Nicola II di Russia
Lo zar Martire
Lo zar Martire
Il 1° novembre 1894, giorno della morte di Alessandro III di Russia , Nikolaj Aleksandrovič Romanov ottenne formalmente il Trono di Russia; tuttavia il cugino e amico d'infanzia Aleksandr Michajlovič Romanov riferì che quel giorno lo vide scosso e disperato. Infatti fino ad allora non aveva mai ricoperto posizioni di responsabilità e lui stesso disse in lacrime al cugino:
« Non sono pronto a essere uno zar. Non ho mai voluto esserlo. Non so nulla su come si governa. Non ho la minima idea di come si parli ai ministri. » |
Nicola II di Russia. |
Il 14 novembre Nikolaj Aleksandrovič sposò la granduchessa Alessandra nella cappella del Palazzo d'Inverno. Pochi giorni prima, la futura Zarina abbandonò l'eresia protestante per essere battezzata in un altro tipo di eresia "moderata" , l'ortodossia, assumendo il nome russo di Alessandra Feodorovna. I primi giorni di matrimonio, che coincisero anche con i primi del suo regno, videro il giovane Nicola II molto combattuto tra una vita famigliare che lo appagava e gli impegni istituzionali che gravavano su di lui. La sua pagina di diario del 17 novembre è emblematica:
« Con Alix sono immensamente felice. Peccato che gli affari di Stato mi prendano tanto tempo. Preferirei trascorrere con lei tutte queste ore.» |
Nicola II di Russia. |
Tra i principali collaboratori di Nicola II figuravano uomini di spicco del regno di Alessandro III come il procuratore del Santo Sinodo Pobedonostsev, i ministri degli Interni Ivan Logginovič Goremykin (dal 1895 al 1899) e Vjačeslav Konstantinovič Pleve (dal 1902 al 1904), il capo della polizia di San Pietroburgo Dimitrij Fëdorovič Trepov (dal 1896 al 1905). La scelta del suo gabinetto delinearono l'orientamento che avrebbero avuto i primi anni del suo regno.
Totalmente alieno, in gioventù, dalla realtà dello Stato, giunse al Trono portando a propria legge le dottrine conservatrici apprese da Pobedonostsev e la politica fortemente autoritaria del padre (a sua volta influenzata dall'esito tragico della folle politica liberale del precedente zar). Egli era però fortemente legato alla tradizione e alla realtà russa, profondamente segnato dalle biografie dei santi ortodossi e dello zar Alessio I, conosciuto come "lo zar buono"; e come quest'ultimo voleva diventare un vero "padre del popolo" (titolo tradizionale degli zar nelle campagne russe). Allo stesso tempo, accondiscendendo alle richieste della timida e puritana moglie, allontanò sé e la sua famiglia dalla vita mondana dell'aristocrazia russa, scegliendo come residenza il piccolo palazzo Aleksandrovskij, situato nel parco di Carskoe Selo. Ciò rese lui - e soprattutto Aleksandra Fëdorovna - alieni alle simpatie di gran parte della Grande nobiltà di Mosca e San Pietroburgo, che non si riconosce in uno zar che privilegiava uno stile di vita sobrio e distaccato dal mondo della corte.
Sotto l'impulso del reazionario-conservatore conte Pleve, ministro dell'Interno, sottomise gli instabili Zemstvo (assemblee provinciali di aperte ma non dirette al popolo ) a dei funzionari statali, e accondiscese a una "russificazione" delle gubernije, in particolare del Regno del Congresso, nell'attuale Polonia, del Granducato di Finlandia e del Caucaso.
Sergej Julievič Vitte nel 1905. |
La missione di Vitte al governo era ben delineata ed esplicitamente sovversiva: abbandonare gradualmente il tradizionale stampo autocratico e gerarchico avviando la liberalizzazione e la democratizzazione dello stato . I suoi tentativi vennero ostacolati dal fronte unito degli aristocratici latifondisti e dei grandi proprietari terrieri. Nicola II , non avendo pochi problemi di incomunicabilità con il ministro, si ebbero numerosi contrasti tra il sovrano e Vitte .
Nicola II diede mano libera a Vitte, e quest'ultimo la sfruttò per tutta la durata dei suoi ministeri: il grado di industrializzazione raggiunto negli anni Novanta rappresentò l'ultimo tentativo di mutare il paese e di affiancarlo ad una realtà imperialistica.
Prima della fine del secolo XIX , la bilancia commerciale russa diede i primi progressi, e questo consentì a arrivare alla copertura aurea del rublo, che divenne così convertibile e affidabile, risvegliando gli interessi degli operatori stranieri in Russia. Queste e altre misure economiche resero possibile uno sviluppo del 50% delle ferrovie in tutto il paese e la realizzazione della ferrovia Transiberiana, terminata nel 1901. Tuttavia ci fu un rovescio della medaglia: molti contadini costretti a divenire operai in seguito alla forzata industrializzazione si videro sfruttati dai borghesi industriali in modo assai peggiore di quanto non venivano sfruttati i servi della gleba soggetti al peggior proprietario terriero. Di conseguenza , il veleno comunista poteva attecchire in questi uomini creando una polveriera pronta ad esplodere.
Nel 1904-1905, in seguito all'espansione russa in Manciuria e all'attrito con il Giappone , sfociò nella guerra russo-giapponese che si concluse con una pesante sconfitta per i russi negli stretti di Tsushima a opera della flotta giapponese. Nel gennaio del 1905 una manifestazione di protesta di centomila operai e contadini guidata dal settario pope Gapon sulla piazza di Pietroburgo venne contrastata senza l'ordine dello zar , e per mano di comandanti massoni , con il sangue causando la morte di duecento persone e il ferimento di altre mille: a causa di ciò lo zar venne ingiustamente soprannominato "Nicola il sanguinario".
