domenica 22 dicembre 2013

Dal Sacro Romano Impero all'Impero Tedesco : dalla realizzazione pratica del dogma della Regalità sociale di Gesù Cristo all'imperialismo-nazionalismo protestante - 6° ed ultima Parte - .


Ascesa e declino dell'Impero Tedesco.


Le conseguenze della guerra franco-prussiana sulla Germania e sulla Francia.



Le truppe prussiane sfilano il 1° marzo 1871 sotto
l'Arco di Trionfo di Parigi.



Dopo la fine dell'armistizio, durato dal 28 gennaio al 19 febbraio 1871, che aveva posto termine alle ostilità e aveva segnato la conclusione dell'assedio di Parigi e dopo che un nuovo parlamento francese era stato eletto per garantire l'accettazione dei termini del trattato, i due belligeranti che avevano combattuto la guerra, la Francia e il Regno di Prussia giunsero ad un accordo preliminare intorno ai punti del trattato il 26 febbraio a Versailles. Bismarck propose condizioni di pace che implicavano la cessione alla Germania dell'Alsazia e della Lorena, comprese Metz e Thionville, e che garantivano al neonato Impero ulteriori arrotondamenti nella stessa Lorena, ovvero i territori compresi tra Mars-la-Tour e Saint-Privat che erano stati teatro di aspri scontri tra prussiani e francesi e che ospitavano vasti cimiteri di guerra. Questi territori erano stati ottenuti, assieme al permesso assegnato ai militari prussiani di marciare nel centro della capitale francese il 1º marzo (stesso giorno in cui l'Assemblea nazionale ratificò il trattato), come alternativa al rifiuto da parte di Thiers di cedere Belfort. Oltre alle vaste aree lorenesi e alsaziane, i prussiani ottennero un'indennità di guerra di 5 miliardi di franchi d'oro che sarebbero stati pagati in tre anni, con l'obbligo dell'esborso, nel corso del primo anno, di un 1 milione di franchi. Il documento inoltre sanciva l'occupazione dell'est della Francia da parte delle forze armate tedesche fino a che non fosse stata pagata l'indennità.
Una clausola del trattato permetteva agli alsaziani e lorenesi di conservare la nazionalità francese se avessero lasciato la regione entro il 1º ottobre 1872 oppure di rimanere in Germania e ottenere la cittadinanza tedesca. Altre clausole del trattato chiarirono l'uso delle vie d'acqua navigabili in Alsazia-Lorena e regolarono il commercio fra i due paesi. Si raggiunse un accordo anche sulla restituzione dei prigionieri di guerra.

L'estensione del Reich al termine  della
guerra franco-prussiana. In viola i territori dell'Alsazia
e della Lorena annessi con la sottoscrizione del
Trattato di Francoforte.


La risoluzione di Francoforte ebbe l'effetto di polarizzare, in funzione schiettamente anti-tedesca, la politica francese per i successivi quarant'anni, alimentando quel sentimento di revanche, ovvero di rivincita (revanscismo) che sarebbe deflagrata in futuro. La Francia non dimenticò le conseguenze del documento di Francoforte, né poté recuperare in futuro la posizione di spicco nell'Europa continentale che aveva mantenuto fino al 1870. L'asse dell'egemonia europea, grazie al compimento dell'opera bismarckiana che ne realizzò il trasferimento a beneficio della "nuova germania" , veniva sottratto definitivamente alla Francia, uscita prostrata dal conflitto.
Sul piano economico le conseguenze per i francesi furono pesanti: la Francia per effetto del trattato perse 1.447.000 ettari (14.500 km quadrati), 1.694 villaggi e 1.597.000 abitanti . Come conseguenza della perdita delle risorse naturali in Alsazia-Lorena (miniere di ferro e carbone), circa il 20% del potenziale di estrazione minerario e siderurgico francese andò cancellato.

Barricata durante la "Comune di Parigi".

