martedì 6 settembre 2011

Il tramonto dei Dixie: la guerra civile americana.

Bandiera degli Stati Confederati D'America dal 1861 al 1863.

-There was a land of cavalliers and cotonfields, called “Old South”-Il cotone, il tabacco, la grazia, l’amore, la nobiltà d’animo.


Negli stessi anni durante i quali il generale piemontese Cialdini guidava la repressione nel Regno delle Due Sicilie, annesso al Piemonte nel 1860,dall’altra parte dell’ oceano si consumava la tragedia di un altro sud, anch’esso insorto in armi per difendere la sua libertà, ed anch’esso ahimè sconfitto.
La vulgata dei vincitori, anche in riferimento alla guerra civile americana, è stata fallace ed ingannatrice. Ma d’altronde al giorno d’oggi chi può essere tanto ingenuo da pensare che gli stati del nord si siano davvero mossi per “liberare” gli schiavi? A ben vedere, la guerra di secessione è proprio la prima occasione in cui gli yankee hanno scatenato un conflitto in nome dei propri interessi, salvo poi ipocritamente mascherarlo dicendo di combattere per “la libertà e la democrazia”. Quante altre volte sentiremo ripetere questa formula nei decenni successivi… E' giusto allora affrontare l'argomento e fare un pò  di chiarezza, anche perchè si tratta di un evento di un'importanza epocale: nel corso del conflitto, che possiamo definire la prima guerra  totale e moderna, che ha visto impiegate la prima corazzata ed il primo sommergibile, si sono affrontate due visioni del modo, opposte ed inconciliabili: l'aristocrazia contro la borghesia, la tradizione contro il modernismo. Non è un caso che mentre in Europa tutte le sinistre, marxiste o liberal-progressiste che fossero, parteggiassero per gli uomini in blu dell'Unione ( Marx mandò le sue felicitazioni a Lincoln) il cuore di tutti i conservatori,con in testa il Papa beato Pio IX, battè per la Confederazione degli stati del Sud.



 

