Il sesto comandamento “non commettere atti impuri” o “non fornicare” (Catechismo Maggiore, San Pio X, III, Dei com. e di Dio) ci proibisce ogni impurità, per cui ci vieta le azioni, le parole, gli sguardi, i libri, gli spettacoli, le trasmissioni tv, i siti internet, ecc … immorali; ci vieta anche l’infedeltà nel matrimonio. Mentre il quinto comandamento, “non uccidere”, mira a conservare l’individuo nella sua integrità fisica, il sesto comandamento, “non commettere atti impuri”, mira all’integrità del buon costume, della moralità e punta alla conservazione della specie umana.
É un gran peccato l’impurità? “È un peccato gravissimo ed abominevole innanzi a Dio ed agli uomini; avvilisce l’uomo alla condizione dei bruti, lo trascina a molti altri peccati e vizi, e provoca i più terribili castighi in questa vita e nell’altra.” (ibid.)
Non vorrei scrivere del “sesto comandamento” poiché affronta una serie di argomenti così diabolici e sporchi – il Maccono li definisce “di pece” - che si corre il rischio di “imbrattarsi” nell’atto stesso del trattarli, anche se lo si fa per allontanarli da sé e dal prossimo; al fine di conoscere il necessario (che deve sapersi dal buon cattolico) per evitare i mali che possono derivare da uno stato di ignoranza colpevole, ed affinché non ci macchiamo, sia io che voi, nel mentre che ne parleremo è conveniente pregare Dio perché ci aiuti a rimanere saldi; ricordiamo anche le seguenti avvertenze:
I. Il peccato non lo si ha (non si manifesta) nel conoscere il male, ma nel volerlo, nel desiderarlo o nel compiacersene; ovverosia il peccato non lo ritroviamo propriamente nell’intelletto, ma nella volontà (adesione all’errore). Dio, per esempio, conosce tutto e non pecca, difatti è santissimo e Dio deplora il peccato;
II. Il godere di conoscere una cosa cattiva non è peccato, invece è peccato “beneficiare” della cosa cattiva. Quindi non è peccato il conoscere certi misteri della vita, e neppure è peccato il godere nel saperli, ma sarebbe peccato il godere di certe cose di cui ora parleremo;
III. Non è peccato il sentire tentazioni, sensazioni cattive, avere in mente brutte immaginazioni. Queste sono le normali forme di opera del maligno su di noi che si manifestano nella tentazione, mentre quanto costa alle brutte e persistenti immaginazioni, sarebbe preferibile parlare di manifestazioni straordinarie del maligno sotto forma di ossessioni. E’ peccato, però, acconsentirvi, compiacersene, goderne. Il peccato non consiste quindi nel sentire, ma nell’acconsentire; è sempre la libera accettazione dell’errore che ci fa peccare.
OBBIEZIONE — Si potrebbe obiettare dicendo che se non è peccato il sapere, allora posso interrogare qualunque persona, leggere qualunque libro, vedere qualunque figura, visitare qualsiasi sito internet o visionare anche film pornografici.
RISPOSTA — “O tu hai bisogno di sapere, di vedere tali cose, oppure no” spiega categoricamente il Maccono:
1° Se non hai bisogno di sapere un qualcosa, non puoi (è vietato), perché la conoscenza di certe cose porta facilmente a godere non solo della conoscenza, ma della cosa stessa, quindi il voler conoscere certe cose, senza necessità, è un esporsi al pericolo prossimo di peccare, il che non è lecito, anzi è già peccato;
2° Se il bisogno di sapere un qualcosa è necessario e non artificioso, allora potrai interrogare questa o quell’altra persona seria, prudente, timorata di Dio; leggere questo o quell’altro libro; ma con tutto riguardo per non peccare, come chi è costretto a maneggiare veleni, lo fa con riguardo per non averne danno;
3° Quindi, posto il bisogno vero, e non una morbosa curiosità, sii prudente nel scegliere chi devi interrogare e, nelle stesse interrogazioni, sii prudente nel consigliarti, per esempio nella scelta dei libri e nella lettura. Poi pensa che Dio ti vede, e non oltrepassare il limite del pudore naturale che Dio pose in noi, quasi come una invisibile barriera al male a cui ci spingono le passioni. Rispetta sempre te stesso, abbi orrore e sdegno di ogni bruttura e abominio, e non lasciarti mai andare a cose di cui debba poi vergognarti. — Da ultimo prega sempre Dio che ti tenga la sua Santa Mano sul capo e non ti lasci cadere.
