Alessandro II di Russia
Il riformatore
Alessandro II di Russia (1857). |
L’8 settembre 1855 le potenze liberali di Francia e Gran Bretagna espugnarono la fortezza russa di Sebastopoli. Ciononostante lo Zar non si perse d’animo invitando il suo comandante Michail Dmitrievič Gorčakov, parente del diplomatico, a confidare nel valore dei suoi uomini e nell’aiuto di Dio. La Russia in effetti era in grosse difficoltà e quando l’Impero d'Austria commise l'errore di schierarsi politicamente con le potenze liberali , la necessità di porre fine alla guerra divenne decisiva. Il 15 gennaio 1856, Alessandro II presiedette un consiglio della corona nel quale i dignitari sostennero che la Russia avrebbe comunque finito col perdere la guerra. Dopo pressanti lettere personali dello zio, il Re di Prussia Federico Guglielmo IV , Alessandro chiese un armistizio e a marzo accettò la pace di Parigi e le sue umilianti clausole.
Dopo la sconfitta nella guerra di Crimea e l'umiliazione subita lo scontento parve generale. Mentre le menti di oscuri sobillatori di loggia , tra i quali vi erano burocrati, membri della corte, intellettuali e borghesi , diffondevano il veleno della menzogna tra i contadini premendo , sfruttando la situazione post bellica, affinché avvenissero cambiamenti radicali nella struttura dell’Impero russo in senso liberale . Alessandro II fu chiamato a rimodellare completamente lo Stato, abolire un ordine secolare fondato sulla servitù, collaborazione tra protettore e protetto , ridisegnare l’intera amministrazione, introdurre la libertà di stampa favorevole alle menti sovversive, con la convinzione che così facendo avrebbe rimesso in piedi una società "repressa e umiliata".
L’11 aprile 1856, lo Zar pronunciò un discorso ai rappresentanti della nobiltà moscovita che è considerato l’avvio del processo di emancipazione. Tranquillizzò dapprima la platea smentendo le voci su di una sua intenzione di abolire subito la servitù della gleba, poi aggiunse:
« […] Ma, naturalmente, e voi stessi ve ne rendete conto, il sistema attuale di proprietà di servi non può rimanere inalterato. E’ meglio cominciare ad abolire il servaggio dall’alto piuttosto che aspettare che esso cominci ad essere abolito dal basso. Quello che vi chiedo, signori, è di pensare come questo possa essere fatto. » |
(Dal discorso di Alessandro II alla nobiltà moscovita dell’11 aprile 1856) |
Tra le sagge parole dello zar vi erano anche errori di fondo ; errori che portarono a situazioni molto simili a quelle degli U.S.A. dopo la Guerra di Secessione con l'emancipazione "non sostenuta" degli schiavi.
Si capì ben presto che i soli proprietari terrieri disposti ad affrontare il cambiamento si trovavano per lo più nelle province di Kaunas, Vilnius ( in Lituania) e di Hrodna ( Bielorussia). Ciò fu confermato dai nobili intervenuti all’inizio di settembre del 1856 alle sfarzose cerimonie di incoronazione di Alessandro a Mosca. Di conseguenza due mesi dopo, il 7 novembre, Alessandro impartì al governatore delle tre province, il generale Vladimir Ivanovič Nazimov (1802-1874), l’ordine di raccogliere sistematicamente le opinioni dei proprietari terrieri; e nel gennaio del 1857 istituì un “comitato segreto sulla questione contadina” di cui faceva parte, unico liberale dichiarato, il ministro dell’Interno Sergej Stepanovič Lanskoj (1787-1862).
Alessandro II di Russia nel 1864 |
All’inizio del 1858, poiché il comitato segreto sulla questione contadina non doveva più rimanere segreto fu rinominato “comitato supremo” e i giornalisti furono autorizzati a discutere liberamente e senza discernimento dell’emancipazione.
