venerdì 23 agosto 2013

GUERRA AL GOVERNO PONTIFICIO (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo I°) .



Abbiamo detto che i Quaranta, fino dal giorno della costituzione della loro società, aveano ricevuto segrete istruzioni indicanti ciò che doveano fare essi medesimi, la linea direttiva che doveano comunicare, colla dovuta prudenza, alle Vendite centrali, e, per mezzo di esse, alle Vendite particolari, onde ottenere un'azione più armonica e vasta che fosse possibile, in ordine al fine prestabilito.
Lo scopo assegnato era l'annientamento dell'idea cristiana; i mezzi da mettersi in opera: la distruzione del potere temporale dei Papi e la corruzione del popolo cristiano, nei costumi e nelle idee.
Le istruzioni cominciavano così:
Waldeck-Rousseau .

"Vi è un pensiero che ha sempre grandemente preoccupato gli uomini che aspirano alla rigenerazione universale: è il pensiero che dalla liberazione d'Italia deve uscire, in un giorno determinato, la liberazione del mondo intero, la repubblica fraterna (la repubblica dei framassoni) e l'armonia dell'umanità (quella repubblica che tiene sotto la legge massonica tutto il genere umano), per la rigenerazione universale". Noi qui scorgiamo l'ultimo pensiero delle società segrete, lo scopo cui sono diretti tutti i loro sforzi per mezzo di colui - sia individuo o comitato - che dà loro il primo impulso: stabilire mille rovine di tutti i troni, compresovi il trono pontificio, una repubblica universale che renderà tutti gli uomini liberi da Dio e dalla sua legge, e li rigenererà, cioè li farà ritornare allo stato di natura, dopo aver fatto loro ripudiare ogni ordine soprannaturale. Allora, in luogo delle due società, delle quali Waldeck-Rousseau ha deplorata la coesistenza, non ve ne sarà che una sola, e su tutta la terra regnerà l'armonia nell'empietà.


Vittorio Emanuele II di Savoia-Carignano.

Nel pensiero di chi avea dato le istruzioni segrete ai Quaranta, il primo scopo a cui si dovea tendere e che si dovea raggiungere era la detronizzazione del Papa. Egli vedeva che il solo Papato mantiene l'umanità sotto il giogo paterno di Dio, e si era persuaso che dal momento in cui l'Italia fosse liberata e abolito il potere temporale dei Papi, il Papato, privo d'ogni punto d'appoggio sulla terra, e sospeso, per così dire, in aria, non conserverebbe più a lungo un potere spirituale, il quale, per essere esercitato sugli uomini, composti di corpo e d'anima, ha bisogno di strumenti materiali e di ministeri umani.
La liberazione dell'Italia non poteva compiersi se non colla rivoluzione o colla guerra; cose tentate prima da Carlo Alberto e poi compite dal 1859 al 1870 da Vittorio Emanuele, complice Napoleone III. Ma questi fatti non poteano prodursi se non dopo di essere stati preparati da un movimento d'idee. Fu questo il cómpito preparatorio affidato all'Alta Vendita.



