sabato 28 dicembre 2013

Stati Uniti: Lincoln e la nazionalizzazione del Giorno del Ringraziamento


Proponiamo  la traduzione integrale in italiano dell’articolo Nationalize Everything – Even Thanksgiving da parte di Thomas DiLorenzo, professore di economia alla Loyola University-Maryland’s Sellinger School of Business and Management, senior fellow del Ludwig von Mises Institute e membro associato dell’Abbeville Institute. Saggista economico-politico e storico indipendente autore tra gli altri dei libri The Real Lincoln: A New Look at Abraham Lincoln, His Agenda, and an Unnecessary War Lincoln Unmasked: What You’re Not Supposed To Know about Dishonest Abe. (Traduzione di Luca Fusari)
«Nazionalizzare il più possibile» per «far amare agli uomini il loro Paese prima dei loro Stati. Tutti gli interessi privati, tutti gli interessi locali, tutti gli interessi bancari, gli interessi dei singoli, ogni cosa dovrebbe essere subordinata all’interesse del governo». (Senatore John Sherman, 1863 (Citazione da Heather Cox Richardson, The Greatest Nation on the Earth, pag. 87)
George Washington emise il primo Proclama del Ringraziamento il 3 Ottobre 1789 come un modo per celebrare la Costituzione appena ratificata. Distribuì il suo proclama ai governatori degli Stati e suggerì che partecipassero alla celebrazione che eracelebrata a modo loro da tutti gli Stati da molti anni. Il governo federale non era ancora una burocrazia per la pianificazione, un sistema centralizzato, consolidato, monopolistico, così il proclama di Washington non fu altro che un suggerimento offerto ai cittadini degli Stati liberi e indipendenti.
Il Ringraziamento divenne una festa nazionale quando Lincoln nazionalizzò tutte le celebrazioni statali del Ringraziamento attraverso l’emissione di un proclama scritto dal segretario di Stato, William Seward (secondo il segretario della Casa Bianca di Lincoln, John Nicolay), il 3 Ottobre 1863. Il Proclama del Ringraziamento di Lincoln è un capolavoro di menzogne, di inganni e di falsa propaganda il quale avrebbe impressionato qualsiasi tiranno del ventesimo secolo.
Al fine di tenere l’opinione pubblica del Nord sufficientemente spaventata e paranoica (e quindi favorevole alla guerra), il Proclama del Ringraziamento di Seward/Lincoln annunciò che la guerra «volgeva verso un rischio di provocazioni ed aggressioni da parte di Stati stranieri». In realtà nessuno Stato straniero pensò mai di invadere il Paese attraversando un vasto oceano per affrontare uno dei più grandi e meglio attrezzati eserciti nella storia del mondo. In realtà, alla fine della guerra molti politici e opinionisti britannici erano terrorizzati che Sherman avrebbe lui attraversato l’Atlantico ed invaso l’Inghilterra come punizione per gli scambi commerciali realizzati con la Confederazione durante la guerra.
L’affermazione più assurda fatta nel proclama di Lincoln fu che «l’ordine è stato mantenuto, le leggi sono state rispettate ed obbedite, e l’armonia ha prevalso ovunque tranne che nel teatro del conflitto militare». Questo venne dichiarato tre mesi dopo che a circa quindici mila soldati dell’esercito degli Stati Uniti fu ordinato di lasciare il campo di battaglia di Gettysburg e di marciare verso la città di New York per sopprimere le rivolte anti-coscrizione che erano scoppiate, sparando ed uccidendo centinaia, se non migliaia, di manifestanti nelle strade (si veda Iver Bernstein, The New York City Draft Riots).
http://www.history.com/news/wp-content/uploads/2013/07/draft-riot.jpgIl colonnello Arthur B. Fremantle, un emissario del governo britannico presso l’esercito confederato, stava facendo il suo ritorno in Inghilterra via New York proprio in quel momento e descrisse la scena nel suo libro, Three Months in the Southern States: «le notizie di attentati, impiccagioni ed omicidi, erano ormai molto allarmanti, il terrore e l’ansia erano universali. Tutti i negozi erano chiusi, tutte le carrozze e gli omnibus erano interrotti. Nessun uomo di colore o donna era visibile o al sicuro nelle strade, o anche nella propria abitazione. I telegrafi furono tagliati, e la ferrovia divelta».