 L'accordo di Francoforte, molto duro sul piano delle condizioni risarcitorie, e la pretesa del nuovo parlamento di assegnarsi il diritto esclusivo di sovranità innescarono atteggiamenti di protesta diretti dalle logge della capitale francese. Il popolo parigino, alla fame , aizzato con astuta propaganda e indignato dai provvedimenti adottati dall'Assemblea (come le disposizioni di anticipo del pagamento delle cambiali e di abrogazione della moratoria sui canoni di affitto), fu scosso da un moto di rabbia e la guardia nazionale di Parigi (alla quale si imponeva la soppressione dello stipendio), formata da socialisti, anarchici e proudhoniani, si ribellò. La Comune di Parigi fu annunciata nell'Hôtel de Ville il 28 marzo con la promessa del ritorno agli spiriti rivoluzionari terroristici del 1792-1794. Fallito il tentativo di  un allargamento della rivoluzione al resto del paese, entrarono nella capitale le forze franco-prussiane giunte per ripristinare quell'apparente ordine repubblicano. Il 28 maggio 1871, dopo una settimana di violenti scontri (passata alla storia come settimana di sangue), le forze franco-prussiane posero termine alla rivolta.




La creazione del Bismarck.



Sotto la spinta di un idealismo pestfero che lascia strada al realismo che ne esplica violentemente i difetti, il nazionalismo tedesco si spostò rapidamente dal suo carattere liberal-democratico del 1848 alla politica del conservatorismo del cancelliere prussiano Otto von Bismarck: egli voleva l'unificazione per raggiungere il suo scopo di uno stato nazionalista tedesco conservatore e dominato dalla Prussia. Egli, come abbiamo narrato dettagliatamente in precedenza,  riuscì nel suo intento attraverso tre inganni e successi militari:


L'Impero Tedesco (delineato dal confine rosso).


1.In primo luogo si alleò con l'Impero d'Austria , ingannandolo,  allo scopo di sconfiggere il Regno di Danimarca in una breve guerra combattuta durante il 1864, acquisendo in questo modo lo Schleswig-Holstein.

2.Nel 1866, in concerto con l'insignificante Italia sabauda , provocò , attaccò e sconfisse l'Austria l'erercito confederale tedesco nella guerra austro-prussiana, che culminò nella battaglia di Königgrätz (meglio conosciuta come battaglia di Sadowa), il che, nello stesso anno, gli permise di escludere i Cattolici Asburgo dalla loro legittima guida del mondo tedesco  formando la Confederazione Tedesca del Nord, il diretto precursore dell'Impero che nacque nel 1871, con gli Stati che avevano appoggiato la Prussia nella Guerra Austro-Prussiana.

3.Infine, instillando maggiormente il nazionalismo negli Stati del sud per schierarli dalla sua parte, sconfisse il secondo impero francese (e la terza repubblica francese) nella Guerra franco-prussiana (1870-71); la Confederazione Tedesca del Nord venne trasformata in Impero con l'incoronazione di Guglielmo I di Prussia come "imperatore tedesco", al palazzo di Versailles, per somma umiliazione dei francesi.



Otto von Bismarck.


