Non sempre è facile accettare ciecamente alcune verità, specialmente se non le si riesce talvolta tecnicamente a comprendere; eppure la vita di ogni persona, per quanto si voglia essere proni all’immanenza, molte volte è arricchita da esperienze che oltrepassano la “norma mediamente comprensibile”: circostanze “casuali”, situazioni prossime al “sovrannaturale”, semplici “illusioni”, “premonizioni”, “sesto senso”, “cause da effetti” pre elaborate, ecc …
Interrogativo tipico del giovane in piena formazione culturale è “sulle origini della vita”, perché dinanzi alla bellezza del creato, alla complessa “perfezione” del corpo umano, alla vastità di sensazioni e sentimenti, ma anche a fronte della distruzione della natura, così “completa”, per mano dell’uomo ed alle cattiverie e degenerazioni, almeno una volta nella vita, nell’intimo di ognuno di noi, sorge la domanda “da dove veniamo?” , “come è possibile?” oppure “donde veniamo, chi siamo, dove andiamo?” (cit. Balzac).
Beh, a scuola ci viene venduta a caro prezzo – costi dell’istruzione primaria e testi in dotazione – una semplicistica risposta: “è certo che mondo ed uomo provengono dal caso”, ed in parte vengono utilizzate a conferma alcune teorie pseudo-scientifiche ormai superate da altre discipline, tuttavia quasi nessun docente ha probabilmente il “coraggio” di informare, manca sotto certi aspetti l’imparzialità o forse la conoscenza.
Proposizione in foro esterno verosimilmente di un importante astio nei confronti della Chiesa e quindi della religione cattolica e dei suoi dogmi, esternazione di astio così radicato nell’intimo di alcune persone (foro interno); o forse ignoranza involontaria, od anche incapacità di aggiornasi per via delle frenetiche circostanze della vita quotidiana? Non ho risposte, ma credo che l’esclusione aprioristica di una qualsiasi idea o ricerca non può portare buoni frutti, ma è causa diretta sempre più spesso di ignoranza, quindi di intolleranza ed anche di violenza in alcuni contesti. Dove la ragione riesce a spiegare un’idea, lì si manifesta una verità, quindi perché nasconderla, sapendo inoltre che “fede e ragione non si escludono, ma al contrario si completano e si sostengono a vicenda” (cit. Fides et Ratio).
Per evitare confusione o il propagarsi di “strane teorie”, comunque vorrei precisare bene; noi sappiamo che nella lettera agli Ebrei (11, 1) San Paolo ci dà questa descrizione: «La fede è sostanza di cose sperate e convinzione di cose che non si vedono»; ed il Concilio Vaticano I conferma: “è una virtù soprannaturale, per la quale, colla aspirazione e aiuto della grazia di Dio crediamo essere vere le cose da Lui rivelate, non per l’intrinseca verità delle cose, veduta alla luce della ragione naturale, ma per l’autorità di Dio rivelante, il quale non può ingannarsi né ingannare” (D. B. 1789).
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Mi domando come mai numerosi testi, come ad esempio “Genetic Entropy & the Mystery of the Genome*” di John C. Sanford, non solo siano snobbati dal mondo della scienza “per ragazzi”, ma addirittura si assiste ad una sorta in “inquisizione” permanente nei confronti degli stessi autori. Ci troviamo dinanzi ad un indifferentismo involontario o piuttosto in presenza di censura?
John C. Sanford, per esempio, nell’ottobre del 2005 dovette stampare in proprio il suo scritto “Genetic Entropy & the Mystery of the Genome” usando la sua Fondazione (Delle pecorelle smarrite). Ultimamente se ne apre la discussione più spesso e comincia ad esserci qualche ristampa ad opera di piccoli editori, anche vicini alla scienza, sicuramente molto “coraggiosi”. Il problema è che John C. Sanford non è uno qualsiasi ma è uno dei più importanti genetisti viventi, quindi, perché tutte queste difficoltà nella stampa e nella diffusione del testo o di analoghi scritti?