Le istruzioni le raccomandavano innanzi tutto di screditare il potere temporale e far disprezzare i suoi ministri. "Noi dobbiamo trar fuori dai nostri magazzini di popolarità o d'impopolarità le armi che renderanno inutile o ridicolo il potere nelle loro mani", nelle mani dei prelati. "Rendete impopolare la pretaglia con tutti i mezzi", diceva un documento emanato dal Comitato direttivo, in data del 20 ottobre 1821. Le istruzioni non sdegnavano di venir al particolare nei mezzi da prendersi per riuscirvi: "Se un prelato arriva da Roma in provincia per esercitare qualche pubblico ufficio, bisogna subito informarsi del suo carattere, dei suoi precedenti, delle sue qualità e soprattutto dei suoi difetti. È egli per giunta un nemico dichiarato (della Rivoluzione): un Albani, un Pallotta, un Bernetti, un Della Genga, un Rivarola? Subito avviluppatelo in tutte le reti che potrete tendere sui suoi passi; fategli una di quelle riputazioni che spaventino i ragazzi e le vecchierelle. - Una parola ben inventata e che si sparge con arte in certe buone famiglie civili, perché di là passi nei caffè e dai caffè nella piazza, una parola può qualche volta uccidere un uomo. - Dipingetelo crudele e sanguinario, raccontate qualche fatterello atroce che possa facilmente imprimersi nella mente del popolo". (In altri termini, snaturate gli atti di giustizia che il potere è obbligato di compiere per la difesa della società).
L'Italia non poteva farsi da sé; essa avea bisogno del concorso o almeno dell'assenso dell'Europa. Bisognava adunque preparare per ogni dove gli spiriti alla caduta del potere temporale. Non bastava screditarlo, nei luoghi dove si esercitava, ma bisognava sollevargli contro l'opinione pubblica in tutta l'Europa. Le Istruzioni non mancano di dircelo. L'Alta Vendita se ne assunse l'impresa mercé la complicità che si era ormai procacciata in tutti i paesi, in tutte le classi della società e perfino presso i troni. I giornali le offrivano le loro colonne, la diplomazia la propria azione. Relativamente ai giornali, le Istruzioni fanno queste raccomandazioni: "Quando i giornali stranieri raccoglieranno da noi questi racconti, che essi infioreranno alla loro volta, divulgate o piuttosto fate che qualche autorevole imbecille divulghi questi fogli, dove sono riferiti i nomi e per ordine gli eccessi dei personaggi. Come in Francia e nell'Inghilterra, così non ci sarà difetto neppure in Italia di penne che sappiano intrecciare menzogne utili alla buona causa". Queste raccomandazioni non sono cadute nell'oblio, ma le vediamo ogni giorno osservate in tutti i paesi cattolici per rendere odiosi e il clero e la religione.
Bidegain, nel suo libro: Le Grand Orient de France, ses doctrines et ses actes, ne dà questa prova per la nostra Francia:
"Nella relazione segreta della Commissione di propaganda dell'assemblea del 1899, il F... Dutillay, relatore, scriveva così: "Una corrispondenza anticlericale, prudente, indirizzata a parecchi giornali, fa penetrare le idee massoniche in certe regioni dove delle prevenzioni secolari erano fin qui profondamente radicate".
Un altro relatore della stessa Commissione giustificava così nel 1901 le spese, ch'egli proponeva di porre sotto la rubrica "Pubblicità". "Fra esse - diceva egli - ve n'ha una che giustifica l'esistenza, l'azione d'un organo di propaganda, abilmente concepito, che rende incontestabili servizi a tutta la stampa repubblicana e anticlericale di questo paese, tanto più che la sua origine rimane insospetta al mondo profano".
"Quest'organo - dice Jean Bidegain - è un semplice foglio autografato intitolato: La Semaine de France. Il suo autore è Emilio Lemaitre, membro dei Consiglio dell'Ordine, consigliere municipale di Boulogne-sur-Mer. Egli è rimborsato delle sue spese dal segretario generale medesimo, che firma il mandato di pagamento come se queste somme gli spettassero personalmente. Il nome dell'editore- redattore dell' "organo di propaganda abilmente concepito" non figura dunque sul registri di contabilità.
"La Semaine de France, opera prediletta del Grand'Oriente, è una collezione d'ignominie di cui si rendono colpevoli, sembra, i preti, i frati, i seminaristi, ecc.
"Non si parla là dentro che d'assassinii, di ladronecci, di attentati al pudore. Le sue informazioni esordiscono sempre così: "Alcuni giorni sono ..." o "martedì scorso", o anche "nell'udienza del 3
 settembre, la Corte d'assise di... ecc."; e si ha cura di non precisare altrimenti. Basti dire che "l'organo abilmente concepito" pubblica storie assai vecchie la cui ripetizione nella stampa ha per conseguenza di mantenere o di provocare l'odio al prete. Io sono persuaso che i moltissimi giornali che fecero ricorso alla Semaine de France sarebbero molto imbarazzati a provare l'autenticità dei fatti così svariati che straordinari da cui hanno tolto il racconto. Il metodo è affatto massonico, affatto ebraico, estremamente vile e poco pericoloso per colui che l'adopera". (Pp. 192-195).(1)
Schiacciate il nemico, qualunque egli sia, continuano le Istruzioni segrete, schiacciatelo se è potente (contro di noi, sia pel potere che ha nelle mani, sia per la sua intelligenza e l'uso che ne fa, sia ancora per la forza della sua volontà), schiacciatelo a forza di maldicenze e di calunnie; ma soprattutto schiacciatelo nell'uovo". 
Si sa con quale ardore e quale costanza i giornali di tutte le nazioni specialmente i giornali francesi ed inglesi, si accanirono allora per discreditare in tutti i modi il potere pontificio, e le altre potenze legittime in Italia.(2)
Papa Gregorio XVI .