Nelle sei settimane trascorse in viaggio per l’Impero nell’estate del 1858, Alessandro II venne a contatto con le più varie opinioni sull’argomento dell’emancipazione: dal riformismo esasperato della provincia di Tver' al conservatorismo testardo di Nižnij Novgorod, dove gli si chiese di far pagare ai contadini anche la loro libertà . Nello stesso periodo, il tradizionalista Jakov Ivanovič Rostovcev (1804-1860), incaricato del comitato, inviò quattro lettere allo Zar. Nell’ultima sosteneva che l’acquisizione di terreni da parte dei contadini poteva essere realizzata in modo durevole e con rapidità. Alessandro, colpito dalla svolta di Rostovcev, diede il suo assenso e all’inizio del 1859 abolì il comitato supremo creando delle “commissioni di revisione”, guidate da Rostovcev, con il compito di preparare la stesura della legge.
Rostovcev, deceduto all’inizio del 1860, fu sostituito dal conservatore Viktor Nikitič Panin (1801-1874) che cambiò però i piani. Il lavoro della commissione terminò a ottobre e ulteriori radicali modifiche alla bozza di Rostovcev vennero effettuate da vari organi dello Stato, fino al 3 marzo 1861, giorno in cui Alessandro II appose la sua firma alla legge. Lo Zar era consapevole del fatto che le norme lasciassero molto a desiderare e ne rinviò la pubblicazione fino al 17 marzo 1861.
La legge dichiarava che la terra rimaneva di proprietà dei nobili. Per riscattarsi i contadini, oltre alla casa, dovevano acquistare il terreno a loro assegnato ma solo se il proprietario decideva di venderlo, e i nobili ebbero tutto l’agio di gonfiare i prezzi favoriti dal fatto che gli arbitri che sovrintendevano agli accordi erano anch’essi nobili. Alla fine, la legge del 1861, si confermò nettamente favorevole alla nobiltà conservatrice . Ciononostante, all’inizio del 1881 l’84,7 % degli ex servi erano diventati proprietari delle terre loro assegnate ma impossibilitati al loro mantenimento.
Le reazioni immediate all’emancipazione furono ostili, sia da parte di quei contadini che con essa acquisivano una libertà fittizia che tuttalpiù li conduceva a morire di fame sia dai nobili conservatori . Nella primavera del 1861 lo Zar effettuò un rimpasto di governo e licenziò il ministro degli Interni Lanskoj; successivamente fece arrestare i nobili liberali di Tver', ma nell’autunno del 1862 a Nižnij Novgorod non esitò a difendere l’emancipazione di fronte ad una platea di nobili che le erano apertamente ostili. Questo "camaleontismo" di Alessandro II ne destabilizzo l'immagine agli occhi dei membri del governo e della società.
Alessandro II di Russia. |
Soprattutto, il ministero della Pubblica istruzione trasformò radicalmente il corpo accademico, accogliendo docenti di vedute liberali escludendo quelli con idee conservatrici o tradizionaliste. Quelli che erano emissari di loggia con ideali politici approfittarono della nuova posizione sfruttandola durante le lezioni, mentre fra gli studenti aumentava di anno in anno la percentuale di soggetti poveri. In breve l’università si trasformò in una polveriera e si verificarono estesi disordini.
Alessandro allora fece un passo indietro e nel 1861 nominò ministro della Pubblica istruzione l’ammiraglio Evfimij Vasil'evič Putjatin, che attuò alcune misure coercitive come l’abolizione dell’esenzione del pagamento delle tasse scolastiche e il divieto delle associazioni studentesche. Gravi incidenti si verificarono all’Università di San Pietroburgo, che nel 1861 fu chiusa, e in altri atenei dell’Impero.
Tuttavia, qualche anno dopo, Alessandro II sostituì Putjatin e nominò una commissione che condusse lo studio più ampio sull’università in Russia che mai fosse stato realizzato, accettò erroneamente i consigli di professori liberali e promulgò nel giugno 1863 una legge che migliorò si le finanze delle università, ma concesse ai docenti ampi poteri di controllo sulle questioni universitarie permettendoli mano libera così che potessero agire con i loro progetti di sovversione .
