mercoledì 14 agosto 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 23°).

 
 



Nicola II di Russia
Lo zar Martire


Il 1° novembre 1894, giorno della morte di Alessandro III di Russia , Nikolaj Aleksandrovič Romanov ottenne formalmente il Trono di Russia; tuttavia il cugino e amico d'infanzia Aleksandr Michajlovič Romanov riferì che quel giorno lo vide scosso e disperato. Infatti fino ad allora non aveva mai ricoperto posizioni di responsabilità e lui stesso disse in lacrime al cugino:
« Non sono pronto a essere uno zar. Non ho mai voluto esserlo. Non so nulla su come si governa. Non ho la minima idea di come si parli ai ministri. »
Nicola II
Nicola II di Russia.
Questa inesperienza sarebbe stata determinante per la grande influenzabilità da lui dimostrata nei primi anni del suo regno, e per comprendere la priorità più volte manifestata da Nicola II verso problemi di carattere familiare e privato di fronte agli affari di Stato (come la fiducia data a Rasputin anche in questioni di primario carattere governativo, derivata dal fatto che quest'ultimo avrebbe avuto straordinario potere riguardo alla salute dello zarevič Aleksej).
Il 14 novembre Nikolaj Aleksandrovič sposò la granduchessa Alessandra nella cappella del Palazzo d'Inverno. Pochi giorni prima, la futura Zarina abbandonò l'eresia protestante per essere battezzata in un altro tipo di eresia "moderata" , l'ortodossia, assumendo il nome russo di Alessandra Feodorovna. I primi giorni di matrimonio, che coincisero anche con i primi del suo regno, videro il giovane Nicola II molto combattuto tra una vita famigliare che lo appagava e gli impegni istituzionali che gravavano su di lui. La sua pagina di diario del 17 novembre è emblematica:
« Con Alix sono immensamente felice. Peccato che gli affari di Stato mi prendano tanto tempo. Preferirei trascorrere con lei tutte queste ore.»
Il 26 maggio 1896 venne  incoronato Nicola II zar di tutte le Russie e Basileus della Chiesa Ortodossa russa. Sin dai primi giorni di regno i contemporanei videro in alcuni avvenimenti i presagi di future disgrazie. Il più citato di questi avvenimenti è la tragedia del campo di Chodynka presso Mosca, nel corso dei festeggiamenti per l'incoronazione. A causa della cattiva organizzazione di argini e impalcature atte a contenere la folla, cosa non casuale ma voluta da settari oppositori del governo legittimo,  1400 persone morirono schiacciate. Ancora sotto la forte influenza degli zii Vladimir, Pavel e Sergej, il nuovo zar annullò le sue intenzioni iniziali di sospendere i festeggiamenti di fronte alla tragedia e suscitò così le prime e feroci critiche, nonostante ebbe predisposto un forte indennizzo per ciascuna delle famiglie delle vittime.

File:1903 ball - tsar Nikolay 2.jpg
Nicola II di Russia.
Dal carattere mite e influenzabile dedicò i primi anni di regno a mantenere - seguendo la linea del padre - l'assetto assolutistico , accentrato del potere, che aveva permesso fino ad allora di conservare la stabilità governativa: nota da tenere bene a mente che in tutta Europa solo la Monarchia nell'Impero Russo rimaneva pressoché  inalterata nella degenerazione monarchica di primo passaggio , l'assolutismo , mentre le altre case reali si erano vendute alla Rivoluzione trionfante degenerando completamente in senso liberal-costituzionale.
 Tra i principali collaboratori di Nicola II  figuravano uomini di spicco del regno di Alessandro III come il procuratore del Santo Sinodo Pobedonostsev, i ministri degli Interni Ivan Logginovič Goremykin (dal 1895 al 1899) e Vjačeslav Konstantinovič Pleve (dal 1902 al 1904), il capo della polizia di San Pietroburgo Dimitrij Fëdorovič Trepov (dal 1896 al 1905). La scelta del suo gabinetto delinearono l'orientamento che avrebbero avuto i primi anni del suo  regno.