Quando la pubblica opinione si ritenne sufficientemente preparata, si misero in moto i diplomatici. Fin dai primordi del pontificato di Gregorio XVI l'Europa incominciò a chiedere alla S. Sede le "riforme" che l'Alta Vendita avea fatto proclamar necessarie.
Luigi Filippo, per impulso di Palmerston, uno dei grandi capi della massoneria, trascinò i ministri d'Austria, di Prussia e di Russia, in una campagna diplomatica contro la S. Sede. Fu convocata una conferenza e dettato il Memorandum, una specie d'intimazione indirizzata al Papato. "Oh! - esclamò Gregorio XVI - la nave di Pietro ha sostenuto prove molto più dure. Noi sfideremo sicuramente la procella. Il trono di re Filippo d'Orléans crollerà, ma questo no!" Fu questo il principio di quella guerra che si proseguì sotto Pio IX e che riuscì alla laicizzazione degli Stati pontifici e alla occupazione di Roma.
Nella allocuzione concistoriale che Pio IX tenne il 29 aprile 1848, denunciò la pressione che le potenze europee esercitavano sul governo pontificio per farlo, per così dire, abdicare.
"Voi non ignorate, venerabili Fratelli, come già verso la fine del regno di Pio VII, Nostro predecessore, i principi sovrani dell'Europa insinuarono alla S. Sede Apostolica il consiglio di adottare, pel governo degli affari civili, una forma di amministrazione più facile e più conforme ai desiderii dei laici. Più tardi, nel 1831, i consigli e i voti di questi sovrani furono più solennemente espressi nel celebre Memorandum che gli imperatori d'Austria e di Russia, il re di Francia, la regina della Gran Bretagna e il re di Prussia credettero di mandare a Roma per mezzo dei loro ambasciatori. In questo scritto, si trattò, fra le altre cose, della convocazione a Roma d'una Consulta di Stato, formata col concorso di tutto intero lo Stato pontificio, d'una nuova e larga organizzazione dei corpi municipali, dello stabilimento dei consigli provinciali, d'altre istituzioni egualmente favorevoli alla comune prosperità, dell'ammissione dei laici a tutte le funzioni della pubblica amministrazione e dell'ordine giudiziario. Questi due ultimi punti venivano presentati come principii vitali di governo. Altre note degli stessi ambasciatori facevano menzione d'un più largo perdono da accordarsi a tutti o a quasi tutti i sudditi pontifici che aveano tradito la fede dovuta al loro sovrano".
Con questo intervento i principi stranieri ferivano la sovranità nella stessa sua essenza, cui solo spetta il diritto di conoscere e provvedere, e con ciò nuocevano alla loro propria causa. Ma la setta, più o meno direttamente, comandava o persuadeva.



Papa Pio IX.

Pio IX, giunto al trono, si credette in dovere di tener conto dei consigli esposti nel Memorandum e si sa l'effetto che ne seguì: fu la proclamazione della Repubblica a Roma.
Il che non impedì alla diplomazia, dopo la restaurazione del trono pontificio, di rendere di giorno in giorno più incalzanti le sue rimostranze, e si potrebbe dire le sue ingiunzioni, di por fine agli abusi. Nel congresso tenuto a Parigi dopo la guerra di Crimea si proferirono finalmente le parole che ponevano la Francia al servizio del Piemonte "per liberare l'Italia".(3)
Nel tempo stesso che le Istruzioni raccomandavano di screditare la Roma papale, soggiungevano che era necessario richiamare i ricordi di Roma pagana e di farne desiderare il ritorno: "Vi ha sempre in fondo al cuore dell'Italiano un desiderio della Roma repubblicana. Eccitate, scaldate queste nature sì infiammabili, (all'idea dell'orgoglio patriottico). Offrite loro dapprima sempre in segreto (le Istruzioni parlano qui di ciò che si deve fare presso i giovani nelle famiglie, nei collegi e nei seminari), offrite loro libri innocenti, poesie calde di enfasi nazionale: poi, a poco a poco, voi condurrete i vostri discepoli al grado voluto di fermentazione. Quando, su tutti i punti dello Stato ecclesiastico, questo lavoro di tutti i giorni avrà sparso le vostre idee, come la luce, allora voi potrete apprezzare la saggezza dei consigli, di cui noi ora pigliamo l'iniziativa".
Si era nel 1819. Se le Istruzioni raccomandavano di propagare le idee, non raccomandavano meno di spingere ancora all'azione. "Niente è maturo - dicevano esse - né uomini, né cose; e niente sarà maturo per lungo tempo ancora. Ma da queste disgrazie (ciò che era accaduto per aver voluto troppo precipitare il movimento e l'intervento armato dell'Austria che allora minacciava) voi potete facilmente far vibrare una nuova corda nel cuore del giovane clero. Questa corda sarà l'odio allo straniero. Fate che il Tedesco diventi ridicolo ed odioso anche prima del suo preveduto intervento".
Un documento, in data del 28 ottobre 1821, tracciava la via strategica che si dovea seguire nei diversi paesi dell'Europa per "la lotta da poco ingaggiata fra il dispotismo sacerdotale o monarchico e il principio di libertà". Esso diceva specialmente per l'Italia: "In Italia bisogna rendere impopolare il nome dello straniero, in modo che, allorquando Roma sarà seriamente assediata dalla Rivoluzione, un aiuto straniero sia anzi tutto un affronto, anche per i fedeli del paese".
Vincenzo Gioberti.

