Sappiamo che la Vergine Maria, madre di Cristo, è detta anche l’Assunta, ossia la nuova Èva che è stata transitata prodigiosamente da questa vita a quella beata dell’eternità in anima e corpo. Analizzando questo prodigio divino e questo privilegio di cui godette la Madonna, possono sorgere varie domande. Come si è arrivati a credere ciò? Ce ne parlano le Scritture? Come accadde? Maria morì e poi fu resuscitata? E’ risorta in anima e corpo? Perché credere a questo accadimento? Dove andò la Vergine Maria dopo la resurrezione? Attualmente il corpo materiale della Vergine com’è? Ecco, tutti questi interrogativi, apparentemente “non essenziali per la fede”, contengono in realtà una serie di verità certe che ogni cattolico dovrebbe conoscere per meglio perfezionare il proprio cammino di fede, aspirando direttamente a seguire la via intrapresa da Maria.
Parlare di tutto questo non è semplice, tuttavia possiamo procedere per passi graduali che, con fede e ragione, possono tranquillamente stimolarci alla conoscenza.
Prima ancora di parlare del Dogma dell’Assunzione – Munificentissimus Deus – è bene conoscere la figura di Èva. Perché questo?
Come Cristo fu secondo Adamo ed Uomo nuovo, in egual norma la Madonna fu seconda Èva e nuova Donna; è proprio per questo motivo che i Padri della Chiesa “mettevano particolarmente in evidenza il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perché la Madre ricopiasse il Modello, imitasse cioè il suo Figlio unico, Cristo Gesù [...] Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, Lei che, preservata dal dolore quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire” [1].
In sostanza è opportuno affermare che l’immagine di Maria ed il conseguente privilegio dell’Assunzione è concetto oltremodo proprio della cristologia cattolica, Maria fu cooperatrice di Cristo nella missione salvifica, ed è anticipazione pratica di quella resurrezione della carne che avverrà certamente alla fine dei tempi, in seno di Giudizio universale.
Èva è il nome della prima donna e madre del genere umano. La Genesi la fa derivare da una costa di Adamo per affermare la perfetta unità di entrambi quanto alla natura, alla dignità, al destino. Per questo Èva è detta “ishah“, femminile di “ish” = uomo, dunque, “uoma“. [2] Grande il suo ascendente sull’uomo, da lei indotto al peccato, e perciò punita da Dio, che la sottomette ad Adamo e la condanna ai dolori del parto. [3]
Che significa che la Madonna fu la nuova Èva e perché il corpo non conobbe corruzione?
A questa ed a tante altre domande sulla Vergine possiamo rispondere anche grazie al duro lavoro di riflessione teologica che è stato fatto nei secoli ad opera della scolastica e, successivamente, da tutti i teologi, fra i quali degni di ogni merito sono sicuramente i francescani ed i gesuiti. Lo stesso Papa Pio XII, prima di definire ex cathedra il dogma dell’Assunzione, si prodigò nel realizzare ed inviare a tutti i vescovi del mondo la lettera Deiparae Virginis Mariae (anno 1946) interpellando i successori degli Apostoli, missionari nel mondo, e sottoponendo alla loro attenzione tanti degli approfondimenti propri della teologia poc’anzi citata.
La Tradizione ci insegna, così come teorizzato da San Giovanni Damasceno che “era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e schiava di Dio“.
Efrem il Siro, già nel 373, faceva fronte affermando che “il corpo di Maria non aveva subito corruzione dopo la morte“.
Timoteo di Gerusalemme, nel IV secolo, redigeva che “la Vergine era rimasta immortale perché il Cristo l’aveva trasferita nei luoghi della sua ascensione“.
Epifanio di Salamina, nel V secolo, assicurava che “la fine terrena di Maria fu piena di prodigio e che quasi certamente la Vergine possedeva già con la carne il Regno dei Cieli“.