John Sanford, il cui curriculum è di altissimo gradimento agli evoluzionisti stessi, da 25 anni alla Cornell University, “è uno dei maggiori esperti mondiali di ingegneria genetica, con molti brevetti tra i quali tre dei più importanti metodi di manipolazione genetica:1) la resistenza patogeno – derivata; 2) l’immunizzazione genetica; 3) il processo biolistico (“gene gun”) col quale sono prodotti la maggior parte degli organismi transgenici. Per gran parte della sua vita Sanford ha cercato di ignorare i suoi dubbi circa l’adeguatezza dell’evoluzione per spiegare la genetica, ma alla fine non ha più potuto vivere l’inganno dell’evoluzione e ha riconosciuto la mano di un Progettista Intelligente nel DNA che ha ricercato per tutta una vita” [1].
Sanford era un evoluzionista convinto e molti dei suoi brevetti sono tuttora utilizzati dalla quasi totalità dei ricercatori che, come noto, sono quasi tutti micro-evoluzionisti – escluso ormai in ambito scientifico il macro-evoluzionismo considerato fallace sotto molti aspetti e specie dopo la scoperta della cosiddetta “esplosione del Cambriano” e dopo le ultime rivelazioni della paleontologia – in pratica credono che l’uomo derivi da una probabile evoluzione di un “tipo di scimmia”, alcuni sostengono anche che prima ancora ci fosse un brodo primordiale e da lì scaturì un anfibio, “padre” del regno animale – teoria in via di abbandono perché non è scientificamente dimostrabile il totale (macro) “progressivo ed ininterrotto accumularsi di modificazioni successive, fino a manifestare, in un arco di tempo sufficientemente ampio, significativi cambiamenti morfologici, strutturali e funzionali negli organismi viventi”.
Insomma, è preferibile sapere di essere discendete di un uomo ed una donna o di un “ramarro”?
Sanford deduce che: “l’assioma primario dell’evoluzione è sbagliato”; i meccanismi genetici non spiegano l’origine dell’informazione nel genoma; nemmeno come si possa conservare. “La vita non è attualmente in fase né di progresso né di conservazione, ma di degenerazione, al punto che l’estinzione del genoma umano appare tanto certa e deterministica quanto l’estinzione delle stelle, come riconosciuto da altri genetisti delle popolazioni” [2]. In sostanza, se il genoma degli animali complessi sta degenerando, allora nel passato aveva meno errori e quindi all’inizio doveva essere perfetto, e questa dinamica “involutiva” è confermata dalla scienza; estrapolazione legittima e prossima al creazionismo; da qui ne deriva il concetto molto noto anche agli stessi “darwinisti” dell’entropia genetica. Forse si troverà una risposta fra 100 o 200 anni, potrebbe anche esserci “un oggettivo limite temporale nelle ricerche”, ma oggi la situazione è questa.
Nel suo testo, Sanford afferma che “le mutazioni sono classificate come dannose, benefiche o neutrali. Quelle benefiche sono rarissime (come nell’esempio degli insetti senza ali: conferiscono un vantaggio solo in specifiche condizioni ambientali). A dimostrarlo sono i dati dell’osservazione. Quelle dannose tendono ad essere eliminate dalla selezione naturale. Invece quelle neutrali sono le più numerose e più facilmente si fissano nel genoma. Il risultato netto dell’accumulo delle mutazioni neutrali è la lenta e progressiva degenerazione del genoma. Una perdita d’informazione genetica che assomiglia all’aumento dell’entropia”, chiamata dai genetisti “entropia genetica” [3].
Ai livelli di Sanford non può certo essere ritenuto lo scienziato romano Giuseppe Sermonti, che comunque è scrittore, saggista, già professore Ordinario di Genetica all’Università di Perugia, Camerino e Palermo, direttore della rivista “Biology Forum”, vicepresidente del XIV Congresso Internazionale di Genetica (Mosca), cofondatore del gruppo degli Strutturalisti Dinamici di Osaka, insignito di premio per la Ricerca Scientifica dalla Vice-Presidenza del Consiglio per la Cultura nel 2004.
