Carlo I° D'Asburgo-Lorena.
Carlo I° D'Asburgo-Lorena, l’ultimo imperatore, nel 1917 pensava di rinunciare alla guerra e di creare gli Stati Uniti della grande Austria come era già stato progettato da Francesco Ferdinando a partire dal 1906: lo provano i documenti raccolti in una monumentale biografia. Parla la storica Kovàcs.
Ma contro di lui fu creata dalla massoneria e dai bolscevichi una leggenda nera che dura tuttora, nonostante la beatificazione del 2004
Di Pigi Colognesi
Esattamente due anni fa Giovanni Paolo II ha beatificato Carlo I, l'ultimo imperatore asburgico. Abbiamo chiesto un profilo di questo principe della pace, come l'ha chiamato il Papa, ad Elisabeth Kovàcs, autrice di una imponente biografia (Kaiser und König Karl I, due volumi per un totale di 1800 pagine) e membro della commissione storica che ha preparato la beatificazione.
Come descriverebbe la personalità di Carlo I?
Carlo aveva una memoria favolosa, era di intelligenza superiore alla norma, ricco di grande benevolenza e sincera disponibilità per la gente. Semplice, amante della natura, aveva insomma capacità di grandi prospettive. La sua religiosità era orientata dalla tradizione spirituale della sua famiglia; era molto devoto dell'Eucaristia e della Madonna ed aveva un rapporto molto positivo con il Papa. Considerò il potere come ricevuto da Dio e si concepì responsabile soltanto di fronte a lui. Considerava indissolubile il suo legame con i popoli dell'impero; gli interessi personali e familiari passavano in secondo piano rispetto al bene dei sudditi. Senso del dovere e fede in Dio lo resero capace di accettare la perdita del potere, l'espatrio, la detronizzazione, la povertà e l'esilio come sacrificio per il bene futuro e per la convivenza pacifica dei suoi popoli. In punto di morte perdonò per tutto quello che gli era stato inflitto. L'imperatore Carlo fu inoltre uno sposo esemplare e un padre di famiglia amoroso.
Quale fu la sua linea d'azione durante la Prima Guerra mondiale?
La volontà di rinunciare alla guerra e di giungere a una veloce conclusione di pace. Grazie all'aiuto di papa Benedetto XV, riconobbe in ciò l'unica possibilità per la continuità dell'esistenza della monarchia danubiana, che volle trasformare negli Stati uniti d'Austria, unificati dalla dinastia asburgica.
Quali forze si sono invece opposte a questa impostazione e perché?
Anzitutto coloro che puntavano alla indipendenza e alla nascita di Stati nazionali nell'impero asburgico; essi erano contrari al principio della dipendenza del potere da Dio. La rivoluzione russa del 1917, poi, influenzò lavoratori e soldati, che la socialdemocrazia unificò. La Germania dal canto suo voleva coinvolgere l'Austria-Ungheria nel suo sistema nazionalista e degradarla a Stato vassallo. La sua propaganda, basata sugli slogan Via da Roma e Via dagli Asburgo, ebbe presa sulla borghesia, tendente al nazionalismo tedesco, sull'intellighentia austriaca e boema e su parti dell'aristocrazia. Forti gruppi, favorevoli all'alleanza con Francia, Inghilterra e Italia, spingevano inoltre alla distruzione interna dell'impero. Ad essi si unirono i sostenitori in esilio di cechi, polacchi e slavi meridionali. Ci fu anche una vera guerra di propaganda, nella primavera del 1918, che mise in questione la credibilità politica e umana della coppia imperiale; quando se ne videro gli effetti sulla popolazione, gli Stati Uniti decisero la scomparsa dalla carta geografica dell'Austria-Ungheria.
C'è una leggenda nera che accusa Carlo di essere stato debole, di avere una visione medievale del potere imperiale…
L'immagine deturpata dell'imperatore Carlo è prodotto della guerra di propaganda del 1918. Da parte dell'entente cordiale o Triplice Intesa fu concepita da due giornalisti inglesi e condotta in collaborazione con uomini politici in esilio che volevano realizzare il programma di Stato nazionale caro alla massoneria internazionale. La propaganda tedesca voleva, dal canto suo, motivare la popolazione austriaca alla Anschluss (integrazione, annessione) con la Germania. In questa direzione lavorava anche il ministro degli Esteri regio-imperiale, Czernin-Chudenitz, il quale, col famoso Affaire Sisto (la divulgazione delle trattative segrete tra Carlo e la Francia tramite suo cognato, Sisto di Borbone-Parma), intralciò i promettenti tentativi di pace, scatenando nella popolazione una crisi d'identità.
La beatificazione ha suscitato polemiche in Austria?
Molti l'hanno considerata come una ricompensa politica e non come proclamazione religiosa e hanno tentato di renderla ridicola ed inefficace, facendo riferimento all'immagine tramandata dall'antipropaganda del 1918. In Austria si ignoravano i risultati delle nuove ricerche e ci si fissava su quell'immagine stereotipa, dubitando del senso della realtà di papa Giovanni Paolo II e della validità della sua decisione. La paura del confronto con i problemi riguardanti la nascita della Repubblica austriaca nel 1918-19 così come la scelta della forma di Stato (repubblica o monarchia) fa parte delle ragioni politiche dei media. Il timore di scoprire una storiografia errata e superata appartiene ai motivi personali degli studiosi, che rifiutano la discussione sulla verità storica.
Anche la sua opera, professoressa Kovàcs, ha ricevuto pesanti attacchi.
Nel secondo volume della mia biografia vengono pubblicati per la prima volta documenti originali sulla vita di Carlo e sul tramonto dell'impero asburgico in forma critico-scientifica. Essi mettono in evidenza, tra l'altro, che il tentativo di pace dell'imperatore, di fronte alle posizioni e alle azioni della massoneria internazionale così come davanti alla politica imperialistica militare e belligerante dei supremi comandi militari tedeschi, fallì. Non sorprende quindi se la pubblicazione della verità storica ha scatenato violente reazioni da parte della massoneria ed in Germania
Stati uniti della grande Austria.