mercoledì 7 maggio 2014

Il martirio dei sacerdoti nella guerra civile italiana

Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 46/14 del 7 maggio 2014, Solennità di San Giuseppe


Il martirio dei sacerdoti nella guerra civile italiana


Pubblichiamo alcuni estrattidell’articolo Le atrocità partigiane in Italia di Alberto Fornaciari,pubblicato dal Centro Culturale San Giorgio. Per leggere il testo completo:
http://www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/comunismo/pagine_articoli/atrocita_partigiane_in_italia.htm 





Premessa

Non sono uno scrittore, nonho velleità e non ho ambizioni di alcun genere; sono solo orgoglioso dellalibertà che ritengo di possedere e che mi fà parlare di quello che pochi hannoavuto il coraggio di dire sulle terrificanti verità della guerra civile inItalia. Voglio parlare delle vittime, di quelle per le quali non sono stateinstallate lapidi di marmo, non sono stati alzati monumenti alla loro memoria enon sono state dedicate strade, piazze e scuole. Intendo parlare delle vitespezzate dalla ferocia dei partigiani comunisti nella nostra terra emiliana.Dopo l'8 settembre 1943, i comunisti hanno combattuto una loro «guerra privata»con scopi e finalità ben diversi da quelli che avevano animato i partigianidelle altre formazioni antifasciste, applicando, con disumana ferocia, unatecnica della guerra civile che è costata agli italiani e agli stessiantifascisti non comunisti un numero spaventosamente alto di vittime innocenti.Perché ho scritto queste pagine? Non certo per rinfocolare odî e rancori. Sonocattolico credente, cresciuto nell'Azione Cattolica; predico, nel limite dellemie possibilità, il perdono e l'amore. Sono contro tutte le guerre e tutte leviolenze, ma credo sia giusto che anche queste vittime siano ricordate; ci sonoancora genitori e figli che piangono i loro cari dei quali era proibitoparlare. I giovani non sanno e non hanno visto le barbarie della guerra. Hoparlato con un insegnante di cultura civica; insegna in una scuolaprofessionale ed è dirigente di partito. È nato dopo la guerra, e non conosce,se non in parte, i fatti accaduti in quel periodo doloroso. Non ha avutomateriale per documentarsi; i tanti libri scritti sulla guerra civile sono di parte,distorcono la verità e tacciono su tanti episodi. Visione e interpretazione deifatti sono solo di ispirazione partigiana. Debbo dare atto al senatore GiorgioPisanò (1924-1997), che pur essendosi trovato dalla parte che ha perduto, nellasua Storia della guerra civile in Italia (1943-1945), presenta, elenca edocumenta i fatti e i misfatti compiuti da entrambe le parti in lotta; credosia uno dei pochi, se non l'unico in Italia, ad averlo fatto. A questa suafatica attingerò in parte per il mio modesto lavoro. (…)


Emilia Romagna: 10.000 massacrati
Questo è il sanguinosobilancio delle giornate che videro la fine della guerra civile in Emilia. Lestragi volute, organizzate ed eseguite da uomini del Partito Comunistaportarono a 3.000 i massacrati nel bolognese, 2.000 nel reggiano, 2.000 nelmodenese, 1.300 nel ferrarese, 600 nella provincia di Piacenza, 500 in quelladi Ravenna, 200 nel forlivese e 600 nel parmense. Mentre in Piemonte e inLombardia, la strage infuriò per pochi giorni, esaurendosi entro il mese dimaggio, e mentre nella Venezia-Giulia la barbara ondata slava durò praticamentequaranta giorni e si arrestò allorché Trieste e Gorizia passarono sotto ilcontrollo anglo-americano, la regione emiliana venne funestata ancora perlunghi mesi da atroci fatti di sangue. Causa principale di questo fenomeno fula presenza, nella regione, di centinaia di vecchi esponenti comunisti. Conl'arrivo degli americani a Bologna, gli enti locali, i sindacati, lecooperative, gli organi di polizia, tutto passò nelle mani di uomini di fiduciadel Partito Comunista. La conseguenza fu che il terrore, di pretta marcabolscevica, si abbatté sulle popolazioni. Antichi rancori, vendette personali eodio politico si fusero esplodendo in un'atroce, incredibile e inarrestabilecatena di omicidi, stragi collettive e angherie senza nome. Nel modenese ebbeil suo epicentro nel «Triangolo della morte», cioè nella zona compresa tra icentri di Castelfranco Emiliano e Spilamberto nel modenese, e San Giovanni inPersiceto nel bolognese. «Nella provincia di Modena, i partigiani comunisti,arrestati e processati per omicidi e reati comuni, furono più di seicento.Molti furono condannati e finirono in galera. Moltissimi ripararono a Praga,tramite l'ufficio espatri clandestini della federazione comunista modenese» (…)
 
