venerdì 28 febbraio 2014

Eroi della Grande Guerra: Feldmaresciallo Svetozar Borojević von Bojna.



File:Feldmarschall Svetozar Boroević von Bojna 1918.png
Il Feldmaresciallo Svetozar Boroevic von Bojna
 in un'eccezionale immagine del 1918,
in tenuta di servizio con giubba grigio-azzurro
 chiaro e pantaloni blu scuro,
e con cappotto da generale foderato
 di panno scarlatto.



Svetozar Borojević von Bojna (in croato: Svetozar Borojević od Bojne più conosciuto come Svetozar Boroëvić von Bojna in lingua tedesca) nacque  in una famiglia serba ortodossa nel paesino di Umetić presso Kostajnica (Croazia). La regione era parte della Frontiera Militare dell'Impero Austrio-Ungarico (per poi essere reicorporata alla Croazia il 15 luglio 1881). Dopo aver concluso gli studi giovanili si trasferì a Kemenitz e poi a Graz, dove studiò in accademie militari distinguendosi per capacità e intraprendenza. Avanzò rapidamente di grado (caporale nel 1872, tenente nel 1875) e divenne un Comandante nel Carsko Hrvatsko domobranstvo (Corpo Imperiale Croato di Difesa). Si distinse durante l'intervento militare imperiale   nella Bosnia ed Erzegovina nel 1878 e venne promosso al grado di oberleutnant nel 1880.
Tra il 1887 e il 1891 continuò l'addestramento militare e successivamente divenne lui stesso istruttore, divenendo maggiore nel 1892. Nel 1897 venne promosso al rango di colonnello, e gli venne affidato l'incarico di Capo di Gabinetto del Settima Armata nel giugno 1898, che mantenne fino al febbraio 1904. Nel 1903 venne congedato  dagli incarichi presso il Hrvatsko domobranstvo. Nel frattempo, nel 1889, si sposò con la figlia di un soldato austriaco. Nel 1905 gli venne assegnato per merito il titolo baronale di von Bojna. Divenne il comandante della Sesta Armata nell'aprile 1912.
Con l'assassinio massonico dell'Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo il 28 giugno 1914, e il seguente scoppio della Prima Guerra Mondiale , egli era al comando della Sesta Armata sul fronte orientale. Nei primi giorni del settembre 1914 divenne comandante della Terza Armata e ad ottobre liberò Forte Przemysl, fornendo un temporaneo sollievo durante l'Assedio di Przemyśl. Le sue truppe retrocedettero come tattica  per rafforzare le postazioni attorno a Limanova, sul passo montano di Dukla e altrove sui Carpazi, in modo da impedire all'esercito imperiale russo qualsiasi possibilità di sfondare sul Danubio. La controffensiva russa del febbraio e marzo 1915 cercò di costringere  la Terza Armata di Borojević a retrocedere verso l'Ungheria, tuttavia questa resistette  a lungo  permettendo il sopraggiungere dei  rinforzi dall'Impero Tedesco alleato  e proteggere  la già minacciata Budapest e la testa di ponte a Pressburg (l'odierna Bratislava). Le due formazioni poi si unirono alla generale offensiva austro-germanica (con la Quarta Armata austroungarica dell'Arciduca Giuseppe Ferdinando e l'Undicesima Armata Germanica del feldmaresciallo Mackensen) che fece retrocedere i russi e riprese saldo possesso di Przemysl.
 Borojević non rimase sul fronte orientale il tempo necessario per vedere Przemyśl liberata (25 giugno 1915), in quanto venne spedito sul fronte occidentale ("italiano"), portando con sé parte della Terza Armata e lasciando il resto delle forze al comando di Mackensen. Sul nuovo fronte Borojević divenne Comandante della Quinta Armata, con la quale organizzò la difesa contro il mal comandato e molto poco motivato "esercito italiano" sventando numerose offensive. Il generale  Luigi Cadorna (il macellaio dei milanesi del 1898) , comandante dell'esercito dell'italiella sabauda (traditrice e doppiogiochista) , iniziò una serie di folli battaglie caratterizzate prevalentemente per essere dei veri e propri macelli di carne umana in massa: erano avventati  attacchi frontali contro difese ben schierate, e i poveracci sotto il comando del Cadorna erano obbligate con il fucile puntato alle spalle a farsi fare a pezzi dall'artiglieria. Il macellaio Cadorna venne anche chiamato dalla propaganda con l'epiteto di  "Leone dell'Isonzo": sarebbe stato più idoneo chiamarlo "Macellaio dell'Isonzo".