Bismarck stesso preparò già a grandi linee la Costituzione della Germania del Nord del 1866, che divenne , con qualche aggiustamento, la Costituzione dell'Impero Tedesco del 1871. La Germania divenne quindi una monarchia costituzional-conservatrice arginando le ingerenze liberali estremiste : disponeva di un Reichstag (da reich stato, e tag dieta), un parlamento con poteri formalmente limitati, ma de facto con pieni poteri legislativi, eletto direttamente con suffragio maschile. Comunque, la legislazione richiedeva anche il consenso del Bundesrat, il consiglio federale dei deputati degli Stati, nel quale la Prussia godeva, essendo l'artefice materiale della nuova  creazione istituzionale,  oltre ad essere anche il più grande e popoloso fra gli stati tedeschi, di grande influenza grazie al maggior numero di delegati. Il potere esecutivo era investito dal Kaiser, che nominava il cancelliere imperiale; ciò avveniva formalmente solo per volontà dell'Imperatore, ma poiché il cancelliere non godeva di nessun potere di legiferare,  egli era fortemente dipendente dalla dieta. Mentre gli Stati minori mantenevano i loro governi ma dovevano sottostare ad una "prussianizzazione" istiuzional-culturale , le forze armate erano controllate direttamente dal Governo federale (prussiano).
L'Impero era una confederazione di 25 Stati sovrani (apparentemente) e di un "Territorio dell'impero" (l'Alsazia-Lorena) sotto il governo del Re di Prussia che, essendo presidente della confederazione, aveva il titolo di "Imperatore tedesco". La Dieta Federale era composta da 397 deputati, eletti a suffragio universale e diretto. Il secondo era composto di cinquantotto plenipotenziari, nominati dai singoli sovrani in numero proporzionale all'importanza del proprio Stato federato; la Prussia, disponendo di diciassette voti in virtù della sua maggiore dimensione e popolazione, ma non solo,  era arbitra in ogni questione. La Confederazione era retta dalla costituzione del 16 aprile del 1871 che poneva la politica estera, finanziaria, economica, doganale, le grandi scelte di politica interna e l'esercito nelle mani del governo centrale di Berlino.
Il governo era retto da un Cancelliere e da Segretari di Stato che non dipendevano dalla maggioranza parlamentare, bensì unicamente dal Kaiser, l'Imperatore, che aveva il potere di nominarli e di sospenderli e poteva prorogare o sciogliere il Parlamento.
Il potere legislativo era diviso fra il Reichstag, eletto a suffragio universale ogni cinque anni e il Consiglio Federale, il Bundesrat, controllato dal governo di Berlino.
Il Reichstag discuteva le leggi, ma queste non diventavano esecutive se non erano approvate dal Bundesrat.
L'Impero Tedesco (o Secondo Reich) fu la realizzazione delle ambizioni degli Hohenzollern le quali si resero manifeste a partire dalla seconda metà del secolo XVIII con Federico II di Prussia. Guglielmo I di Prussia giunse a cingere la corona di Imperatore del Reich Tedesco il 18 gennaio 1871, nel palazzo di Versailles in Francia ove egli venne ufficialmente dichiarato sovrano tra un marasma di fanatismo nazionalista. Il titolo di "Imperatore tedesco" venne scelto dallo stesso Bismarck dopo aver scelto il carattere federale da dare al nuovo impero. Guglielmo, per le proprie ambizioni politiche, avrebbe preferito il titolo di "Imperatore di Germania", che ad ogni modo era chiaro non sarebbe stato accettato dagli altri monarchi tedeschi (i quali bisognava tener comunque buoni) che pure continuavano formalmente a detenere il potere effettivo nei loro stati così come Guglielmo continuava a regnare autonomamente sulla Prussia.

Guglielmo I di Germania.


Guglielmo riuscì dove il fratello aveva fallito, in quanto Federico Gugliemo IV rifiutò il titolo di imperatore offertogli dalla dieta rivoluzionaria tedesca perché ad offriglielo era stata una cozzaglia di sgheri . Guglielmo invece riuscì a diventare imperatore non "per grazia di Dio" ma  "per grazia del  Bismarck".
Con la cerimonia di Versailles , inoltre, la Confederazione Tedesca del Nord (1867–1871) venne trasformata nel vero e proprio Impero tedesco ("Kaiserreich"). Il nuovo Impero si presentava come abbiamo già accennato, come una confederazione di stati; l'Imperatore ne era il capo di stato ed il Presidente (primus inter pares) dei monarchi federati (i re di Baviera, Württemberg e Sassonia, i granduchi di Baden, Meclemburgo ed Assia e molti altri principati tra cui le libere città di Amburgo, Lubecca e Brema).
La corona che Guglielmo I , con il diabolico operato del Bismarck, era riuscito a cingere sgorgsva di sangue e menzogne. Anche se i Principi tedeschi inebriati dalla potenza militare prussiana e dal veleno di un nazionalismo ad oltranza riconobbero Guglielmo I come Imperatore , codesto titolo si fondava sull'illegittimità delle azioni compiute per ottenerlo.



Situazione politica e sociale dell'Impero Tedesco.


Bismarck al Congresso di Berlino del 1878.