Totalmente alieno, in gioventù, dalla realtà dello Stato, giunse al Trono portando a propria legge le dottrine conservatrici apprese da Pobedonostsev e la politica fortemente autoritaria del padre (a sua volta influenzata dall'esito tragico della folle politica liberale del precedente zar). Egli era però  fortemente legato alla tradizione e alla realtà russa, profondamente segnato dalle biografie dei santi ortodossi e dello zar Alessio I, conosciuto  come "lo zar buono"; e come quest'ultimo voleva diventare un vero "padre del popolo" (titolo tradizionale degli zar nelle campagne russe). Allo stesso tempo, accondiscendendo alle richieste della timida e puritana moglie, allontanò sé e la sua famiglia dalla vita mondana dell'aristocrazia russa, scegliendo come residenza il piccolo palazzo Aleksandrovskij, situato nel parco di Carskoe Selo. Ciò rese lui - e soprattutto Aleksandra Fëdorovna - alieni alle simpatie di gran parte della Grande nobiltà di Mosca e San Pietroburgo, che non si riconosce in uno zar che privilegiava uno stile di vita sobrio e distaccato dal mondo della corte.
Sotto l'impulso del reazionario-conservatore conte Pleve, ministro dell'Interno, sottomise gli instabili  Zemstvo (assemblee provinciali di aperte ma non dirette al popolo ) a dei funzionari statali, e accondiscese a una "russificazione" delle gubernije, in particolare del Regno del Congresso, nell'attuale Polonia, del Granducato di Finlandia e del Caucaso.

Sergej Julievič Vitte nel 1905.
In seguito Nicola II nominò nuove personalità che, al contrario della precedente compagine conservatrice, lo convinsero a considerare la necessità di numerosi cambiamenti di cui la Russia secondo loro abbisognava. Più di tutti esercitò la sua influenza sul sovrano Sergej Julievič Vitte, settario ministro delle Finanze (dal 1892 al 1903), poi Presidente del Consiglio dei ministri (dal 1905 al 1906). Durante il primo incarico, Vitte esercitò di fatto anche la posizione di primo ministro ed esercitò un notevole influsso sulla politica estera; gli obiettivi principali furono di portare il paese al ruolo di grande potenza europea e a una posizione di vantaggio nella corsa imperialistica destabilizzandolo al contempo.
La missione di Vitte al governo era ben delineata ed esplicitamente sovversiva:  abbandonare gradualmente il tradizionale  stampo autocratico e gerarchico avviando la liberalizzazione e la democratizzazione dello stato . I suoi tentativi vennero ostacolati dal fronte unito degli aristocratici latifondisti e dei grandi proprietari terrieri. Nicola II , non avendo pochi problemi di incomunicabilità con il ministro, si ebbero numerosi contrasti tra il sovrano e Vitte .
 Nicola II diede mano libera a Vitte, e quest'ultimo la sfruttò per tutta la durata dei suoi ministeri: il grado di industrializzazione raggiunto negli anni Novanta rappresentò l'ultimo tentativo di mutare il paese e di affiancarlo ad una realtà imperialistica.
Prima della fine del secolo XIX , la bilancia commerciale russa diede i primi progressi, e questo consentì a arrivare alla copertura aurea del rublo, che divenne così convertibile e affidabile, risvegliando gli interessi degli operatori stranieri in Russia. Queste e altre misure economiche resero possibile uno sviluppo del 50% delle ferrovie in tutto il paese e la realizzazione della ferrovia Transiberiana, terminata nel 1901. Tuttavia ci fu un rovescio della medaglia: molti contadini costretti a divenire operai in seguito alla forzata industrializzazione si videro sfruttati dai borghesi industriali in modo assai peggiore di quanto non venivano sfruttati i servi della gleba soggetti al peggior proprietario terriero. Di conseguenza , il veleno comunista poteva attecchire in questi uomini creando una polveriera pronta ad esplodere.
Nel 1904-1905, in seguito all'espansione russa in  Manciuria e all'attrito con il Giappone , sfociò nella guerra russo-giapponese che si concluse con una pesante sconfitta per i russi negli stretti di Tsushima a opera della flotta giapponese. Nel gennaio del 1905 una manifestazione di protesta di centomila operai e contadini guidata dal settario pope Gapon sulla piazza di Pietroburgo venne contrastata senza l'ordine dello zar , e per mano di comandanti massoni , con il sangue  causando la morte di duecento persone e il ferimento di altre mille: a causa di ciò lo zar venne ingiustamente soprannominato "Nicola il sanguinario".