Quando si studiano certe cose per bisogno, così come stiamo facendo adesso, e si adoperano le debite precauzioni, Dio volge la Sua Santa Mano in maniera particolare inviando la Sua Grazia affinché l’uomo non pecchi; se invece si cerca di sapere per vana curiosità, Dio abbandona l’uomo a se stesso, e l’uomo, abbandonato a sé, cade nel fango.
Dio ha posto nell’uomo delle forze e tendenze ordinate, alcune alla conservazione dell’individuo, altre alla conservazione della specie; stiamo parlando della percezione e della coscienza che ogni uomo ha della legge naturale; sono ordinati alla conservazione di se stessi, per esempio, gli stimoli del mangiare e bere, del ripararsi dal caldo o dal freddo, ecc… ; tutti questi stimoli è lecito e anche doveroso soddisfare ma sempre regolandoli secondo la ragione e la fede; chi trasmoda, come per esempio l’ubriacone, l’ingordo, ecc…, pecca contro la virtù della temperanza.
Vi sono in noi altre tendenze, ordinate alla conservazione della specie, alle quali non è lecito soddisfare, per volere di Dio, se non secondo l’ordine e il fine da Lui stabilito, che è, per esempio, il matrimonio debitamente contratto. Chi le asseconda in altri modi, pecca contro la virtù della castità. Quindi, se con cattiva compiacenza si fanno, si dicono, si guardano, si leggono cose impure o si seguono artisti e attori con canzoni, opere e dialoghi licenziosi, o si veste in modo indecente, si pecca contro questo comandamento.
Queste brevi nozioni sono essenziali da sapere per gli adulti, mentre per i bambini basta insegnare che il sesto comandamento proibisce:
1° …le azioni fatte da solo o in compagnia di altri. Se fatte con parenti o persone religiose o legate dal voto di castità, o coniugate, hanno speciale malizia, che va manifestata in confessione;
2° …le parole, dette o ascoltate con cattiva compiacenza e ogni discorso licenzioso. Sentendo un qualcuno dire parole che non vanno bene, che urtano, correggetelo; se è più grande di voi, e avvisato farebbe peggio, allontanatevi; se non potete, astenetevi non solo dal prender parte o sorridere ma, con un contegno composto e serio, dimostrate la vostra disapprovazione.
San Bernardino da Siena a un suo compagno, che incominciò un discorso licenzioso, appioppò un sonoro schiaffo dicendo: “A un sì libero parlare conviene un sì libero agire”.
San Luigi Gonzaga a un vecchio, che divertiva la brigata con discorsi liberi, disse: “Non si vergogna lei, alla sua età, di parlare in tal modo?” … e lo costrinse a tacere.
Ecco un bel proverbio italiano oggi dimenticato: “Chi vuol salvo l’onore, sdegno in fronte e fuoco in cuore”;
3° …gli sguardi immodesti, non necessari, e tanto più se su di altri;
4° …i libri, cioè, è proibita la lettura di libri, giornali, periodici, programmi TV, reality show, siti internet, ecc. che contengono cose immorali e la cui lettura o visione eccita le più ignobili passioni dell’uomo, trascinandolo al male. Quanti giovani hanno perduto prima l’innocenza e poi la fede per una lettura immorale, per un videogioco violento, per un reality pornografico? Quante fanciulle si sono rovinate per sempre addirittura per la lettura di un romanzo erotico?
5° …le immagini o statue oscene. Attenti quindi non solo alle TV, a internet, a certi sconci di réclame, ma anche nel visitare gallerie o musei d’arte, e certe esposizioni moderne, così brutte ed oscene; già la sola bruttezza spacciata per arte potrebbe essere una oscenità, ma v’è di più ed è la pornografia oggi definita “artistica”. Chi poi per ragione di studi deve consultare certi libri, studiare certe opere, ecc., ritenga quanto abbiamo detto più sopra, ovverosia lo si faccia con garbo e senza mai lasciarsi coinvolgere, senza desiderare di peccare;
6° …gli spettacoli immorali, cioè, i teatri, i cinema, i concerti e ogni altro ritrovo in cui le rappresentazioni o la musica, o tutt’ insieme queste cose, concorrono a risvegliare nel cuore i più bassi istinti delle più volgari passioni che poi, alla lunga, ci rendono pari agli animali.
