagnola, Joseph Alexander Gödlin von Tiefenau era stato comandante della piazza di Gaeta su nomina di Filippo di Borbone, e suo fratello, Peter Christoph fu collocato alla guida di Capua. Con il contratto del 1825 furono quattro i reggimenti svizzeri assoldati da Francesco I. Il primo reggimento, formato da uomini provenienti da Lucerna, Unterwalden, Uri e Appenzell; il secondo da Friburgo e Solothurn; il terzo da Valais, Schwyz e Grisons; infine, il quarto, da militari del cantone di Berna. La città di Napoli ospitava cinque caserme delle truppe Svizzere e, fino al 1860, furono non meno di 25 gli Svizzeri arrivati al rango di Generale nell’esercito napoletano. Eugen vonStockalper da Valais divenne governatore della Capitale, Emanuel Burckhardt di Basilea fu vicerè di Sicilia e comandante supremo del real esercito. Il Colonnello Karl von Weber dal cantone di Schwyz fu il primo a introdurre un metodo scientifico negli scavi di Pompei e viene tutt’oggi riconosciuto come il fondatore dell’archeologia moderna.
Bandiera Reggimento Svizzero del Regno delle Due Sicilie.