Le manovre interne di Bismarck giocarono un ruolo preminente nel forgiare la cultura politica autoritaria del militarista Secondo Reich ( un Reich che significava la rottura violenta con la grandezza del passato). Meno preoccupato dalla politica delle potenze continentali che seguirono l'unificazione nazionalista del 1871, il Governo conservator-parlamentare tedesco, portò avanti una rivoluzione conservatrice politica ed economica , caratterizzata da guerre e inganni , che spinse la Germania lungo la via per diventare la principale potenza militare e industriale dell'epoca.
L'industria tedesca, dopo un periodo di intenso sviluppo fra il 1871 ed il 1873, svilupo che fu il frutto dello "smaltimento" degli avversari vicini (vedi Austria e Francia),  nel giro di pochi anni superò la crisi mondiale del 1873 iniziando una fase di espansione che andò intensificandosi sempre di più a partire dagli anni '80 del secolo XIX.
Anche l'agricoltura tedesca riuscì a non decadere in conseguenza della industrializzazione. Lo sviluppo economico andò di pari passo con un forte incremento demografico. Ma non è oro tutto ciò che luccica...
 L'industrializzazione progredì velocemente in Germania e negli Stati Uniti, permettendo a questi due paesi di prevalere sui "vecchi" capitalismi francese e britannico. L'industria tessile e metallurgica tedesca, ad esempio, aveva sorpassato i concorrenti britannici per organizzazione ed efficienza tecnica già all'inizio della Guerra Franco-Prussiana ed espulso i prodotti britannici sul mercato tedesco. Entro la fine del secolo, le industrie metallurgiche e dell'ingegneria tedesche avrebbero lavorato molto per il mercato di scambi della Gran Bretagna.
Le basi per le crescenti tensioni fra la Germania da un lato e Gran Bretagna e Francia, quest'ultima desiderosa di riparare alla sconfitta del 1870, dall'altro, erano chiaramente poste.

Bismarck dedicò molta della sua attenzione alla radicalizzazione dell'ideologia nazionalista in funzione di collante per l'unità del neonato impero e la conseguì attraverso l'ideologia del Prussianesimo. Il Bismarck si trovò ad affrontare due segmenti della società moltodiversi tra loro ma che in comune avevano l'ostilità nei confronti dell'operato bismarckiano: essi erano i Cattolici ed il Partito Socialdemocratico (frutto della massoneria democratica che si trovava in contapposizione con quella conservatrice alleata con il governo di Berlino). Le repressioni volute dal cancelliere  non riuscirono a contenere ne una ne l'altra parte, l'approccio "del bastone e della carota" di Bismarck, mitigò le opposizioni di entrambi i gruppi ma non in maniera veramente significativa.

Distribuzione delle confessioni religiose
nell'Impero Tedesco: i Cattolici (tonalità di blu)
e gli eretici (tonalità in rosa).



 A seguito dell'incorporazione degli Stati Cattolici del sud, il Cattolicesimo, rappresentato dal partito Cattolico di centro, era l'oppositore principale al nazionalismo sfrenato militar-aristocratico prussiano. I Cattolici del sud, provenienti da una più forte base tradizionale di govero e suddivisi sotto le gerarchie di contadini, artigiani, clero e aristocrazia principesca dei piccoli stati, accettarono mal volentieri l'egemonia prussiana e l'imposizone di una certa mentalità figlia del profitto.
Ma , dopo il 1878, la lotta contro il socialismo avrebbe offerto al Bismarck un espediente per creare una linea in comune con il partito Cattolico di centro. Ciò , al contrario delle previsioni del cancelliere ,  rafforzò il Cattolicesimo in Germania piuttosto che indebolirlo. Ricordiamo che la religione ufficiale nell'Impero Tedesco era l'eresia  protestante e che la considerazione del Bismarck verso l'unica Vera religione erano di odio e vilipendio.
Una vignetta del Kladderadatsch
 pubblicata il 31 marzo 1878. Leone XIII
 (successore di Pio IX):
«Ora, la prego, non sia timido».
Bismarck: «Ma prego, neanche lei!»