File:Marcia nella valle dell'Isonzo.jpg
Truppe Imperiali della 12° divisione avanzano nella Valle
dell'Isonzo .

Il 23 agosto 1917 divenne comandante del fronte sudoccidentale, a cui venne dato successivamente il nome di Armata Borojević. Divenne feldmaresciallo il 1º febbraio 1918 e venne premiato con numerose medaglie, incluso l'Ordine Militare di Maria Teresa. Andava sempre in prima linea tra i suoi soldati  al fronte, contrariamente a ciò che afferma  la propaganda di regime nazionalista . La strategia di Borojevic incentrata prevalentemente sulla buona difesa delle linee gli permise di fermare senza difficoltà i tentativi suicidi d'avanzata dell'esercito italiano sul monte Hermada, impedendogli anche di raggiungere Trieste, la fedelissima dell'Impero. Nel 1917 subentrò al comando il generale Otto von Below che con un pesante bombardamento seguito da attacchi tattici  riuscì  a sfondare il fronte "Italiano" a Caporetto mandando in rotta il malandato esercito nemico che si ritirò fino al fiume Piave dove lo attendeva l'artiglieria franco-britannica.
Svetozar Borojević von Bojna prese il comando sul fronte italiano per la battaglia del solstizio, l'offensiva che  avrebbe dovuto dare il colpo di grazia alle sbandate truppe italiane e che invece si concluse con una  sconfitta causata dall'intervento dei franco-britannici . Borojević condusse anche le manovre nella battaglia finale di Vittorio Veneto quando le sue truppe  travolsero l'esercito italiano che venne però rinforzato dagli Alleati  ed i soldati ungheresi si comportarono valorosamente. Costretto a ritirarsi , Borojević riusci a compattare le truppe sul Tagliamento grazie alle quali si attestò a Velden. Successivamente  Borojević si dimise dai propri incarichi in dicembre, dopo la nefasta sconfitta dell'Impero Austro-Ungarico il 4 novembre 1918.

File:Grab von Svetozar Boroëvic von Bojna auf dem Wiener Zentralfriedhof.jpg
Tomba del Feldmaresciallo Svetozar Borojevic' von Bojna.
 Borojević a causa di una propaganda nazionalista antiasburgica fu dimenticato, e il nuovo governo in un Austria in balia della Rivoluzione  gli imputava pesanti responsabilità nella disfatta. Egli cercò di ottenere il permesso di vivere a Zagabria: "Combattendo per l'Austria ho difeso anche i croati", soleva dire con orgoglio. Ma le autorità settarie del nuovo fantoccio figlio dello smebramento del grande impero Cattolico , il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni,  glielo negarono. Restò quindi a vivere in Austria e morì nell'ospedale di Klagenfurt il 23 maggio 1920. Il suo corpo venne portato a Vienna, dove fu sepolto in una tomba pagata dal grande Imperatore Carlo I d'Austria che si trovava in esilio.


 Di Redazione A.L.T.A.

Fonti:

Wikipedia (immagini).

^ Vojskovođa Svetozar Boroević.
^ Mario Morselli, Caporetto, 1917: victory or defeat?, Routledge, 2001, p. 41. ISBN 0714650730, 9780714650739.
^ Alan Palmer, Victory 1918, Grove Press, 2000, p. 185. ISBN 0802137873, 9780802137876.
^ Spencer Tucker, The European powers in the First World War:, Taylor & Francis, 1996, p. 762. ISBN 0815303998, 9780815303992.
^ David F. Burg Burg, Almanac of World War I, University Press of Kentucky, 2004, p. 67. ISBN 0813190878, 9780813190877.
^ Michael S. Neiberg, Warfare & society in Europe: 1898 to the presentI, Routledge, 2004, p. 47. ISBN 0415327180, 9780415327183.