Sermonti – richiamando la genetica di Sanford – nei suoi studi riassunti anche nei testi “Dimenticare Darwin” e “Dopo Darwin” sostiene, facendo leva sul secondo principio della Termodinamica riconosciuto anche dai “darwinisti” e da tutti gli scienziati del mondo, che l’entropia, o principio di Carnot, anche noto come principio di evoluzione “[...] ha vari enunciati. Secondo Tait, Perrin e Langevin il principio dichiara che un sistema isolato non passa due volte dallo stesso stato (irreversibilità)”, quindi un “ordine perduto non si ricostituisce più spontaneamente”. Altrimenti asserisce che “è impossibile trasportare calore da un corpo freddo su uno caldo”. Ciò corrisponde all’affermazione che i corpi tendono ad una temperatura uniforme, cioè alla cosiddetta “morte termica”. Più in generale l’entropia esprime “la tendenza dei sistemi alla uniformità, al disordine, alla perdita di forma e complessità, alla morte. Per metafora, un castello di sabbia tende ad essere raso al suolo e mai si ricomporrà spontaneamente. [...] L’entropia è principio di scomposizione, di degradazione, di decadenza di ogni sistema isolato” [4].
“La mutazione – che per definizione è un errore di copiatura del testo genetico, un accidente puramente casuale – è un fenomeno degradativo, tendente al disordine, al caos. In virtù di essa una popolazione non può mai tornare a una condizione precedente: si tratta dunque di un processo “irreversibile”. La selezione è un processo riduttivo, censorio, che tende ad eliminare le novità, la biodiversità, a livellare la popolazione. Liberata da tutti i suoi elementi estranei, romantici e teleonomici, l’evoluzione torna ad assumere l’asciutto volto dell’entropia. Diviene un processo dissolutore, una condanna alla perdita delle forme, una “fine delle specie”, quasi in contrapposizione al titolo darwiniano “L’origine delle Specie”. Entropia e evoluzione vengono ad identificarsi non solo lessicalmente, ma anche concettualmente, come comune analisi pessimistica dell’esistenza, fisica o vivente” [4].
Quindi il “ramarro” o la scimmia non può diventare uomo, viceversa potrebbe verificarsi scientificamente il contrario, se Dio lo permettesse. Si legge nel testo “Dimenticare Darwin” tutta la teoria scientifica che dimostra il perché “la mosca non è un cavallo”.
Allo stato di fatto ci troviamo attualmente in una situazione di reductio ad absurdum, perché i genetisti di tutto il mondo utilizzano i brevetti di Sanford che non sono 3 ma decine, gli stessi “darwinisti” non sono in grado di smentire la teoria dell’entropia genetica (forse non ne hanno ancora avuto il tempo materiale o gli strumenti in grado di farlo) e, fino a prova contraria, il “DNA non manipolato degenera, invecchia, peggiora e non migliora”. Ecco la dimostrazione indiretta per cui si nota che gli evoluzionisti e le tesi da loro sostenute sono sicuramente da prendere in secondo piano e non da “esaltare” a verità certe; vale a dire che l’evoluzionismo è in contraddizione con l’entropia creazionista, e sono gli stessi “darwinisti” e genetisti ad utilizzare brevetti del Sanford basati anche sulla legge di entropia, quindi indirettamente ammettono il loro possibile “torto”. A me questo stato di cose sembra davvero una reductio ad absurdum. Se noi facciamo un ragionamento per assurdo, come insegnava Euclide, proponiamo una “argomentazione logica in cui si assume temporaneamente un’ipotesi, si giunge ad una conclusione assurda, e quindi si dimostra che l’assunto originale deve essere errato”.
Che cosa dice l’evoluzionismo?
Per evoluzionismo possiamo affermare che si intende quell’ipotesi da biasimare (se intesa filosoficamente o nella metafisica), perché contraria al dogma del monogenismo; ipotesi dalla quale il cattolico deve rifuggire altrimenti aderirebbe ad errore o eresia; ipotesi non confermata dalla scienza, che sostiene che l’origine dei viventi sia da attribuire ad una sorta di “processo casuale di derivazione genetica da uno o più tipi primitivi, secondo i criteri concepiti dai vari naturalisi eretici che la puntellano”. Diciamo che l’evoluzionismo, per voler essere buoni, “se contenuto nei limiti di una pura ricerca scientifica, astrae dal problema della Causa Prima del fatto, e si fonda su dati positivi messi a disposizione casomai dalla paleontologia (ad oggi anche la grande paleontologia smentisce l’evoluzionismo poiché il numero di fossili intermedi non giustifica affatto tale teoria, ma anzi si sostiene che si tratta di sporadici casi di esseri anormali) o dall’anatomia comparata”. “L’ipotesi, discussa in campo filosofico, affronta invece il problema metafisico e lo risolve in senso materialistico (ateo) o spiritualistico, che invece implica per il credente un Dio Creatore e Legislatore della natura” (Dizionario del Cristianesimo, Enrico Zoffoli, Sinopsis, 1992). “Se fedele ai principi dell’essere, l’uomo deve respingere l’evoluzionismo filosofico, inteso in senso materialistico, apertamente assurdo e contrario all’inerranza biblica” (altro dogma fondamentale). (Ivi.)
