martedì 11 dicembre 2012

Sodalitium: Infiltrazioni giudaico-massoniche nella Chiesa romana





Sodalitium n° 38, giugno-luglio 1994 (pagg. 17-29)

INFILTRAZIONI GIUDAICO - MASSONICHE NELLA CHIESA ROMANA

di don Curzio Nitoglia

INTRODUZIONE

Abbiamo già visto nel numero precedente [1], come il Giudaismo-religione abbia congiurato contro Gesù Cristo, i suoi Apostoli e la Chiesa, cercando d'infiltrare una "quinta colonna" nella Chiesa stessa per poterla distruggere dall'interno.
Nel presente articolo cercherò di richiamare l'attenzione del lettore su una serie di fatti oggettivi e inequivocabili che mostrano le infiltrazioni della contro-Chiesa attuate nel Corpo Mistico di Cristo.
Il come sia stato possibile tutto ciò è un mistero che ci sorpassa, è il mistero della Volontà permissiva di Dio in rapporto al male morale, che non è voluto ma solo permesso per trarne un bene maggiore.
Il perché dell'infiltrazione giudaico-massonica nella Chiesa sorpassa il nostro misero intelletto, ma sarebbe irragionevole chiudere gli occhi sugli avvenimenti che la comprovano e purtroppo, con il Concilio Vaticano II, la testimoniano sino al suo stesso vertice. Paolo VI d'altronde, aveva già parlato di "autodemolizione della Chiesa" e di "fumo di satana, penetrato all'interno della Chiesa di Dio", ammettendo implicitamente la realtà del fatto.
In molti casi dobbiamo fermarci al quia, alla constatazione del fatto, senza pretendere di conoscere il propter quid, il perché del fatto. La Giudeo-Massoneria ha formato il disegno di corrompere le membra della Chiesa, e specialmente il clero e la gerarchia, inoculando in esse falsi principi che di cristiano mantengono solo il nome senza averne più la sostanza [2].
Un altro fatto inequivocabile (oltre al complotto contro la Chiesa) è che oggi quasi tutti, anche i cattolici, appartengono in qualche modo all'anima della Massoneria, pur non essendo membri del suo corpo, cioè pensano e ragionano da massoni: sono per la tolleranza, il pluralismo, il rispetto dell'errante, la democrazia moderna e liberale, il non esclusivismo. Oggi Benedetto Croce avrebbe più giustamente scritto Perché non possiamo non dirci massoni, e la teoria di Rahner andrebbe riproposta come Il massone anonimo [3].
Questa è la triste realtà: da un lato il complotto della Sinagoga contro la Chiesa, dall'altro lo spirito cabalistico-massonico che ha invaso ogni cosa e che respiriamo ormai come l'aria che ci circonda. È molto arduo poter definire il perché, il come di tutto ciò, che in molti aspetti ci sfugge, ci sovrasta e su cui possiamo solo fare congetture senza poter arrivare alla certezza; eppure non dobbiamo chiudere gli occhi sulla terribile realtà nella quale siamo chiamati a vivere, sotto pena di sbagliare di "campo" o di stendardo, convinti magari di militare sotto quello di Cristo, ma combattendo in realtà, sotto quello di Lucifero [4].
Nell'articolo precedente abbiamo visto i piani massonici (svelati da Barruel e da Cretineau-Joli, e riportati nei suoi volumi da Mons. Delassus), i quali parlano di un "papa" secondo i bisogni della setta, cioè imbevuto della sua filosofia, un "Papa" che, pur non essendovi iscritto, fa però parte della sua anima, al fine di portare a compimento il trionfo della Rivoluzione. Per giungere a tale scopo la Massoneria ha formato una generazione degna di tale avvenimento, mediante la corruzione intellettuale e morale della gioventù, fin dalla più tenera età, per poterla poi attirare, senza che se ne accorga, alla mentalità del "massonismo". Soprattutto nei seminari essa ha svolto il suo ruolo d'infiltrata, di corruttrice delle idee, perché un giorno i giovani seminaristi diverranno preti, vescovi, cardinali, governeranno e amministreranno la Chiesa e, come cardinali, saranno chiamati a scegliere un "Papa"; ma questo "Papa", come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà imbevuto di principi filantropici e naturalistici e sarà quindi omologo agli interessi della setta.
Il clero e i fedeli marceranno così sotto lo stendardo massonico, credendo ancora di essere sotto la bandiera pontificia.
I fatti che mi accingo a riportare sono la prova inequivocabile che tale disegno è riuscito, almeno per ora. Nostro Signore infatti ci ha promesso che "le porte dell'inferno non prevarranno" e così sarà. Noi cristiani, come il nostro Capo, Gesù Cristo siamo abituati a vincere per mezzo delle sconfitte. Proprio quando Gesù fu crocifisso e abbandonato da tutti, con la sua morte ci redènse; così sarà anche del suo Corpo Mistico, la Chiesa: quando sembrerà ormai essere morta, allora risorgerà in tutto il suo fulgore: "Regnavit a ligno Deus"!
Tali fatti non devono scandalizzarci, ma, al contrario, devono farci prendere i mezzi adatti (con l'aiuto di Dio che non manca mai) per fare qualcosa per il bene della Chiesa, flagellata e coronata di spine come il caro e buon Gesù.
Una bella preghiera di San Tommaso Moro recita così: "O Signore fate che non mi scandalizzi davanti al male ed al peccato, ma datemi la forza di porvi rimedio".

