lunedì 19 maggio 2014

Preminenza di san Pietro e Chiesa Madre e Maestra

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         […] Vengo, adesso, schematicamente alla Scrittura e san Pietro, con particolare accento sul suo ruolo di «capo» e di «dottore». Egli è uno dei tre discepoli che accompagnano Nostro Signore Gesù Cristo al luogo della resurrezione della figlia di Giairo[1]; in disparte quando Gesù Trasfigura[2]; durante l’agonia nell’orto degli Ulivi[3]. Come si può notare, dopo la prima cernita, comunque san Pietro è nominato sempre per primo, prima di Giacomo e prima di Giovanni; come pure nei vari passi dove è catalogato il collegio apostolico, san Pietro è citato sempre al primo posto, «Ecco i dodici trascelti: Simone, a cui mise il nome di Pietro, poi […]»[4]. In san Matteo, addirittura, si legge: «I nomi dei dodici apostoli son questi: il primo, Simone, detto Pietro, e […]»[5]. San Marco ci dice: «Simone e quelli che eran con lui si diedero a cercarlo»[6], quando questi devono recarsi a cercare Gesù che si era appartato in un luogo solitario per pregare, inoltre ogni qual volta il Signore è interrogato dagli Apostoli, certamente è sempre san Pietro che prende parola e si espone[7].
         Gesù cambia nome al pescatore Simone e lo chiama Cefa o Pietra, dimora nella sua casa in Cafarnao, presso Tiberiade omaggia san Pietro della pesca miracolosa, è docente parlando dalla barca di san Pietro, lo invia con Giovanni a preparare l’ultima Cena, dopo la Risurrezione lo ricorda particolarmente, si fa vedere da lui, ecc…[8]
         Come quando in san Matteo 17, poiché gli esattori accusano Gesù di evasione fiscale (così si direbbe oggi), è proprio san Pietro l’incaricato a pagare le tasse estraendo miracolosamente la moneta dalla bocca del pesce (24-27), Gesù preferisce così evitare lo scandalo. In san Matteo 14 Gesù invita san Pietro ad andare verso di lui camminando sulle acque (27-36). Nei capitoli successivi molte altre volte si parlerà di san Pietro e del suo primato usando sia i Vangeli, che le Lettere, che gli Atti.
         Cerchiamo di capire quando e dove san Pietro riceve il Primato di giurisdizione, quando è investito pubblicamente dell’Autorità e riceve specifici compiti. Posta l’autenticità dei passi e la loro veridicità storica che è già stata provata dalla Chiesa, dai nobilissimi Padri e Dottori, ed anche recentemente dalla scienza dei non credenti; posto che il senso e la portata dei passi non può avere altra interpretazione se non quella data tradizionalmente dalla Chiesa, provata dai fatti, che è autentica detentrice della verità, Madre e Maestra; posto che lo stesso san Pietro conferma con i fatti il Primato che gli è stato conferito. Solo adesso elenco sinteticamente: san Pietro è il fondamento della Chiesa e capo supremo, «Tu es Petrus»[9], «Confirma fratres tuos»[10], «Pasce oves meas»[11], riceve le chiavi all’uso biblico[12], ha il potere di legare e sciogliere[13]. Mentre il suo zelo può indebolirsi, egli difatti non è impeccabile[14], la sua fede, una volta confermata, diviene indefettibile: «Simone, Simone - dice Gesù - ecco Satana va in cerca di voi per vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli»[15]. Finalmente, dopo la Resurrezione, san Pietro è confermato pastore supremo della Chiesa[16]. Tutto quanto detto sull’Autorità di san Pietro e dei suoi successori, testimonia dunque l’assistenza divina, la perpetuità, l’invariabilità e molto altro, così come il mio libro vuol dimostrare approfonditamente.