GRAVITA’ DEI PECCATI IMPURI
Sono gravissimi i peccati contro la castità e sono quasi sempre mortali.
“L’impudicizia non si deve neppure nominare tra voi, come si conviene a santi; né oscenità, né sciocchi discorsi o buffonerie, che sono cose indecenti” (Ef., 5,3); “Nessun disonesto avrà parte dell’eredità del regno di Cristo e di Dio” (Ef., 5,5); “Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1Cor. 6,9-19)
Secondo la Legge Divina, quindi non alterabile neanche dalla Chiesa stessa, l’impurità è un disordine, come ogni altro peccato, perché è contro la legge di Dio, e fa sì che l’uomo assoggetti l’anima al corpo, alla carne; ma disordine terribile, perché con facilità induce ad altri peccati e genera gravi scandali (come abbiamo appreso dal precedente studio lo scandalo grave è un peccato peggiore dell’omicidio [1]).
L’impurità produce un cumulo di rovine:
а) rovina del corpo, che infiacchisce e uccide: quante vite miete questo vizio infame! Quanto è vero il proverbio italiano che “chi vive carnalmente, non può vivere lungamente”, senza mai dimenticarci anche dei castighi che Dio invia direttamente o che ne acconsente il verificarsi a scopo propedeutico o propriamente per punire;
b) rovina della mente, che ottunde, specialmente per il senso morale;
c) rovina del cuore, che indurisce;
d) rovina della fede, che estingue. Quanti non credono, non perché abbiano scoperto contraddizione tra la scienza e la fede, ma perché sono accecati da questa obbrobriosa passione. Francesco Coppée, membro dell’istituto di Francia, nella sua gentil opera Saper soffrire, dove racconta le vicende della sua conversione, confessa candidamente che la prima causa della sua incredulità furono i peccati contro la bella virtù. “Fui educato cristianamente, egli scrive, e dopo la mia prima Comunione compii per parecchi anni, e col più ingenuo fervore. Quello che me ne staccò, furono lo dico schietto, la crisi dell’adolescenza e la vergogna di dovermi confessare di certe cose” – “Molti uomini converranno, se pur sono sinceri, che la regola severa imposta dalla religione ai sensi, fu quella che principiò ad allontanarli da essa; più tardi, solo più tardi, andarono a cercare nella ragione e nella scienza argomenti metafisici, che dispensassero da questa regola. Per me almeno le cose andarono cosi. Fatto il primo passo falso, e continuando per lo stesso cammino, non mancai di leggere libri, udire discorsi e osservare esempi, che sembravano destinati espressamente a convincermi che per l’uomo nulla è più legittimo che l’obbedire agli impulsi del proprio orgoglio e della propria sensualità. M’invase allora l’indifferenza d’ogni preoccupazione religiosa”.
e) rovina dell’anima, che rende schiava della passione e manda all’inferno (per maggiori nozioni sull’inferno leggere la nota 2);
f) rovina dell’onore, che fa perdere;
g) rovina spesso delle famiglie, che getta nel disonore e nella miseria;
h) rovina della vita e della natura, che fa accendere “ … a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento … E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa …” (Rm. 1, 26-32);
g) Castighi. Oltre le rovine sopraccennate ricordiamo che la Scrittura ci dice come Dio mandò il diluvio universale per questo peccato (noi sappiamo che il diluvio fu un reale accadimento, un vero castigo, non una metafora o una casualità come insegnano gli scandalosi modernisti); così mandò il fuoco sopra Sodoma e Gomorra (idem come prima); e così molte altre pubbliche e private calamità… E ricordiamo che castigo dell’impurità è pure la disperazione e l’impenitenza finale che conduce inesorabilmente all’eterna dannazione. “Badate di non errare: né i fornicatori… né gli effeminati avranno la eredità del regno di Dio” (1Cor. 6, 9-10).
Secondo la Fede Cattolica e quindi anche secondo la tomistica, per esempio, il peggior peccato di impudicizia è il sesso impuro contro natura o sodomia.