I PAPI DENUNCIANO LE INFILTRAZIONI GIUDAICO-MASSONICHE ALL'INTERNO DELLA CHIESA

Pio VI nel Breve "Quid aliquantum" (10 marzo 1791) critica la Costituzione civile del clero e in un altro Breve al clero e al popolo francese (19 marzo 1792) condanna gli ecclesiastici che giurano fedeltà alla Rivoluzione in questi termini: "Il carattere... degli eretici e degli scismatici fu... di ricorrere all'artificio e alla dissimulazione: così i nuovi intrusi della Chiesa di Francia hanno imitato alla perfezione quest'arte... d'ingannare... mediante la finzione e la menzogna..." [5].
Pio VII nell'Enciclica Diu Satis (15 maggio 1800) mette in guardia l'alto clero: "Non ammettete nessuno nei ranghi del clero... prima di averlo esaminato con cura, controllato ed approvato maturamente... [vi è] una moltitudine di falsi apostoli... artefici di inganni, mascherati da apostoli di Cristo".
Nell'Enciclica Ecclesiam (13 settembre 1821) condanna la Carboneria, vera miniera di falsi fratelli: "Vengono a voi sotto apparenza di agnelli ma sono, nel fondo del loro cuore, lupi rapaci".
Il Cardinale Bernetti in una lettera del 4 agosto 1845 scriveva: "Il nostro giovane clero è imbevuto delle dottrine liberali... La parte del clero che, dopo noi, arriva al governo, ... è mille volte di più intaccata dal vizio liberale" [6].
Pio IX nell'Enciclica Nostis et Nobiscum (8 dicembre 1849) si lamenta del complotto contro la Chiesa: "Vi sono in Italia degli ecclesiastici, ... che son passati nei ranghi del nemico della Chiesa".
Molti anni dopo nella lettera Exortae in ista (29 aprile 1876) descrive il caso classico di un'infiltrazione massonica in Brasile. "La confusione che è sorta in Brasile in questi anni è dovuta all'azione di agenti affiliati alla setta massonica, che si sono infiltrati nelle confraternite di pii cristiani" [7].
Il cattolicesimo liberale è per Papa Mastai ancora più pericoloso del Comunismo; è infatti la "quinta colonna" della Giudeo-Massoneria nel seno stesso della Chiesa. Per Pio IX è molto più facile scoprire un nemico dichiarato che un falso fratello, come lo è, in realtà, il cattolico liberale. Nel Breve indirizzato al circolo Sant'Ambrogio di Milano (6 marzo 1873) spiega perché bisogna diffidare assolutamente dei cattolici democratici, imbevuti della filosofia moderna: "Questi uomini sono più pericolosi che i nemici dichiarati, poiché secondano gli sforzi di questi ultimi, ma non si fanno scorgere. Infatti, restando sui limiti delle opinioni condannate, si presentano sotto le apparenze di una dottrina integra e pura e ingannano così i fanatici della conciliazione ed anche i ferventi cristiani che, senza ciò, s'opporrebbero fermamente ad un errore manifesto" [8].
Leone XIII nell'Enciclica Inimica vis (8 dicembre 1892), mette in guardia i vescovi e gli arcivescovi d'Italia contro la Massoneria che cerca di conquistare alla sua filosofia il clero: "...i settari massoni cercano con delle promesse di sedurre il basso clero. Allo scopo di guadagnare alla loro causa i ministri sacri e poi... di farne dei rivoltosi".
San Pio X condanna i cattolici-liberali, i democratici-cristiani, i modernisti come "la razza più pericolosa... che pretende di condurre la Chiesa al proprio modo di pensare. Tramite l'astuzia e la menzogna di questo perfido cattolicesimo-liberale, che fermandosi giusto ai limiti dell'errore condannato, si sforza di apparire come ortodosso... I cattolici liberali sono lupi sotto apparenza di agnelli. Il prete... deve svelare le loro trame perfide. Sarete chiamati papisti, clericali, retrogradi, intransigenti; onoratevene ..." [9].
Anche nell'Enciclica Pieni l'animo (28 luglio 1906) San Pio X mette in guardia contro le infiltrazioni nemiche nella Chiesa e parla esplicitamente dello "spirito d'insubordinazione e di indipendenza" che si manifesta tra il clero. Tale spirito - prosegue il Papa - "... penetra fin nel Santuario. ... E soprattutto tra i giovani preti che uno spirito sì funesto porta la corruzione... Si fa per tali dottrine nuove una propaganda più o meno occulta, tra i giovani che nei seminari si preparano al sacerdozio".
Nella Pascendi (8 settembre 1907), poi, il Pontefice denuncia che "...i nemici sono arrivati fin dentro il cuore della Chiesa, nemici tanto più temibili quanto più lo sono meno apertamente. ... Parliamo di un gran numero... di preti... è dal di dentro che tramano la rovina della Chiesa, il pericolo è oggi quasi nel seno e nelle vene della Chiesa stessa ... essi [i modernisti] non colpiscono i rami... ma la radice stessa, vale a dire la Fede".
Inoltre sempre S. Pio X, nell'allocuzione alla cerimonia d'imposizione della berretta cardinalizia ai nuovi porporati (27 maggio 1914) pronunciò queste parole: "Oh quanti marinai, quanti piloti e, non voglia Dio, quanti capitani, facendo confidenza a queste novità profane ed alla falsa scienza del tempo presente, invece di giungere in porto, hanno fatto naufragio!" (S. Pio X AAS 1914 pagg. 260-262).
Si noti che il Papa santo morirà neanche tre mesi dopo, i120 agosto 1914, e che la parola "capitani" si riferisce ai Vescovi!
Pio XI denuncia i progressi fatti dalla "quinta colonna" infiltratasi ormai nell'alto clero.
"Nel Concistoro del 23 maggio 1923 Pio XI chiese a circa trenta cardinali della Curia romana cosa pensassero della convocazione di un Concilio Ecumenico. Il card. Billot parlò esplicitamente di divergenze profonde nel seno dello stesso Episcopato. Il card. Boggiani, domenicano, pensava che una parte considerevole del clero e dei vescovi era imbevuta di idee moderniste. ... Il card. Billot concludeva dicendo che il Concilio sarebbe stato manovrato dai peggiori nemici della Chiesa" [10]
Ancora, nell'Enciclica Divini Redemptoris (29 settembre 1937) Pio XI denuncia i tentativi d'infiltrazione comunista che, senza menzionare la dottrina propria del Comunismo, vorrebbe "impiantare i propri errori nei luoghi ove –– senza ciò –– non potrebbero penetrare. E lavorano [i comunisti] con tutte le loro forze per infiltrarsi perfidamente nelle assemblee cattoliche".
Il P. Cordovani, infine, maestro dei Sacri Palazzi Apostolici sotto il pontificato di Pio XII, e quindi teologo di papa Pacelli, scrive sull'Osservatore Romano del 19 marzo 1950: "Nulla è cambiato nella legislazione della Chiesa rispetto alla Massoneria. ... I canoni 694 e specialmente il canone 2335, che infligge la scomunica alla Massoneria senza distinzione di riti, sono sempre in vigore. ... Tutti i cattolici devono... ricordarselo per non cadere nella trappola".
Jacques Ploncard d'Assac commenta che si era in presenza di un'infiltrazione di idee massoniche nella Chiesa e che il padre Cordovani, profondo conoscitore del problema, insisteva: "La scomunica, lo ripeto, vale per tutti i riti massonici, ... anche se alcuni dichiarano che non sono ostili alla Chiesa. ... Questa tendenza moderna, ... che metterebbe volentieri il Cattolicesimo in armonia con tutte le ideologie... non ha forse il marchio dell'eresia?" [11]
I Papi perciò, fino a Pio XII, non hanno cessato di metterci in guardia contro le infiltrazioni nemiche nella Chiesa: purtroppo con Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II l'atteggiamento muta radicalmente; si dialoga con la Massoneria, si ammette addirittura la doppia appartenenza, come vedremo nei capitoli successivi [12].


Allegoria della tolleranza religiosa secondo la Massoneria.