Con le cannonate sparate il 12 aprile 1861 contro la base di Fort Sumter, un forte del governo di Washington situato nel territorio della Carolina del Sud, si apriva il conflitto destinato a rimanere il più sanguinoso della storia americana. Per la cronaca, non si registrò neanche un caduto tra i federali barricati al suo interno: questi si arresero il giorno seguente e, ottenuto l'onore delle armi dai confederati, furono rispediti via nave a New York. Ma Lincoln grazie a questa aggressione ottenne il sospirato casus belli: le ostilità erano ufficialmente aperte. Ma come si arrivò a ciò? Per capirlo è utile analizzare le differenze tra la società nordista e quella sudista. La prima, il mondo degli yankee, era moderna, industriale, capitalista e borghese. Il vecchio Sud era invece una società rurale, aristocratica, arcaica e tradizionalista. Scriveva uno dei padri della patria americana, il virginiano Thomas Jefferson, alla vigilia della guerra d'indipendenza  "...la gente del nord ha la mente fredda. E' sobria, laboriosa (...) Quella del Sud è fiera, indolente, più facile all'ira ed all'entusiasmo, più sensuale, gelosissima delle proprie libertà..."     ( cfr "Dalla parte di Lee" di Alberto Pasolini Zanelli ). Queste differenze, alimentate anche dalla diversa cultura religiosa, calvinista e puritana al nord, in prevalenza anglicana e cattolica al sud, si riflettevano in interessi economici divergenti. I nordisti aspiravano a potenziare l'industria nazionale attraverso una politica mercantilista, basata su forti dazi doganali, e volevano al contempo potenziare il mercato interno, costruendo nuove strade, ponti, ferrovie. Ma per fare tutto questo servivano molti fondi,  ed essi pensavano di reperirli, ancora una volta, con i dazi. Ma ciò cozzava con gli interessi del sud agricolo, liberoscambista per vocazione, che esportava il suo cotone in Europa, e in Europa acquistava i manufatti industriali di cui necessitava. Molto rilevante fu la questione circa la struttura da dare ai nuovi stati acquisiti: sarebbero stati modellati sull'esempio degli stati del nord o del sud? Fino alla seconda metà dell'800 al congresso federale il nord era stato maggioritario ed era riuscito ad imporre le sue istanze, a tutto danno degli interessi del sud, ma con l'affermarsi di nuovi stati liberoscambisti gli equilibri avrebbero potuto modificarsi. Ogni tentativo di giungere ad un accordo, negli ultimi mesi, era fallito. Così, quando nel 1860 venne eletto un rappresentante degli interessi industriali del nord come Lincoln, la Carolina del Sud proclamò la secessione, seguita a ruota da Alabama, Georgia e Mississippi. Alla fine, su un totale di 33 stati, 11 aderirono alla Confederazione del Sud. Ma chi era Abram Lincoln? Di certo non l'eroico antischiavista di cui a volte si è parlato. " Non ho il diritto legale di abolirla negli stati in cui esiste, nè ho il desiderio di farlo" Così si esprimeva nel suo discorso inaugurale alla Casa Bianca, parlando della schiavitù. Di fatto, possiamo affermare che il nord fece la guerra perchè aveva capito che solo invadendo il sud ed impodendogli la sua economia e mentalità "yankee", gli Usa sarebbero diventati una superpotenza. La questione dell'abolizione della schiavitù fu meno che secondaria, e comunque fu sfruttata solo dopo i primi anni di guerra, per darne una giustificazione ideologica. "Il solo obiettivo è  la preservazione dell'Unione: se per far questo occorre mantenere la schiavitù lo farò, se occorrerà abolirla la abolirò", ripeteva Lincoln. Il Sud, dal canto suo, più che in difesa delle istituzioni schiaviste prese le armi perchè intuì che il protezionismo industriale avrebbe distrutto la sua civiltà, e si battè con eroica disperazione per salvare il suo mondo, e il sacrificio e la vera libertà di intere generazioni che avevano scommesso tutto sulla terra e sulla famiglia. "Not for slavery, for independence", : "Combattiamo per l'indipendenza, non per la schiavitù" ripeteva il Presidente della Confederazione, il senatore del Mississippi Davis. Due parole, infine, sulla schiavitù. E' giusto, a mio avviso, che a noi appaia un'istituzione sbagliata. Conta infatti relativamente che gli schiavi avessero un'struzione, un'educazione religiosa, mangiassero e bevessero in abbondanza e venissero trattati ( nella maggior parte dei casi) con paternalistico amore. E infatti anche nel vecchio Sud non in pochi lo avevano capito: probabilmente la schiavitù si sarebbe esaurita entro non molti anni, come era accaduto o stava accadendo in altri paesi, senza bisogno di scatenare una guerra da seicentomila morti. Ma abbiamo già detto a cosa puntavano realmente gli yankee...