Sacerdoti seviziati e trucidati
Nei tristi mesi cheprecedettero e seguirono la liberazione, vari sacerdoti della nostra diocesipagarono con il sacrificio della vita l'assurdità di una situazione dove l'odiodava la mano al tradimento e l'omertà alla paura. Così muoiono i preti, iministri di Dio. Come il parroco di Crocette, un'assolata frazione di unmigliaio di anime, a 3,5 km da Pavullo (Modena). A Crocette, don Luigi Lenzini,sessantenne, c'era da molto tempo e lo consideravano tutti per la sua paroladecisa e il suo dire pane al pane e vino al vino. Tipo chiaro e nodoso, comecerti quercioli che non piegano a nessun vento. Tardissimo - saranno state le2,00 dopo mezzanotte - sentì bussare alla porta e andò alla finestra in camiciada notte. Gli dissero di scendere che avevano bisogno. Voci sconosciute eindistinte. Si scusò di non poter scendere per la vecchiaia e l'ora tardissima.Ma quelli non si diedero per vinti. Dopo aver insistito invano, si buttarono controla porta della canonica; poi sfondarono una finestra ed entrarono. Quantierano? Due o tre? Don Lenzini, che aveva intuito subito tutto, cercò disgusciare per la canonica nella chiesa e si appiattì dietro l'altare maggiore.Ma qualcuno era pratico di tutto. Lo presero. «Lasciate almeno che mi vada avestire». Niente! Lo trascinarono via com'era, in camicia. Il venerandosacerdote si raccomandava e qualcuno pare abbia udito i suoi lamenti nellanotte. Fuori era caldo. Si allontanarono dal paese e lo spinsero a calci eurtoni in una vigna vicina. Lì lo sottoposero a torture che qui non abbiamo ilcoraggio di descrivere: il pudore ce lo impedisce. Poi gli levarono gli occhi elo seppellirono, dopo averlo strangolato. Nella tragica vigna si vedeva unatesta che emergeva dal terriccio smosso. Qualche giorno dopo se ne accorserotutti e alcune persone pietose gli diedero sepoltura.
- Il canonico don GiuseppeGuicciardi era parroco sull'Appennino, a Mocogno (Modena), un paesetto a 2,5 kmda Lama, a 800 metri sul livello del mare. Questo fatto capitò precisamente il10 giugno 1945. Fu una sera. Il parroco andò ad aprire ad alcuni tizi, i quali,entrati, gli chiesero da mangiare, dicendo di essere affamati. Mise lorodavanti quel che aveva in casa. Poi, quelli, mangiato che ebbero, chieserovestiti, coperte e soldi; volevano anche un grammofono. E poiché il pretetergiversava, andarono di là nello studio e presero quei soldi che trovarono,il poco denaro della fabbriceria destinato ad un «ufficio». Rovistarono da ogniparte e portarono via quello che faceva loro comodo, anche la biancheriapersonale del parroco. Parevano sazi, ormai, e stavano per andarsene. Siavviarono all'uscio e il parroco già ne ringraziava Dio nel suo cuore, quandouno di loro, voltandosi improvvisamente, come per salutare, gli scaricò addossouna pistola, così a freddo. Il vecchio sacerdote cadde bocconi e non si mossepiù. Uno di loro, sbattendo l'uscio, disse un po' eccitato: «Perché l'haifatto? Ce n'era proprio bisogno»? Ma l'assassino rispose: «I preti bisognaucciderli tutti: uno alla volta; ma bisogna toglierli di mezzo»! E siperdettero nel buio con la refurtiva. La canonica di Mocogno è un po' lontanadall'abitato centrale. La gente si accorse dell'efferato delitto solo lamattina dopo, perché la Messa non suonava come al solito. Fra le carte delsanto parroco fu trovato una specie di diario in cui egli aveva offerto lapropria vita al Papa, durante i tragici mesi del fronte, per la salvezza deipeccatori e la fine della guerra. Il suo assassino fu pescato, un giorno,mentre passava per strada. Individuato, i carabinieri lo inseguirono. Cercòprima di fuggire, poi tentò di liberarsene sparando su di loro, ma fu freddatoprima che ne avesse il tempo. Indosso aveva ancora la camicia del poveroparroco massacrato quella notte del 10 giugno!