L'Alta Vendita faceva di tutto, s'intende, per guadagnare il clero a queste idee di libertà politica: e di fatto aveano un lato assai seducente per chi non conosceva i segreti disegni di coloro che le propagavano. "Fate il prete patriota", scriveva Vindice. Essi riuscirono anche troppo, non presso di tutti, e nemmeno presso il maggior numero, ma presso religiosi e sacerdoti secolari influenti che trascinarono dietro di sé troppi ingenui. Il P. Gavazzi, l'abate Gioberti, il P. Ventura, l'abate Spola, giunsero fino a farsi gli accoliti di Mazzini, allorché la Rivoluzione cacciò Pio IX da Roma, ed ebbero l'empietà e l'audacia di cantare il giorno di Pasqua l'Alleluia delle società segrete sulla tomba degli Apostoli.


I congiurati non erano contenti di trovar ausiliari nel clero, ma miravano ben più alto. Essi speravano di trovare un Papa che servisse ai loro disegni. Dopo la morte di Gregorio XVI credettero averlo trovato in Pio IX. Chiamato inaspettatamente al governo della Chiesa, Pio IX non fu in grado di scoprire gli scogli che minacciavano la barca di Pietro e cercava quasi per istinto il mezzo di evitarli. Credette opportuno dapprima concedere all'opinione pubblica e alle istanze dei sovrani, l'amnistia a favore dei carbonari caduti in mano della giustizia. Essa era stata reclamata con grande strepito sotto il regno di Gregorio XVI. "Ci serviremo delle lagrime reali della famiglia e dei presunti dolori dell'esiglio - scriveva Nubius a Vindice fin dal 1832 - per formarci dell'amnistia un'arma popolare. Noi la chiederemo sempre, felici di ottenerla il più tardi che sia possibile, ma la chiederemo ad alte grida".

