mercoledì 22 gennaio 2014

L'"Affare Sisto"





Il Principe Sisto di Borbone-Parma.




 
Carlo I d'Austria.
 Novantotto anni fa, la Grande Guerra stava per finire. Diversi tentativi di pace furono intrapresi dal 1916. Uno di questi , però, giunse quasi a compimento: quello dell'Imperatore Carlo I d'Austria del 1917, conosciuto come "l’Affare Sisto". Questa proposta di pace illustra una concezione di ordine internazionale basato sulla giustizia e l'equità, e il perseguimento della pace intesa come il primo dovere di un sovrano nei confronti dei popoli ad esso affidati.
Il giorno dopo l'inizio del suo regno, il 22 novembre 1916, Carlo I diresse questo scritto ai suoi sudditi: "Voglio fare tutto il possibile per alleviare nel più breve tempo possibile gli orrori ed i sacrifici della guerra, e di offrire al mio popolo la perduta benedizioni di pace non appena lo consentiranno l'onore delle armi, le condizioni vitali dei miei Stati e dei loro alleati fedeli, e la testardaggine dei nostri nemici. [...] Spinto da un profondo amore per il mio popolo, io consacro la mia vita e tutte le mie forze al servizio di tale alto compito ".
Il 12 dicembre 1916, i ministri degli esteri di Vienna e Berlino, diressero agli Alleati una nota di pace che venne respinta dall’Entente il 31 dicembre, il giorno dell'incoronazione di Carlo I come Re Apostolico d'Ungheria. Carlo non cessò di insistere con il suo alleato tedesco per cercare la pace con lui. Così, per esempio, scrisse il 2 Gennaio 1917 a Guglielmo II: "Il mio ideale, che certamente approveranno, è quello di incoraggiare il desiderio di tutto il mondo: conseguire la pace attraverso seri e accettabili negoziati per il nostro popolo e per l'intera umanità. Questo è il nostro dovere. "

Incoronazione di Carlo I a Re Apostolico d'Ungheria.
L'imperatore, conoscendo l'influenza dei media pangermanista e dell’esercito sulla diplomazia austro-ungarica, decise inoltre di utilizzare altri mezzi, ricordandosi della lettera che il Principe Sisto di Borbone Parma, figlio dell'ultimo Duca regnante di Parma, Roberto I , aveva mandato nel gennaio del 1915 alla sorella, l'allora Arciduchessa Zita, moglie del futuro Carlo I. Indicava che sua madre, la vedova Duchessa di Parma, esponeva ai suoi figli, Sisto e Javier , con i quali si riunì in Svizzera il 29 gennaio 1917, il suo "desiderio [...] trattare direttamente con loro la pace ", o, recarsi a Vienna sembrava impossibile, si proponeva di inviare in Svizzera una persona di fiducia a comunicare le loro opinioni. Ai Principi, che volevano consultare prima di tutto Parigi , sembrò possibile contemplare questa ultima eventualità.
I Principi indicarono i seguenti punti come condizioni preliminari dal punto di vista francese: il ritorno dell’Alsazia-Lorena alla Francia così come da trattato del 1814, senza alcun compenso coloniale o d’altro tipo; il Belgio restaurato e ad esso riconsegnato il Congo, così come la Serbia, eventualmente allargato all’ Albania, e infine Costantinopoli ai russi.
Il 22 Gennaio 1917, il massone Wilson proclamava l’astratto e propagandistico "diritto di autodeterminazione dei popoli". Il 1 ° febbraio, la Germania scatenava la guerra sottomarina, mettendo Carlo, che ad essa si opponeva, di fronte ad un fatto compiuto. Tornato a Parigi, il Principe Sisto si incontrò , per mediazione di William Martin, Capo del Protocollo presso il Ministero degli Affari Esteri, con Jules Cambon, Segretario generale del Quai d'Orsay ed ex ambasciatore a Berlino.
Da questo incontro si deduceva l’interesse del governo Francese ad intavolare negoziati con la Monarchia Asburgica attraverso l’intermediazione del Principe Sisto, e il desiderio, espresso da Cambon, di un incontro tra il Principe, il Presidente Poincaré e Briand, futuro Presidente del Consiglio.