Molti sono gli scritti apocrifi che narrano della Dormizione della Santa Madre di Dio e del Transito della Beata Maria Vergine, ma a noi basti sapere che Papa Pio XII il giorno 1° novembre dell’anno 1950, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus (Dio generosissimo), definì solennemente:
“Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica“.
Questo Dogma di fede-cattolica definito da Pio XII nel 1950, è proprio fondato sulla divina maternità di Maria, partecipe più d’ogni altra creatura umana al mistero della Passione redentrice, meritevole della stessa gloria del Figlio crocifisso e risorto.
“L’incorruzione e l’assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio non solo convenivano alla sua divina maternità; ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale” [...] “Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, fu Lui a restituire la vita alla Madre [...], a rendere colei che l’aveva generato uguale a se stesso nell’incorruttibilità del corpo, e per sempre“. [4]
Nel testo della Munificentissimus Deus giungono ripresi tutti i passi biblici e le testimonianze di diversi teologi e Dottori della Chiesa (Giovanni Damasceno, Antonio da Padova, Alberto Magno) a sostegno della certa Assunzione, ma è soprattutto la fede viva e incessante del popolo di Dio a rappresentare l’origine dell’enunciato dell’Assunzione della Vergine: fu la prima volta che il sensus fidelium venne preso in seria considerazione dal Magistero della Chiesa e fu decisivo per la formulazione di un Dogma. Il sensus fidelium, la sana, umile e semplice tradizione che anima la pietà popolare di tutti noi cattolici.
La dimensione cristologica della verità dell’Assunzione è evidenziata dal dato certo che Maria fu stretta collaboratrice di Cristo nella sua missione salvifica, quindi viene assimilata al figlio nella situazione gloriosa; altresì è evidente la dimensione mariologica di questo Dogma, in quanto l’Assunta è vista come il coronamento dei privilegi concessi da Dio alla Vergine.
Ecclesiologicamente è opportuno affermare che l’intera Chiesa, contemplando i prodigi di Dio nell’Assunta stessa, si fa portatrice dei messaggi di Cristo e può facilmente ammirare e comprendere il suo futuro, che giunge sino alla “resurrezione della carne”.[5]
Noi sappiamo che prima dell’Assunzione della Vergine Maria, due importanti Profeti furono rapiti in Cielo ed i loro nomi sono Elia ed Enoch, ovvero i Profeti che, secondo molti, ritorneranno in Terra prima della fine dei tempi e, detto semplicisticamente, avranno il compito di testimoniare la vera fede a discapito della grande apostasia e dell’uomo iniquo.
E’ molto interessante osservare che Papa Pio XII, nella sua immensa sapienza e santità (purtroppo oggi non ancora riconosciuta ufficialmente), riferendosi all’ultimo istante di Maria in Terra, utilizzò la frase “terminato il corso della vita terrena“, non parlò di morte, bensì andò molto oltre e questa espressione deve farci riflettere attentamente.
Il non parlare di morte riferendosi alla Vergine Maria è sempre opportuno, in quanto noi sappiamo che Maria è anche di Immacolata concezione, ovverosia è stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
A stabilire il Dogma dell’Immacolata concezione fu Papa Pio IX nel lontano 1854; la festività dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria si celebra l’8 dicembre ed è importante anche ricordare che la nostra devozione cattolica ricollega la figura dell’Immacolata proprio alle magnificenti apparizioni di Lourdes.
“Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia” ci insegna il Cantico [6], ed ancora nei Proverbi leggiamo “quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua“. [7] Sant’Agostino, riferendosi alla Vergine Maria, disse “la pietà impone di riconoscere Maria senza peccato [...]. Per l’onore del Signore [...] Maria non entra assolutamente in questione quando si parla di peccati“. [8]
Fu Duns Scoto, detto appunto il Dottore dell’Immacolata che percepì la concreata consapevolezza del fatto che Maria non ebbe bisogno del Battesimo, in quanto nacque già priva di “macchia“; Scoto teorizzo che “Cristo esercitò il più perfetto grado possibile di mediazione relativamente a una persona per la quale era mediatore. Ora, per nessuna persona esercitò un grado più eccellente che per Maria [...]. Ma ciò non sarebbe avvenuto se non avesse meritato di preservarla dal peccato originale“. [9]
Sulla questione dell’Immacolata concezione vi furono numerosi scontri teologici fra i cosiddetti “immacolatisti” conosciuti come “Scotisti” ed i “Tomisti” che non condividevano questa ipotesi; dopo secoli di accuse reciproche, fu proprio Papa Pio IX a porre fine al diverbio, quando proclamò solennemente quanto segue: “dichiariamo, affermiamo e definiamo la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli“. [10]
Nel 1858, quindi quattro anni dopo la proclamazione del dogma, la veggente di Lourdes Santa Bernadetta Soubirous riferì che la Vergine si era presentata con le parole “Que soy era Immaculada Councepciou” – in lingua occitana – che significa “Io sono l’Immacolata Concezione“. Maria, essendo di Immacolata Concezione, non fu “macchiata” dal peccato originale e, dato che noi sappiamo che la morte è stata introdotta da Dio a seguito del primo imperdonabile peccato, come ci spieghiamo che Maria sia mai potuta morire?
Ecco che ci ritornano in mente le sante ed ispirate parole di Pio XII, ossia che Maria ebbe “terminato il corso della vita terrena“, sicuramente non conobbe la morte così come tocca a tutti gli altri uomini. “Levati, amica mia, affrettati, mia colomba, mia bella, vieni” [11] ed ancora “Tota pulchra es, Maria!“, sei bella, o Maria, ed in te non vi è macchia di peccato originale, né hai mai commesso, con la grazia e il sostegno speciale di Dio, il minimo vero peccato.
La prima donna, Èva, non sarebbe stata soggetta alla morte se non avesse peccato. Adamo ed Èva, nel loro stato di originaria innocenza nel Giardino, oltre a possedere meravigliosi poteri naturali primordiali, erano nobilitati da una grazia soprannaturale. Erano in ugual modo dotati di virtù preternaturali come l’iniziale integrità e l’immunità da malattie. Gesù e Maria erano i nuovi, e perfetti, Adamo ed Eva. Gesù, ovviamente, era anche divino; Maria, sebbene fosse solo un essere umano, era la più grande, la più pura, e la più incantevole di tutte le creature di Dio, sia per indole che per grazia. [12]
Con Cristo e Maria arrivò la Nuova Creazione, la realtà della redenzione, della salvezza e della perfezione. Sebbene Maria fosse la Madre della persona umana di Cristo (oltre che madre di Dio – Nestorio invece diceva che Maria era madre solo della natura umana di Cristo, e quindi non madre di Dio), Cristo e Maria furono effettivamente i nuovi genitori spirituali dell’umanità. In loro fu ristabilita l’originaria purezza. Per quanto gli effetti della Redenzione si manifestino solo gradualmente nell’anima battezzata, i cristiani dovrebbero crescere continuamente santificando la grazia, avvicinandosi sempre di più all’innocenza di Gesù e di Maria. [13] Dovrebbero arrivare al punto di poter dire con San Paolo: “Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me“. [14]
“Tu non permetterai che il tuo santo vada in corruzione” [15], dice la Scrittura a proposito di Nostro Signore Gesù Cristo; queste belle parole riflettono anche la volontà di Dio riguardo la Santissima Madre, e noi sappiamo anche che la Vergine è bella, nonostante giunse alla vecchiaia, difatti Maria è stata Assunta – non propriamente resuscitata; tecnicamente in corpo di donna nel vigore dei suoi anni e nel massimo splendore che, come la Tradizione ci insegna, dovrebbe essere a 33 anni; di quest’ultimo prodigio divino (corpo vigoroso) ne beneficeranno tutte le anime dei giusti.