Come descrisse Freemantle, le folle violente vagavano per giorni nelle strade attaccando la polizia e soprattutto i facoltosi Repubblicani che erano in grado di comprare la loro esenzione dal progetto di legge sulla schiavitù per 300 dollari. Questa fu l’idea di «armonia» secondo Seward/Lincoln. Il fatto che vi fosse una crisi dovuta alle massicce diserzioni nell’esercito dell’Unione (si veda Ella Lonn, Desertion During the Civil War), insieme a centinaia di migliaia di renitenti alla leva, dimostra l’assurdità della pretesa che «l’armonia abbia prevalso» nel Nord America.
L’idea che «le leggi sono state rispettate» è altrettanto assurda, dal momento che Lincoln aveva illegalmente sospeso lo Habeas Corpus ed imprigionato decine di migliaia di cittadini del Nord senza un giusto processo, solo sul mero sospetto di critica nei suoi confronti o verso il suo governo (si veda Freedom Under Lincoln di Dean Sprague e Constitutional Problems Under Lincoln di James Randall). Centinaia di giornali del Nord furono chiusi dai teppisti del Partito Repubblicano in assalti contro la libertà di stampa.
Lincoln ridefinì il concetto di tradimento dalla definizione datane dalla Costituzione (articolo 3, comma 3) quale imposizione di una guerra sugli Stati, che è esattamente quello che fece, alla critica verso di lui e il suo regime. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui generazioni di storici hanno parlato di “dittatura di Lincoln”. Fu un regime senza legge che vanagloriosamente mentì circa le leggi che dovevano essere “rispettate”.
Quando il Sud si separò non aveva alcuna intenzione di attaccare gli Stati del Nord. Jefferson Davis non voleva impadronirsi del governo di Washington DC, non più di quanto George Washington volle impadronirsi del governo di Londra. Eppure nel Proclama del Ringraziamento di Seward/Lincoln si parla di «deviazioni di ricchezza» per «la difesa nazionale».
Ma Lincoln combatté una guerra offensiva, il cui scopo, secondo le sue numerose dichiarazioni e quelle del Congresso degli Stati Uniti, fu quello di costringere gli Stati del Sud a tornare nuovamente dentro all’Unione in modo che «i dazi e le imposte» potessero essere raccolte anche da loro, come Abe annunciò nel suo primo discorso inaugurale.
Negli Stati nordisti la libertà di parola fu sostanzialmente abolita; decine di migliaia di dissidenti politici furono imprigionati; imposte di ogni genere furono innalzate a livelli astronomici, centinaia di migliaia di soldati furono uccisi o per sempre mutilati in guerra, l’inflazione infuriava; i disordini si verificarono non solo a New York ma in tutto il Nord, gli investimenti di capitale furono massicciamente deviati dai civili ad usi militari, la crescita economica fu paralizzata e il commercio internazionale subì quasi una battuta d’arresto.
Eppure il Proclama del Ringraziamento di Seward/Lincoln allegramente si conclude affermando che «il “Paese” gioisce nella coscienza della sua forza ed aumentato vigore». Fu un evidente tentativo di equiparare falsamente “il Paese” con “il governo” nella mente dell’opinione pubblica. La guerra espande sempre la dimensione, la portata e i poteri dello Stato, paralizzando diminuendo, nazionalizzando o distruggendo parti della società civile e il sistema delle imprese private.
http://creationrevolution.com/wp-content/uploads/2012/11/1863Thanksgiving.jpg
Lincoln, nel suo Proclama del Ringraziamento, affermò inoltre di sapere che cosa vi fosse nella mente dell’Onnipotente affermando che Dio è «con noi arrabbiato per i nostri peccati», inducendo la guerra sulla nazione. Questo fu anche il tema principale del secondo discorso inaugurale di Lincoln: la guerra non era affatto colpa sua, ma “giunse” come una punizione di Dio su tutti gli americani, del Nord e del Sud, per il peccato della schiavitù. Nel Proclama del Ringraziamento vi è scritto che gli americani furono «inevitabilmente impegnati» in una guerra.
Lincoln non tentò mai di spiegare il motivo per cui Dio avrebbe punito solo gli americani per il peccato della schiavitù, ignorando il fatto che circa il 95% di tutti gli schiavi furono rapiti e trasportati nell’emisfero occidentale dagli inglesi, dagli spagnoli, dai francesi, dagli olandesi, ed altri non americani. Egli concluse il suo Proclama invitando alla nazionalizzazione del Ringraziamento, celebrando la ricorrenza «con un solo cuore e una sola voce da parte dell’intero popolo americano»Dato il momento, è improbabile che qualunque americano appartenente ad uno Stato del Sud (che Lincoln sempre insistette fossero parte integrante dell’unione americana) ne fosse motivato.