Da sinistra: Sisto e Saverio di Borbone-Parma in uniforme
dell'esercito belga durante la Grande Guerra.

Sisto , quindi , partì nuovamente alla volta della Svizzera, dove incontrò il Conte Thomas Erdôdi, amico d'infanzia dell'Imperatore, il 13 e 21 febbraio. Durante il colloquio iniziale, Erdôdi confermò l'accettazione da parte di Carlo delle condizioni esposte da Sisto, ma, in quanto alla Serbia, l'Imperatore auspicava la creazione di un Regno sud-slavo (jugoslavo) che comprendesse Bosnia, Serbia, Albania e Montenegro, e sottoposto all'autorità della Corona d’ Austria, respingendo la dinastia Karageorgevich, implicata nel massonico omicidio di Sarajevo dell’Arciduca Francesco Ferdinando. L'idea di una pace separata venne accettata da entrambe le parti. Nel secondo colloquio, Erdôdi, dispose di aver conferito con l’Imperatore , fornendo a Sisto una nota ostensibile del Ministro degli Esteri della Monarchia, il Conte Czernin, contenente una nota personale e ufficiosa dell’Imperatore, sconosciuta da Czernin, nella quale Carlo dichiarava di sostenere tutti i tentativi di mediazione tra la Francia e la Germania , e esprimeva la sua simpatia nei confronti del Belgio. Dichiarava che l’Austria "non è affatto in mano tedesca" e che il suo "unico scopo è quello di mantenere la monarchia nella sua dimensione attuale."

File:Raymond Poincaré 1914.jpg
Raymond Poincarè.

Durante un colloquio del Principe Sisto con Poincaré il 5 marzo, quest'ultimo riassunse la situazione: "La procedura da seguire sarà la seguente: ottenere dall’Austria i quattro punti essenziali, comunicare questo risultato all’ Inghilterra e Russia in maniera del tutto segreta e vedere se c'è un modo per un intesa e concludere un armistizio segreto. [...] L'interesse della Francia non è solo quello di mantenere l'Austria, ma allargarla a scapito della Germania (Slesia e Baviera). " Briand, consultadosi con Poincaré il 6 di marzo, confermò tale approccio. Da quel momento si comprese che le difficoltà venivano dall’ Italia, però Poincaré pensava che le richieste "italiane" potevano essere compensate attraverso la cessione dei territori tolti alla Germania in beneficio della Monarchia Asburgica, cosa che Carlo I si rifiutò di accettare. Le dimissioni di Lyautey, il 14 marzo, portarono alla caduta del ministero Briand, rimpiazzato il 19 dal gabinetto Ribot, il quale , se bene si dichiarasse favorevole alla continuazione dei negoziati, era nettamente più reticente che il suo predecessore. Se l’equilibrio militare perdurava tra i belligeranti – avendo l’esercito Austro-Ungarico sconfitto ripetutamente l’Italia sull’Isonzo- la situazione della retroguardia si sarebbe fatta difficile tanto per la Monarchia Asburgica tanto per il Reich.

