Molti denigratori della Bibbia accusano la Scrittura di essere un libro imperfetto ed errato in molti punti. In particolare, leggiamo nei versetti 14-19 del 1 capitolo in Genesi:
14 Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15 e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: 16 Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Ad una prima lettura, ci pare intendere che Dio crei il Sole e la Luna, qui chiamate luci grandi, dopo la creazione della Terra. Questo ovviamente è un controsenso, dato che tutti sappiamo che il Sole è molto più antico della terra e le stesse piante, create nel giorno biblico precedente, il terzo, hanno bisogno per svilupparsi non della luce cosmica ma della luce solare. Se lasciamo una pianta al buio, essa si storcerà verso i raggi solari, non assorbendo i fotoni presenti nell’atmosfera. E se non arriverà ai raggi solari, crescerà gialla, priva di pigmento verde.
Questa in realtà è solo una apparente contraddizione nella Bibbia, perché tutto si capisce al meglio nei testi originali ebraici. Nella lingua ebraica, come nel latino, esiste un tempo particolare denominato “piuccheperfetto”, che indica una azione ancora più anteriore al passato remoto. Questo tempo non esiste in italiano, pertanto nelle traduzioni moderne anche il piuccheperfetto è tradotto con il passato remoto, anche se regolarmente dovrebbe essere tradotto con il trapassato prossimo, “aveva fatto”.
Nel versetto 16, il verbo “fece” è in ebraico al piuccheperfetto e rimanda all’inizio della creazione, in cui Dio creò la luce (fotonica) nel primo giorno. Dio quindi creò prima del quarto giorno il sole e la luna, in un tempo imprecisato dall’autore biblico, insieme alle “stelle”, che in realtà dovrebbero essere tradotte con “corpi celesti”. Infatti in ebraico si distingue fra cokhavei or e cokhavei lehet e il termine cokhavim - qui usato - è generico ed indica anche i pianeti e le comete. Cokhvei or indica le ”stelle”, come in Salmi 148,3. Anche le stelle infatti certo non furono create dopo la Terra!
Ma notiamo che il versetto 18 riprende l’atto creativo del primo giorno, in cui Dio creando la luce (fotonica) separa luce da tenebre. Sole, luna e stelle regolano questa luce e queste tenebre, regolano cioé la luce fotonica. Ma cosa accade quindi nel quarto giorno?
Il verbo “pose” al versetto 17 è al tempo perfetto in ebraico, correttamente tradotto al passato remoto in italiano. I traduttori della Bibbia nell’antichità non potevano notare l’apparente contraddizione, così San Girolamo, che non traduceva alla lettera ma ad sensum (Girolamo, Epistulae 57, 5, trad. R. Palla), nella sua Vulgata latina trascrisse fecit (“Fece”, perfetto, come in italiano) anziché il più corretto fecerat (“Aveva fatto”, piuccheperfetto), traduzione rimasta illesa fino alla Nova Vulgata (1979). Già gli eruditi ebrei che in epoca alessandrina compilarono la Septuaginta, però, tradussero correttamente il verbo ebraico, anziché con il corrispettivo piuccheperfetto greco, con l’aoristo εποίησεν (“Aveva fatto”). L’aoristo, infatti, altro tempo verbale estraneo all’italiano, caratterizza l’azione in sé e per sé, senza indicazioni precise di tempo o di aspetto, e difatti gli esegeti alessandrini ignoravano il giorno preciso in cui Sole e Luna furono effettivamente creati. Le nuove traduzioni cattoliche nelle varie lingue moderne, infine, non hanno rivisitato niente, a causa del modernismo imperante che fa ritenere tutto o quasi dell’antico testamento e più in generale della Bibbia una ” grande allegoria di Fede” (lo ricordiamo, questa è una tesi molto diffusa oggi, ma condannata autorevolmente e infallibilmente da San Pio X nella Pascendi). La Bibbia è Parola di Dio infallibile!
Dunque, traducendo fedelmente dall’ebraico, i versetti dovrebbero essere tradotti così:
14 Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15 e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: 16 Dio aveva fatto [tempo prima] le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e i corpi celesti. 17 Dio le pose [ora] nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Nel quarto giorno Dio non crea il sole e la luna, ma li fissa nel firmamento per separare luce da tenebre. Il comando espresso da Dio nel quarto giorno è regolativo, più che creativo. La Luna e il Sole “siano [...] per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni” per calcolare il tempo. Il versetto 16 dice che Dio li fece in un passato remoto e il versetto 17 dice che ora viene data loro la possibilità di illuminare la Terra. E’ usato il termine “luminare grande” per indicare il compito, di questo astro, di illuminare in quanto domina il giorno, cioè il Sole. Qui il dominare sta nel fatto che quando egli è presente, di giorno causa “l’illuminazione” (meorat) della atmosfera non permettendo di vedere gli altri astri, la cui visibilità nel firmamento (rachìa) ha compiti diversi. Gli astronauti, per esempio, fuori dall’atmosfera terrestre possono osservare anche di giorno sia il Sole che le stelle. Inutile dire della straordinaria bellezza di questa “illuminazione” atmosferica di colore azzurro e i bellissimi tramonti color arancione causati da questa precisa regolazione di particelle fotoniche, ora controllate dal Sole e non più disperse a livello cosmico. Queste perforazioni o canali di frequenze sono fatte apposta anche per far risplendere la bellezza del Cielo notturno dominato dalla Luna.
Allora qualcuno potrebbe obiettare: se l’agiografo sapeva bene che il Sole e la Luna furono creati prima del quarto giorno, perché così non scrisse? Risposero i Padri della Chiesa: San Tommaso d’Aquino scrive nella Summa (Parte I, Questio 70, Art. 1) che “il sole, la luna e gli altri corpi luminosi, sono causa delle piante. Ora, nell’ordine della natura, la causa precede l’effetto. Perciò essi si dovevano fare non il giorno quarto, ma il terzo o prima ancora [...] L’inconveniente in parola non esiste, stando all’opinione di S. Agostino. Egli infatti non ammette una successione cronologica tra queste opere” e spiega citando San Basilio: “La produzione delle piante [nella Scrittura, n.d.r.] è premessa a quella degli astri, per eliminare l’idolatria. Infatti coloro che li credono divinità, dicono che le piante hanno da essi la loro prima origine” (ivi), e san Giovanni Crisostomo: “i corpi luminosi, con i loro movimenti, cooperano alla produzione delle piante, come fa anche l’agricoltore” (ivi).
Da notare inoltre che Sole e Luna ad occhio sembrano uguali, mentre la Bibbia già diceva che il Sole è più grande della Luna! Sempre la citazione del Crisostomo nella Summa: “si parla di due luminari grandi, non per riguardo alla loro mole (rispetto agli altri astri, n.d.r.), ma alla loro efficacia e potenza. È vero che altre stelle sono materialmente più grandi della luna; però gli effetti della luna sono maggiormente sentiti in questa sfera inferiore. Inoltre essa apparisce più grande ai sensi (rispetto agli altri astri, n.d.r.)” (ivi).
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