Quali parole potrebbero mettere in maggior luce il fondo del cuore dei rivoluzionari! Essi fingono di partecipare alle miserie e alle sofferenze popolari; in realtà, le fanno nascere o le esasperano onde trarne vantaggio per essi.
Pio IX non si tenne pago di ciò. Non sapendo ancora che bisogna, come dice Crétineau-Joly, colpire la Rivoluzione alla testa (ciò che fece più tardi col Sillabo), credette di poter venire a patti con essa mediante miglioramenti sapientemente progressivi. "Coraggio, Santo Padre!" gli gridava Thiers, dall'alto della tribuna francese, facendo eco alle ovazioni dei rivoluzionari italiani. Ma Pietro resta Pietro, rifiutando ciò che non si poteva accordare: - Non posso, non debbo, non voglio, - e per la grazia di Dio e, mediante il braccio della Francia, uscì, vincitore, dalla prova.
Tutti i troni erano minacciati da quelli che cospiravano contro il trono pontificale. Ma il giungere a porre effettivamente ogni sovranità nel popolo, non era, nel pensiero della setta, che un'operazione preliminare alla grande opera. "Questa vittoria (la caduta dei troni, scriveva Tigrotto il 5 gennaio 1846, due anni prima della rivoluzione del 48 che dovea scuoterli tutti) questa vittoria che sarà così facile, non è tuttavia quella che ha provocato fin qui tanti sacrifici da parte nostra.
"Vi ha una vittoria più preziosa, più durevole a cui da lungo tempo aspiriamo ... Per uccidere con sicurezza il vecchio mondo (e sulle sue ruine stabilire una civiltà nuova), abbiamo visto che era necessario soffocare il germe cattolico e cristiano", in altri termini distruggere il cristianesimo nelle anime.
"Il nostro scopo finale è quello di Voltaire", dicevano le Istruzioni. Or sono due o tre anni, un framassone disingannato, Copin-Albancelli, in un opuscolo pubblicato dopo aver abbandonato la setta, mostra che questo scopo è sempre indicato dalla stessa parola "la parola di guado" degli enciclopedisti: "Se vuolsi avere un'idea esatta dello spirito della framassoneria francese, basta rileggere la famosa lettera di Voltaire, che è freneticamente applaudita ogni volta che viene citata nelle officine".(4)
In questa lettera Voltaire dice: "La religione cristiana è una religione infame, un'idea abbominevole, un mostro che deve essere colpito da cento mani invisibili ... Fa d'uopo che i filosofi percorrano le vie per distruggerla, come i missionari percorrono la terra e i mari per propagarla. Essi devono osar tutto, tutto arrischiare, fino a farsi bruciare per distruggerla. Schiacciamo, schiacciate l'infame!"
Ma come giungervi? Lo vedremo: colla corruzione in grande dei costumi e delle idee.
"Il lavoro che siamo per intraprendere - dicevano ancora le Istruzioni - non è l'opera di un giorno, né di un mese, né di un anno; esso può durare molti anni, forse un secolo: ma nelle nostre file il soldato muore, e la guerra continua. Noi non dubitiamo punto di arrivare a questo termine supremo dei nostri sforzi. Ma quando? ma come? L'incognita non si vede ancora. Nondimeno nulla ci deve smuovere dal piano tracciato, invece tutto vi deve concorrere come se il successo dovesse coronare domani l'opera appena abbozzata. Nella via che noi tracciamo ai nostri fratelli vi sono grandi ostacoli da vincere, molteplici difficoltà da superare. Se ne trionferà coll'esperienza e colla sagacia. Lo scopo è si bello che vale la pena di spiegar tutte le vele al vento per arrivarvi. Non iscoraggiamoci dunque né per uno scacco, né per un rovescio, né per una disfatta: prepariamo le nostre armi nel silenzio delle Vendite; appuntiamo tutte le nostre batterie, accarezziamo tutte le passioni, le peggiori come le più generose, e tutto ci porta a credere che questo piano riuscirà un giorno, anche al di là dei nostri calcoli meno probabili".
L'Alta Vendita fu disciolta dopo il 1848, ma il suo spirito rimane. Il fine per cui era stata istituita è sempre voluto; e senza dubbio un altro organismo che avrà saputo meglio conservare intorno a sé le
tenebre che lo proteggono e favoriscono i suoi sinistri complotti, sarà stato sostituito all'Alta Vendita per continuare i suoi affari al punto in cui essa li ha lasciati.
Checché ne sia, vi sono al giorno d'oggi, come allora, delle società segrete, ed oggi, come allora, esse hanno per primo obbiettivo la rovina del Papato.
All'adunanza del 1897, Hubbard così ha definito la politica della setta: "Ognuno di noi, come cittadino può avere il suo vessillo preferito, ma vi è una bandiera comune che ci avvolge tutti, radicali, progressisti, socialisti, sotto le stesse pieghe. Questa bandiera non è direttamente opposta che alla bandiera papista". Il discorso di Hubbard rispondeva sì intimamente ai sentimenti dell'assemblea, che Rabier, deputato d'Orléans e membro del Consiglio dell'Ordine del Grand'Oriente, ne fece votare, per acclamazione, la diffusione nel mondo profano.(5)
Nell'adunanza del 1895, il F... Delpech invitò i massoni ad invigilare fino al giorno in cui i ministeri, le varie amministrazioni, le armate di terra e di mare, fossero libere da ogni influenza papalina e gesuitica, e vaticinò che, in quel giorno, la massoneria salirebbe a Montmartre, vi proclamerebbe la caduta definitiva del Papa e innalzerebbe, sull'atrio della basilica, un monumento dedicato a tutte le vittime del fanatismo religioso. (6)


Note :