Ottokar Czernin.
 Di ritorno dalla Svizzera, il 19 marzo, Erdôdi esortò il Principe affinché si recasse a Vienna per discutere con l'Imperatore le modalità della sua offerta. La riluttanza, si evince dagli argomenti di sua sorella: "Non vi fermate in considerazioni che, nella vita normale, sarebbero giustificate. Pensate a quegli infelici che vivono nell'inferno delle trincee, morendo a centinaia ogni giorno, e vedrete. "Due incontri , il 23 e il 24 marzo, si tennero segretamente a Laxenburg . A parte il Sovrano, di Sisto, e di Javier, assistette a una parte Czernin, il quale Sisto descrisse come «alto, magro e freddo», reticente e talmente «confuso che è impossibile capire a fondo i suoi pensieri». L’Imperatore insistette : «E’ assolutamente necessario concludere la pace, lo voglio a qualsiasi prezzo [...] Molto vale consentire degli accordi equi, e io , per mia parte, sono completamente disposto a farlo». Tuttavia , considerava suo dovere di alleato l’obbligo di tentare l’impossibile portando la Germania a una pace giusta ed equa. Se questo non avesse funzionato, avrebbe concluso la pace in maniera separata.
Il 24, Sisto ricevette una lettera nella quale era riportato il buon esito delle negoziazioni da adottare senza riserva in base alla proposta già esposta in gennaio in riferimento a Francia, Belgio e Serbia, alla quale riservava la questione di Costantinopoli , tenendo conto della Rivoluzione russa del 14 marzo . Nulla fu detto in riferimento all’Italia, volendo Carlo negoziare con l’Inghilterra e la Francia. Egli auspicava in un’alleanza con la Francia alla fine del conflitto. Carlo incaricò Sisto di trasmettere segretamente la lettera a Francia e Inghilterra. Come scrisse il Principe Sisto, «La visione dell’Imperatore sui vantaggi che sempre offre all’Europa una pace di moderata rispetto ad una pace imposta con la prepotenza marcano un senso politico e un buon senso che, sfortunatamente , non sono comuni». Dopo aver letto la lettera dell’Imperatore , Poincaré dichiarò a Sisto durante un terzo incontro il 31 marzo: «si tratta, dunque , non di un armistizio, ma di una pace separata destinata a minare il blocco centrale, pace separata con l’ Austria, la quale, diplomaticamente, si collocherà successivamente dalla nostra parte», aggiungendo che l'opinione pubblica è, in Francia come in Inghilterra, a favore dell’Austria- poiché nessun confronto tra le truppe avvenne fino a quando le truppe franco-britanniche intervennero rafforzando l'esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto (9 novembre 1917)- e che Deschanel, futuro Presidente della Camera , insistette affinché si concludesse la pace con l’Austria. Ribot, messo al corrente da Poincaré, decise di incontrarsi a Folkestone con Lloyd George l’ 11 aprile per comunicargli la proposta di Carlo. Alla lettura della lettera Imperiale, il Primo Ministro britannico avrebbe esclamato : «E’ la pace!». Successivamente a quell’incontro Ribot volle mettere al corrente l’Italia della negoziazione. Sisto, molto riluttante in quanto la lettera non è destinato ad altri se non alla Francia e all’Inghilterra, finì per consentire quando Ribot si compromise a sondare le intenzioni dell’Italia in maniera generale, senza citare l’Imperatore ne la sua lettera. Un vertice venne convocato a Saint-Jean-de-Maurienne tra Lloyd George, Ribot e Sonnino, ministro sabaudo degli Affari Esteri, il 19 aprile. 
Alexandre Ribot.

Sisto desiderava assicurarsi che il segreto della proposta austriaca fosse mantenuto , e per questo si incontrò con Lloyd George a Parigi il 18 aprile. Egli dichiarò l'amicizia inglese nei confronti dell'Austria e il suo desiderio di raggiungere una pace con essa, una pace che avrebbe necessariamente compreso l’Italia. Allo stesso tempo , il 3 di aprile, Carlo si incontrò a Bad Homburg con Guillermo II per tentare di portarlo ad un punto di vista pacifico e ragionevole , offrendo alla Germania la cessione gratuita della Galizia se essa avesse restituito l’Alsazia e la Lorena alla Francia. Dato il rifiuto di Guglielmo II, Calo I riportò, il 13 aprile, un memorandum denunciando l’alleanza con il Reich all’11 novembre 1917 al più tardi.
Dopo il rifiuto del ministro sabaudo Sonnino, che esigeva, oltre alla cessione del Trentino di lingua italiana, e di Trieste, Dalmazia e le isole della costa dalmata (questi due ultimi popolati in stragrande maggioranza da slavi e non da italofoni), il governo francese notificò il 22 aprile a Sisto la sua risposta negativa alla proposta Imperiale, lasciando la porta aperta per il futuro se la Monarchia Asburgica accettasse di considerare le rivendicazioni irredentiste italiane: Cambon pensava che Trieste e Trento sarebbero bastate .