MAXIMUM PECCATUM INTER SPECIES LUXURIAE, ovvero il peccato più grande – grave – tra le specie della lussuria, dove per lussuria, si intende uno dei sette vizi capitali consistente nella brama disordinata del piacere sessuale. Il gravissimo peccato che ne consegue, ostativo per l’accesso al Regno dei cieli, contrasta con il finalismo della natura che, come previsto da Dio, subordina il piacere derivante da atti sessuali solo ed esclusivamente alla legge dell’amore fecondo, lecito unicamente nel contesto della sfera coniugale. (Dizionario del Cristianesimo, E. Zoffoli, Sinopsis, 1992)
Molte immoralità e comportamenti disordinati che provocano anche la collera e i castighi di Dio vengono insinuati già da giovanissimi nella mente dei bimbi, spesso per colpa degli adulti iniqui, da qui la necessità di educare fin da subito i giovani di oggi che diventeranno gli uomini di domani.
Vi è difficoltà speciale nel parlare di questo comandamento e del nono ai piccoli, perché bisogna essere riguardosi per non insegnare il male e non scandalizzarli, quindi qualche catechista tralascia addirittura di parlarne (per catechista intendiamo il vero catechista cattolico, non l’odierno educatore sempre più spesso indecentemente impreparato se non addirittura complice del re della menzogna); il che non è bene, perché il fanciullo ne sente parlare per le vie, per le piazze, e forse anche in casa, e vede atti e figure che turbano il suo cuore. Inoltre la natura stessa depravata lo porta ad atti che intravede non essere buoni, ma di cui non comprende ancora la gravità. Poi, disgraziatamente, ne prende l’abitudine e vi si abbandona con rovina dell’anima e del corpo stesso, e con molta difficoltà ad emendarsi. Parliamogli in senso buono e santo, per premunirlo contro il male, di ciò che sente parlare in modo spudorato e peccaminoso nel mondo. E quando dovrete fare una di codeste lezioni, non solo farete una preparazione prossima più accurata, ma studierete i termini e le frasi da usarsi, e farete cosa ottima a scriverveli, e pregherete il vostro Angelo Custode affinché vi aiuti e non permetta che vi sfugga alcuna parola che possa offuscare il candore delle anime durante la lezione.
Potrete introdurvi così - Dio è nostro Creatore e Padre, e noi dobbiamo fare ciò che Egli comanda. Ora Egli vuole che noi andiamo vestiti. Le vesti servono a ripararci dal freddo e dal caldo, ma certe parti del corpo come le mani, la faccia, le teniamo scoperte. Certe altre parti invece Dio vuole che si tengano coperte e non si guardino e non si tocchino senza necessità. Il fanciullo che si regola in questo modo, si dice che è modesto e puro, e piace a Dio; chi invece non obbedisse a Dio in questo, e si mostrasse scoperto e si lasciasse vedere o toccare da altri, mancherebbe contro questo comandamento e farebbe peccato. Fa pure peccato chi guarda altre persone scoperte o le tocca; chi guarda volontariamente libri, riviste, programmi TV o siti internet indecenti, ecc.; chi ascolta volontariamente o fa discorsi brutti; chi legge cose cattive, le legge o le pensa o le desidera… Ben inteso, parlerete sempre con serietà e santità di linguaggio.
BELLEZZA ED ECCELLENZA DELLA CASTITÀ
Agli allievi ed alle allieve, più che della bruttezza del vizio, conviene parlare della bellezza della virtù, la quale è tanto bella che viene chiamata la virtù bella per eccellenza; ed è in realtà tanto bella che il solo parlarne invoglia gli animi buoni a conservarla, o se perduta, a ricuperarla.
La castità è quella virtù morale che inclina l’uomo ad astenersi dai piaceri illeciti della carne:
1° E’ obbligatoria. “La volontà di Dio è che voi siate santi… che sappia ciascuno di voi custodire il proprio corpo in santità e onestà, non nelle passioni della concupiscenza” (Tess. 4, 3);
2° Ci santifica, perché chi è veramente, piamente, costantemente puro nei pensieri, negli affetti, nelle parole e negli atti, in breve acquista tutte le altre virtù. “Ella è come la madre delle virtù”, dice Sant’Ambrogio. Al contrario senza lei, tutte le altre virtù non piacciono a Dio e facilmente si perdono. “Senza la castità ogni altra virtù vien meno”, afferma San Girolamo;
3° Ci angelizza. L’uomo casto differisce dall’angelo per la felicità, non per la virtù, e la castità dell’uno è naturale, nell’altro frutto di vittoria;
4° Ci fa veder Dio. “Beati quelli che hanno il cuor puro, perché questi vedranno Dio” (Mt. 5, 8) – in terra per la fede, senza le tante difficoltà che altri hanno ad ammettere i misteri; – in cielo per la visione beatifica;
5° Ci fa amici di Dio. “Chi ama la mondezza del cuore, per la grazia del suo parlare, avrà per amico il Re del cielo” (Prov. 22, 11).