I FATTI: IL DIALOGO CATTOMASSONICO

Con la morte di Pio XII il Concilio non era ancora stato adunato, ma "l'aggiornamento" roncalliano cominciava già a dar corpo alle antiche aspirazioni di apertura verso i suppositi della Giudeo-Massoneria, per poter così introdurre il cavallo di Troia nella Chiesa di Cristo.
Naturalmente ci si propose di dialogare, oltre che con le altre religioni, anche con la Massoneria, per poter superare le condanne portate dalla Chiesa contro la setta (oltre 590 documenti), a partire da Clemente XII (In Eminenti, 1738) fino a Pio XII incluso e mai messe in discussione.
"Le prime manifestazioni di questa tendenza nuova risalgono agli anni '20. Un gesuita tedesco, P. Gruber... prese contatto con alti dignitari massonici... La campagna di avvicinamento iniziata in segreto dal padre Gruber fu ripresa... in Francia dal padre Berteloot, anch'esso gesuita. Costui pubblicò dal 1945 al 1949 una serie di articoli e di libri redatti con una grande prudenza, per poter preparare il riavvicinamento.
La campagna di riavvicinamento tra Massoneria e Chiesa cattolica restò tuttavia allo stato latente sotto il pontificato di Pio XII. Il fuoco covava sotto le ceneri, ma i progressisti che avevano preso nella Chiesa un'influenza considerevole, si rendevano conto che i loro sforzi non avevano alcuna speranza finché viveva Pio XII... Con l'elezione di Giovanni XXIII ci fu bruscamente come un'esplosione... Si aveva nettamente l'impressione di una campagna internazionale, metodicamente orchestrata" [13]
"Lo spirito di Giovanni XXIII –– scrive padre Esposito [14] –– poi la grande avventura ecumenica di Paolo VI, innescarono una reazione a catena di cui lì per lì non ci si rese conto, ma che divenne evidente allorché i diversi gruppi di esploratori –– tra gli anni 1965 e 1968 –– vennero scovati dalla stampa. ... Si scoprirono scambi epistolari, telefonate più o meno diuturne, ... simposi conviviali. Il tutto finiva per accrescere la reciproca conoscenza degli uomini dei due schieramenti: i cattolici toccavano con mano che i massoni non hanno il volto di Lucifero [le apparenze ingannano, n.d.r.], i massoni che i cattolici non sono tutti Grandi Inquisitori... Si può dire che l'incontro tra le due comunità quella ecclesiale e quella massonica, fu effettuato a tutti i livelli ".
"Il Gran Maestro della Massoneria Dupuy stimava che «L'avvenimento del Vaticano II costituisce una apertura considerevole della Chiesa al mondo». Rivelava di aver intrattenuto con Giovanni XXIII delle relazioni «più che cordiali», che «Giovanni XXIII e il Vaticano II hanno dato un impulso formidabile al lavoro di chiarificazione e di disarmo reciproco nei rapporti tra Chiesa e Frammassoneria». Al limite, nella misura in cui la Chiesa conciliare scivola verso il pluralismo e la libera religione, tende a diventare una semplice obbedienza massonica" [15]
D'altronde anche l'ex gran maestro del Grand'Oriente d'Italia, Armando Corona, afferma: "La Massoneria ha, per prima, nella storia caldeggiato e difeso la tolleranza religiosa ed il diritto di ogni uomo di professare la propria fede. Dopo tanti secoli, come Massoni, siamo lieti che anche il concilio Vaticano II abbia dichiarato testualmente: La coscienza degli uomini è sacra..." [16]
Anche mons. Lefebvre fu costretto ad ammettere che la Chiesa era stata infiltrata dalla Massoneria allo scopo di distruggerla. Proprio perché aveva vissuto direttamente l'esperienza del Concilio scrisse: "La riforma liturgica è una delle cose più gravi. Fu fatta... dal Padre Bugnini, che l'aveva preparata già da molto tempo. Già nel 1955 padre Bugnini faceva tradurre i testi [liturgici] protestanti da mons. Pintonello... che era vissuto molto tempo in Germania... È stato proprio mons. Pintonello che mi ha raccontato che aveva tradotto i libri liturgici protestanti per Bugnini, che a quel tempo non contava ancora nulla... tipi come Bugnini sono degli infiltrati nella Chiesa per distruggerla... Alcuni dicono che dietro tutto ciò vi è la Massoneria. È possibile... Ci troviamo davanti ad una vera congiura all'interno della Chiesa, da parte dei cardinali attuali. Una classe di intellettuali è insorta contro Nostro Signore, in un vero complotto diabolico contro il suo Regno"  [17].
Il primo cardinale che avvicinò un Gran Maestro fu Innitzer, arcivescovo di Vienna, che nel 1948 impostò –– ad insaputa di Pio XII –– il dialogo col Gran Maestro Schechebaner. Negli anni '60 - '70 la schiera dei "dialoganti" s'ingrossò e fece il tutto alla luce del giorno: i cardinali Cushing di Boston, Cooke di New-York, Etchegaray di Marsiglia, Alfrink di Utrecht, Feltin e poi Marty di Parigi, Krol di Filadelfia, Vilela di Bahìa (Brasile), Lorscheider di Fortaleza. Tra i vescovi si contano: Mendez Arceo di Cuernavaca (Messico), che in Concilio domandò che la legislazione antimassonica fosse modificata, mons. Dante Benigni di Albano Laziale, mons. Ablondi di Livorno che, secondo le affermazioni dell'Esposito [18], partecipò agli incontri coi dirigenti massonici insieme al gruppo italiano. A Parigi mons. Pezerie parlò addirittura in Loggia "come in passato avevano fatto Joyce di Boston, Pursley di South Bend, alcuni presuli nelle Isole Filippine, in Canada e altrove" [19]
In Europa tale dialogo catto-massonico era benedetto "anche presso le istanze più alte della Chiesa. I tramiti più costanti... che ottennero un'accoglienza attenta presso Paolo VI, furono don Miano, che raggiungerà il card. Seper e il card. Koning... Il P. Riquet che ebbe ugualmente diverse opportunità di avvicinare Paolo VI [20].
Recentemente il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, l'avv. Gaito, ha dichiarato: "Quando ho ascoltato le gerarchie ecclesiastiche parlare nelle omelie dell'uomo come centro dell'universo mi sono commosso fino alle lacrime" [21].

VERSO LA REVISIONE DELLA SCOMUNICA DELLA MASSONERIA

L'intento immediato di tutti questi spuri connubi era di pervenire alla revisione e possibilmente all'abolizione della scomunica del 1738, della setta massonica. Per la Pasqua del 1971 sembrò prossima la pubblicazione di un Dubium della Sacra Congregazione per la dottrina della Fede "che avrebbe in qualche modo cancellato le gravi pregiudiziali antimassoniche contenute nel Codice di diritto canonico del 1917, canone 2335 e luoghi paralleli; la pubblicazione fu rinviata alla festa dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno del medesimo anno, ma ancora una volta non si ritenne opportuno affrettare i passi, perché si temeva –– e ben a ragione –– che l'opinione pubblica cattolica... non avrebbe accolto la decisione senza scandalo" [22].

LA CONFERENZA EPISCOPALE SCANDINAVO-BALTICA (21-23 ottobre 1966)

Fin dal 1964 i vescovi della Norvegia avevano consentito ad un massone "convertitosi" al cattolicesimo di poter conservare l'iscrizione alla Massoneria.
I vescovi della Danimarca, Svezia, Islanda, Norvegia, Finlandia applicarono il decreto conciliare Christus Dominus, che all'articolo 8 afferma: "Ai singoli vescovi diocesani è data facoltà di dispensare da una legge generale della Chiesa, ogniqualvolta ritengano che ciò giovi al bene spirituale dei fedeli, purché dalla suprema Autorità della Chiesa non sia stata fatta qualche riserva speciale in proposito".
Nella riunione plenaria del 21-23 ottobre 1966, infine, i vescovi di quelle cinque nazioni decidevano di non esigere dai massoni che chiedevano di entrare nella Chiesa, l'abiura, cioè l'abbandono della Massoneria. I vescovi non ritenevano perciò incompatibili le due appartenenze. "Nel mese di novembre la decisione venne comunicata alla Santa Sede. Qui non si ebbero reazioni, e questo significa che non c'erano ragioni negative, per cui i124 gennaio 1968 la decisione venne resa pubblica" [23].
Il Radiogiornale vaticano intervenne, comunicando che la Santa Sede non aveva mutato la disciplina vigente. "Si ribadiva in tal modo che la decisione scandinavo-baltica rimaneva circoscritta alla situazione locale, ma non la si contrastava" [24].