Che cosa dice il creazionismo?
Per creazionismo intendiamo “quella dottrina filosofico teologica, confermata dalla Rivelazione e dal Magistero, secondo la quale l’anima umana, essendo per sé sussistente, è creata volta per volta da Dio non appena, nella formazione dello zigote, l’organismo è disposto a riceverla. – Ciò contro la teoria platonico-origenista della preesistenza [...], e contro il traducianismo materiale, che fa nascere l’anima dal seme dei genitori, e spirituale che la fa derivare dall’anima dei medesimi”. (Ivi.)
Noi sappiamo che:
- l’anima umana è creata immediatamente da Dio [5];
- l’anima non è generata [6];
- non deriva per evoluzione da un’anima inferiore [7];
- non preesiste al corpo [8];
- non è un’emanazione della sostanza di Dio [9].
Il creazionismo si basa anche “sulla concezione filosofica o religiosa che attribuisce l’origine del mondo a un libero atto creativo compiuto da Dio. In una prospettiva meramente scientifica, il creazionismo è la sapienza che nega l’evoluzione delle specie viventi, sostenendo che esse sono state create da Dio così come sono e tali sono rimaste attraverso i secoli” [10]
Il biologo veronese Umberto Fasol, nel suo testo “Evoluzione o Complessita?” [11], conferma che nelle scuole c’è effettivamente una censura ed anche molto esplicita.
“In realtà, l’animale non può aggiungere ai propri figli nemmeno una cellula e l’ambiente non possiede per definizione la capacità di indurre a creare alcunché. L’uomo esperimenta quotidianamente queste verità su se stesso in molteplici occasioni. Ogni animale è adatto al suo ambiente ma non in virtù di uno sforzo accumulato nel tempo di generazioni e generazioni, ma semplicemente perché è nato così, da genitori già adatti. Questo va sempre detto”.
“Nel 2009 abbiamo ricordato i 150 anni dalla pubblicazione del volume di Charles Darwin (1809-1882) l’origine delle specie e il dibattito è stato ampio e molte sono state le pubblicazioni che hanno approfondito quanto aveva iniziato a descrivere il naturalista inglese. Quello che preme sottolineare è come, di questo dibattito, che è presente nella letteratura scientifica da molli anni, nemmeno un cenno si trovi nei manuali scolastici. Dalla terza classe della scuola primaria fino al termine del ciclo scolastico niente scalfisce la teoria dell’evoluzione secondo lo schema proposto da Charles Darwin e da quanti hanno continuato il suo lavoro. Sarebbe indispensabile un’impostazione più critica per un quadro che è estremamente complesso, ricco, pieno di sfumature e incertezze; non è scientificamente corretto quello che si legge nei manuali di biologia e certamente non è corretta l’impostazione. Si vuol far credere allo studente che stia leggendo le pagine del primo capitolo della storia del mondo, non solo dell’umanità, infatti la storia dei primi uomini è nelle pagine di storia, ma storia non è. Infatti, la storia è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l’uso di fonti; nel caso delle origini del mondo e dei viventi “dobbiamo riconoscere che ci troviamo nella situazione di un’estrema scarsità di documenti, di una loro lacunosità e difficoltà di interpretazione, il che equivale a dire che il fatto [dell’evoluzione] è scarsamente provato in base a questi criteri” (Evandro Agazzi, Nuova Secondaria, n° 4, 2004, pag. 12)”.
Il genetista evoluzionista Richard W. Lewontin dice [12] che “la metafora della selezione naturale giustifica nella comunità accademica teorie sulla storia, sulla struttura sociale, sui fenomeni psicologici umani e culturali, spesso in modo fuorviante e pericoloso”.