Sidney Sonnino.

Successivamente sembrò che entro il 12 aprile il Savoia ed il governo Giolitti, in contrasto con Sonnino , avessero fatto un’apertura verso l’Austria attraverso la legazione tedesca e successivamente austriaca a Berna, chiedendo solo la cessione del Trentino di lingua italiana e della città di Aquilea . Carlo non avallò tale proposta di negoziazione per non fare , come egli pensava , il doppio gioco con la mediazione di Sisto. Volendo mantenere le cose chiare, chiese al cognato di incontrarsi nuovamente per chiarire il doppio gioco italiano. Allo stesso tempo, la Monarchia Asburgica ricevette diverse proposte di pace dalla Russia.
Dopo il fallimento di Bad Homburg, Carlo, che aveva sperato di portare il suo alleato sulle proprie opinioni pacifiche -
e che continuerà ad accarezzare questa speranza fino alla metà del 1917, sebbene mantenendo questa opzione come secondaria – desiderava subito una pace separata con l’Entente. Czernin, nel frattempo , non cessò di respingerla (14 aprile 1918) vacillando tra una pace separata e una pace austro-tedesca. Quest’ultima , preferita dal Ministro, fallì a causa della persistenza tedesca nel negare la restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, nonostante la generosa offerta di compensazione austriaca.Nel frattempo, Sisto partì per Laxenburg, dove incontrò l’Imperatore e Czernin l’8 maggio. Carlo, pur insistendo nella sua volontà di una mediazione di Francia e Inghilterra tra l’Austria-Ungheria e l’ Italia, disse di essere preparato per accettare un giusto sacrificio territoriale in favore dell’Italia sempre che questi siano territori «di lingua e sentimento italiano» e che quelle cessioni siano compensate tenendo conto dell’amor proprio dei popoli della Monarchia Asburgica e la situazione delle armi, favorevole all’Austria. Poteva trattarsi dell’ Eritrea o della Somalia, recentemente conquistate e con una popolazione "italiana" estremamente debole. Inoltre , Carlo chiese all’ Entente garanzie sul mantenimento dello statu quo del resto dei territori della Monarchia Asburgica , e, se una pace separata dovesse concludersi, il suo appoggio in caso di aggressione da parte della Germania.
Il giorno 9, Sisto ricevette una seconda lettera, firmata da Czernin , la quale riportava le differenti proposizioni . Una nota di Czernin la accompagnava.

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Thomas Woodrov Wilson.
 Un colloquio finale si svolse a Neuchâtel tra Erdôdi e Sisto il 12 maggio, dopo la rottura con gli Stati Uniti, inevitabile viste le attitudini del massone Wilson , che non aveva accettato di ricevere l’ambasciatore austriaco, il Conte Tarnowski, quando si recò a presentare le sue credenziali. L’inviato speciale informò il Principe della condotta dei deputati socialisti austriaci, che chiedevano all’Imperatore di continuare la sua politica volta ad ottenere una pace onorevole. Finalmente, l’Imperatore propose di inviare un plenipotenziario in Svizzera il 15 giugno per firmare la pace, un accordo che sarebbe stato assicurato sempre che l’Italia accettasse di cedere una delle sue colonie in compensazione del Trentino e di Aquilea.Durante il terzo incontro con Poincaré, questa volta in presenza di Ribot, il 20maggio , Sisto presentò la seconda lettera imperiale. Ribot si mostrò molto reticente e espose nuove esigenze nei confronti dell’Austria-Ungheria (Romania e Polonia). Si dichiarò sorpreso del doppio gioco italiano e esigette di parlare apertamente al governo italiano; in caso contrario , minacciò di rompere le trattative. Il 23 maggio , Sisto comunicò il contenuto della lettera a Lloyd George e a Giorgio V, i quali parvero accettare l’idea di compensazione. Lloyd George riprese l’idea di Ribot il quale aveva suggerito un incontro a Compiègne tra i due Re , il Presidente francese ed i suoi ministri per chiarire la posizione italiana.
L’Italia non rispose a questa convocazione , invocando ogni tipo di pretesto dilatorio. 
File:David Lloyd George.jpg
Lloyd George.