LA LETTERA DEL CARD. SEPER AL CARD. KROL (19 luglio 1974)

Il vento del Concilio continuava a soffiare, la Giudeo-Massoneria a tramare: il risultato più clamoroso dell'infiltrazione della "quinta colonna" all'interno della Chiesa la si ebbe il 16luglio 1974. Si trattò di un modesto documento destinato a restare privato e che invece fu reso pubblico dal destinatario, il card. Krol, arcivescovo di Filadelfia e presidente della Conferenza Episcopale nordamericana.
Questo documento, brevissimo ed importantissimo, va inquadrato nella scia delle due consultazioni a livello universale ordinate dalla Sacra Congregazione per la dottrina della fede negli anni 1960-1970, per conoscere l'opinione dei vescovi sulla consistenza e le caratteristiche delle singole obbedienze massoniche.
Su tale documento così scrive il P. Esposito: "A richiesta del card. Krol, il prefetto del dicastero romano (della dottrina della Fede) card. Franjo Seper rispose... con questa lettera così strutturata: 1) la richiesta di nuove istruzioni relative al problema massonico è viva presso l'Episcopato, e la Santa Sede ha posto il problema in seria osservazione; 2) ... ogni eventuale mutamento viene demandato alla redazione del nuovo Codice di Diritto Canonico; 3) nell'attesa, a) le situazioni locali devono essere giudicate in ambito locale; b) tale giudizio deve essere ispirato al principio dell'amplificazione delle grazie e delle restrizioni degli odi; 4) la proibizione d'iscrizione alla massoneria viene ristretta ai soli membri del clero e degli istituti secolari; 5) implicitamente la scomunica non viene più comminata. ... Questa lettera ebbe consensi ovunque. Negli Stati Uniti inaugurò, da parte della Chiesa, un atteggiamento estremamente aperto... La comprensione tra cattolici e massoni negli Stati Uniti veniva da lontano... Cominciò un rallentamento polemico, allorché i massoni, rassicurati da Kennedy circa i suoi propositi non integralisti, appoggiarono validamente la sua candidatura, proseguì con la partecipazione del card. Cushing a riunioni conviviali, unitamente ad altri presuli, ... tra i gesti più incisivi ricordiamo la partecipazione del cardinale arcivescovo di New York, Cooke, ad un simposio massonico nel corso del quale pronunciò un discorso di cordiale incoraggiamento alla reciproca comprensione e collaborazione" [25].




"Al massone il Candelabro ricorda le sette arti liberali la cui conoscenza è indispensabile per il lavoro del vero iniziato". (L. Troisi, Dizionario massonico, Bastogi)



LA CONFERENZA EPISCOPALE DELL'INGHILTERRA E DEL GALLES (11-14 novembre 1976)

In tale conferenza l'eco della lettera Seper-Krol fu evidente. Il documento episcopale affermava: "Un cattolico deve considerarsi anzitutto membro della Chiesa cattolica... Ma se egli crede sinceramente che la sua appartenenza alla Massoneria non entri in conflitto con questa fedeltà, può entrare in contatto con il suo vescovo... per discutere le implicazioni di tale appartenenza".

LA CONFERENZA EPISCOPALE DI SANTO DOMINGO (29 gennaio 1976)

In una notificazione al clero diramata i129 gennaio 1976 1a Conferenza episcopale dominicana applicava la lettera del card. Seper asserendo: "Tra noi (cattolici e Repubblica dominicana) non esiste incompatibilità tra l'essere cattolico praticante... ed essere affiliato ad un'associazione massonica o similare...".

MONS. ETCHEGARAY, ARCIVESCOVO DI MARSIGLIA (1975-1977)

Su richiesta concedeva l'autorizzazione ai funerali religiosi di un massone.

LA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (4 gennaio-12 marzo 1975)

Nella sessione del 5 gennaio 1975 la Conferenza Episcopale brasiliana, presieduta da mons. Lorsheider, poi cardinale, domandò alla Santa Sede istruzioni circa l'applicazione della lettera Seper; la risposta del 12 marzo, firmata dal Nunzio Apostolico in Brasile mons. Rocco, asseriva: "... Sembra pertanto che si possa prestar fede a quanti, iscritti già da tempo alla Massoneria, sollecitano spontaneamente di essere ammessi ai sacramenti...".
Non stupisce quindi che: "per il Natale di quell'anno il Card. Brandao Vilela accettava l'invito di celebrare la messa nella loggia Liberdade di San Salvador di Bahia... in quello stesso mese accettava un'alta onorificenza massonica, così come l'accettava nel 1976 il card. Paulo Evaristo Arns, arcivescovo di Rio de Janeiro" [26].

LA FALSA RESTAURAZIONE DEGLI ANNI '80

San Pio X affermava dei modernisti: "Ad ascoltarli, a leggerli si sarebbe tentati di credere che cadono in contraddizione, che sono oscillanti e incerti. Assolutamente no! Tutto è misurato, tutto è voluto da costoro. ...Una pagina delle loro opere potrebbe essere scritta da un cattolico; ma voltate pagina e vi sembrerà di leggere lo scritto di un razionalista" [27].
La tattica di Satana e dei suoi suppositi è sempre stata quella di mischiare il vero al falso, la zizzania al buon grano; così fa la Giudeo-Massoneria che, ormai infiltratasi sino al vertice della Chiesa, mescola vero e falso per poter ingannare anche i buoni che, altrimenti, reagirebbero.
Abbiamo già visto quale fosse la tattica del massone: restare dentro la Chiesa come "quinta colonna" per distruggerla dall'interno, se mai fosse possibile, e quindi, dopo aver fatto due passi avanti, farne uno indietro (Lenin docet), per non suscitare una vera reazione che annienti le macchinazioni della contro-chiesa. Sappiamo anche che la "quinta colonna", una volta scoperta, susciterà una "terza forza", che lavorerà assiduamente, sotto apparenza di moderazione, equilibrio, amor di pace e carità, per impedire la distruzione della "quinta colonna".
Ebbene i vari documenti degli anni '80 che rivedono le posizioni aperte al dialogo, proprie degli anni '60 - '70, non sono nient'altro che il classico passo indietro dopo i due compiuti in avanti, e la produzione di una "terza forza" per salvare il lavoro della "quinta colonna"!
I documenti della falsa restaurazione sono: la Dichiarazione dell'Episcopato tedesco (28 aprile 1980), la Dichiarazione della Sacra Congregazione per la dottrina della Fede (17 febbraio 1981), la Dichiarazione della Sacra congregazione per le cause dei Santi (20 settembre 1981), il Nuovo Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983) che nel canone 1374 afferma: "Chi dà il [proprio] nome ad un'associazione che complotta contro la Chiesa, sia punito con giusta pena". Bisogna rilevare che tale testo è molto diverso dal canone 2335 del Codice del 1917, perché il rigore della pena è nettamente alleggerito, in quanto viene esclusa la scomunica, che era invece comminata ipso facto per chiunque avesse dato il proprio nome ad una setta massonica.
Inoltre, per la gioia del padre gesuita Michel Riquet non viene neppure menzionata la Massoneria! [28].
Così si giustifica la recente dichiarazione del Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia Virgilio Gaito: "Si consideri poi che la scomunica contro i massoni è ormai affievolita: è riservata soltanto a chi cospira contro la Chiesa Cattolica" [29].
Tutto ciò prova che le condanne degli anni '80 erano puramente verbali e che nulla de facto ne è seguito, né si voleva che ne seguisse. Infatti i vari monsignori che negli anni '60 - '70 erano impegnati nel dialogo con la Massoneria li ritroviamo quasi tutti promossi cardinali negli anni '80, e coloro che già erano cardinali hanno continuato tranquillamente ad esserlo senza che alcun provvedimento fosse preso a loro carico!
Bisogna infine registrare la Dichiarazione della Sacra Congregazione per la dottrina della Fede (26 novembre 1983), la quale, nell'affermare che "i fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla santa comunione" non ribadisce, però, la scomunica!
In un'intervista concessa ultimamente dal card. Ratzinger all'Avvenire, si legge che bisogna distinguere tra Massoneria e Massoneria, che non bisogna fare di ogni erba un fascio, che vi è una Massoneria anticlericale con la quale non si può dialogare, ma che, se la Massoneria non fa professione di fede anticristiana, il dialogo è fattibile: si è, in pratica, ad un ritorno, seppur in sordina, alle posizioni degli anni '60 - '70.
È il lavoro della "terza forza" che cerca di consolidare, sotto apparenza di maggior fermezza e di restaurazione, le conquiste della "quinta colonna"? La dottrina di cui sopra fu già condannata dal P. Cordovani nel 1950. Ma essa ritorna di moda anche in campo massonico, allorchè il prof. Di Bernardo, nel suo libro Filosofia della Massoneria afferma che la Massoneria è per principio non esclusivista e tollerante ed auspica un dialogo con la Chiesa, ciascuno restando quello che è. L'importante è che la Chiesa, senza perdere la sua identità, rinunci alle scomuniche per aprirsi al dialogo, accettando il pluralismo, la tolleranza ed il non esclusivismo, e divenga poi così, nella realtà, una specie di Massoneria universale. Tutto ciò si è avverato e lo abbiamo costantemente sotto gli occhi [30].
Anche in campo cattolico-conservatore è ripreso questo atteggiamento; per esempio mons. Casale arcivescovo di Foggia, l'11 dicembre 1993, in un convegno organizzato dal cesnur, ha dichiarato che la doppia appartenenza non è lecita, ma che il dialogo con le Massonerie... non è escluso dalla Chiesa cattolica [conciliare, n.d.r.] [31].