- Don Giuseppe Preci,sessantadue anni. A Montalto di Zocca (metri 800), di notte, c'è da avere delcoraggio a starci, anche senza guerra e... dopo guerra! Confinato lassù, tracastagni e faggi, c'è da fare ad arrivarci da Zocca (Modena) in tre quartid'ora in macchina. Il parroco, don Preci, era un tipino sottile e deciso,pronto ad ogni ora per il suo popolo. E quando lo vennero a destare, quellanotte del 24 maggio 1945, perché andasse da un ammalato, non ci pensò due voltead uscire. Si vestì e andò in chiesa a prendere i Sacramenti, il Viatico el'Olio santo. Uscito sul sagrato, le due persone che lo avevano chiamato lopregarono di fare presto. E lo pregarono di andare avanti. Il sacerdote ubbidì,sia pure a malincuore, e si raccomandò a Dio. Del coraggio ne aveva sempreavuto, lui. Ma una scarica di mitra lo fulminò. Cadde, e il suo sangue bagnò lastradicciola che prendeva dal sagrato. Il prete rimase lì con i Sacramenti,sotto gli abiti insanguinati, fino al mattino dopo.
- Piane di Monchio (ReggioEmilia). Il seminarista Rolando Rivi, di quattordici anni, prelevato la mattinadel 10 aprile 1945 da una squadra di partigiani comunisti e assassinato duegiorni dopo perché indossava l'abito talare. I suoi uccisori, identificati,vennero condannati a ventitre anni di carcere. (…)


Sacerdoti martiri nell'oblio
Desidero qui ricordare convenerazione e affetto i sacerdoti che durante la guerra civile in Italia(1943-1945), immolarono la vita per restare fedeli alla loro missione diapostoli di Cristo. Voglio ricordare quelli rimasti vittime della ferocia deinemici della fede e della Patria, i partigiani comunisti. Così li definisce unvolantino fatto stampare dai cattolici modenesi presso la tipografia Azzi diPavullo l'8 agosto 1965. Ho raccolto e posto qui in elenco novantaquattro nomi,ma certo i sacerdoti uccisi da componenti le bande partigiane, o presunti tali,sono molti di più. Comunque, per questi che io riporto, c'è stato il silenzioassoluto! I giovani non debbono sapere; verrebbe demolita l'epopea costruita inquesti anni intorno al movimento partigiano. A Modena, il 19 agosto 1984, si èricordato, a Crocette di Pavullo, in occasione della festa della MadonnaAssunta, patrona della parrocchia, don Luigi Lenzini, parroco della medesima,seviziato barbaramente e ucciso dai partigiani; ma nessuna autorità, néreligiosa né civile, ha presenziato al rito. La stampa, compresa quellacattolica, non ne ha fatto cenno; silenzio assoluto anche dal settimanalediocesano Nostro Tempo...