Durante un ultimo incontro con Lloyd George, il 4giugno , egli dichiarò al Principe: «Concludere la pace con l’Austria è estremamente importante per noi » e si dichiarava deciso a continuare le negoziazioni con Vienna, nonostante le difficoltà poste dal ministro Sonnino. La seconda lettera di Carlo non ricevette risposta alcuna dall’Entente, salvo un discorso di Ribot alla Camera il 22 maggio nel quale disse che gli Imperi Centrali «Venite a cercare la pace, non ipocritamente come oggi, per mezzi oscuri e evasivi , ma apertamente[...]». Vengono 
«per mezzi oscuri e evasivi»: l’Imperatore d’Austria, sposato con Principessa francese, e Principessa di Borbone! Anatole France ribatte quanto detto da Ribot in questo modo: "Ribot è un vecchio mascalzone per aver trascurato una simile occasione. Un Re di Francia, si , un Re di Francia avrebbe avuto pietà del nostro povero popolo esangue , estenuato , in mancanza di forze ». E ancora : «l’Imperatore Carlo ha offerto la pace; egli è l’unico uomo onorevole che è apparso nel corso della guerra; non è stato ascoltato».In assenza di risposte da Parigi e da Londra , Czernin cominciò al principio dell’estate del 1917, senza parlarne all’Imperatore chiedendone il parere, altri negoziati attraverso il Conte Revertera, che entrò in contatto con uno dei suoi politici di spicco , il Conte Armand, del servizio segreto francese. Questi negoziati, approvati da Lloyd George e dallo Stato Maggiore francese (Foch), e tollerato da Ribot e successivamente da Clemenceau («ascoltare e non dire nulla»), avvennero in Svizzera in due parti, dal 12 luglio del 1917 alla fine di febbraio del 1918. Allo stesso tempo, Carlo scrisse il 20 agosto del 1917 al Principe Imperiale di Germania , conoscendone la compatibilità di vedute: «Malgrado gli sforzi sovraumani delle nostre truppe, la situazione della retroguardia esige assolutamente la fine della guerra prima dell’inverno. [...] Ho indizi sicuri che potremo far passare la Francia alla nostra causa se la Germania potrà risolvere alcune questioni riguardanti i sacrifici territoriali in Alsazia e in Lorena. Se noi vinceremo in Francia, avremo trionfato. [...] Esorto anche voi, in questa ora decisiva per la Germania e l'Austria-Ungheria, a pensare alla situazione generale e di unire i vostri sforzi con i miei per porre fine alla guerra in fretta e con onore. "