6° Ci avvicina a Dio. “La purezza fa che uno si avvicina a Dio” (Sap. 6, 20).
Il sesto comandamento ci ordina di essere “santi nel corpo”, portando il massimo rispetto alla propria e all’altrui persona, come opere di Dio e tempi dove Egli abita con la presenza e con la grazia.
…santi nel corpo, ecc. Il nostro corpo è opera di Dio, è il suo capolavoro. Ora, non si trattano con rispetto i capolavori dei grandi uomini? — Non si maledice, non si castiga chi li guasta, li deturpa? E Dio non castigherà chi profana l’opera sua in sè stesso o nel corpo altrui?
Noi per il Battesimo siamo stati santificati, siamo diventati membri di Gesù Cristo e templi dello Spirito Santo. Ecco quel che dice San Paolo: “Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Gesù Cristo?… e che non siete di voi stessi?… Glorificate e portate Dio nel vostro corpo” (1Cor. 6, 15). “Non sapete che le membra vostre son tempio dello Spirito Santo?” (1Cor. 5, 19). “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi?” — E conclude: “Se alcuno violerà il tempio di Dio, Iddio lo sperderà. Imperocché santo è il tempio di Dio che siete voi” (1Cor. 3). — E ancora: “Badate di non errare; né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né quei che peccano contro natura, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né i maledici, né i rapaci avranno l’eredità del regno di Dio” (1Cor. 6,9-10).
Avvertimento. Sentirete nel mondo dire spudoratamente da qualcuno di coloro che non serve umana legge, ma va “Seguendo come bestie l’appetito” (Pg. 16, 82) che non si può essere casti, che i peccati contro la castità non sono gravi, ma piccole debolezze. Non gli date retta e fuggite via da lui, da questo scandaloso, specie se è un “prete” o un catechista o un professore.
1° Se non sono peccati gravi, perché San Paolo, dopo aver numerato varie forme del peccato mortale, dice: “Chi fa tali cose non conseguirà il regno di Dio?” (Gal. 5,16-21). Se fanno perdere il regno di Dio è segno che fanno perdere la grazia, e perciò sono peccati mortali;
2° Non è vero che sia impossibile vivere casti. E’ certo, certissimo che Dio non comanda cose impossibili. E’ certo, certissimo che molti vissero e vivono con tutta castità. Dunque, se tanti uomini, tante donne, tanti giovinetti e tante fanciulle vissero e vivono con castità, perché non potrò io? Quindi chi non vive casto, non è perché non può, ma perché non vuole. Il non posso è il sofisma di chi vuole dispensarsi dalla legge, e attutire i rimorsi di coscienza; è l’argomento dell’egoista che, simile agli animali, aspira solo al piacere del momento; è il pretesto del vigliacco che butta le armi per non combattere…
I peccati contro la castità sono gravissimi, ed ancor più grave è il peccato di chi commette il sesso impuro contro natura, tanto che:
- San Pio V lo definì così “L’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze …” (San Pio V, Costituzione Cum Primum);
- San Pio X dice che la sodomia è “quel peccato che grida al Cielo” – “che grida vendetta al cospetto di Dio” – “il secondo peccato più grave che grida vendetta al cospetto di Dio dopo l’omicidio volontario” (San Pio X, Catechismo Maggiore);
- San Gregorio I Papa detto “Magno”, Dottore della Chiesa “Che lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo versata su Sodoma dal Signore. Egli aveva deciso di punire in essa i crimini della carne, e il tipo stesso del suo castigo metteva in risalto l’onta di quel crimine. Perché lo zolfo emana fetore, il fuoco arde. Era quindi giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso” (San Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe);
- San Bonaventura, Dottore della Chiesa con il titolo di Doctor Seraphicus “Tutti i sodomiti, uomini e donne, morirono su tutta la terra, secondo quanto ricordò san Gerolamo commentando il salmo ‘È nata una luce per il giusto’, per evidenziare che Colui che stava nascendo veniva a riformare la natura e a promuovere la castità” (San Bonaventura, Sermone XXI in Nativitate Domini, chiesa Santa Maria della Porziuncola);
- Sant’Agostino, Dottore della Chiesa: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata” (Sant’Agostino, Confessioni):
- e tanti altri, come ad esempio Santa Caterina da Siena, San Tommaso d’Aquino, San Pietro Canisio, San Girolamo, Santa Ildegarda di Bingen, ecc …
Ogni uomo ha i mezzi per fuggire da questi abominevoli pensieri, quindi ha tutte le facoltà per non violare anche il sesto comandamento.