Don Giuseppe Amatelo,parroco di Coassolo (Torino), ucciso a colpi di ascia dai partigiani comunistiil 15 marzo 1944 perché aveva deplorato gli eccessi dei guerriglieri rossi;
Don Gennaro Amato, parrocodi Locri (Reggio Calabria), ucciso nell'ottobre 1943 dai capi della repubblicacomunista di Caulonia;
Don Ernesto Bandelli,parroco di Bria, ucciso dai partigiani slavi a Bria, il 30 aprile 1945;
Don Vittorio Barel, economodel seminario di Vittorio Veneto, ucciso il 26 ottobre 1944 dai partigianicomunisti;
Don Stanislao Barthus,della Congregazione di Cristo Re (Imperia), ucciso il 17 agosto 1944 daipartigiani perché in una predica aveva deplorato le «violenze indiscriminatedei partigiani»;
Don Duilio Bastreghi,parroco di Cigliano e Capannone Pienza, ucciso la notte del 3 luglio 1944 daipartigiani comunisti che lo avevano chiamato con un pretesto;
Don Carlo Beghè, parroco diNovegigola (Apuania), sottoposto il 2 marzo 1945 a finta fucilazione che gliprodusse una ferita mortale;
Don Francesco Bonifacio,curato di Villa Gardossi (Trieste), catturato dai miliziani comunisti iugoslavil'11 settembre 1946 e gettato in una foiba;
Don Luigi Bordet, parrocodi Hône (Aosta), ucciso il 5 marzo 1946 perché aveva messo in guardia i suoi parrocchianidalle insidie comuniste;
Don Sperindio Bolognesi,parroco di Nismozza (Reggio Emilia), ucciso dai partigiani comunisti il 25ottobre 1944;
Don Corrado Bortolini,parroco di Santa Maria in Duno (Bologna), prelevato dai partigiani il 1° marzo1945 e fatto sparire;
Don Raffaele Bortolini,canonico della Pieve di Cento, ucciso dai partigiani la sera del 20 giugno1945;
Don Luigi Bovo, parroco diBertipaglia (Padova), ucciso il 25 settembre 1944 da un partigiano comunistapoi giustiziato;
Don Miroslavo Bulleschi,parroco di Monpaderno (Diocesi di Parenzo e Pola), ucciso il 23 agosto 1947 daicomunisti iugoslavi;
Don Tullio Calcagno,direttore di Crociata Italica, fucilato dai partigiani comunisti a Milano il 29aprile 1945;
Don Sebastiano Caviglia, cappellanodella Guardia Nazionale Repubblichina, ucciso il 27 aprile 1945 ad Asti;
Padre Crisostomo Ceragioloo.f.m., cappellano militare decorato al valor militare, prelevato il 19 maggio1944 da partigiani comunistinel convento di Montefollonico e trovato cadaverein una buca con le mani legate dietro la schiena;
Don Aldemiro Corsi, parrocodi Grassano (Reggio Emilia), assassinato nella sua canonica, con la domesticaZeffirina Corbelli, da partigiani comunisti, la notte del 21 settembre 1944;
Don Ferruccio Crecchi,parroco di Levigliani (Lucca), fucilato all'arrivo delle truppe di colore nellazona su false accuse dei comunisti del luogo;
Don Antonio Curcio,cappellano dell'11° Battaglione Bersaglieri, ucciso il 7 agosto 1941 a Dugaresada comunisti croati;
Padre Sigismondo Damianio.f.m., ex cappellano militare, ucciso dai comunisti slavi a San Genesio diMacerata l'11 marzo 1944;
Don Teobaldo Daporto,arciprete di Castel Ferrarese, Diocesi di Imola, ucciso da un comunista nelsettembre 1945;
Don Edmondo De Amicis,cappellano pluridecorato della Prima Guerra Mondiale, venne colpito a morte dai«gappisti», a Torino, sulla soglia della sua abitazione nel tardo pomeriggiodel 24 aprile 1945, e spirò dopo quarantott'ore di atroce agonia;
Don Aurelio Diaz,cappellano della Sezione Sanità della Divisione «Ferrara», fucilato nellecarceri di Belgrado nel gennaio del 1945 da partigiani titini;
Don Adolfo Dolfi, canonicodella Cattedrale di Volterra, sottoposto il 28 maggio 1945 a torture che loportarono alla morte l'8 ottobre successivo;
