San Tommaso d'Aquino, ritratto di Carlo Crivelli
San Tommaso d’Aquino, nel suo celebre De Regimine Principum, ove dimostra l’eccellenza della monarchia fra le forme di governo, accenna pure alla consacrazione dei Re e alla prodigiosa prerogativa taumaturgica dei sovrani francesi:
“Il Re inoltre non solo è tenuto al culto divino come uomo e come signore, ma anche come Re, perché i Re sono unti con olio consacrato, come risulta chiaro nel caso dei Re del popolo d’Israele, che venivano unti con olio santo dalle mani dei Profeti. Perciò erano anche detti Unti del Signore, per eccellenza di virtù e di grazia in unione con Dio, delle quali dovevano essere dotati. Per quest’unzione essi ottenevano un certo ossequio e un certo conferimento d’onore […] Di questa consacrazione troviamo un altro argomento dalle gesta dei Franchi, sia dall’unzione di Clodoveo, primo cristiano tra i Re franchi, sia dal trasporto dell’olio dal cielo, per mezzo di una colomba; e con quest’olio fu unto il Re suddetto; e vengono unti i suoi successori con segni e prodigi e guarigioni di cui sono portatori a causa di quest’unzione”.
Questo passo, anche se ne è stata messa in discussione la paternità del sommo Aquinate, trattandosi più probabilmente di un suo discepolo che aggiustò, almeno a partire dal libro secondo dell’opera, gli appunti del grande teologo, mostra, come nel secolo XIII, il fatto dell’unzione miracolosa dei sovrani di Francia, e la conseguente facoltà medicinale, fossero un fatto acquisito dalla scienza teologica stessa.
Papa Paolo III (1534-1549) il 5 gennaio 1547, nella bolla di fondazione dell’Università di Reims, cita espressamente il miracolo reale:
“La città di Reims, ove i Re Cristianissimi ricevono dalle mani dell’arcivescovo come un beneficio inviato dal Cielo la santa unzione ed il dono di guarire i malati”.
Anche uno strenuo difensore dell’ortodossia cattolica come il padre domenicano Beato Luigi di Granata O.P. (1504-1588) nella Introduction del symbolo de la Fe del 1572 tratta esplicitamente del miracolo reale:
“Neppure possiamo sottacere un miracolo molto noto in tutto il mondo, che è la virtù che hanno i Re di Francia di sanare un male contagioso e inguaribile, che sono le scrofole.
Visto che quel Signore (alla cui Provvidenza appartiene d’elargire rimedi alle sue creature) tra le infinite erbe medicinali che ha creato per la guarigione delle malattie dei nostri corpi, ha voluto che per questa (malattia), che era inguaribile, ci fosse il rimedio in persone tanto principali e cristianissime quali sono i re di Francia, successori ed eredi non solo del regno ma anche della fede di san Luigi. E che questo sia miracolo si vede perché non c'è impiastro, né purga, né salasso, né qualsiasi altra medicina, ma guariscono questo male solo toccando il malato e dicendo: Il re di Francia ti tocca, Dio ti guarisce. E nel giorno di questa meraviglia i detti re si confessano e si comunicano, preparandosi con ogni devozione, perché Dio operi per loro questa miracolosa salute”.
Forse ancor più celebre è l’accenno che ne fa in pieno XVIII secolo il Cardinal Prospero Lambertini (1675-1758), futuro Papa Benedetto XIV (1740-1758) nel trattato De servorum Dei beatificatione et canonizatione:
“Ad altro genere di miracolo si riferisce quello cui ora accenneremo, al privilegio cioè dei Re di Francia di guarire le scrofole. Tale miracolo non deriva da un diritto ereditario, o da virtù innata, ma in virtù di una grazia ad essi graziosamente concessa, o al tempo in cui Clodoveo, mosso dalle preghiere della moglie Clotilde, si convertì a Cristo, o quando San Marcolfo la ottenne da Dio per tutti i Re di Francia”.