Mezzi detti NEGATIVI:
1° Fuga dell’ozio, perché l’ozio è il padre dei vizi. San Filippo Neri diceva ai giovani che “l’ozio è il capezzale del demonio e che chi sta in ozio, non ha bisogno che il diavolo lo tenti; egli è tentazione a se stesso”;
2° Fuga dei cattivi compagni. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, o che diverrai. Chi va col lupo, impara a urlare, chi collo zoppo a zoppicare. Come un appestato ne corrompe mille, come una pera fradicia ne guasta un monte, così un compagno cattivo;
3° Fuga delle letture cattive. Dimmi che leggi e ti dirò che vagheggi. Il libro cattivo è peggiore d’un triste compagno, perché è sempre a portata di mano e non arrossisce nel parlare di ciò che si deve tacere;
4° Fuga delle occasioni pericolose, come i balli, teatri, i cinematografi, gli amoreggiamenti, internet, i reality show.
Gli amoreggiamenti, per esempio, sono pericolosissimi e spesso fatali. Nessun giovane, nessuna fanciulla contragga relazioni senza il consenso dei genitori. E se il consenso c’è, evitino di trovarsi da soli; e se pare che il Signore li destini ad una futura vita insieme, non conducano le cose per le lunghe, perché le cose lunghe diventano serpi.
Mezzi detti POSITIVI:
1° La preghiera. La castità è una virtù celeste e non si ottiene se non dal cielo con molta preghiera. “Io sapevo, dice il Savio, che non potevo essere continente, se Dio non me lo concedeva, e il sapere questo è già dono della sapienza; e perciò andai a Dio e lo pregai con tutta l’effusione del mio cuore”;
Nelle nostre preghiere, in modo speciale nella Santa Messa, dopo la Santa Comunione, nella visita al SS. Sacramento, domandiamo sempre al Signore di essere umili e puri. Quanto più saremo umili tanto più facilmente potremo custodire la bella virtù; quanto più saremo umili e puri, tanto più piaceremo a Dio, e riceveremo le sue grazie. — Giova, a conservare la purità, l’avere una tenera devozione a San Luigi, protettore della gioventù, a Maria Santissima. Una pratica efficacissima, a questo scopo, è la sera inginocchiarsi vicino al letto per domandare la benedizione alla Madonna e recitare in onore della sua Immacolata Concezione tre Ave Maria, intercalandole con la bella e filiale invocazione: Maria, Mater purissima, Mater castissima, ora prò nobis, e terminarle col Gloria Patri, ecc. Se non potete recitarle in ginocchio, ditele almeno mentre vi spogliate, affinché la Madonna vi benedica;
2° La mortificazione dei sensi, specialmente: a) mortificazione degli occhi. Ciò che occhio non vede, cuor non desidera… Alcuni vogliono vedere tutto, e poi si stupiscono di avere tentazioni. Ci sarebbe da stupire che non ne avessero. Mortifichiamoli anche nelle cose lecite, per saper tenerli a freno, affinché non trascorrano alle illecite; b) mortificazione delle orecchie, non voler ascoltare ogni cosa; c) mortificazione della gola. Quando il demonio tenta la gola, è per muovere poi guerra alla castità. Attenti a non soddisfarla troppo, affinché il corpo nutrito delicatamente, non si ribelli all’anima, come un puledro sfrenato, e non vi trascini al male. “Cosa lussuriosa è il vino” {Ef. 5,18 ; Prov., 20, 1-; 23, 31 e succ.). Vino e castità, dicono i Santi, non stanno insieme; d) mortificazione del tatto, il più insidioso dei sensi, il quale, sparso in tutto il corpo, più d’ogni altro è pericoloso, e in continua congiura contro l’anima;
3° Frequenza dei Sacramenti della confessione e comunione, possibilmente la comunione ogni giorno, almeno ogni domenica; Le buone disposizioni che si debbono portare alla confessione, cioè, l’esame che ci aiuta a conoscerci; il pentimento che ci distacca dal male; il proposito che ce lo fa evitare; gli avvisi del confessore, e sopra tutto la grazia del sacramento faranno sì che conserviamo il cuore puro. Inutile parlare della grazia e dell’efficacia della Santa Comunione;
4° Da ultimo coltiviamo in noi il pensiero della presenza di Dio; ricordiamo spesso i novissimi, la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso; aumentiamo in noi il timor di Dio, e nelle tentazioni ricorriamo a lui con vive e affettuose giaculatorie, s saremo sicuri di conservare la più bella delle virtù.