LA CHIESA CONCILIARE E IL ROTARY CLUB (1905)

a) Massoneria e Rotary
Il rapporto tra Rotary e Massoneria è "strutturale", come dice P. Esposito, "non solo a causa della fondazione del Rotary avvenuta i123 febbraio 1905 ad opera dell'avvocato Paul Harris di Chicago e di tre suoi colleghi, massoni come lui; ma anche a causa dell'impostazione ideologica e giuridica del club, il quale del messaggio iniziatico assume il meglio, per inserirlo nella società laicizzandolo, cioè escludendo gli aspetti vincolanti ed iniziatici" [32].
In Cile ed in Spagna molti vescovi, negli anni Venti, espressero vive condanne del Rotary, denunciandone la radice massonica. La Santa Sede di fronte a queste denunce dovette prendere posizione. Il primo passo fu di prendere le distanze dal Rotary per poi condannarlo. Il compito di preparare la strada alla condanna fu affidato alla Civiltà Cattolica che pubblicò tre articoli del padre Pirri s.j., secondo il quale il Rotary non differisce affatto dalla Massoneria, sotto il dominio della quale intende portare il mondo intero. Tuttavia il gesuita non vuole affermare che tutti i rotariani siano massoni, ammette l'ignoranza, la buona fede, l'ingenuità in alcuni di essi.
La tolleranza religiosa del Rotary, conclude il Pirri, è de facto sincretismo religioso [33].
Sull'Enciclopedia Cattolica mons. Buzzetti scrive: "La mentalità ch'esso [il Rotary] proclama può facilmente diventare indipendenza dall'insegnamento della Chiesa, anche nel campo della fede e dei costumi e favorire l'infiltrazione di elementi massonici ed anticlericali" [34].
b) La prima condanna pontificia (4 febbraio 1929)
Il testo pontificio di condanna del Rotary uscì quasi contemporaneamente al terzo articolo del padre Pirri del 2 febbraio 1929; è infatti di solo due giorni posteriore il Dubium della Sacra Congregazione concistoriale. Il decreto pontificio era la risposta al quesito se fosse lecito agli ecclesiastici iscriversi al Rotary e partecipare alle riunioni di questa organizzazione, ed era nettissima: non expedire, cioè "non è conveniente". La proibizione non è estesa ai laici. Il testo fu pubblicato negli A.A.S. (1929, anno 25,15 gennaio 1929, 42).
Anche il cardinale di Milano Schuster intervenne, vent'anni dopo, il 12 ottobre 1949, riaccendendo i fuochi della polemica: "A1 tempo della nostra giovinezza a Roma... v'erano associazioni che si dicevano affiliate [alla Massoneria] come il Rotary... Tutte forme essoteriche di una Massoneria unica" [35].
c) La seconda condanna (gennaio 1951)
Essa fu molto più severa della prima, più solenne, con l'esplicito richiamo dell'assenso diretto di Pio XII [36].
d) La svolta di Giovanni XXIII
Il deus ex machina del Rotary italiano, Omero Ranelletti, che fondò il Club di Roma nel 1924 narra che "all'avvento di Papa Giovanni pensò che il problema avrebbe potuto essere avviato ad una soluzione migliore che in passato" [37]; i122 dicembre 1958 chiese pertanto a Giovanni XXIII un'udienza, che gli fu accordata i120 aprile 1959. "In udienza presentò i suoi colleghi coi loro titoli rotariani, e papa Giovanni ... gradì la visita affermando che a Venezia aveva avuto occasione di avvicinare più volte i rotariani della città, ed era perciò bene al corrente della nostra istituzione. ... Ebbe per tutti parole di bontà, confortandoci infine della sua apostolica benedizione" [38].
Il 20 marzo 1963 Roncalli accordò al Rotary una seconda udienza.

e) Paolo VI
La terza udienza pontificia ebbe luogo con Paolo VI i128 settembre 1963. Ma la più importante fu la quarta, del 20 marzo 1965, nella quale Ranelletti ricordò che il 13 novembre 1957 (un anno prima della morte di Pio XII) l'allora card. Montini s'incontrò con i rotariani e tra l'altro disse loro: "Vi ringrazio signori rotariani per questa manifestazione di omaggio che mi rivolgete, ma debbo con lealtà dichiaravi che in passato io ebbi molte riserve sul Rotary, frutto di ignoranza e di errori" [39].
Nell'udienza del 20 marzo 1965 Paolo VI riprese questo pensiero; un altro incontro col Rotary avvenne il 14 novembre 1970.
f) Giovanni Paolo II
"Con Giovanni Paolo II l'accettazione del Rotary raggiunge livelli ancora più elevati, nel senso che non solo è affermata la compatibilità, ...ma forse addirittura la complementarietà fra l'opera cattolica e quella rotariana" [40].
Giovanni Paolo II ha ricevuto i rotariani il 14 giugno 1979 ed i14 febbraio 1984.

IL MOVIMENTO PAX E IL GRUPPO I.DOC (braccio armato della sovversione all'interno della Chiesa conciliare)


"Dopo il Concilio Vaticano II –– scrive Orio Nardi [41] –– la gnosi influenza tutta la fermentazione modernista o progressista all'interno della Chiesa, non senza la complicità di teologi... che spesso operano sotto l'influsso di centri di potere mondialista, come appare dalla storia del Movimento Pax e del gruppo I.DOC".