         […] Nostro Signore Gesù Cristo ha lasciato il Deposito della Fede alla Chiesa, costituendo un autentico Magistero. Papa Leone XIII, il 29 giugno 1896, nella «Satis cognitum»[17]: 
Ora colui che la fece unica [la Chiesa, “qualunque altra fuori di questa, non essendo fondata da Gesù Cristo, non può essere la vera chiesa di Cristo”, NdA], la fece una, cioè, tale che quanti fossero in essa, si mantenessero associati con strettissimi vincoli insieme in modo da for­mare un popolo, un regno, un corpo: “Un solo corpo e un solo spirito [...]”[18] […] Necessario fondamento di tanta e così assoluta concordia tra gli uomini è il consenso e l’unione delle menti. […] [Per cui, NdA] Gesù Cristo istituì nella Chiesa un vivo, autentico e pe­renne Magistero, che egli stesso rafforzò col suo potere, lo informò dello Spirito di verità e l’autenticò coi miracoli; e volle e comandò che i precetti del­la sua dottrina fossero ricevuti come suoi. Quante volte dunque questo Magistero dichiara che questo o quel dogma è contenuto nel corpo della dottrina divinamente rivelata, ciascuno lo deve te­nere per vero, poiché, se potesse essere falso, ne seguirebbe che Dio stesso sa­rebbe autore dell’errore dell’uomo, il che ripugna: “O Signore, se vi è errore, siamo stati da te ingannati”[19]
         Gesù vive nella Chiesa ed Egli stesso insegna mediante la Chiesa. Scrive difatti Papa Pio XII, il 29 giugno 1943, nella «Mystici Corporis Christi»[20], nominando san Bellarmino[21]: 
[…] questo appellativo del Corpo di Cristo non deve spiegarsi semplicemente col fatto che Cristo debba dirsi Capo del Suo Corpo mistico, ma anche col fatto che Egli talmente sostenta la Chiesa e talmente vive in certo modo nella Chiesa, che essa sussiste quasi come una seconda persona di Cristo. […] Tuttavia tale nobilissima denominazione non deve essere presa come se appartenesse all’intera Chiesa quell’ineffabile vincolo con cui il Figlio di Dio assunse un’individua umana natura; ma consiste in ciò che il nostro Salvatore comunica talmente con la sua Chiesa i beni Suoi propri, che questa, secondo tutto il suo modo di vivere, quello visibile e quello invisibile, presenta una perfettissima immagine di Cristo. Poiché, per quella missione giuridica con la quale il divin Redentore mandò nel mondo gli Apostoli come Egli stesso era stato mandato dal Padre[22], è proprio Lui che battezza, insegna, governa, assolve, lega, offre, sacrifica, per mezzo della Chiesa. Con quell’alta donazione poi, del tutto interna e sublime […] Gesù Cristo fa vivere la Chiesa della sua propria superna vita, permeando con la Sua divina virtù tutto il Corpo di lei, e alimentando e sostentando le singole membra, secondo il posto che occupano nel Corpo, come la vite nutre e fa fruttificare i tralci che le sono uniti[23].
          La vera Chiesa, quella fondata da Gesù Cristo, ha il dovere ed il diritto di presentare la dottrina rivelata, essendone Essa stessa la Custode e la Maestra, e di condannare quella dottrina contraria ed anche quelle azioni che sono di scandalo per le anime. Oltre ciò, la Chiesa ha anche il dovere ed il diritto di spiegare e di insegnare tutte quelle verità implicitamente rivelate che, correttamente dette[24], meglio magnificano Dio e servono a spiegare/tramandare la retta fede. Papa Innocenzo III, nel Concilio Lateranense IV[25]:
Se dunque qualcuno intendesse su questo argomento difendere o approvare l’opinione o la dottrina del suddetto Gioacchino[26], sia ritenuto da tutti eretico. Non intendiamo, tuttavia, con questo togliere nulla al monastero di Fiore, di cui lo stesso Gioacchino è stato il fondatore, poiché ivi la formazione è regolare e la disciplina salutare, tanto che lo stesso Gioacchino ha deciso di inviarci tutti i suoi scritti per sottometterli al giudizio della Sede apostolica in vista dell’approvazione o della correzione accompagnandoli con una lettera[27], da lui dettata e sottoscritta di suo pugno, nella quale confessa senza tentennamenti di professare la fede della Chiesa di Roma, Madre e Maestra, per volontà di Dio, di tutti i fedeli. Riproviamo e condanniamo anche la stravagante credenza dell’empio Almarico la cui mente è stata così accecata dal padre della menzogna, che la sua dottrina deve essere ritenuta insensata piuttosto che eretica. Vi sono alcuni che “con la parvenza della pietà ne hanno rinnegato (come dice l’Apostolo)[28] la forza interiore, e si attribuiscono la facoltà di predicare, mentre lo stesso apostolo dice: ‘E come lo annunzieranno senza essere prima inviati?’[29]. Perciò tutti quelli cui sia stato proibito di predicare, o che senza essere stati mandati dalla Sede apostolica o dal Vescovo cattolico del luogo, presumessero di usurpare in pubblico o in privato l’ufficio di predicare”[30], siano scomunicati, e, qualora non si ravvedessero al più presto, siano puniti con altra pena proporzionata». 