 Per avvicinare la militanza socialista invece venne raggiunta dal cancelliere attraverso la furbesca creazione di uno stato sociale particolarmente elaborato che diede alla classe operaia un motivo per adottare il nazionalismo tedesco. Il sistema di previdenza sociale (sanità nel 1883, assicurazione sugli infortuni nel 1884, pensione di invalidità e di anzianità nel 1889) instaurato a quell'epoca era il più avanzato del mondo e, in parte, esiste ancora nella Germania odierna.
Gli sforzi di Bismarck iniziarono anche a livellare le differenze socio-culturali tra gli Stati tedeschi, che avevano avuto per secoli un unità formale fatta di alleanze ed uno sviluppo indipendente, servendosi della omologazione legislativa.
Un altra conseguenza del nuovo impero fu il diffondersi del militarismo prussiano al suo interno. Per unire le classi più alte – sia l'aristocrazia militare che gli industriali borghesi –, il militarismo si rivelò necessario per proseguire la Rivoluzione conservatrice . la Prussia – erede dello "Stato guarnigione" costruito da figure come Federico Guglielmo I e Federico II nel XVIII secolo – riuscì a creare una macchina da guerra potente, non solo in grado di sfidare i rivali continentali come Austria e Francia, ma anche di rendere conosciuta la sua presidenza nell'arena della politica internazionale. Il potenziale offerto da ua macchina bellica imponente spinse il Bismarck, un tempo apertamente disinteressato all'avventurismo coloniale , a realizzare il valore delle colonie per assicurarsi (nelle sue parole), "nuovi mercati per l'industria tedesca, l'espansione dei commerci, e nuovi campi per l'attività, la civiltà e il capitale tedesco". Le potenze centrali assolutiste, guidate da una recentemente unificata e dinamicamente industrializzata Germania, con la sua marina in espansione, che raddoppiò le sue dimensioni tra la Guerra Franco-Prussiana e la Grande Guerra, furono minacce strategiche ai mercati e alla sicurezza delle più consolidate potenze alleate e della Russia. Gli sforzi coloniali tedeschi a partire dal 1884 portarono solo a un piccolo impero d'oltremare, comparato a quelli di Francia e Regno Unito.


Mappa dell'impero coloniale tedesco (in blu), con riportate le antiche colonie brandeburghesi (in rosso) e l'ancor più antico tentativo di colonizzazione del Venezuela (in giallo)



Imperatori e governo imperiale dall'ascesa alla fine dell'Impero Tedesco.



Guglielmo I di Germania.


I diciotto anni di Regno di Guglielmo I come "imperatore tedesco" furono assai travagliati da un punto di vista strettamente popolare. Non si  placarono  le insurrezioni ed il malcontento locale per il nuovo assetto dell'area germanica e l'11 maggio 1878 Max Hödel fallì nel tentativo di assassinare Guglielmo a Berlino. Un secondo attentato venne tentato il 2 giugno di quello stesso anno dall'anarchico Karl Nobiling, che riuscì solo a ferire Guglielmo prima di suicidarsi. Questi due attentati divennero il pretesto per l'istituzione delle leggi anti-socialiste che vennero introdotte dal governo Bismarck col supporto di gran parte del Reichstag a partire dal 18 ottobre 1878, col proponimento chiaro di combattere i socialisti ed i movimenti di classe. Le leggi privarono il Partito Socialdemocratico Tedesco del proprio status legale e proibirono tutte le organizzazioni di lavoratori, oltre a sopprimere molti giornali di stampo socialista e confiscando i testi di letteratura socialista. Malgrado questo il socialismo faceva sempre più presa sulla popolazione scontenta e sfruttata dalla borghesia industriale e molte di queste leggi vennero abolite per pressioni dal 1º ottobre 1890.

Federico III di Germania.


Guglielmo I  morì il 9 marzo 1888, all'età di 90 anni, ed i  progressisti tedeschi sperarono che  il paese passasse ad  un nuovo governo liberale. Alla morte di Guglielmo ascese al Trono il figlio Federico III che aveva 56 anni e soffriva già di un incurabile cancro alla laringe, che era stato mal diagnosticato. Egli regnò solo per 99 giorni e non fu in grado di realizzare nessun cambiamento duraturo nella politica dell'impero. Federico III morì a Potsdam, il 15 giugno 1888.
Alla morte di Federico III ascese al Trono il figlio di quest'ultimo , Guglielmo II di ventinove anni. Egli era  stato educato rigidamente fin dalla più tenera età , influenzato dalla mentalità del Bismarck e dai metodi autoritari del precettore Georg Ernst Hinzpeter (1827-1907).
Non erano trascorsi neanche due mesi dall'ascesa al trono che Guglielmo II si recò in visita di stato in Russia, la prima di una lunga serie. Tre mesi dopo ottenne un appannaggio annuale di 6 milioni di marchi e al viaggio a San Pietroburgo ne seguirono altri a Stoccolma, Copenaghen, Vienna e Roma.
Ben presto, però, il carattere di Guglielmo II e le sue idee, in lina con quelle del padre, si dovettero scontrare con quelle del Cancelliere Otto von Bismarck.