IL MOVIMENTO PAX

Il 6 giugno 1963 il card. Wyszynski scrisse una lettera ai vescovi francesi, che fu fatta pervenire al Segretariato dell'Episcopato francese tramite il nunzio apostolico: oggetto della lettera era il Movimento PAX.
Il cardinale smascherava nel suo scritto la vera natura del Movimento: "PAX non è un'organizzazione a scopo culturale, ma unicamente un mezzo di propaganda travestito per denigrare l'attività della Chiesa in Polonia, tramite la diffusione d'informazioni false... Tale movimento riceve le direttive dal Partito Comunista, dalla Polizia segreta e dall'Ufficio per gli Affari del Culto. In compenso della sua sottomissione PAX beneficia di certe facilitazioni ed appoggi".
All'inizio del Concilio il Movimento PAX intensificò la sua propaganda nei Paesi dell'Europa occidentale e specialmente in Francia, diffondendo notizie false od equivoche ed offensive della Chiesa e soprattutto della Curia romana.
Il fondatore di PAX (vero e proprio organo della polizia comunista polacca, alle dirette dipendenze del Ministero degli Interni) era M. Piasecki, che era stato condannato a morte dai russi sovietici ed era stato graziato a prezzo di un impegno formale di mettersi al servizio del Partito Comunista per infiltrare la Chiesa Cattolica.
Fin dalle sue origini, quindi, PAX è un'agenzia del Partito Comunista Polacco che emana direttamente gli ordini ai suoi membri tramite l'Ufficio Centrale. Piasecki dipendeva in modo diretto dall'Ufficio Sicurezza (U. B.) e dall'Ufficio dei Culti, che, in Polonia, disponeva di un potere assoluto per quanto riguardava la Chiesa Cattolica.
Nel 1956 col disgelo Piasecki cade in disgrazia (nuovamente), però, grazie ai servizi resi soprattutto alla Francia, può risalire la china; il suo potere raggiunge l'apogeo durante i lunghi anni di prigionia di Wyszynski. Fu quella l'epoca in cui PAX assorbiva tutte le pubblicazioni cattoliche ancora indipendenti dal Partito Comunista. La destalinizzazione atterrò di nuovo Piasecki, che però risorse grazie... al Concilio Vaticano II! Infatti gli fu assegnato il compito di formare focolai di dissenso negli ambienti ecclesiastici che lavoravano al Concilio, di scindere i Vescovi in due blocchi (progressisti e conservatori), per poter mettere la Chiesa al passo con il mondo moderno (Solve et coagula).
In Francia, giornali come la Croix e periodici come Les Informations catholiques Internationales erano giunti a diffamare il card. Wyszynski e a difendere PAX, spianando così la strada al trionfo del Comunismo in Francia e nel mondo.
Jean Madiran scrisse un coraggioso ed interessante articolo su La Nation Française (1° luglio 1964) dal titolo Lo spionaggio sovietico nella Chiesa, aggiungendo che Piasecki era una creatura del generale Ivanov Sierow della N.K.V.D. (la polizia politica russa). Madiran scriveva anche che PAX attaccava la Curia romana, in quanto nel 1956 una sua delegazione si era recata in Vaticano per difendere Piasecki condannato dal Sant'Uffizio, senza però ottenere quanto desiderava.

IL GRUPPO I.DOC

Con l'inizio del Concilio nacque a Roma un Centro di informazione per i vescovi e i teologi olandesi, il DOCumentation.
Tale centro diffondeva bollettini d'informazione in tutte le lingue ed organizzava conferenze stampa tenute dai Padri conciliari o da teologi progressisti per potersi impadronire dell'opinione pubblica; ad esse infatti erano regolarmente presenti i responsabili di agenzie internazionali e gli informatori di grandi quotidiani.
A1 termine del Concilio quest'Agenzia stampa volle mantenere le relazioni che aveva stabilite nel periodo del Concilio: così il DOC è diventato I.DOC (Information-Documentation sur l'Eglise Conciliaire).
Louis Salleron scriveva: "Siamo in presenza di un vero potere parallelo [I.DOC] in seno al Cattolicesimo, perché tiene in mano l'informazione, la pubblica opinione... ed è in grado di cercare di imporre le proprie vedute al Magistero" [42].
Delaman, a sua volta, sosteneva che "l'I.DOC dà le sue consegne... Quando un vescovo osa levarsi contro uno dei suoi obiettivi, ... diventa la vittima di un vero assassinio morale nella stampa del mondo intero" [43].
La rivista inglese Approches [44] afferma:
"La sezione britannica di I.DOC è composta interamente da progressisti, e il gruppo è controllato all'interno da un nucleo marxista, esso stesso condotto da uno dei capi comunisti tra i più esperti dell'Inghilterra".
Jack Dunman, infatti, che occupa un posto di primo piano nella sezione inglese dell'I.DOC, è "una personalità in vista del Partito Comunista Inglese, il cui influsso è cresciuto con la sua elezione a deputato. In Inghilterra è lo specialista del dialogo tra comunisti e cristiani" [45]. Il Dunman godeva poi anche dell'appoggio del gruppo Slant, collegato con il Movimento PAX.
Sono quindi profondamente vere le parole del Nardi: "È bene che la considerazione del tradimento affiori nelle coscienze di molti, e riporti soprattutto i responsabili al senso di dignità e di libertà di spirito che distingue i veri cercatori della verità" [46].