La scienza ufficiale è inoltre concorde nel ritenere “non credibile” la teoria di Darwin formulata nel 1859 poiché non teneva conto di conoscenze importanti della biologia di oggi, quali:
“- le leggi dell’ereditarietà dei caratteri;
- i cromosomi;
- i gameti responsabili del concepimento dei figli;
- il processo meiotico che porta al dimezzamento cromosomico nei gameti;
- il DNA e la sintesi delle proteine;
- il codice genetico;
- la membrana cellulare;
- gli organuli e tutta la moderna citologia;
- tutta la biochimica, ovvero le reazioni del metabolismo cellulare;
- le mutazioni genetiche;
- la microbiologia;
- la complessità irriducibile degli organi”. [13]
Da credenti, inoltre, non dobbiamo mai dimenticare che il neo-darwinismo è atea strumentalizzazione di presunte conclusioni scientifiche, esclude categoricamente il monogenismo che è invece una verità di fede certissima.
“Ipotesi scientifica che fa derivare l’attuale specie umana da una sola coppia, confermando il racconto biblico sull’origine dell’uomo. Racconto che non potrà aver mai delle smentite dalla ricerca sperimentale, perché i reperti fossili non potrebbero mai dimostrare con certezza la contemporaneità di più coppie veramente originarie tra loro indipendenti, come suppone l’ipotesi contraria del poligenismo. Del resto, solo il monogenismo si concilia pienamente con la dottrina cattolica del peccato originale e della sua trasmissione, come Pio XII non mancò di osservare nell’enciclica Humani generis, n. 26” [14]. Secondo il piano di Dio, Cristo unico Redentore e Maria unica «corredentrice» sono stati preceduti dai progenitori ossia dalla prima coppia umana peccatrice. Ne risulta un parallelismo ricorrente in tutta la letteratura patristica e teologica [15].
Tornando quindi all’interrogativo iniziale, ovvero su come capire ciò che oltrepassa la “norma mediamente comprensibile”, papa Pio XII risponde alle accuse fatte alle scuole filosofiche cattoliche dagli esistenzialisti atei dicendo che “la filosofia cristiana non ha mai negato l’utilità e l’efficacia che hanno le buone disposizioni di tutta l’anima per conoscere ed abbracciare le verità religiose e morali; anzi, ha sempre insegnato che la mancanza di tali disposizioni può essere la causa per cui l’intelletto, sotto l’influsso delle passioni e della cattiva volontà, venga cosi oscurato da non poter rettamente vedere. Di più, il Dottor Comune ritiene che l’intelletto possa in qualche modo percepire i beni di grado superiore dell’ordine morale sia naturale che soprannaturale, in quanto esso esperimenta nell’ultimo una certa “connaturalità” sia essa naturale, sia frutto della grazia, con i medesimi beni” [16]
Davanti ad una ipotesi pseudo-scientifica – il darwinismo – che favorisce anche il poligenismo, Pio XII inoltre ricorda quella sconvenienza che poi è incompatibilità con la fede cattolica: “però quando si tratta dell’altra ipotesi, cioè del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto della medesima libertà. I fedeli non possono abbracciare quell’opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio” [17].
Quando Pio XII disse quello che disse nella sua Humani generis ci fu una levata di scudi: ma è mai possibile – dicevano in molti – che la Chiesa vada così contro l’evidenza? Come si può credere, in pieno XX secolo, che miliardi e miliardi di uomini possano essere scaturiti da una sola coppia? E invece Pio XII fu profetico. L’Humani generis è del 1950 e solo tre anni dopo l’americano Watson e l’inglese Crick scoprirono il DNA. Ebbene, oggi, attraverso l’analisi del nucleo mitocondriale, sappiamo che l’intero genere umano è scaturito da una sola madre. [18] Molti teologi contemporanei, che spesso indulgono in derive “razionaliste” ed “evoluzioniste” del dato rivelato, dovrebbero stare molto attenti. Il Concilio di Trento parla in maniera chiara (Sessione V, decreto sul peccato originale, canone 1): «Se qualcuno non confessa che Adamo, il primo uomo, Adamo, avendo trasgredito il comandamento di Dio nel paradiso, abbia subito perduto la santità e la giustizia in cui era stato costituito, e abbia incorso, per l’offesa di tale prevaricazione, l’ira e l’indignazione di Dio, e perciò la morte, che prima Dio gli aveva minacciato, e con la morte, la schiavitù sotto la potestà di colui che di poi ebbe l’impero della morte, e cioè del diavolo, e che tutto Adamo sia stato mutato in peggio nel corpo e nell’anima per quella offesa di prevaricazione, sia scomunicato». [19]
Spero che questa breve riflessione possa suscitare nuovo interesse nell’approfondimento della materia e possa contribuire al dibattito. Non ho alcuna pretesa. Resta tuttavia vivo in me l’interrogativo: perché non vengono scomunicati i battezzati che sponsorizzano evoluzionismo e poligenismo?