[…]  Passi tratti da due dei vari “brevi introduttivi”, «Apologia del Papato». C. Di Pietro, © EffediEffe. In distribuzione dal 21 maggio 2014. Maggiori info: https://www.facebook.com/apologiadelpapato
 
Pubblicazione su Radio Spada a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati) - http://radiospada.org/
Note:
[1]«E non permise che nessuno l’accompagnasse, tranne Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo» (Mc 5,37).
[2]«Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse soli in disparte sopra un alto monte, e alla loro presenza si trasfigurò» (Mc 9,1). Le citazioni ed i riferimenti vengono quasi sempre dalla «Sacra Bibbia» annotata dall’abate Giuseppe Ricciotti, Ed. Salani, 1991. Altre volte da «La Sacra Bibbia» tradotta e commentata sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo, Ed. Marietti, 1963, di cui dopo vi parlerò. Lo preciso perché questo passo, per esempio, nelle nuove e talvolta spregiudicate versioni è al 9,2. Tanto altro dirò in seguito!
[3] «E presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, cominciò a tremare ed essere in preda ad angoscia» (Mc 14,33).
[4] Mc 3,16 ss.; Cf. Lc 6,14-16
[5] Mt 10,2 ss.
[6]Mc 1,35-36
[7] Cf. Mc 10,28; 11,21; Mt 15,15; 16,16 e 22; 18,21; 19,27; Lc 12,41; Gv 6, 68-69; 13, 6-10, ecc…
[8] In ordine: Cf. Gv 1,42; Mc 1,29; Lc 5,3-10; Lc 22,8; Lc 24,34; 1Cor 15,5.
[9]Mt 16,17-19
[10]Lc 22,31-32
[11]Gv 21,15-17
[12] Mt. 16,19; Cf. Is 22,22; Ap 3,7. Il padrone di casa consegna le chiavi al governante conferendogli il potere di pieno governo.
[13]Ivi. Significa in termini biblici: pieno diritto di governo, di promulgare leggi, di sanzionare, di reprimere e questo nell’ordine della legge. Per quanto riguarda la cura pastorale delle anime, significa avere giurisdizione sulle coscienze, rimettere peccati, insegnare, smascherare e condannare l’errore. Tutto ciò ci viene anche confermato praticamente dagli Atti degli Apostoli.
[14]Cf. Mt 16,23
[15]Lc 22,31-32
[16]Cf. Gv 21,15-17
[17]«Denzinger», EDB, 2009, n° 3305.
[18] Ef 4,4
[19] Il Pontefice cita Riccardo di san Vittore, nel «De Trinitate», I, 2; Cf. Patrologia Latina, 196, 891 D: «Domine, si error est, e te decepti sumus».
[20]«Denzinger», EDB, 2009, n° 3806.
[21]«De Rom… Pont…», I, 9; «De Concil…», II, 19.
[22]Cf. Gv 17,18; 20,21
[23] Il Pontefice rilancia gli insegnamenti del suo predecessore Leone XIII, in «Sapientiæ Christianæ» e «Satis cognitum».
[24] In seguitò spiegherò nel dettaglio cosa significa.
[25]«Denzinger», EDB, 2009, n° 807, 808 e 809.
[26]La condanna è riferita all’opuscolo o trattato che l’abate Gioacchino da Fiore pubblicò contro il maestro Pier Lombardo, sull’unità o essenza della Santissima Trinità, dove il primo definisce eretico e stolto il secondo, per via di parte del contenuto delle sue «Sententiæ», ma mal compreso.
[27]Il riferimento è alla «Protestatio» di Gioacchino da Fiore, scritta ed inviata nell’anno 1200 circa.
[28] Cf. 2Tm 3,5
[29]Rm 10,15
[30]La citazione si riferisce alla condanna contro gli errori delle sétte laicali. Il Pontefice è Lucio III, Sinodo di Verona. Maggiori riferimenti in «Denzinger», EDB, 2009, n° 760 ss.