Guglielmo II di Germania.


Profondamente preoccupato dagli scioperi di minatori nella primavera del 1889, Guglielmo II enunciò al Consiglio prussiano un programma che, attraverso la scuola, avrebbe dovuto difendere i giovani dal socialismo. Soprattutto la lezione di storia doveva servire allo scopo: gli insegnanti avevano il compito di illustrare la pericolosità delle teorie socialdemocratiche spingendo le giovani menti verso ideali ugualmente pericolosi: il nazionalismo che tanti danni avrebbe ancora fatto in Germania.
Nonostante ciò il Kaiser si trovò in forte contrasto con il Bismarck che auspicava una linea dura nei confronti del movimento operaio. Guglielmo credeva, invece, nella necessità di una conciliazione nazionale che comportasse il minimo rischio per la Corona.
Nel corso della controversia si tennero le elezioni al Parlamento tedesco, che determinarono la non casuale  vittoria dei Socialisti democratici. Vistosi in minoranza, Bismarck sollevò una questione costituzionale. Secondo un vecchio decreto prussiano del 1852 i ministri erano tenuti a consultare il capo del governo prima di consultare il Re; cosa che avrebbe impedito al Kaiser di avere rapporti diretti con i ministri. Guglielmo II ordinò allora che venisse emesso un nuovo decreto per revocare quello del 1852 e il 18 marzo 1890 Bismarck, piuttosto che eseguire l'ordine, diede le dimissioni.

Leo von Caprivi.

 Guglielmo II incaricò alla successione Leo von Caprivi, un militare di loggia che non si voleva inoltrare nei labirinti della politica bismarckiana. Entrambi agirono, infatti, demolendo uno dei capisaldi di Bismarck: il trattato di controassicurazione con la Russia, evento che portò a un avvicinamento di quest'ultima alla Francia. Guglielmo II in questa decisione si lasciò influenzare dai suoi consiglieri, che ritenevano il trattato incompatibile con le altre intese sottoscritte dalla Germania e, probabilmente, anche dai militari che diffidavano della Russia.
Ben presto, tuttavia, Guglielmo II trovò Caprivi incompatibile con i suoi “più vasti disegni”, specie dopo che il Cancelliere si era creato nemici in diversi ambienti.
Il risultato fu che nel 1894 Caprivi fu spinto alle dimissioni dall'”eminenza grigia” del governo settario , Friedrich August von Holstein, il quale aveva intenzione di educare Guglielmo attraverso il moderato, e sempre massone,  Chlodwig zu Hohenlohe-Schillingsfürst suo candidato alla Cancelleria. Fu infatti quest'ultimo a essere fatto scegliere dal Kaiser quale successore di Caprivi.
La politica mondiale della Germania, con il nuovo cancelliere Bernhard von Bülow e con l'ammiraglio Alfred von Tirpitz, fu contraddistinta da un forte riarmo navale. Costoro, assieme a Guglielmo II , cercarono di inculcare sogni di potenza marittima nei  popoli tedeschi e riuscirono a far passare al Reichstag ben 3 leggi di costruzione navale, due delle quali, quella del 1900 e quella del 1908, durante il cancellierato di Bülow.

Guglielmo II (al centro) al tavolo delle operazioni militari
con i generali Paul von Hindenburg (a sinistra)
 e Erich Ludendorff.

