venerdì 2 maggio 2014

Le alte torri costruite sul vuoto



Ma vi è qualcosa di piú grave: il grattacielo è una catastrofe simbolica. Edifici di grande altezza in una città sono l’emblema, la testimonianza indimenticabile della nostra società tutta intera. Un tempo, la chiesa riassumeva la città con il suo campanile. Circondata da case di materiale simile a quello in cui era costruita e oltrepassandole, somigliava a un pastore vestito di lana che vegliava sulle sue pecorelle. Magnifica immagine! La verticale urbana era l’espressione costituita della Fede di un intero popolo, di ciò in cui credeva e di ciò che poneva al di sopra di ogni altra cosa. Poi abbiamo perduto la nostra Fede in Dio e ci siamo rivolti alla tecnologia: la torre Eiffel è stata allora costruita per affermare davanti al mondo l’eccellenza del nostro savoir-faire tecnico.
Al giorno d’oggi, che cosa vogliamo raccontare attraverso l'innalzamento fino al cielo di un affastellamento di uffici occupati da società commerciali e private? la nostra ammirazione per il denaro? il nostro amore per il mercato? Com'è tragico che la nostra società si sia ridotta a un tale divenire!
Veramente, prima di costruire grattacieli, prima di occuparsi della loro estetica, intendiamoci prima su un "progetto di civiltà" che ci trasporterebbe tutti. Senza questo, i nostri grattacieli, anche i piú arditi, anche i piú moderni non possono nascondere l’immenso vuoto della nostra epoca, come d'’altronde ci dimostrano con il loro solo apparirci in lontananza.


Denis Dessus, Isabel Coste, David Orbach (architetti)

traduzione di Vic da Manifeste pour les villes