martedì 3 luglio 2012

LA BATTAGLIA CONTINUA.

Luigi Alonzi detto “Chiavone”


Giacinto De Sivo lo accennò che la vicenda risorgimentale, anche se militarmente conclusa, avrebbe lasciato un lungo strascico di dolore e di risentimento che avrebbe attraversato i secoli. E così è stato. Da tempo, ormai, non vi sono più scontri a fuoco ed imboscate tra i monti e le selve del Sud “liberato”, ma la guerriglia, mai sopita nei cuori del popolo, si è trasferita sul campo di battaglia culturale, dove gli ultimi difensori della vulgata risorgimentale tentano invano di rintuzzare i colpi mortali inferti senza pietà dai propugnatori della verità storica. Da 151 anni la sistematica criminalizzazione dei Briganti e dei Borbone, infarcita da un dileggio senza precedenti di tutto quanto di naturale e sacrosanto il popolo dell’ex Stato delle Due Sicilie ha fatto in sua legittima difesa, ha condizionato il giudizio di storici e politici, alimentando a dismisura quella malefica ed inviolabile mitologia chiamata “Risorgimento”. Riportando un “botta e risposta”, avvenuto attraverso la stampa a seguito dell’importante e partecipato evento promosso in memoria di Luigi Alonzi detto “Chiavone”, uno dei maggiori guerriglieri borbonici, in occasione dei 150 anni dalla sua morte, intendiamo dire la nostra su alcune affermazioni pubblicate nella risposta. __La Redazione __Comunicato stampa del Professor Egidio Paolucci, “storico” e la puntuale risposta del Dott. Simone De Biase, Presidente del “Circolo dei Briganti” nonché promotore dell’evento tenutosi in Alta Terra di Lavoro.__Note all’articolo A) “… sostituita da una Monarchia assai più feroce della precedente”. Questa affermazione dà per scontato che, comunque, ambedue i governi fossero feroci, ma che nella misura i Savoia fossero stati più feroci dei Borbone (con la “e”). E non è così. Nei lunghi anni (30) che ci hanno visti impegnati nella ricerca di archivio non abbiamo mai trovato un documento, una narrazione, una vicenda che faccia nemmeno lontanamente presupporre un atteggiamento “feroce” da parte dei Borbone. Affermò Napoleone III: ” I Borbone non commisero in cento anni gli errori e gli orrori che hanno commesso gli agenti di Sua Maestà Vittorio Emanuele in un anno”. B) “Il grosso inganno che generò il dilagarsi del brigantaggio fu quello di promettere una Repubblica mai realizzata”. Nulla di più falso. I Briganti non conoscevano la repubblica se non come un qualcosa che avrebbe dovuto sostituire l’unico vero garante della loro esistenza e dei loro diritti naturali: il re Borbone. Per questo combatterono e si fecero uccidere. C) Sulla vicenda Alonzi sono tuttora in corso accurate ricerche su un filone estero, tuttavia non si può comprendere fino in fondo la tragedia che coinvolse Chiavone se non si conoscono le regole del Legittimismo. Luigi Alonzi accettò liberamente di diventare ufficiale legittimista borbonico al quale, oltre al grado ed al comando, venivano affidati principi etico-militari per la cui violazione in tempo di guerra era prevista anche la morte (ancor oggi anche nelle maggiori democrazie c’è questa regola). A torto o a ragione, nonostante avvertito ed ammonito più volte, lui li violò. Ma, come accennato, è una storia ancora in costruzione.


Fonte:

  __Alessandro Romano __Notiziario Telematico Legittimista n°180__Direttore Responsabile: Alessandro Romano__www.reteduesicilie.it