Sin dalla sua ascesa al trono Alessandro II dimostrò un atteggiamento nei confronti dell’esercito ben diverso da quello moderatamente conservatore del padre. Nel 1858, ad esempio, partecipò alla fondazione del periodico riformista Miscellanea militare e l’anno successivo formalizzò la decisione di Nicola I di ridurre la durata del servizio militare da 25 a 15 anni.
Nominando il suo amico, il principe Aleksandr Barjatinskij (1814-1879), governatore del Caucaso e ordinandogli di dare una svolta decisiva alla guerra locale che si trascinava dal 1817. Barjatinskij catturò il comandante della resistenza, l’imam Šamil', nel 1859 dopo aver introdotto una maggiore libertà d’azione per i comandanti locali: ciò consistette in una serie di massacri indiscriminati verso un movimento di autonomismo locale. Cinque anni dopo il conflitto era concluso.
Forte del successo, il 27 gennaio 1862, il ministro della Guerra Dmitrij Alekseevič Miljutin (1816-1912) sottopose allo Zar delle proposte che vennero in buona parte realizzate. La conseguenza fu che tra il 1862 e il 1870 la riserva dell’esercito crebbe da 210.000 a 553.000 uomini, nel 1864 si rese possibile una più efficiente chiamata alle armi dei riservisti in caso di guerra e il parziale decentramento del potere ai comandanti locali che potevano utilizzare i militari per loro diletto. Nel 1862, inoltre, una commissione creò dei ginnasi per allievi ufficiali: inutile sottolineare che l'educazione impartita era fortemente liberale e i comandanti erano per la maggior parte affiliati alla massoneria.
I provvedimenti che Alessandro emanò riguardo alle istituzioni locali dei contadini risultarono secondi come impatto solo all’emancipazione. Riguardo a quest’ultima risultò necessaria una riorganizzazione dei governi locali i cui principi furono annunciati il 6 aprile 1859 da Alessandro che si espresse per coinvolgere i contadini affinché eleggessero dei loro rappresentanti: il problema era che i contadini non erano interessati ad altro che ad una vita dignitosa e che il loro voto era nullo in quanto l'élite liberale-settaria ne condizionava il risultato .
Ad un livello di amministrazione locale inferiore a quelli già esistenti, vennero create delle piccole comunità contadine, i volost’ nel russo dell’epoca, riprendendo una strada tradizionalista , che assicurassero una forma di autogoverno rurale. Il 13 gennaio 1864, Alessandro promulgò la creazione di nuove assemblee, gli zemstvo (plurale zemstva).
Queste rappresentavano la società della provincia nel suo complesso e possedevano una considerevole autorità. I delegati venivano eletti periodicamente dai proprietari terrieri, dai borghesi e dai delegati degli volost’ che erano contadini ma che erano inascoltati e soffocati dalla borghesia. Gli zemstvo potevano riscuotere le tasse e presentavano eventuali rimostranze al governo centrale. I loro settori d’intervento erano l’economia locale, l’istruzione, l’assistenza medica, le prigioni e la manutenzione stradale: tutto ciò contribuì a creare disordine nel disordine in tendenza fortemente liberali.
Vennero modificati anche i tribunali e il fisco , sempre in senso liberale e sempre apparentemente positive: nulla era mandato avanti per niente dai così detti "nobili di larghe vedute" o dai borghesi i quali spinsero fortemente per queste riforme.
Alessandro II di Russia. |
Terminata la guerra con successo, Alessandro II mandò ai negoziati di pace con la Turchia, invece che Gorčakov (a suo giudizio troppo vicino all’Austria), il panslavista Nikolaj Pavlovič Ignat'ev (1832-1908). La conseguenza fu la Pace di Santo Stefano, rivista, però a discapito della Russia dal Congresso di Berlino.
Mentre i diplomatici di Alessandro II negoziavano i trattati di Santo Stefano e Berlino, i suoi giudici processavano i rivoluzionari. All'inizio del 1877 fu celebrato il processo contro dei sovversivi protestanti a San Pietroburgo; lo stesso anno fu la volta di una organizzazione socialista e rivoluzionaria panrussa. In autunno fu avviato il «processo dei 193», il più importante dei processi politici della storia russa e nel 1878, a Odessa, fu condannato a morte del settario Ivan Koval'skij, il quale si oppose con le armi all'arresto uccidendo e ferendo alcuni gendarmi.