Tumulti rivoluzionari del 1905 in Russia. |
Fino al 1917, il partito di Lenin, che avrebbe preso il potere , non aveva seguito in Russia. Fu la Germania imperiale, per motivi bellici (far uscire la Russia dal conflitto) a permettere il ritorno di Lenin in patria e la riorganizzazione del partito sovversivo bolscevico. Il primo exploit politico bolscevico fu subito caratterizzato dal tentativo di conquistare il centro del potere con la forza. Quando il 4 luglio Lenin tentò il colpo di Stato una prima volta, il governo si salvò solo grazie alla disorganizzazione dei golpisti e successivamente non ebbe sufficiente forza e determinazione nel condurre la repressione degli insorti. Kerenskj, da uomo della sinistra radicale quale era, non vedeva nei bolscevichi una minaccia, ma restava terrorizzato da una fantomatica congiura di destra. Tentando di esorcizzare questa paura, prima chiese l'appoggio del generale Kornilov (un generale di provata fede liberale) contro eventuali altri colpi di mano, poi, dopo una serie di intricati malintesi, fece arrestare Kornilov stesso e il suo stato maggiore. Non solo: temendo un colpo di mano di destra, compì la mossa suicida di permettere il riarmo delle forze para-militari bolsceviche e la scarcerazione dei golpisti di luglio. Con l'"affare Kornilov", il governo russo si era suicidato privandosi di qualsiasi mezzo di difesa. A questo punto Lenin, aiutato da Trotzkij, poté prendere il potere. Alla fine di ottobre, i bolscevichi, che erano una minoranza all'interno dei Soviet, conquistarono, con uno stratagemma, il controllo dell'organizzazione: il che voleva dire conquistare il controllo del potere reale nel Paese. Precedendo di alcuni giorni il Congresso dei Soviet, ma agendo ugualmente nel nome dei Soviet, Lenin guidò il colpo di Stato del 7 novembre 1917.
Intanto , il 14 marzo 1917 Nicola II decise di abdicare a causa della tempesta che si sviluppava intorno a lui.
La sede della Duma a Palazzo di Tauride, a San Pietroburgo. |
Dopo l'abdicazione, mentre il fratello venne informato della sua decisione e trasferiva ingenuamente il potere nelle mani del Governo Provvisorio, il treno di Nicola II , impossibilitato a proseguire per Carskoe Selo ritornò a Mogilëv. Lì, il 17 marzo Nicola II, che aveva mantenuto solo il titolo di colonnello e si trovava in stato di arresto, ottenne il permesso di incontrare la madre, l'imperatrice vedova Marija Fëdorovna.
Durante gli arresti domiciliari, la famiglia Romanov passò molto tempo a subire costantemente gli improperi, le volenze e gli scherni delle guardie addette alla loro sorveglianza; quando un giorno Nicola II tende la mano a un fuciliere, questi rifiuta sdegnosamente voltandogli le spalle. Nicola Romanov ricevette inoltre la visita del capo del Governo Provvisorio, Aleksandr Kerenskij, dal quale ottenne il permesso di rivedere il fratello Michail e di prolungare il tempo passato all'aria aperta per sé e per i figli. Kerenskij, in seguito all'aggravarsi della situazione politica per il governo decide, per ragioni di complotto , di deportare i membri della famiglia Romanov in Siberia. Oltre a Nicola e alla sua famiglia, che vennero trasferiti a Tobol'sk, altri aristocratici tra cui il fratello dello zar Michail e la sorella della zarina, Elisabetta Fëdorovna, vennero deportati in varie località siberiane.
Nei progetti di Kerenskij era previsto - qualora la situazione si dovesse calmare - l'espatrio almeno per la moglie e i cinque figli di Nicola II.
Nicola II di Russia. |
Lì i prigionieri condivisero l'abitazione con le guardie addette alla loro sorveglianza e vennero sottoposti da queste ultime a numerose angherie. Vista l'avanzata della "Legione cecoslovacca" appartenente all'Armata Bianca controrivoluzionaria, il soviet locale diede ordine di accelerare i tempi dell'esecuzione. L'operazione venne affidata a un commissario della Čeka, Jakov Jurovskij, il quale subito si occupò di organizzare la fucilazione e il successivo occultamento dei corpi. Di fronte al diniego di numerosi čekisti che si rifiutano di sparare sull'intera famiglia, venne creato un commando composto da ex prigionieri di guerra austriaci e ungheresi.
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 Jurovskij svegliò Nicola II e la famiglia, dando l'ordine di preparare i bagagli per una partenza. Sgomberate le stanze che occupavano, i Romanov e gli altri prigionieri furono condotti nello scantinato della casa e Jurovskij ordinò di disporsi per una fotografia di notifica; dopodiché chiamò il commando.
Tomba della famiglia di Nicola II di Russia. |
Così Nicola II di Russia terminò tragicamente la sua vita terrena , assassinato insieme alla sua famiglia. Egli fu a tutti gli effetti una vittima della lenta degenerazione istituzionale iniziata con l'assolutismo di Pietro il Grande e andata avanti nel tempo tra picchi di autocrazia ed esperimenti liberali.
Continua...
Fonte:
Wikipedia
Le Grandi Famiglie d'Europa : I Romanov . Mondadori.
Scritto da:
Il Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.