LETTERA APERTA ALLA CHIESA DI FRANCIA: CIÒ CHE L'EBREO ROBERT ARON PENSA DELL'EVOLUZIONE DELLA CHIESA CONCILIARE

Nell'interessante libro Lettre ouverte à l'Eglise de France [47] Robert Aron esamina Les orientations pastorales sur l'attitude chrétiens à l'egard du Judaisme, cioè il documento dell'Episcopato francese sul Giudaismo, ed afferma che proprio questo documento, che dovrebbe essere magistero episcopale, è "una refutazione del deicidio, una riabilitazione dei Farisei, un'affermazione del permanere della missione di Israele, che non abolisce la Nuova Alleanza del Cristo. Questi sono tanti indizi che ci permettono di affermare che qualcosa di profondo è cambiato non solo nei rapporti tra Israele e la Chiesa, ma anche nei rapporti tra la Chiesa ed il Dio di Abramo e di Mosè" [48].
Il documento episcopale non menziona neppure una volta il problema della divinità di Gesù Cristo, che pure è essenziale nello stabilire i rapporti che debbono intercorrere tra Giudaismo e Cristianesimo.
Aron apprezza, naturalmente, questo nuovo linguaggio dell'Episcopato francese. Infatti la Chiesa preconciliare, che nell'argomentare si basava sui dogmi immutabili e precisi, non poteva andare "a braccetto" con la Sinagoga anticristiana. Ma se la Chiesa conciliare cessa di essere dogmatica, anzi mette in sordina il dogma, per parlare un linguaggio familiare all'uomo moderno, il linguaggio massonico della filosofia illuminista e idealista, allora l'abbraccio diviene possibile (come de facto si è verificato il 13 aprile del 1986 alla Sinagoga di Roma) ... e letale per Nostro Signor Gesù Cristo e il suo Corpo Mistico.
Ed è per questo che Aron gioisce dell'evoluzione (eterogenea) che ha subito la Chiesa conciliare, grazie a "Theilhard de Chardin... che è diventato post mortem ... uno degli ispiratori del Concilio Vaticano II".
Ed è così che Aron si spinge fino a fare delle proposte alla Chiesa, a condizione che ritorni alla fede giudaico-talmudica, rinunciando, perciò, ad essere cristiana. Il nodo gordiano, infatti, o "la pietra d'inciampo" (quant'è vero il Vangelo...) è proprio Gesù Cristo, poiché l'Aron riconosce che "la difficoltà d'essere cristiano è... metafisica... [per i cristiani] vi è un intercessore sublime, reputato Figlio di Dio, il Cristo. È l'Agnello di Dio che prende su di sé e cancella in Cristo i peccati del mondo, mentre, per l'ebreo, ogni uomo assume il peso dei propri peccati" [49]. Ogni uomo cioè è Messia e Redentore, in quanto (secondo la Cabala e per Teilhard) è l'evoluzione ed il completamento di Dio stesso.
Ma "che cosa succede se la maggior parte dei cristiani si mette a contestare la base stessa della religione che professa? Ecco il cuore della crisi attuale che attraversa la Chiesa..." [50].
Ebbene sì, lo studioso ebreo ha visto giusto. La maggior parte dei cristiani... non è cristiana; è questa la crisi provocata dalla "quinta colonna" giudaico-massonica all'interno della Chiesa conciliare. Infatti nei sondaggi fatti da giornali cattolici risultava che già nel 1972 soltanto il 36% dei Cattolici credeva alla divinità di Cristo. (Ed oggi ?). Il 64% restante, perciò, non era più cristiano: il Cristianesimo è infatti la religione che professa la divinità di Cristo.
Secondo l'Aron ci troviamo di fronte allo scacco della Chiesa: infatti nei rapporti tra Cristianesimo e Giudaismo bisogna scegliere una delle due alternative: o Cristo è Dio, e quindi il Giudaismo anticristiano è una falsa religione; oppure non è Dio e quindi il Cristianesimo è un'eresia, una setta staccatasi dal Popolo di Dio.
Purtroppo trent'anni di catechesi conciliare, che ha snaturato i rapporti tra Antica e Nuova Alleanza, tra Cristianesimo e Giudaismo hanno portato alla conclusione logica ed inevitabile che, per la maggior parte dei cristiani, (64% nel 1972, ventidue anni fa!) Cristo non è Dio, quindi "ha bestemmiato ed è reo di morte".
Ecco perchè Aron fa delle proposte alla Chiesa a nome della Sinagoga: "Se la Chiesa è in crisi, non è soltanto perché usava il latino... No! Ciò è dovuto ad una sorta di proliferazione che sembra prodursi in essa, a partire da un germe pericoloso, che deve alla sua origine stessa... È il problema delle origini che si pone di nuovo per la Chiesa" [51]. Se già nel 1972 i164% dei cattolici non crede più alla divinità di Cristo, non è forse perché occorre risalire alle origini stesse della Chiesa ed alla biforcazione iniziale tra il fiume (la Chiesa) e la sua sorgente (la Sinagoga), si chiede l'Aron. Bisogna quindi riproporre la stessa domanda che Caifa pose a Gesù: "Io ti scongiuro, nel nome del Dio vivente, sei tu il Messia, il Figlio di Dio?". Alla quale, però, bisogna dare una risposta diversa da quella che diede Gesù ("Tu lo dici, Io lo sono"), per poter finalmente riportare il fiume (la Chiesa) alla fonte (la Sinagoga).
Per Robert Aron la strada che ricongiunge fiume a fonte è proprio quella intrapresa dal Concilio Vaticano II, infatti...


Stemma dei cavalieri Kadosch, 30° della Massoneria, che promettono di vendicarsi contro il Papa ed il Re, simboleggiati dalla Tiara e dalla Corona.


L'OPINIONE DI ARON SUL VATICANO II

"Il Vaticano II... costituisce uno sforzo splendido della Chiesa per riadattarsi al mondo [more judaico-talmudico]... In questo avvenimento considerevole, vi è –– nel senso migliore del termine –– un germe rivoluzionario, ma se tale germe è concepito, non è ancora sbocciato. Se è permesso di paragonare il Concilio ad un'altra Rivoluzione di natura ben diversa, questa Rivoluzione religiosa non è ancora che al suo inizio; ... essa non è che alla notte del 4 agosto 1789" [52].
De ore tuo te judico!
Chi apprezza il Concilio, chi lo ha fatto? Lo sappiamo: Jules Isaac, un B'nai B'rith, è stato il redattore materiale di Nostra Ætate. Per questo Aron afferma che la Chiesa, staccatasi dalla sua fonte, la Sinagoga, vi sarà ricondotta dalla Rivoluzione conciliare, ed i segni già si vedono: la maggior parte dei cattolici... non è più cristiana!
Ma già Nostro Signor Gesù Cristo aveva affermato: "Quando il Figlio dell'Uomo tornerà sulla terra, credete che vi troverà ancora la Fede?". Tutto era previsto.
Ciò che deve aprirci gli occhi è la pretesa che ha il Giudaismo anticristiano d'ingiungere ad ognuno l'accettazione del Vaticano II. Infatti Ha Kellah, il bollettino della Comunità israelitica di Torino [53] qualche tempo fa invitava l'Istituto Mater Boni Consilii ad accettare il Vaticano II, a non voler continuare a parlare come la Chiesa preconciliare! Non ci accusava –– si badi bene –– di antisemitismo, no! Ma di essere ancora fedeli alla teologia preconciliare. Ma se il Concilio, come afferma Robert Aron, è la strada maestra che fa perdere la Fede nella divinità di Nostro Signor Gesù Cristo, chiederci di accettare il Concilio significa chiederci di vendere Gesù Cristo per trenta denari!
Ora ogni cattolico che vuol restare fedele a Cristo e alla sua Chiesa, dovrebbe riflettere su questi fatti evidenti ed inoppugnabili. Il Vaticano II è figlio della Sinagoga, ed è la strada che conduce alla giudaizzazione dei cristiani.
Henry le Caron così commenta: "Un ebreo vi fa una proposta di servizio a nome della Sinagoga... Se volete salvare la Chiesa... la vostra "nuova Chiesa", dovrete rinunciare alla Rivelazione, all'Incarnazione ed alla Redenzione. A tale prezzo otterrete la simpatia della Sinagoga e potrete così contare sul suo appoggio" [54].

INFLUSSO GIUDAICO AL CONCILIO

Nel libro di Ratier sul B'nai B'rith [55] apprendiamo che Jules Isaac apparteneva a quella potente organizzazione massonica composta da soli ebrei, che attualmente conta a livello mondiale circa mezzo milione di membri [56].
Già conosciamo il ruolo avuto da Jules Isaac nella redazione di Nostra Ætate [57], ma forse non sono note le proposte ancora più favorevoli al Giudaismo che hanno preceduto il documento conciliare, né il lavorìo del B'nai B'rith intorno ad esse.
Ralph Wiltgen [58] narra che il 31 agosto 1964, due settimane prima dell'apertura della terza sessione del Concilio, ricevette la visita del signor Lichten, direttore del dipartimento degli affari interculturali dell'A.D.L. (Anti-Defamation League of B'nai B'rith): "Costui era molto inquieto che la frase che discolpava il Giudaismo dalla Crocifissione del Cristo, potesse essere soppressa dal documento e sosteneva che tale frase era pergli ebrei l'elemento più importante del documento... Disse ancora che aveva reso visita a parecchi cardinali europei e di essere in contatto con gli ambienti romani; aggiunse che il card. Bea preparava una correzione relativa a questa decisione sgradevole e che l'avrebbe presentata nell'aula conciliare".