Tumulti rivoluzionari del 1905 in Russia.
A questa strage della quale lo zar non era responsabile seguirono  una serie di rivolte e scioperi organizzati e fomentati da manutengoli della setta che costrinsero Nicola II, nell'ottobre 1905, a emanare un manifesto che annunciava la concessione di alcune "libertà costituzionali" e di un'assemblea legislativa (duma), un parlamento a suffragio universale manovrato e controllato in tutto dalla setta , di fatto istituita l'anno successivo, e l'avvio di riforme (1907-1908). Ma, di fronte alla nascita e organizzazione del proletariato industriale, alla formazione di un élite  rivoluzionaria e alla costituzione di nuovi movimenti politici ad essa collegati , Nicola II venne influenzato maggiormente da coloro che lo circondavano. Nell'aprile 1912 un'altra azione militarista volta alla destabilizzazione del potere imperiale portò al massacro dei minatori in sciopero della miniera d'oro della Lena in Siberia. Lo scoppio della prima guerra mondiale (nella quale la Russia era alleata delle potenze liberal-democratiche dell'epoca) portò in quattro anni, dal 1914 al 1917, alla morte di quasi sei milioni di russi, a causa di errori strategici esplicitamente voluti dallo Stato Maggiore russo e , il quale era contaminato da elementi sovversivi ,  e della nefasta influenza sulla famiglia imperiale del santone  Grigorij Efimovic Rasputin (1871-1916) che, raggiunta l'illimitata fiducia dello zar, impose propri seguaci alla guida del governo, instaurando un regime d'arbitrio e di corruzione. Questo stato di cose   sfociò nella rivoluzione anti zarista del febbraio 1917 e alla presa di potere dei Bolscevichi .
Fino al 1917, il partito di Lenin, che avrebbe preso il potere , non aveva seguito in Russia. Fu la Germania imperiale, per motivi bellici (far uscire la Russia dal conflitto) a permettere il ritorno di Lenin in patria e la riorganizzazione del partito sovversivo bolscevico. Il primo exploit politico bolscevico fu subito caratterizzato dal tentativo di conquistare il centro del potere con la forza. Quando il 4 luglio Lenin tentò il colpo di Stato una prima volta, il governo si salvò solo grazie alla disorganizzazione dei golpisti e successivamente non ebbe sufficiente forza e determinazione nel condurre la repressione degli insorti. Kerenskj, da uomo della sinistra radicale quale era, non vedeva nei bolscevichi una minaccia, ma restava terrorizzato da una fantomatica congiura di destra. Tentando di esorcizzare questa paura, prima chiese l'appoggio del generale Kornilov (un generale di provata fede liberale) contro eventuali altri colpi di mano, poi, dopo una serie di intricati malintesi, fece arrestare Kornilov stesso e il suo stato maggiore. Non solo: temendo un colpo di mano di destra, compì la mossa suicida di permettere il riarmo delle forze para-militari bolsceviche e la scarcerazione dei golpisti di luglio. Con l'"affare Kornilov", il governo russo si era suicidato privandosi di qualsiasi mezzo di difesa. A questo punto Lenin, aiutato da Trotzkij, poté prendere il potere. Alla fine di ottobre, i bolscevichi, che erano una minoranza all'interno dei Soviet, conquistarono, con uno stratagemma, il controllo dell'organizzazione: il che voleva dire conquistare il controllo del potere reale nel Paese. Precedendo di alcuni giorni il Congresso dei Soviet, ma agendo ugualmente nel nome dei Soviet, Lenin guidò il colpo di Stato del 7 novembre 1917.
 Intanto , il 14 marzo 1917 Nicola II decise di abdicare a causa della tempesta che si sviluppava intorno a lui.


La sede della Duma a Palazzo di Tauride, a San Pietroburgo.
Il 15 marzo, nel vagone privato dello zar e in presenza di due deputati della Duma, venne firmato il manifesto dell'abdicazione. Le intenzioni iniziali di Nicola II erano di trasmettere il Trono al figlio Aleksej. Tuttavia, prima di firmare chiese di cambiare il successore al Trono nella persona di suo fratello Michail; questo perché, spiegò in seguito, temeva che il figlio malato potesse essere separato dalla famiglia (per la quale era possibile l'esilio). Durante l'atto, fece inoltre richiesta, per lui e per la famiglia, di essere trasferiti nella sua residenza vicino a Jalta, in Crimea, confessando il desiderio di dedicarsi all'agricoltura.
Dopo l'abdicazione, mentre il fratello venne informato della sua decisione e trasferiva ingenuamente  il potere nelle mani del Governo Provvisorio, il treno di Nicola II , impossibilitato a proseguire per Carskoe Selo ritornò a Mogilëv. Lì, il 17 marzo Nicola II, che aveva mantenuto solo il titolo di colonnello e si trovava in stato di arresto, ottenne il permesso di incontrare la madre, l'imperatrice vedova Marija Fëdorovna.
Durante gli arresti domiciliari, la famiglia Romanov passò molto tempo a subire costantemente gli improperi, le volenze  e gli scherni delle guardie addette alla loro sorveglianza; quando un giorno Nicola II  tende la mano a un fuciliere, questi rifiuta sdegnosamente voltandogli le spalle. Nicola Romanov ricevette inoltre la visita del capo del Governo Provvisorio, Aleksandr Kerenskij, dal quale ottenne il permesso di rivedere il fratello Michail e di prolungare il tempo passato all'aria aperta per sé e per i figli. Kerenskij, in seguito all'aggravarsi della situazione politica per il governo decide, per ragioni di complotto , di deportare i membri della famiglia Romanov in Siberia. Oltre a Nicola e alla sua famiglia, che vennero trasferiti a Tobol'sk, altri aristocratici tra cui il fratello dello zar Michail e la sorella della zarina, Elisabetta Fëdorovna, vennero deportati in varie località siberiane.
Nei progetti di Kerenskij era previsto - qualora la situazione si dovesse calmare - l'espatrio almeno per la moglie e i cinque figli di Nicola II.


