Francesco II di Borbone delle Due Sicilie ritratto poco prima della sua morte
Nel 118° anniversario della morte di Sua Maestà Francesco II Re del Regno delle Due Sicilie (Arco di Trento , 27 Dicembre 1894) Noi dell'A.L.T.A. vogliamo ricordare la figura di questo grande Sovrano, che se pur giovanissimo a soli 24 anni si trovò ad affrontare, durante il lutto per la perdita del padre, un complotto internazionale di proporzioni gigantesche e ben organizzato ai danni del suo Regno.
Lo fece con Onore e dignità, dapprima combattendo fianco a fianco con i soldati e la sua eroica consorte, la Regina Maria Sofia; e poi con cristiana rassegnazione per scongiurare ulteriori sofferenze alle popolazioni civili divenute bersaglio da parte delle truppe di invasione.
Respirò le polveri da sparo, rischiò la propria vita con la bellissima Regina Maria Sofia, vissero gli stessi rischi dei soldati, ne condivisero la fame, la sete e le sofferenze fino alla fine. Non mandò il suo esercito a combattere, combattè con loro, tra di loro, come uno di loro.
Per questo, la storiografia ufficiale, preferì riportarlo alla memoria come "Franceschiello" pur di non sottolinearne , agli occhi dei suoi sudditi, tutto l'eroismo che animava la resistenza armata del decennio successivo alla capitolazione.
Fu, invece, un Sovrano come pochi, avrebbe potuto fuggire, avrebbe potuto portare con sè tutte le ricchezze, avrebbe potuto inasprire il confronto militare a spese di ulteriori vite umane; preferì cedere per salvarne altre prese di mira dai bombardamenti avversari, come ostaggi per ricattarne la resa.
E così fu, da Sovrano e da cristiano, quale Egli era, sentì il dovere assoluto di interrompere quel inaudito massacro che si consumava sotto i suoi occhi, fuori dalle mura del Castello di Gaeta; firmò la resa.
Fu troppo giovane, il complotto fu tremendamente grande e la fortuna non gli permise di farsi apprezzare come la sua statura di Sovrano gli avrebbe permesso.
Va ricordato, nell'anniversario della sua scomparsa, come un Sovrano che pose la salvezza dei propri sudditi, prima di qualsiasi altro calcolo politico .
Quando la scelleratezza degli avversari, impunita dalla storia, giunse a ricattare la resa prendendo di mira la popolazione civile di Gaeta, bombardata per giorni e giorni; quando l'intera cittadella stava per essere riempita di morte non ebbe altra scelta che cedere al vile ricatto.
Nulla, per questo grande Sovrano era più importante della salvezza dei propri sudditi e lui come Re sentì il dovere di sacrificare qualsiasi cosa pur di difenderli, anche la propria persona se necessario, anche la legittima Corona che portava per Grazia di Dio.
Di Redazione A.L.T.A.