Don Enrico Donati,arciprete di Lorenzatico (Bologna), massacrato il 23 maggio 1945 sulla stradadi Zenerigolo;
Don Giuseppe Donini,parroco di Castagneto (Modena), trovato ucciso sulla soglia della sua casa lamattina del 20 aprile 1945. La colpa dell'uccisione fu attribuita in un primomomento ai tedeschi, ma alcune circostanze, emerse in seguito, stabilirono chegli autori del sacrilego delitto furono i partigiani comunisti;
Don Giuseppe Dorfmann,fucilato nel bosco di Posina (Vicenza) il 27 aprile 1945;
Don Vincenzo D'Ovidio,parroco di Poggio Umbricchio (Teramo), ucciso nel maggio 1944 sotto accusa difilo-fascismo;
Don Giovanni Errani,cappellano militare della Guardia Nazionale Repubblichina, decorato al valormilitare, condannato a morte dal Comitato di Liberazione Nazionale di Forlì,salvato dagli americani e deceduto in seguito a causa delle sofferenze subite;
Don Colombo Fasce, parrocodi Cesino (Genova), ucciso nel maggio del 1945 dai partigiani comunisti;
Padre Giovanni Fausti s.j.,superiore generale dei gesuiti in Albania, fucilato il 5 marzo 1946 perchéitaliano. Con lui furono trucidati altri sacerdoti dei quali non si è maipotuto conoscere il nome;
Padre Fernando Ferrarottio.f.m., cappellano militare reduce dalla Russia, ucciso nel giugno 1944 aChamporcher (Aosta) dai partigiani comunisti;
Don Gregorio Ferretti,parroco di Castelvecchio (Teramo), ucciso dai partigiani slavi e italiani nelmaggio 1944;
Don Giovanni Ferruzzi,arciprete di Campanile (Imola), ucciso dai partigiani comunisti il 3 aprile1945;
Don Achille Filippi,parroco di Maiola (Bologna), ucciso la sera del 25 luglio 1945 perché accusatodi filo-fascismo;
Don Sante Fontana, parrocodi Comano (Pontremoli), ucciso dai partigiani il 16 gennaio 1945;
Don Giuseppe Gabana, dellaDiocesi di Brescia, cappellano della 6ª Legione della Guardia di Finanza,ucciso il 3 marzo 1944 da un partigiano comunista;
Don Giuseppe Galassi,arciprete di San Lorenzo in Selva (Imola), ucciso il 1° maggio 1945 perchésospettato di filo-fascismo;
Don Tiso Galletti, parrocodi Spazzate Sassatelli (Imola), ucciso il 9 maggio 1945 perché aveva criticatoil comunismo;
Don Domenico Gianni,cappellano militare in Iugoslavia, prelevato la sera del 21 aprile 1945 eucciso dopo tre giorni;
Don Giovanni Guicciardi,parroco di Mocogno (Modena), ucciso il 10 giugno 1945 nella sua canonica doposevizie atroci da chi, col pretesto della lotta di liberazione, aveva compiutonella zona una lunga serie di rapine e delitti, con totale disprezzo di ognilegge umana e divina;
Don Virginio Icardi,parroco di Squaneto (Aqui), ucciso il 4 luglio 1944, a Preto, da partigianicomunisti;
Don Luigi Ilarducci,parroco di Garfagnolo (Reggio Emilia), ucciso il 19 agosto 1944 da partigianicomunisti;
Don Giuseppe Jemmi,cappellano di Felina (Reggio Emilia), ucciso il 19 aprile 1945 perché avevadeplorato gli «eccessi inumani di quanti disonorano il movimento partigiani»;
Don Serafino Lavezzari,seminarista di Robbio (Piacenza), ucciso il 25 febbraio 1945 dai partigiani,insieme alla mamma e a due fratelli;