Avvertenza. Sentirete forse anche nel mondo degli spudorati e degli scandalosi, degli uranisti e dei pornoattori, dei pedofili e molestatori, i quali per giustificare le loro turpitudini ed avere compagni nel vizio, vi diranno che la castità danneggia la salute!!! Attenzione, è come dire che chi non beve alcool si rovina e morirà tisico!
Come mai Dio, che comanda nel quinto comandamento d’aver cura della salute, nel sesto avrebbe fatto una legge che mira a danneggiarla?
La vera scienza e l’esperienza provano che il vizio rovina la salute e che la castità invece la conserva. “I medici più insigni, scrive il professor Bettazzi, sono concordi nel dichiarare che nessun danno viene alla salute dal condurre anche per lungo tempo (e noi diciamo anche per tutta la vita) una vita continente, quando lo spirito sia ben governato e ci si astenga da ciò che artificialmente fomenta le passioni. Potrei citare un lungo elenco di nomi di medici, di igienisti stranieri, che hanno nel modo più reciso palesato quell’opinione, e vi ricorderei così illustri professori universitari, direttori di grandi ospedali, cui, per conseguenza, non fa difetto né esperienza né dottrina…”. E dopo averne citati alcuni, soggiunge: “Ed aggiungo che non è questione soltanto di opinioni isolate, le quali, anche col rispetto che si deve alle persone di alto valore, potrebbero pur lasciare qualche dubbio ; ma sono gruppi di medici che collettivamente pronunziano il medesimo giudizio, sono consessi e adunanze che sentono la necessità di esprimere al riguardo voti e deliberazioni prese solennemente”. “Così la Facoltà di Medicina dell’Università di Cristiania condannava falsa l’opinione che la purezza dei costumi danneggi la salute; e i professori d’igiene di diciannove Università tedesche indirizzarono a tutti gli studenti una circolare la quale, oltre metterli in guardia contro i mali venerei, li ammoniva sulla innocuità della continenza; e più di cinquanta medici fra i più celebri dello Stato di New York dichiaravano, tutti d’accordo, che «la castità e una vita pura, per ambedue i sessi, sono la migliore condizione per la salute fisica, mentale e morale». E mi piace citare anche un voto che il Congresso generale sanitario di Bruxelles del 1902, dove convennero le sommità mediche del mondo, faceva unanimemente, e che era concepito così: «Bisogna anzi tutto insegnare alla gioventù maschile che non solo la morigeratezza e la continenza non sono nocive, ma chi invece queste virtù sono le più raccomandabili dal punto di vista igienico e medico»”.
Al peccato c’è rimedio e non bisogna abbattersi, basta il non voler peccare più: Deus meus, ex toto corde poenitet me omnium meorum peccatorum, eaque detestor, quia peccando, non solum poenas a Te iuste statutas promeritus sum, sed praesertim quia offendi Te, summum bonum, ac dignum qui super omnia diligaris. Ideo firmiter propono, adiuvante gratia Tua, de cetero me non peccaturum peccandique occasiones proximas fugiturum. Amen.
a cura di Carlo Di Pietro
bib. :
Il valore della vita, Commento dogmatico morale al Catechismo Maggiore, Vol II, sac. F. Maccono
Dizionario del Cristianesimo, p. E. Zoffoli, 1992
Summa Th. , San Tommaso
Catechismo Maggiore, San Pio X
Della Chiesa e dell’omosessualismo, Stanzione – Di Pietro, prossima edizione 2013, Fede & Cultura, Verona
note: