giovedì 22 agosto 2013

Guerra civile americana: quando Lincoln fece deportare Vallandigham

                             

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ea/CLVallandigham-arrest.jpgdi REDAZIONE A.L.T.A.

Proponiamo per L’A.L.T.A.  la traduzione integrale in italiano dell’articolo Copperhead: Words That Got a U.S. Congressman Deported, la vicenda storica del deputato statunitense Clement L. Vallandigham, leader dei Copperheads, contrari alla guerra civile americana. L’autore è Thomas J. DiLorenzo, professore di economia alla Loyola University-Maryland’s Sellinger School of Business and Management, senior fellow del Ludwig von Mises Institute e membro associato dell’Abbeville Institute. Saggista economico-politico e storico indipendente autore tra gli altri dei libri The Real Lincoln: A New Look at Abraham Lincoln, His Agenda, and an Unnecessary War e Lincoln Unmasked: What You’re Not Supposed To Know about Dishonest Abe. (Traduzione di Luca Fusari)

Clement L. Vallandigham, deputato Democratico dell’Ohio fu un originale “informatore” americano. Originario di Dayton (Ohio), fu membro del Congresso durante il periodo della guerra atta a prevenire l’indipendenza sudista, le sue critiche al regime di Lincoln gli valsero la reputazione di leader dell’opposizione Democratica. Il Partito Repubblicano etichettò lui e tutti gli altri avversari come ‘Copperheads’ (serpi nell’erba).
Il 5 maggio 1863, sessantasette soldati pesantemente armati fecero irruzione nella sua casa nel cuore della notte e lo trascinarono fuori per sbatterlo dentro ad un carcere militare. Ciò fu fatto senza alcun dovuto processo, dato che Lincoln aveva da tempo illegalmente sospeso l’applicazione del Habeas Corpus. Egli fu reputato di essere colpevole di “scoraggiare gli arruolamenti” nell’esercito con le sue critiche al regime di Lincoln. Un ordine militare emesso nello Stato dell’Ohio aveva dichiarato che tale genere di discorsi fossero illegali, e che gli ufficiali militari disponessero di poteri dittatoriali nel decidere quale tipologia di discorsi sarebbero stati consentiti. Tutto questo è stato fatto ovviamente sotto la direzione di Abraham Lincoln.
Lincoln apparentemente voleva che i nordisti credessero che coloro i quali lo criticavano fossero spie e traditori, così il deputato Vallandigham fu deportato nello Stato del Tennessee e messo nelle mani di un comandante dell’esercito confederato. I Confederati lo considerarono un “nemico straniero” e lo imprigionarono a Wilmington, in North Carolina per un breve periodo. Vallandigham fu poi rilasciato e giunse in Canada, dove trascorse il resto della guerra.
Le parole che comportarono al deputato Vallandigham la sua deportazione si trovano in Speeches, Arguments, Addresses and Letters of Clement L. Vallandigham, pubblicato per la prima volta nel 1864 e ristampato e venduto oggi su Amazon.com. La prima critica di Vallandigham contro l’amministrazione Lincoln avvenne il 10 luglio 1861 in un discorso presso la Camera dei Rappresentanti dal titolo ‘Usurpazione esecutiva’. Nel discorso condannava Lincoln per «l’esperimento malvagio e pericoloso di chiamare trenta milioni di persone alle armi, senza il consiglio e l’autorità del Congresso».
Per quanto riguarda la teoria di nuova invenzione di Lincoln che l’Unione americana non fosse mai stata volontaria, e che i Padri Fondatori presumibilmente capirono che se uno Stato si fosse separato il governo avrebbe avuto il “diritto” di invaderlo, di uccidere decine di migliaia di suoi cittadini, e bombardare e bruciare riducendo a rovine fumanti le città e i villaggi (come fece politicamente l’amministrazione Lincoln), Vallandigham diede al Congresso una lezione di storia. «Egli [Lincoln] omette di dirci che la secessione e la disunione ebbe origine nel New England, e cominciò nel Massachusetts nel 1804, al momento dell’acquisto della Louisiana, e tornò in auge alla Convenzione (secessionista) di Hartford nel 1814 e culminarono nel corso della guerra (del 1812) in New England mandando dei Commissari a Washington a fissare le condizioni per una separazione pacifica del New England dagli altri membri dell’Unione».
Il congressista Vallandigham descrisse il primo discorso inaugurale di Lincoln, il quale parlò «con la lingua biforcuta e su consiglio di qualche truffatore politico di New York (il politico Thurlow Weed, di New York, fu responsabile della campagna di Lincoln), lasciando una trentina di milioni di persone in dubbio se questo significava pace o guerra». Egli condannò il Partito Repubblicano per essersi opposto a «tutte le conciliazioni e i compromessi» con gli Stati del Sud, e ipotizzato che la ragione fosse «necessario da parte di un partito sull’orlo della dissoluzione». Volevano una guerra per radunare persone intorno al loro partito a rischio di scioglimento.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/59/1864_US_election_poster.jpg/150px-1864_US_election_poster.jpgMa una causa “più convincente” della guerra, l’ha denunciata sempre il deputato dell’Ohio, «l’approvazione di una oscura, sconsiderata, indigesta ed incomprensibile legge protezionista per l’aumento delle tariffe, comunemente conosciuta come la ‘tariffa Morrill’». Nello stesso periodo osservò che il governo confederato aveva del tutto messo fuori legge le tariffe protezionistiche nella sua nuova Costituzione. «Il risultato fu inevitabile come le leggi del commercio sono inesorabili. Commercio e scambi (…) cominciarono ad andare verso Sud (…) minacciando quindi la perdita sia del potere politico che della ricchezza, o l’abrogazione della tariffa o altrimenti entrambi; il New England e la Pennsylvania (…) chiedevano ora la coercizione e la guerra civile con tutti i suoi orrori (…)».
I giornali del Partito Repubblicano da tutto e in tutto il Nord richiesero il bombardamento dei porti del Sud prima di qualsiasi separazione, e Lincoln letteralmente minacciò la guerra e l’”invasione” di qualsiasi Stato che avesse rifiutato di pagare la tassa/tariffa federale recentemente raddoppiata due giorni prima del suo primo discorso inaugurale. L’”onesto” Abe minacciò la guerra sulla riscossione delle imposte e mantenne la sua parola.
Un altro scopo nascosto della guerra fu quello di «rovesciare l’attuale forma di governo federale-repubblicana e di stabilire un forte governo centralizzato in sua vece». Così Vallandigham evidenziò che questo non fu solo un effetto della guerra ma fu l’obiettivo primario di essa. Tutto questo fu fatto per far «risorgere e ripristinare le declinanti sorti del Partito Repubblicano».
Il congressista condannò duramente le incostituzionali, illegali e dittatoriali azioni di Lincoln, in particolare la sospensione dell’Habeas Corpus e l’attuazione di una guerra senza il consenso del Congresso, l’imprigionamento di massa dei dissidenti politici del Nord, la censura del telegrafo e la chiusura di centinaia di giornali dell’opposizione nel Nord. Tale comportamento «a un sovrano inglese sarebbe costata la testa in qualsiasi momento nel corso degli ultimi 200 anni».
http://recuerdosdepandora.com/wp-content/uploads/2011/02/vallandigham.jpgVallandigham (nella foto a sinistra) derise la tesi di Lincoln che egli fosse il “solo a preservare e proteggere” la Costituzione, distruggendola. Questo è «lo scopo del tiranno. La Costituzione non può essere conservata in violazione di essa». E’ stata «un’offesa all’intelligenza» del Congresso da parte di Lincoln sostenere che «le infrazioni gravi e molteplici della Costituzione e le usurpazioni di potere siano state fatte dal presidente (…) per puro amore e devozione per la Costituzione» (questo naturalmente è ancora parte del mantra dei neocon presso il Claremont Institute, National Review e altrove).
Inoltre aveva inteso che il Partito Repubblicano usò la guerra come scusa per far approvare al Congresso il vecchio sistema mercantilista hamiltoniano basato sul massiccio interventismo economico e sul welfare sociale. Lo ha descritto come «banche nazionali, leggi fallimentari, un vasto e permanente debito pubblico, tariffe elevate, pesanti imposizioni fiscali dirette, enorme spesa, gigantesco e stupendo peculato (…). Non ci sono più i confini di Stato, non più governi statali, ma una monarchia consolidata o un vasto dispotismo militare centralizzato». Nel linguaggio di oggi, tutto questo sarebbe chiamato “conservatorismo della grandezza nazionale”.
Il congressista avrebbe continuato le sue critiche pubbliche all’amministrazione Lincoln per i successivi due anni prima di essere deportato. Il 23 dicembre 1861, informò i colleghi del Congresso che, proprio come aveva predetto, una alta tariffa protezionistica avrebbe potuto ridurre i ricavi tariffari diminuendo troppo severamente il commercio con l’estero. «Avevo previsto che il risultato dell’aumento dei dazi sarebbe una grande (…) diminuzione delle importazioni e di conseguenza dei proventi doganali». Ma questo naturalmente è sempre l’intento delle tariffe protezionistiche, tagliare il commercio e la concorrenza estera, non sollevare prodigiose entrate.
L’8 maggio 1862 Vallandigham ritornò alla Camera dei Rappresentanti per tracciare le distinzioni nette tra il Partito Democratico e quello Repubblicano, che erano diventati rivali virtuali nelle loro annunciate piattaforme. I Democratici differivano dai Repubblicani, nel senso che i primi erano a favore de «il sostegno della libertà contro il potere, del popolo contro i loro agenti e servitori, dei diritti degli Stati contro il consolidamento e il dispotismo centralizzato di un semplice governo, per nessun debito pubblico, per tasse basse, per nessuna alta tariffa protezionista; per nessun sistema generale di miglioramento domestico (cioè niente welfare aziendale) da parte dell’autorità federale; per nessun Banca nazionale; per una moneta sonante nelle transazioni federali; per nessuna assunzione di debiti statali; per l’espansione del territorio; per un governo autonomo per i territori (…)». Niente di più lontano dalle “politiche conservatrici per la grandezza nazionale” dell’amministrazione Lincoln. Non c’è da stupirsi se Vallandigham fu deportato.
Il deputato distrusse l’argomentazione di Lincoln che l’Unione americana fosse stata “salvata” dalla guerra, affermando il 2 agosto 1862 che «il presidente professa di ritenere che l’Unione possa essere ripristinata con le armi. Io no. L’Unione fu fondata sul consenso e non può mai essere cementata con la forza. Questa è la testimonianza dei Padri». Il 23 febbraio 1863 Vallandigham lanciò un altro attacco retorico all’amministrazione, sottolineando in un altro discorso che la legge sulla coscrizione dell’amministrazione «è una confessione che la gente del Paese è contro questa guerra. Si tratta di una ammissione solenne (…) che non acconsentono volontariamente a condurre essa più a lungo». Due settimane più tardi, in un discorso a New York City, Vallandigham fu accolto con applausi quando dichiarò che «invece di schiacciare la ribellione, lo sforzo fu quello di schiacciare ed espellere lo spirito di libertà» negli Stati settentrionali.

http://www.hmdb.org/Photos/40/Photo40160.jpgSei settimane prima della sua prigionia e deportazione, Vallandigham fece alcune osservazioni in un incontro tenutosi a Hamilton (Ohio), il 21 marzo 1863, che devono essere state per lui le ultime prove della dittatura di Lincoln. La dittatura aveva emesso un altro “Ordine Generale” militare (General Order Number 15) di condanna del possesso privato di armi da fuoco “inutili, impolitiche, e pericolose” ed “una violazione del diritto civile”, così come definito dalle autorità militari che allora occupavano l’Ohio. «Siamo una provincia conquistata e governata da un proconsole militare?», chiese Vallandigham, e «se si è arrivati ​​a questo, la Costituzione è sospesa da un Ordine Generale militare?». Sì, sarebbe stata la risposta appropriata ed ovvia.
Il deputato del Congresso Clement L. Vallandigham fu deportato dalla dittatura di Lincoln perché ogni parola delle sue eloquenti critiche sulla tirannia e in difesa della libertà costituzionale furono vere. Ogni parola e ogni discorso confutano le false linee propagandistiche inventate dal Partito Repubblicano per “giustificare” il suo potere: che la Costituzione debba essere prima distrutta al fine di salvarla, che l’Unione volontaria dei Fondatori potrebbe essere “salvata” attraverso l’omicidio di massa di centinaia di migliaia di cittadini che non avessero più accettato di essere governati da Washington DC, che le tariffe elevate, le alte tasse, la spesa pubblica fuori controllo e il debito pubblico genererebbero la prosperità, che il welfare aziendale fosse buono per i contribuenti; che una banca nazionale gestita dai politici fosse nel pubblico interesse, eccetera, eccetera. Tutte queste menzogne ​​sono ancora oggi ripetute fino alla nausea dagli “allievi di Lincoln”. Non è una pura coincidenza che tanti di quelli che ancora ripetono queste vecchie storie di propaganda governativa siano anche coloro i quali sono impegnati a difendere lo spionaggio e un indiscreto Stato di polizia.