Tra crisi interne ed esterne , l'Impero militar-nazionalista filo liberale di Guglielmo II , il quale verso l'inizio del 1913 festeggiava il suo giubileo d'argento ( 25 anni dalla salita al trono), la sensazione che un conflitto europeo fosse ormai inevitabile cominciò ad assillare Guglielmo II.  Quando domenica 28 giugno 1914 fu assassinato per mandato della setta l'erede al Trono d'Austria Francesco Ferdinando, Guglielmo II era a Kiel per delle regate con il suo yacht Meteor; il capo di stato maggiore dell'esercito, Moltke, era alle terme a Karlsbad e il capo della Marina, Tirpitz, in vacanza in Engadina (Svizzera). Assenti le più alte cariche militari, in quei primi giorni di luglio, a Berlino e Potsdam il Kaiser sottovalutò la forza e la volontà bellica dei potenziali nemici. Disse che Nicola II difficilmente avrebbe protetto dei regicidi, che la Russia non era in grado di entrare in guerra e che la Francia era in piena crisi finanziaria e mancava di artiglieria pesante. Fatte queste osservazioni, partì per la consueta crociera estiva in Norvegia.
Dopo aver svolto pressioni al governo di Vienna per spingerlo ad entrare in guerra , la Prima Guerra Mondiale scoppiò con tutta la sua violenza e distruzione.

Guglielmo II di Germania durante la
Prima Guerra Mondiale.



Dopo quattro anni di carneficine , il 26 ottobre 1918, di fronte all'impossibilità di proseguire la guerra, Guglielmo II convocò i due comandanti e parlò a Ludendorff in modo tale da costringerlo a dimettersi. Le dimissioni presentate da Hindenburg furono, invece, respinte. Il giorno dopo, il nuovo imperatore austriaco, Carlo I d'Asburgo, comunicò a Guglielmo II che aveva deciso di concludere la pace. La notizia indusse il governo tedesco, guidato ora da Maximilian di Baden, a decidere se accettare le richieste di principio che avevano offerto gli Stati Uniti: il Kaiser decise di accoglierle.
A questo punto, sulla strada dell'armistizio, la sola speranza per il Trono sembrava l'abdicazione, ma i socialisti che grazie alla setta avevano preso il potere erano per la repubblica. Risentito del fatto che il Cancelliere si era rifiutato di pubblicare una lettera e un proclama nei quali assicurava il suo appoggio al governo e alle modifiche istituzionali, nella notte del 29 ottobre, Guglielmo II lasciò Berlino per Spa, in Belgio, sede del quartier generale dell'esercito. Qui, fra i suoi generali, fu raggiunto il 1º novembre dal ministro degli Interni prussiano Bill Drews (1870-1938) che gli comunicò delle sempre più numerose richieste per la sua abdicazione. Guglielmo II rispose: «Come può lei, un funzionario prussiano, uno dei miei sudditi che mi ha giurato fedeltà, avere l'insolenza e la sfrontatezza di sottopormi una richiesta del genere?».
Il 4 novembre 1918, come risposta all'ordine di far salpare la flotta per una disperata battaglia sul mare, i marinai ammutinati, sotto il comando di manutengoli della setta,  occuparono la città di Kiel e nei giorni seguenti la rivolta si diffuse agli altri porti della Germania estendendosi all'interno del Paese. Il 7 i ministri socialisti reclamarono ancora l'abdicazione dell'Imperatore che rifiutò ordinando che fosse preparato un piano per marciare in Germania alla testa dell'esercito e restaurare l'ordine.
A Berlino la maggioranza socialista al Reichstag chiese l'abdicazione del Kaiser. Quando questi rifiutò, i deputati si dimisero in blocco dal Parlamento e indissero uno sciopero generale. A Colonia i marinai rivoluzionari presero la città, come già era accaduto a Kiel. Guglielmo II si trovò allora di fronte al collasso del Paese e quando il Principe Maximilian di Baden lo pregò per telefono di abdicare, gli urlò il suo "no" al ricevitore. La sera dell'8 novembre l'ammiraglio von Paul von Hintze raggiunse a Spa Guglielmo e gli comunicò che la Marina era ormai fuori controllo.
Il giorno dopo, il 9, scoppiò la rivoluzione a Berlino e Guglielmo fu ancora sollecitato ad abbandonare il Trono: a Spa, il Kaiser, che nutriva speranze di potersi mettere a capo dell'esercito assieme a Hindenburg e sedare le rivolte, chiese al generale Groener cosa ne pensasse. Questi rispose che non c'era operazione militare che potesse avere successo. I rivoluzionari avevano in mano i principali nodi ferroviari e molti soldati avevano abbracciato la causa della rivoluzione. Alle 11 di mattina arrivò un telegramma che annunciava la ribellione dei soldati della piazza di Berlino. A quel punto Guglielmo parve cedere e decise di abdicare, ma solo come imperatore: egli avrebbe comunque conservato il titolo di Re di Prussia , l'unico che gli appartenesse legittimamente, e sarebbe rimasto con il suo esercito.
Quando per telefono furono trasmesse le sue decisioni a Berlino, Baden per guadagnare tempo aveva già proclamato l'abdicazione del Kaiser e del Principe ereditario. Dopo di che il Cancelliere passò il potere al socialista Friedrich Ebert.
Guglielmo s'infuriò per come erano andate le cose, ma, ormai, tutto era perduto. La strada per la Germania era chiusa dall'ennesima  rivoluzione settaria  e poiché i fermenti minacciavano di estendersi anche tra i soldati stanziati a Spa, il 10 novembre l'ex Imperatore passò il confine con i Paesi Bassi. Il giorno dopo la Germania firmava l'armistizio.