Se l'obiettivo dei processi era quello di bloccare l'azione dei sovversivi , esso purtroppo non fu raggiunto. Il 14 aprile 1879 il rivoluzionario e settario Aleksandr Solov'ëv (1846-1879) tentò di uccidere Alessandro II al termine della sua passeggiata nel Giardino d'estate sparandogli vari colpi di pistola. Lo Zar riuscì a mettersi in salvo e l'attentatore, catturato, fu impiccato il 28 maggio dello stesso anno. Il 17 febbraio del 1880 un altro manutengolo della setta, Stepan Chalturin (1857-1882), nell'intento di uccidere Alessandro, fece esplodere una bomba nel seminterrato del Palazzo d'inverno, in corrispondenza della sala da pranzo dello Zar. Quest'ultimo fortunatamente si salvò perché si trovava in una stanza del piano superiore. Nell'esplosione morirono o rimasero ferite decine di persone innocenti.
Dopo queste esplicite minacce Alessandro II decise di agire in senso più moderato e nominò il generale liberal-settario Loris-Melikov (1826-1888) ministro dell'Interno con l'incarico di proporre riforme; così come diversi ministri moderati o liberali presero il posto di quelli conservatori e tradizionalisti. Il 13 marzo 1881 lo Zar si disse disposto a prendere in considerazione le proposte di Loris-Melikov che, nella richiesta di far partecipare i cittadini alle riforme, seguivano le modalità dell'abolizione della servitù della gleba la quale non cambiò le cose decisamente in meglio.
La salma di Alessandro II dopo l'attentato del 13 marzo 1881. |
Alessandro III di Russia
Il ritorno al conservatorismo zarista
Alessandro III di Russia. |
Ci vollero però diversi mesi prima che il governo imboccasse la strada della reazione decisa. Fra i promotori del nuovo corso si distinsero l’ex tutore di Alessandro Pobedonoscev, Dmitrij Andreevič Tolstoj (1823-1889), dal 1882 ministro dell’Interno, e Ivan Davydovič Deljanov (1818-1898), dallo stesso anno titolare del ministero della Pubblica istruzione. Nella tarda estate del 1881 furono emanati i “Regolamenti temporanei” intesi a garantire la sicurezza dello Stato. Essi prendevano di mira soprattutto l’organizzazione terroristica massonica Narodnaja volja (che aveva ordito l’assassinio di Alessandro II) anche se vennero perseguito chiunque costituiva una potenziale minaccia per l’ordine pubblico. Della validità di tre anni, i “Regolamenti temporanei” vennero rinnovati e il governo di Alessandro III si affidò ad essi per tutto il resto della propria esistenza.
Grazie a ciò Alessandro III non subì quell’offensiva di attentati che contrassegnò la vita del padre. Uno dei pochi episodi rivoluzionari del suo regno fu l’attentato ordito contro di lui per il 1º marzo 1887 da un gruppo di studenti di San Pietroburgo che si consideravano gli eredi del movimento settario rivoluzionario Zemlja i Volja. La polizia arrestò i cospiratori prima che potessero realizzare il piano. Cinque di loro furono impiccati. Fra questi figurava la mente del complotto Aleksandr Il'ič Ul'janov, fratello maggiore di Vladimir Il'ič che in futuro prenderà lo pseudonimo di Lenin.
Sotto il regno di Alessandro III furono varate controriforme volte ad annullare le riforme destabilizzanti promosse da Alessandro II e a sostenere il carattere assolutista-centralizzatore . Il regolamento universitario del 1884, emanato in sostituzione di quello più liberale del 1863, abolì l’autonomia universitaria vietando agli studenti la possibilità di fondare organizzazioni o rappresentanze collettive le quali rappresentavano un pericolo potenziale per la stabilità dello stato. Le scuole ecclesiastiche furono oggetto di speciali attenzioni: dal 1884 Alessandro III e Pobedonoscev affidarono quanto più possibile l’istruzione primaria alla Chiesa Ortodossa, e il numero di scuole parrocchiali aumentò dalle 4.500 del 1882 alle 32.000 del 1894.