Alla vigilia del conflitto gli stati del nord contavano 22 milioni di abitanti e un potenziale umano pari a oltre 4 milioni di soldati. A queste cifre la Confederazione, abitata da 9 milioni di persone, poteva opporre un potenziale umano massimo di 1140000 soldati. In ambito industriale il divario tra nord e sud si ampliava drammaticamente: grazie alle loro 186mila industrie, gli yankee  disponevano di 2283 cannoni e 441mila fucili; i confederati, forti di appena 18mila industrie ca, possedevano 464 cannoni e 150mila fucili. Leggendo queste crude cifre, si potrebbe pensare che la guerra sarebbe finita ancora prima di iniziare, ma non fu così. I confederati supplirono alla carenza industriale con l'indomito valore, dovuto tanto al loro aristocratico orgoglio, quanto alla disperata convinzione che una volta vinti il loro mondo sarebbe scomparso "via col vento",  parafrasando un celebre romanzo  ambientato sullo sfondo delle vicende belliche. Ed è riconosciuto che nei primi due anni di guerra la Confederazione avrebbe potuto vincere, sfruttando la migliore preparazione tattica dei suoi ufficiali e soprattutto l'entusiasmo che aveva coinvolto l'intera popolazione. La prima battaglia vera e propria venne combattuta nei pressi di un torrente chiamato "Bull Run" il 21 luglio 1861. I sudisti, meno di 30mila uomini guidati dal generale Beauregard, ( che in "Via col Vento" è il comandante di Ashley Wilkes, il biondo sudista che aveva spezzato il cuore a Rossella O'Hara sposando Melania Hamilton, e che chiamerà suo figlio proprio Beauregard in onore del generale) sbaragliarono i nordisti, 50mila soldati impauriti e svogliati.  A Washington, nei giorni seguenti, si viveva nel panico: era diffusa addirittura la paura che i ribelli potessero conquistare la capitale nemica. Ed in effetti il Sud avrebbe potuto imporsi solo con una guerra lampo, sfruttando l'iniziale superiorità: il tempo infatti avrebbe di certo giocato a favore del Nord, come avevano capito i migliori ufficiali yankee, che avevano preparato un piano in tre fasi che prevedeva un lungo blocco navale, la conquista delle basi sul Mississippi e solo in ultima istanza un'offensiva contro Richmond, la capitale della Confederazione. Ma i politici, sia da una parte che dall'altra, non capirono tutto ciò, ed optarono entrambi per una tattica sbagliata. Mentre Lincoln ordinò una campagna veloce, che poi fallì dopo i primi insuccessi, Davis avrebbe voluto logorare lentamente i nemici, sfruttando l'impopolarità della guerra negi stati del nord ed aspettando eventualmente l'ingresso in guerra di una potenza europea al suo fianco. Si sbagliava: gli yankee non avrebbero rinunciato per nessun motivo, se non costretti, ad invadere le regioni del sud, come avrebbe dimostrato il corso degli eventi.
Nonostante il tentativo della spallata iniziale fosse fallito, durante la prima fase della guerra i sudisti vinsero la maggior parte delle battaglie, senza però riuscire mai a sferrare l'attacco decisivo, che avrebbe potuto mettere definitamente alle corde gli unionisti. Accadde allora ciò che era stato previsto dai più illuminati elementi di ambo gli schieramenti all'inizio del conflitto: il tempo iniziò  a giocare a favore del nord e del suo superiore potenziale umano, economico ed industriale. Forzare il blocco navale preparato dagli yankee risultò sempre più difficile, e la Confederazione si trovò così ben presto a corto di viveri e materie prime. Dopo due anni di guerra, apparve chiaro che solo l'intervento diretto di una potenza europea poteva salvare il destino del Vecchio Sud. Intervento diretto o, almeno, un riconoscimento ufficiale: così agli occhi dell'opinione pubblica mondiale non sarebbe più sembrato di assistere ad uno scontro tra uno stato sovrano ed un gruppo di ribelli ma ad una guerra tra due nazioni indipendenti e libere. E ci è mancato poco che ciò non accadesse: se il 4 luglio 1863 l'Armata della Virginia, guidata dal migliore generale sudista, il leggendario Robert Edward Lee, avesse vinto a Gettysburg, sembra sicuro che Francia ed Inghilterra avrebbero compiuto il grande passo. D'altronde le difficoltà economiche del sud, loro grande partner commerciale, avevano causato  moltissimi disoccupati nei due paesi, che quindi da subito avevano tifato ufficiosamente per i confederati. E' probabile che le sorti del conflitto si siano decise in questo cittadina della Pensylvania, ma anche durante l'anno successivo, il 1864, gli yankee sembrarono  in più occasioni sul punto di farla finita e concedere l'agognata indipendenza ai ribelli. Ecco un esempio: se Atlanta non fosse stata conquistata prima delle elezioni presidenziali del 1864, Lincoln probabilmente non sarebbe stato rieletto, ed il nuovo presidente avrebbe concesso la libertà al sud. Ma la storia, si sa, non si fa nè con i se nè con i ma. Atlanta cadde il 2 settembre 1864, e gli yankee poco dopo la distrussero completamente: in pochi minuti 1800 edifici furono distrutti. Era il prologo della sorte che sarebbe toccata all'intera Georgia, anzi all'intero sud: migliaia di case, piantagioni, giardini furono bruciati dai "liberatori".  Quando, il 12 aprile 1865 il generale Lee si arrese alle truppe di Grant, a sua volta il miglior generale nordista, la guerra era virtualmente finita, anche se rimanevano in armi alcuni stati. Il Vecchio Sud con le sue piantagioni, i suoi schiavi, i suoi gentiluomini, le sue dame, il suo tabacco ed il suo cotone era un mondo finito, per sempre, letteralmente bruciato dai vincitori. Ancora una volta, avevano vinto il progresso e la modernità.
Bandiera degli Stati Confederati D'America dal 1863 al 1865.