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Note:
[1] Cfr. “ENTROPIA E MUTAZIONI” di Stefano Bertoni – Comitato “Anti evoluzionista”
[2] Cfr. Higgins & Lynch, 2001, Metapopulation extinction caused by mutation accumulation
[3] Cfr. Dr.J.C.Sanford, Genetic Entropy & The Mystery of the Genome, FMS Publications, 3rd Ed., 2008, p.27
[4] Cfr. Rivista Abstracta n° 38 (Giugno 1989), pp. 90-95; G. Sermonti, Dimenticare Darwin. Il Cerchio, 2006
[5] Denzinger S., 190, 360, 685 S.c.G,., II, c. 87 S.th., I, q. 90, aa. 1-2; De Pot., q. 3, a. 9; Comp. th., c. 93; Quodl. III, a. 3, a. 1; IX, q. 5, a. 1
[6] Denzinger S. 360, 1007. -S.c.G., II, cc. 86, 88, 89
[7] Denzinger S. 3220
[8] Denzinger S. 403, 456. – S.th., I, q. 90, a. 4; S.c.G., II, cc. 83-84; De Pot., q. 3, a. 10
[9] Denzinger S. 190, 201, 285, 455, 685. -S.c.G., II, c. 85; S.th., I, q. 90, a. 1; Comp. th., c. 94
[11] Evoluzione o Complessità, U. Fasol, Fede&Cultura, Verona, 2010, pp. 61 ss.
[12] Recensione al volume di M. Piattelli Paimarini e J. Fodor, Gli errori di Darwin (Feltrinelli, 2010); Ibid. p. 62
[13] Ibid. p. 18
[14] Dizionario del Cristianesimo, Enrico Zoffoli, Sinopsis, 1992, p. 327
[15] Ibid.; Rm 5, 12ss. Cf. S. Agostino, Tract. in Joan., 9, 10, Patrologia greca e latina, J.P. Migne, 35, 1463
[16] Pio XII, Enciclica Humani generis, 22 agosto 1950
[17] Ibid.; cfr. Rom. V, 12-19; Conc. Trident., sess. V, can. 1-4
[19] Ibid.
Piccole nozioni in sintesi (fonte)
- Il primo uomo fu creato da Dio (di fede: anche la creazione della donna dal primo uomo deve essere considerata evento storico e non racconto allegorico: decreto della commissione biblica del 1909);
- Tutto il genere umano deriva da un’unica coppia (sentenza certa: Pio XII nell’Enciclica “Humani Generis” respinge il poligenismo, inconciliabile con la dottrina cattolica del peccato originale);- L’uomo è composto di elementi essenziali, il corpo materiale e l’anima spirituale (di fede: Lateranense Quarto e Concilio Vaticano. Contro lo spiritualismo esagerato platonico e contro il tricotomismo gnostico e manicheo);
- L’anima razionale è per se stessa ed essenzialmente forma sostanziale del corpo (di fede: Concilio di Vienna del 1311. Pur non sanzionando dogmaticamente la dottrina tomista dell’unicità della forma sostanziale, ne può essere considerata un’indiretta conferma);
- Ogni uomo ha un’anima spirituale e immortale (Quinto Concilio Lateranense contro averroisti e neoaristotelici umanisti);
- Ogni singola anima viene creata immediatamente da Dio (sentenza certa: indirettamente affermata dal Lateranense Quinto e dal Magistero ordinario infallibile di molti papi tra cui Alessandro VII Chigi e Pio XII Pacelli).
Fonte:
http://radiospada.org/