Don Luigi Lenzini, parrocodi Crocette di Pavullo (Modena), trucidato il 20 luglio 1945. Nobile, autenticafigura di martire della fede. Prelevato nottetempo da un'orda di criminali,strappato dalla sua chiesa, torturato, seviziato, fu ucciso dopo lunghissimeore di indescrivibile agonia, quale raramente si trova nella storia di tutte lepersecuzioni. Si cercò di soffocare con lui, dopo che le minacce eranorisultate vane, la voce più chiara, più forte e coraggiosa che, in un'ora digenerale sbandamento morale, metteva in guardia contro i nemici della fede edella patria. Il processo, celebrato in una atmosfera di terrore e di omertà,non seppe assicurare alla giustizia umana i colpevoli, mandanti ed esecutori, iquali, con tale orribile delitto, non unico, purtroppo, hanno gettato fango,umiliazione e discredito sul nome della Resistenza italiana. Ma dalla gloriaall'Eternità, come nella fosca notte del martirio, don Luigi Lenzini fà riudirele ultime parole della sua vita, monito severo e solenne, che invitano a temeree a stimare soltanto il giusto Giudizio di Dio;
Don Giuseppe Lorenzelli,Priore di Corvarola di Bagnone (Pontremoli), ucciso dai partigiani il 27febbraio 1945, dopo essere stato obbligato a scavarsi la fossa;
Don Luigi Manfredi, parrocodi Budrio (Reggio Emilia), ucciso il 14 dicembre 1944 perché aveva deploratogli «eccessi partigiani»;
Don Dante Mattioli, parrocodi Corazzo (Reggio Emilia), prelevato dai partigiani rossi la notte dell'11aprile 1945;
Don Fernando Merli,mensionario della Cattedrale di Foligno (Perugia), ucciso il 21 febbraio 1944,presso Assisi, da iugoslavi istigati dai comunisti italiani;
Don Angelo Merlini, parrocodi Fiamenga (Foligno), ucciso il medesimo giorno dagli stessi, presso Foligno;
Don Armando Messuri,cappellano delle Suore della Sacra Famiglia in Marino, ferito a morte daipartigiani comunisti e deceduto il 18 giugno 1944;
Don Giacomo Moro,cappellano militare in Iugoslavia, fucilato dai comunisti titini a Micca diMontenegro;
Don Adolfo Nannini, parrocodi Cercina (Firenze), ucciso il 30 maggio 1944 da partigiani comunisti;
Padre Simone Nardin o.s.b.,dei benedettini olivetani, Tenente cappellano dell'ospedale militare Belvederein Abbazia di Fiume, prelevato dai partigiani iugoslavi nell'aprile 1945 efatto morire tra sevizie orrende;
Don Luigi Obid, economo diPodsabotino e San Mauro (Gorizia), prelevato da partigiani e ucciso a San Mauroil 15 gennaio 1945;
Don Antonio Padoan, parrocodi Castel Vittorio (Imperia), ucciso da partigiani l'8 maggio 1944 con un colpodi pistola in bocca e uno alcuore;
Don Attilio Pavese, parrocodi Alpe Gorreto (Tortona), ucciso il 6 dicembre 1944 da partigiani dei qualiera cappellano, perché confortò alcuni prigionieri tedeschi condannati a morte;
Don Francesco Pellizzari,parroco di Tagliolo (Aqui), chiamato nella notte del 10 maggio 1945 e fattosparire per sempre;
Don Pombeo Perai, parrocodei SS. Pietro e Paolo di città della Pieve, ucciso per rappresaglia partigianail 16 giugno 1944;
Don Enrico Percivalle,parroco di Varriana (Tortona), prelevato da partigiani e ucciso a colpi dipugnale il 14 febbraio 1944;
Don Vittorio Perkan,parroco di Elsane (Fiume), ucciso il 9 maggio 1945 da partigiani mentrecelebrava un funerale;
Don Aladino Petri, parrocodi Pievano di Caprona (Pisa), ucciso il 2 giugno 1944 perché ritenutofilo-fascista;
Don Nazzareno Pettinelli,parroco di Santa Lucia di Ostra di Senigallia, fucilato per rappresagliapartigiana il 1º luglio 1944;
Don Umberto Pessina,parroco di San Martino di Correggio, ucciso il 18 giugno 1946 da partigianicomunisti;
Seminarista GiuseppePierami, studente di Teologia della Diocesi di Apuania, ucciso il 2 novembre1944, sulla Linea Gotica, da partigiani comunisti;
Don Ladislao Pisacane,vicario di Circhina (Gorizia), ucciso da partigiani slavi il 5 febbraio 1945con altre dodici persone;
Don Antonio Pisk, curato diCanale d'Isonzo (Gorizia), prelevato da partigiani slavi il 28 ottobre 1944 e fattosparire per sempre;
Don Nicola Polidori, dellaDiocesi di Nocera e Gualdo, fucilato il 9 giugno 1944 a Sefro da partigianicomunisti;
Don Giuseppe Preci, parrocodi Montalto (Modena). Chiamato di notte col solito tranello, fu ucciso sulsagrato della chiesa il 24 maggio1945;
Don Giuseppe Rasori,parroco di San Martino in Casola (Bologna), ucciso la notte del 2 luglio 1945nella sua canonica, con l'accusa di filo-fascismo;
Don Alfonso Reggiani,parroco di Amola di Piano (Bologna), ucciso da marxisti la sera del 5 dicembre1945;
Don Giuseppe Rocco, parrocodi Santa Maria, Diocesi di San Sepolcro, ucciso da slavi il 4 maggio 1945;
Padre Angelico Romitio.f.m., cappellano degli allievi ufficiali della Scuola di Fontanellato,decorato al valor militare, ucciso la sera del 7 maggio 1945 da partigianicomunisti;
Don Leandro Sangiorgi,salesiano, cappellano militare decorato al valor militare, fucilato a SordevoloBiellese il 30 aprile 1945;
Don Alessandro Sanguanini,della Congregazione della Missione, fucilato a Ranziano (Gorizia) il 12 ottobre1944 da partigiani slavi per i suoi sentimenti di italianità;
Don Lodovico Sluga, vicariodi Circhina (Gorizia), ucciso insieme al confratello;
Don Luigi Solaro, diTorino, ucciso il 4 aprile 1945 perché parente del federale di Torino GiuseppeSolaro, anch'egli trucidato;
Don Emilio Spinelli,parroco di Campogialli (Arezzo), fucilato il 6 maggio 1944 dai partigiani sottoaccusa di filo-fascismo;
Padre Eugenio Squizzatoo.f.m., cappellano partigiano ucciso dai suoi il 16 aprile 1944 fra Corio eLanzo Torinese perché impressionato dalle crudeltà che essi commettevano,voleva abbandonare la formazione;
Don Ernesto Talè, parrocodi Castelluccio Formiche (Modena), ucciso insieme alla sorella l'11 dicembre1944;
Don Giuseppe Tarozzi,parroco di Riolo (Bologna), prelevato la notte sul 26 maggio 1945 e fattosparire. Il suo corpo fu bruciato in un forno da pane, in una casa colonica;
Don Angelo Taticchi,parroco di Villa di Rovigno (Pola), ucciso dai partigiani iugoslavi nell'ottobre1943 perché aiutava gli italiani;
Don Carlo Terenziani,prevosto di Ventoso (Reggio Emilia), fucilato la sera del 29 aprile 1945 perchéex cappellano della milizia;
Don Alberto Terilli,arciprete di Esperia (Frosinone), morto in seguito a sevizie inflittegli daimarocchini, eccitati da partigiani, nel maggio 1944;
Don Andrea Testa, parrocodi Diano Borrello (Savona), ucciso il 16 luglio 1944 da una banda partigianaperché osteggiava il comunismo;
Mons. Eugenio CorradinoTorricella, della Diocesi di Bergamo, ucciso il 7 gennaio 1944 ad Agen(Francia) da partigiani comunisti per i suoi sentimenti d'italianità;
Don Rodolfo Trcek, diaconodella Diocesi di Gorizia, ucciso il 1° settembre 1944 a Montenero d'Idria dapartigiani comunisti;
Don Francesco Venturelli,parroco di Fossoli (Modena), ucciso il 15 gennaio 1946 perché inviso aipartigiani;
Don Gildo Vian, parroco diBastia (Perugia), ucciso dai partigiani comunisti il 14 luglio 1944;
Don Giuseppe Violi, parrocodi Santa Lucia di Madesano (Parma), ucciso il 31 novembre 1945 da partigianicomunisti;
Don Antonio Zoli, parrocodi Morra del Villar (Cuneo), ucciso dai partigiani comunisti perché, durante lapredica del Corpus Domini del1944, aveva deplorato l'odio tra fratelli comeuna maledizione di Dio.


Conclusione
I giovani imparino a trarrelezione dalla Storia e ascoltino Colui che ha offerto la propria vita su di unaCroce; imparino ad amarsi e sulla terra regnerà la pace.


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