CONCLUSIONE

Chi potrebbe ancora dubitare, dopo i fatti esposti e le denunce del Magistero della Chiesa, che la Sposa di Cristo sia stata l'oggetto di un oscuro complotto e che purtroppo sia stata infiltrata dal nemico fin nei suoi più alti gradi?
Di fronte a questa triste realtà tre attitudini sono possibili:
a) la politica dello struzzo, che consiste nel chiudere gli occhi di fronte alla realtà e nell'illudersi che tutto vada bene...
b) lo scoraggiamento di chi, di fronte a tale apparente vittoria nemica di un'importante battaglia, pensa che la guerra sia persa, non tenendo presente che la Chiesa è divina e che Nostro Signore ci ha promesso "le porte dell'Inferno non prevarranno".
c) l'attitudine realista e soprannaturale, che tenga conto al tempo stesso non solo dei fatti tristissimi, che non possono essere ignorati, ma anche della Fede e della Speranza cristiana, che ci danno l'assoluta certezza che la Madonna, come sempre, schiaccerà il capo al serpente infernale: "Ipsa conteret"!
Chiediamo a Maria Santissima ed in particolare alla Madonna del Buon Consiglio di darci luce e forza, per scorgere le trappole della "quinta colonna" e per saperle combattere con tutte le nostre forze!
Mi sembra doveroso concludere con questa bella preghiera di don Bosco: "Dolcissimo Gesù, nostro divin Maestro! Che sempre sventaste le nefande macchinazioni con cui i farisei frequentemente v'insidiavano, dissipate i consigli degli empi". (San Giovanni Bosco).

NOTE:

[1] Cfr. Sodalitium, n° 37, pagg. 33 - 45.
[2] Cfr. Sodalitium, n° 37, pagg. 33 - 45.
[3] Il motto del Grand'Oriente di Francia era: "Bisogna sentire la Massoneria dappertutto, e non scoprirla in nessun luogo".
[4] Cfr. Sodalitium, n° 37, pagg. 33 - 45.
[5] Guillon, Collection générale des brefs et institutions de notre très saint Père le pape Pie VI, Paris, tome II. pag. 233.
[6] Cretineau-Joly, L'Eglise romaine en face de la Révolution, "Cercle de la Renaissance française", Paris 1859 tomo. II, pagg. 373-375.
[7] Cfr. Verbe, n° 123, luglio-agosto 1961, pag. 44.
[8] Citato da Mons. M. Delassus in Verités sociales et erreurs démocratiques, ed. Sainte Jeanne d'Arc, Villegenon 1986, pagg. 398-399.
[9] Cf. La Contre Réforme catholique, n° 237, novembre 1987, pag. 5.
[10] R. Du Lac, La collégialité épiscopale au deuxième Concile du Vatican, ed. Du Cèdre, Paris 1979, pag. 9.
[11] J. Ploncard d'Assac, Le secret des FrancsMaçons, ed. de Chiré, Chire en Montreuil, 1979, pag. 26.
[12] Cf. U. Fidele, Le décalogue de Satan, sine loco et data, pagg. 341-388.
Anche la venerabile Anna Caterina Emmerich (1774-1824) e la beata Anna Maria Taigi (1769-1837) hanno denunciato tali infiltrazioni massoniche nella Chiesa, che esse potevano scorgere grazie a fenomeni mistici da cui erano favorite. Cfr. Mons. M. Delassus, La conjuration antichrétienne, Desclées de Brouwer, Lille 1940, tome III, pagg. 853-891.
[13] Leon de Poncins, Infiltrations ennemies dans l'Eglise, Documents et témoignages, Paris 1970, pagg. 85-88.
[14] R. Esposito, Le grandi concordanze tra la Chiesa cattolica e la Massoneria, Nardini ed., Firenze 1987, pagg. 25-26.
[15] J. Ploncard d'Assac, op-. cit., pag.169.
[16] A. Corona, Non c'è Massoneria senza trascendenza, in Hiram, maggio 1988.
[17] Mons. Lefebvre, L'Eglise infiltrée par le modernisme, ed. Fideliter, Eguelshadt 1993, pagg. 31-55.
[18] R. Esposito, op. cit., pag. 26.
[19] Ib. pag. 27.
[20] Ib. pag. 27.
[21] 30 Giorni, febbraio 1994, pag. 29. Lo stesso Gaito ha anche affermato che non poteva asserire se Giovanni XXIII fosse stato iniziato in una loggia massonica, ma quello che era certo è che nel suo insegnamento si ritrovava la filosofia della Massoneria (Questo argomento sarà trattato ex professo da don Ricossa in un prossimo articolo sul "Papa del Concilio").
[22] R. Esposito, op. cit., pagg. 29-30.
[23] Ib. pag. 32.
[24] Ib. pag. 33.
[25] Ib. pagg. 34-37.
[26] Ib. pag 41.
[27] Pascendi, 8 settembre 1907.
[28] Cf. U. Fidele, op. cit., pag. 193.
[29] Cf. 30 giorni, febbraio 1994, pag. 29.
[30] Cf. Sodalitium, n° 24, pagg. 3-8.
[31] Cf. Cristianità, Piacenza, gennaio-febbraio 1994, pag. 23.
[32] Op. cit., pag. 335.
[33] Cf. Civiltà Cattolica, II, 1928, 481-489/1928, III, 97-109/1929, I, 337-346.
[34] G. B. Buzzetti, voce Rotary, in Enciclopedia Cattolica, vol. X, col. 1398.
[35] Rivista diocesana milanese, novembre 1949, pagg. 240-241.
[36] Il testo si trova negli A.A.S., anno 33, gennaio 1951, 91.
[37] R. Esposito, op. cit., pag. 345.
[38] Ib. pag. 345.
[39] Ib. pag. 347.
[40] Ib. pag. 348.
[41] O. Nardi, Gnosi e rivoluzione, Grafiche Pavoniane, Milano 1991, pag. 77.
[42] Carrefour, 9 ottobre 1968.
[43] Rivarol, 26 settembre 1968.
[44] Approches, gennaio 1968.
[45] O. Nardi, op. cit., pag. 83.
[46] Ib. pag. 86.
[47] Robert Aron, Lettre ouverte à l'Eglise de France, Paris, 1975.
[48] Ib. pag. 38.
[49] Ib. pag.133.
[50] Ib. pag. 138.
[51] Ib. pag.141.
[52] Ib. pag.141.
[53] Ha Kellah n° 1 anno 1994, pag. 1.
[54] H. Le Caron, Dieu est-il anti-semite? Ed. Fideliter, Escurolles, 1987, pag. 80.
[55] E. Ratier, Mystères et secrets du B'nai B'rith, Facta, Paris 1993.
[56] Il 3 giugno 1971 Paolo VI ricevette in udienza pubblica la loggia del B'nai B'rith (Osservatore Romano, 3 giugno 1971); Giovanni Paolo II lo fece nel 1984 (Documentation Catholique, n° 1874, pag. 509).
[57] Cf. Sodalitium, n° 28 pagg. 8-10.
[58] R. Wiltgen, Le Rhin se jette dans le Tibre, ed. du Cèdre, Paris 1976, pag. 169.