Alessandro III di Russia. |
Alessandro III fu il primo zar a dimostrarsi apertamente nazionalista. Sotto il suo regno furono aumentate le misure repressive nei confronti delle confessioni non ortodosse e fu incrementata la politica di russificazione, non solo nei confronti dei polacchi ribelli, ma anche dei georgiani degli armeni e, seppure in maniera graduale, dei finlandesi e di ogni popolo che voleva difendere il proprio autonomismo.
Il 18 giugno 1881, dopo vari indugi, Alessandro III firmò l’Alleanza dei tre imperatori. L’accordo difensivo, le cui trattative erano iniziate nell’ultimo periodo di vita del padre, fu stipulato con Francesco Giuseppe I d’Austria e Guglielmo I di Germania. Sebbene nazionalista e panslavista, lo Zar decise di firmare l’alleanza mettendo da parte la sua diffidenza per la Germania.
Alessandro III continuò il “Grande gioco” in Asia centrale (1881-1891) volto all'espansione territoriale in quei territori.
Alessandro III, al contrario del suo ministro degli Esteri Girs, era sempre più insofferente nei confronti della Germania. Nell’ottobre del 1888, la Russia, in cattive acque dal punto di vista finanziario, ebbe la possibilità di emettere sul mercato francese un importante prestito, e nel gennaio successivo ordinò un cospicuo numero di fucili francesi dopo essersi impegnata a non farne uso contro la Francia. L’alleanza fra le due potenze, così diverse fra loro , era ormai all’orizzonte.
Ad accelerare i tempi ci pensò il nuovo imperatore tedesco Guglielmo II che nell’agosto del 1889 dichiarò che se l’Austria avesse per qualunque motivo mobilitato l’esercito, lo avrebbe fatto anche la Germania. Nell’ottobre dello stesso anno Alessandro III si recò a Berlino. Si mostrò sostenuto verso le personalità tedesche e all’ambasciatore francese raccomandò di rafforzare l’esercito. In più, al momento del brindisi a Guglielmo II, suscitò l’imbarazzo generale poiché lo declamò in francese.
La Francia si muoveva all’unisono: con grande soddisfazione di Alessandro, il 30 maggio 1890, quattordici nichilisti russi furono arrestati a Parigi. Intanto la Gran Bretagna sembrava indirizzarsi verso la Triplice alleanza, mentre la Russia aveva sempre maggior bisogno del danaro francese e la Germania rifiutava di rinnovare il Trattato di controassicurazione. Ciò nondimeno Girs, conservatore e filotedesco, appariva ancora contrario ad un’intesa con la Francia. Alessandro III consigliò allora al suo ministro di ascoltare il parere del loro ambasciatore a Parigi Artur Pavlovič Morengejm (1824-1906), ben sapendo che questi era favorevole all’alleanza e probabilmente al soldo degli industriali francesi. Girs alla fine si convinse e Morengejm il 27 agosto 1891 inviò una nota al governo francese con la quale si proponeva formalmente un’intesa con la Francia.
Alessandro III di Russia. |
«Voi non sareste buoni patrioti e neppure buoni francesi se non fosse convinti che verrà il giorno in cui potrete rientrare in possesso delle vostre province perdute [dell’Alsazia e della Lorena]; ma vi è un abisso tra questo sentimento naturale e l’idea di una provocazione per poterlo realizzare, cioè l’idea di una rivincita, e voi avete spesso dimostrato di amare la pace sopra ogni cosa e di saper aspettare con dignità».
Alessandro III si ammalò di nefrite nel 1894 e morì a neppure 49 anni di questa malattia presso il Palazzo di Livadija (Crimea) il 1º novembre dello stesso anno.
Continua...
Fonte:
Wikipedia
Le Grandi Famiglie d'Europa : I Romanov . Mondadori.
Scritto da:
Il Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.