Augusta Vittoria di
Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg.

 Il 28 novembre 1918, la consorte di Guglielmo II raggiunse il marito nei Paesi Bassi, al castello di Amerongen (presso Utrecht). Lo stesso giorno Guglielmo regolarizzò la propria situazione firmando un formale atto di abdicazione che liberava tutti i suoi funzionari dal giuramento di obbedienza. Il principe ereditario rinunciò analogamente ai suoi diritti. Così finiva la breve storia dell'Impero Tedesco degli Hohenzollern e la loro sfrenata ambizione raggiunta sì più "intelligentemente" del Savoia ma pur sempre in modo meschino ed illegittimo. Essi pagarono il "patto con il diavolo" che gli aveva resi Imperatori a caro prezzo arrivando a mala pena alla terza generazione sul Trono.
Nel 1931, prima dell'ascesa del Nazionalsocialismo, Guglielmo II si confidò con il nipote Luigi Ferdinando affermando che Adolf Hitler era il capo di un forte movimento che rappresentava tutta l'energia della nazione tedesca.
Due anni dopo, al momento della presa del potere nazista, venne firmato un accordo con Hermann Göring con il quale veniva concesso a Guglielmo e ai suoi figli un appannaggio a condizione che si astenessero dal criticare il Terzo Reich. Tuttavia, di fronte alle persecuzioni agli ebrei del 1938, Guglielmo affermò: «Per la prima volta mi vergogno di essere tedesco».

Guglielmo II in esilio (al centro) con il primogenito
Federico Guglielmo (a sinistra) e il figlio di quest'ultimo
Guglielmo , in Olanda nel 1927.

Nel 1940 inviò comunque le sue congratulazioni a Hitler per la conquista di Parigi. Ormai anziano, l'anno dopo, il 4 giugno 1941, morì per complicazioni polmonari. Come da sue disposizioni l'ex imperatore fu sepolto nel mausoleo di Doorn, benché Hitler avesse offerto funerali di stato a Berlino.
I frutti avvelenati del nazionalismo tedesco e dell'opera nefasta che il Bismarck aveva portato a termine proseguirono con le barbaria naziste fino allo smantellamento integrale della Germania così come fu per secoli. Anche oggi, che agli occhi dei profani la Repubblica federale di Germania  sembra una grande creazione politica perfetta , essa , imbevuta di false dottrine e fondata sulla Rivoluzione trionfante , non è lontanamente paragonabile alla grandezza istituzionale , sociale ed etica che caratterizzò il Sacro Romano Impero , e il mondo tedesco , per secoli.


Fine...


Fonte:

Wikipedia (immagini).

L'Impero inquieto. La Germania dal 1866 al 1918 (Lutz Heinrich)

Scritto da:

Redazione A.L.T.A.