Nicola II di Russia.
In seguito alla Rivoluzione d'ottobre e alla salita al potere di Lenin, il Soviet degli Urali reclamò i prigionieri; nell'estate del 1918 in seno al partito bolscevico si consumò una prima lacerazione: da una parte Trotsky voleva trasferire Nicola a Mosca per giudicarlo in un plateale processo, trasferendo al contempo la famiglia all'estero; dall'altra Sverdlov suggeriva una soluzione immediata e intransigente nei confronti di tutti i rappresentanti dei Romanov. In particolare il radicale Soviet di Ekaterinburg si fece portatore principale di questa corrente: più volte inviò distaccamenti di guardie rosse a Tobol'sk nel tentativo di rapire i prigionieri, ma senza successo. Tuttavia quando, nell'estate del 1918, Mosca mandò un plenipotenziario a prelevare Nicola II e i suoi, il Soviet di Ekaterinburg intercettò il convoglio e costrinse gli uomini di Mosca a consegnare i prigionieri: il destino dei Romanov poteva dirsi segnato. A Ekaterinburg era già stato deciso di trasferire i Romanov nella palazzina del mercante Ipat'ev, confiscata per l'occasione e rinominata "Casa a destinazione speciale".
Lì i prigionieri condivisero l'abitazione con le guardie addette alla loro sorveglianza e vennero sottoposti da queste ultime a numerose angherie. Vista l'avanzata della "Legione cecoslovacca" appartenente all'Armata Bianca controrivoluzionaria, il soviet locale diede  ordine di accelerare i tempi dell'esecuzione. L'operazione venne affidata a un commissario della Čeka, Jakov Jurovskij, il quale subito si occupò di organizzare la fucilazione e il successivo occultamento dei corpi. Di fronte al diniego di numerosi čekisti che si rifiutano di sparare sull'intera famiglia, venne creato un commando composto da ex prigionieri di guerra austriaci e ungheresi.
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 Jurovskij svegliò Nicola II e la famiglia, dando l'ordine di preparare i bagagli per una partenza. Sgomberate le stanze che occupavano, i Romanov e gli altri prigionieri furono condotti nello scantinato della casa e Jurovskij ordinò di disporsi per una fotografia di notifica; dopodiché chiamò il commando.
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Tomba della famiglia di Nicola II di Russia.
Secondo quanto ebbero testimoniato Jurovskij e altri membri del commando, quando venne letta la sentenza, Nicola si voltò verso la sua gente, poi rivolse al commissario una frase confusa: «Cosa? Cosa?»; Jurovskij ripeté frettolosamente l'ordine e ordinò di far fuoco. Nella confusione che seguì, il primo a cadere fu Nicola II; poi la moglie Aleksandra Fëdorovna; i membri del seguito, il medico dott. Botkin, l'inserviente Trupp, il cuoco Charitonov; i cinque figli, Ol'ga, Tat'jana, Marija, Anastasija, Aleksej, e la dama di compagnia Anna Demidova. Tre figlie (non identificate) rannicchiate in un angolo non morirono all'istante e gli uomini le trafissero con le baionette.
Così Nicola II di Russia terminò tragicamente la sua vita terrena , assassinato insieme alla sua famiglia. Egli fu a tutti gli effetti una vittima della lenta degenerazione istituzionale iniziata con l'assolutismo di Pietro il Grande e andata avanti nel tempo tra picchi di autocrazia ed esperimenti liberali.



 

Continua...


Fonte:

Wikipedia

Le Grandi Famiglie d'Europa : I Romanov . Mondadori.


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  •  Scritto da:

    Il Presidente e fondatore dell'A.L.T.A.  Amedeo Bellizzi.