(1) Le medesime pratiche hanno luogo in Ispagna. La Semaine Religiuse di Madrid venne a conoscere un Manuale distribuito ai framassoni di Spagna e ne diede relazione nel novembre 1885.
Vi si diceva: "L'azione della massoneria deve applicarsi principalmente a discreditare i preti ed a scemare l'influenza che godono sul popolo e nelle famiglie. A tal uopo, servirsi di libri e giornali, stabilire dei centri d'azione per alimentare l'avversione contro il prete.
"Raccogliete notizie e trasmettetele ai giornali per distruggere il rispetto che gl'ignoranti hanno per i sacerdoti.
"Impegnate le famiglie a non leggere i giornali cattolici e introducetevi qualche foglio liberale.
"Non fatevi scrupolo per la scelta dei mezzi onde togliere il rispetto alla religione ed al prete. Tutti i mezzi sono buoni, quando si tratta di liberare l'umanità dalle catene del prete".
Nelle risoluzioni del Congresso del Libero Pensiero riunito a Ginevra settembre 1902, si poté vedere in qual guisa le società segrete producono l'opinione:
1° Indicare ai giornalisti liberi-pensatori i raggiri da usare nel medesimo tempo, nella stessa ora, nella stessa questione; - 2° dare ai deputati la medesima parola d'ordine, affinché, in tutti i paesi, si facciano le medesime interpellanze nello stesso tempo intorno alle questioni che formeranno il tema delle campagne della stampa; - 3° organizzare nel medesimo tempo dei meetings nelle principali città del mondo intero per illuminare il popolo.
(2) Il giorno che Jaurès venne a dire alla tribuna che la Francia dovea prendere il lutto per l'Alsazia e la Lorena, Edmond Drumont pubblicò un articolo, in cui con un vivo contrasto dimostrò quanto l'azione dei giornali è potente per formare e dirigere l'opinione pubblica secondo i disegni delle società segrete.

"Riflettete a ciò che devono pensare coloro che, senza avere ancora raggiunta oggi l'estrema vecchiaia, erano giovanissimi or sono quarant'anni. Tutti allora aveano un'idea fissa: liberare l'Italia, spezzare le catene di Venezia, cacciarne i Tedeschi: Fuori i Tedeschi! ... Era necessario far ammazzare i nostri soldati e spendere dei miliardi per liberare le provincie occupate dall'Austria.
"Dieci anni dopo, Strasburgo cadde in mano della Germania, come era caduta Venezia che noi ci credevamo in dovere di strappare ai suoi oppressori. In nessun paese si vide mai nulla che assomigliasse alla campagna infaticabile, incessante intrapresa già in Francia nella stampa, nei libri e nei gabinetti per rendere l'indipendenza all'Italia...
"Nessun mezzo si risparmiò per riuscire nell'intento: la diplomazia con Cavour, l'intrigo col conte Arese, l'audacia con Garibaldi, il delitto con Mazzini ... Si riempirebbe una grande biblioteca con quanto fu scritto su questo proposito in Francia. Gli storici, gli oratori, i poeti e i romanzieri se ne occuparono ...
"Fu la massoneria che, per mezzo delle società segrete affigliate, delle Vendite, delle riunioni di Carbonari, dell'influenza esercitata sugli uomini politici, sui capi di stato appartenenti alla setta, ha più di tutto contribuito a liberare l'Italia dal giogo austriaco ... Oggi la massoneria dichiara all'immensa maggioranza delle sue loggie che lo strappo delle nostre provincie è perfettamente legittimo e che non è da augurarsi che la Francia riprenda l'Alsazia-Lorena".
Ed oggi, come allora, essa è universalmente ascoltata.
(3) Quando Napoleone III manifestò le sue intenzioni segrete colle parole rivolte nel gennaio 1859 all'ambasciatore d'Austria, Mons. Pie atterrito gli chiese udienza. L'imperatore disse al vescovo: "La Francia non ha mantenuto a Roma un esercito d'occupazione per sanzionare degli abusi".
Mons. Pie dimandò il permesso di spiegarsi su questo argomento con tutta libertà. Bisogna leggere nel bel libro di Mons. Baunard: Histoire du cardinal Pie, le parole coraggiose ch'egli disse.
"Abusi s'introducono dappertutto, e qual Governo può lusingarsi di non averne? Ma io oso affermare che in niuna parte esistono in minor numero che negli Stati governati dal Papa. Che ha fatto la nostra gloriosa spedizione di Crimea? Non è a Costantinopoli e in Turchia piuttosto che a Roma che la Francia sarebbe andata per mantenere degli abusi?"
(4) La franc-maçonnerie et la question religieuse, pp. 30-32.
(5) Resoconto del Grand'Oriente, 20-25 sett. 1897, p. 287.
(6) Bulletin du Grand Orient, agosto-sett. 1895, p. 557.