File:Bundesarchiv Bild 183-R41125, Erich Ludendorff.jpg
Erich Ludendorff.
  Questa lettera non produsse alcun effetto in Germania posta sotto la «dittatura» di Ludendorff, che tuttavia credeva nella vittoria finale. Ribot in un discorso alla Camera del 12 ottobre disse: «Ieri era l’Austria che si dichiarava disposta a accettare la pace e a soddisfare i nostri desideri , però volontariamente al fianco del lato dell’Italia, sapendo che, se noi ascoltassimo le sue parole ingannevoli, l’Italia il giorno seguente ripresa la sua libertà diverrebbe nemica della Francia ,che avrebbe dimenticato e tradito. Noi non dobbiamo consentirlo."
La dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti all'Austria-Ungheria del 7 dicembre 1917, ufficialmente giustificata dal massone Wilson nel suo discorso al Congresso dal fatto che "l'Austria-Ungheria non è, in questo momento, padrona di se stessa, ma un semplice vassallo del governo tedesco ", ebbe come risultato di gettare Vienna nelle braccia di Berlino, cosa che fino ad all’ora non era avvenuta , nonostante quello che disse Ribot. I pan-germanisti, nei quali in prima fila vi era Czernin, si trovarono nel momento propizio . Nonostante le loro buone intenzioni, Carlo non si fece imporre le loro idee sulla pace separata.
Il 2 aprile 1918 , Czernin, rivolgendosi ai rappresentanti del consiglio municipale di Vienna, venne portato via dichiarando:
"Il signor Clemenceau, qualche tempo prima dell'inizio dell'offensiva sul fronte occidentale, mi chiese se ero pronto a intraprendere dei negoziati e su quali basi. Risposi immediatamente, d’accordo con Berlino, che non vera ostacolo alcuno alla pace con la Francia salvo l’aspirazione francese relativa all’Alsazia e alla Lorena. Parigi rispose che non era possibile negoziare su questa questione.» Czernin alludeva alla conversazione Armand/Revertera dell’estate precedente che si tenne per sua propria iniziativa. Di fronte a tali false accuse , la risposta di Clemenceau – il quale non aveva formato il suo governo fino al 16 novembre 1917 – è inequivocabile: "Il Conte Czernin ha mentito! "Seguirono una serie di tensioni mediatiche da ambo le parti che resero ancora più critico il tentativo di negoziazioni e le lettere segrete dell’Imperatore vennero rese pubbliche. Carlo si trovò di nuovo in una situazione precaria. Il 14 aprile si sbarazzò di Czernin, che stava preparando un colpo di Stato, e si incontrò il 12 maggio a Spa con Guillermo II, al quale ricordò che in maniera regolare lo mantenne al corrente dei suoi tentativi senza rivelare, però , il nome dei suoi interlocutori, e che l’Imperatore di Germania non poteva negarlo. La conseguenza della pubblicazione della lettera imperiale furono drammatiche per l’Austria, che dovette offrire garanzie alla Germania inviando reggimenti al fronte occidentale, e perdendo una gran parte della propria libertà che le rimanevano nei confronti della Germania .
L'Imperatore Carlo I d'Austria e
l'Imperatrice Zita di Borbone-Parma. 

La proposta di pace dell’Imperatore Carlo I, che sempre cercò «in tutte le cose la volontà di Dio, per riconoscerla e seguirla»,
è stata motivata dalla profonda convinzione di giustizia eequità, di umanità , di preoccupazione costante per i popoli della Monarchia Asburgica e di rispetto del jus gentium classico , fondato nel Diritto Naturale. Coloro che si opposero a questi principi cristiani, presi dai bandi di pace di Benedetto XV e monsignor Pacelli, allora nunzio a Monaco di Baviera, respinsero la mano tesa dell'Imperatore e lo fecero per varie considerazioni ideologiche. Volevano abbattere la Monarchia Cattolica degli Asburgo , anche se la guerra sarebbe dovuta durare un anno di più e costare, solo nel lato francese, 300.000 vite in più, e stabilire un nuovo ordine europeo disegnando confini arbitrariamente in nome dell’astratto "diritto dei popoli" ―guardandosi bene dal consultarli ― che avrà come conseguenza concreta, per esempio, la recente guerra nei Balcani. Che differenza con quello che Carlo I scrisse due anni più tardi: «Il monarca è l’unico responsabile di fronte alla storia. [...] Non mi pento nemmeno un secondo della lettera a Sisto, e oggi farei esattamente nello stesso modo se mi trovassi nella medesima situazione. Sono io, l’Imperatore , che deve decidere la guerra e la pace, e assumersi davanti a Dio la responsabilità di ogni occasione che è stata persa per porre fine a quell’inutile spargimento di sangue . [...] Ogni giorno, dalla mattina alla sera, ho fatto tutto quanto in mio potere per dare la pace ai miei popoli e salvare genitori e figli della popolazione. ".
Fonte:

—Bernard Charpentier, L'offre de paix séparée de Charles 1er d'Autriche.


Scritto da:

Redazione A.L.T.A.