Nei pressi di Efeso v’è la dimora dove Maria visse in compagnia di San Giovanni, dato che fu Cristo stesso ad affidare Sua Madre alle cure dell’Evangelista, mentre a Gerusalemme è possibile visitare la Chiesa della cosiddetta Dormizione, dove si ritiene che la Madonna sia stata sepolta; in bizantino “addormentarsi“, “Dormizione” equivale ad “Assunzione“.
La leggenda vuole che San Tommaso fosse via [16] quando gli apostoli seppellirono Maria. Giunto soltanto in seguito, Tommaso chiese che venisse riaperta la tomba in modo che potesse dare un ultimo sguardo a quella cara Madre che aveva dato incoraggiamento a tutti, la Madre del Maestro, la Regina degli Apostoli e la più pura di tutte le donne. Trovarono la sua tomba vuota. Ad ogni modo crediamo, d’accordo con l’infallibile insegnamento della Chiesa, che Maria viva in Cielo nel suo corpo glorificato, con suo Figlio il quale pure regna nel suo glorioso corpo. La loro presenza nei loro corpi glorificati è una promessa per tutte quelle anime benedette in Cielo che, al momento, sono prive del corpo: nel Giorno del Giudizio, queste ultime pure gioiranno nei loro corpi risanati, spiritualizzati e glorificati. [17]
Abbiamo dei riferimenti differenti in alcuni apocrifi. Una narrazione del Transito della Beata Maria Vergine viene attribuita anche a Giuseppe d’Arimatea. Pare che la Madonna convocò Giuseppe d’Arimatea e altri discepoli, annunciando quindi la sua morte, che le era stata predetta tre giorni prima. «Venuta la domenica, all’ora terza, come lo Spirito Santo discese sopra gli apostoli in una nube, discese pure Cristo con una moltitudine di angeli e accolse l’anima della sua diletta madre. E fu tanto lo splendore di luce e il soave profumo mentre gli angeli cantavano il Cantico dei Cantici al punto in cui il Signore dice: “Come un giglio tra le spine, tale è la mia amata fra le fanciulle” – che tutti quelli che erano là presenti caddero sulle loro facce come caddero gli apostoli quando Cristo si trasfigurò alla loro presenza sul monte Tabor, e per un’intera ora e mezza nessuno fu in grado di rialzarsi. Poi la luce si allontanò e insieme con essa fu assunta in cielo l’anima della Beata Vergine Maria in un coro di salmi, inni e cantici dei cantici. E mentre la nube si elevava, tutta la terra tremò e in un solo istante tutti i Gerosolimitani videro chiaramente la morte (dormizione) della santa Maria.»
Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Note:
[1] Cfr. 1Cor 15,45; 1Tm 2,14. – S. Giustino, Dial. c. Tryph., 100, PG 6, 709; S. Ireneo, Adv. haer., Ili, 22, 4, PG 7, 959, ecc.[2] Dizionario del Cristianesimo, E.Zoffoli, Sinopsis, 1992, V. Assunta
[3] Gen 2, 18-25
[4] Pio XII, Munificentissimus Deus
[5] Pio XII, Munificentissimus Deus, in Acta Apostolicae Sedis 42 (1950), pp. 753-771
[6] Cantico 4,7
[7] Proverbi 8,24
[8] S. Agostino, De Natura et Gratia, 42, PL 44,267
[9] Duns Scoto, Ordinatio 3, d.3, q.1
[10] Papa Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, 8 dicembre 1854
[11] Cantico dei Cantici 2,10
[12] Cfr. I morti resuscitati, Albert J. Herbert, ed. Segno, pp.34-35
[13] Ibid.
[14] Gal 2,20
[15] At 13,35
[16] L’incredulo e assente San Tommaso
[17] Cfr. I morti resuscitati, Albert J. Herbert, ed. Segno, p. 37
Fonte:
http://radiospada.org/