giovedì 25 settembre 2014

Rivoluzione Bergoglio, la Curia apre le porte a divorziati e coppie di fatto

In occasione del centenario della morte di San Pio X, la diocesi
invita oggi le coppie di fatto a messa in 5 chiese della Marca

di Alessandra Vendrame

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Una notte intera in chiesa, di veglia e adorazione, a pregare comunque sempre in due il Papa trevigiano santo. Chi unito da un matrimonio religioso e chi con la fede nuziale al dito, ma senza alcun vincolo sacro. E ancora chi vive insieme senza alcun sì pronunciato davanti a sacerdote o sindaco. O chi pur con un divorzio alle spalle ha voluto dire in modo diverso un altro sì. Mai prima d’ora si erano ritrovati insieme a pregare. Nel giorno del centenario della morte di San Pio X – morto nella notte del 20 agosto 1914 - la Chiesa trevigiana apre per la prima volta le braccia a tutte le coppie, sposate o di fatto. E le invita alla preghiera insieme, senza distinzioni: famiglie cristiane, coppie di sposi, fidanzati, coppie sposate solo con rito civile, conviventi, sposi separati o divorziati. Nessuno escluso. Apriranno le porte alla quiete e al silenzio dello speciale momento di preghiera cinque chiese della diocesi, tra le province di Treviso e Venezia. Dallachiesa di Riese Pio X, paese natale di Papa Giuseppe Sarto, alla chiesa parrocchiale di Salzano, la chiesa del Monastero della Visitazione a Treviso, il Piccolo Rifugio a San Donà di Piave e la cappella dell’Adorazione a Ciano del Montello.
Una notte di adorazione, a disposizione di tutte le coppie che vorranno varcare la soglia della chiesa e sedere fianco a fianco davanti all’altare, anche solo il tempo di una preghiera. La veglia inizierà alle otto di questa sera e terminerà alle otto di domani mattina.
Per intercessione di San Pio X si invocherà il dono della buona riuscita del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, voluto da Papa Francesco. Certo è che la ricorrenza dei cento anni della morte di San Pio X, nato nel 1835 a Riese, incontra non a caso proprio in terra trevigiana la messa in atto della buona volontà di Papa Francesco di affrontare dal 5 al 19 ottobre prossimo un sinodo straordinario sulla famiglia con tutti i temi legati alla pastorale familiare. Inclusi quelli più spinosi come la situazione dei divorziati risposati. Così la chiesa trevigiana, che ha dato i natali anche a un Pontefice santo, cento anni dopo non è rimasta sorda all’appello di Papa Bergoglio: «Il Papa l’ha chiesto in maniera esplicita più volte», spiega monsignor Giuliano Brugnotto, cancelliere vescovile della diocesi e segretario del Comitato diocesano per il centenario di San Pio X, «ha chiesto di pregare perché un evento ecclesiale come il prossimo sinodo dei vescovi sulla famiglia possa dare risposte anche a situazioni di difficoltà o ferite matrimoniali. A Treviso questo accade in una occasione particolare: quando si ricorda il centenario della morte di Papa Pio X». Per portare l’invito, indistintamente, a tutte le coppie la chiesa trevigiana ha messo in campo i talenti di una decina di sposi. Sono loro gli “ambasciatori” di un passaparola “formato famiglia” che ha sparso la voce senza eccezioni tra familiari, amici e conoscenti. Per la prima volta in una celebrazione comunitaria, a cavallo tra la città e quattro paesi, la preghiera darà ascolto a tutte le coppie, nella diversità della loro scelta di vita insieme: «Abbiamo invitato a vivere questo momento di preghiera ciascuno con l’esperienza e nel segno del proprio amore», spiega Brugnotto – E in unione con il Papa». Il tema scelto per il momento dell’adorazione parla chiaro: «Dio è amore».

N.B. In chiesa tutti possono entrare e pregare. Un tempo, in verità, si davano dei limiti all’accesso nei templi da parte delle persone di vita scandalosa, ad esempio le meretrici, ma lasciamo perdere ...
La domanda è la seguente: per che cosa può pregare un convivente; un divorziato risposato (= adultero); un battezzato legato da unione concubinaria legalizzata dallo Stato ateo? Peggio ancora, una coppia di sodomiti (non menzionati dall’iniziativa trevigiana di cui sopra, ma neppure esclusi)?
Chi è cattolico, conosce già la risposta: si deve pregare Dio di trovare la forza di lasciare questa relazione peccaminosa e di potersi rimettere in grazia sua. L’iniziativa scandalosa di Treviso, che profana il nome di un Papa Santo, quale fu San Pio X, accomuna invece tutti, nel nome dell’«amore» bergoglista, dove Grazia e peccato, Dio e il demonio vanno a braccetto, nel nome della nuova religione dell’apostasia vaticanosecondista.
Così si mettono assieme tutti. Da una parte, chi coltiva una relazione regolare e approvata da Dio (cioè chi è canonicamente sposato); chi lo sarà, ed è castamente fidanzato; pure coloro che sono singoli o separati, ma non hanno relazioni con alcuno (pare però che queste ultime categorie non siano state contemplate). E, dall’altra parte, i varimalmaridé, come si dice in dialetto reggiano, ovvero coloro che coltivano unioni moralmente illecite.
Se la chiesa conciliare non fosse una cricca di traditori, dediti alle buffonate e a compiacere il mondo (e il demonio) questo dovrebbe dire e fare: non mescolare chi vive secondo la legge di Dio e chi pubblicamente la contrasta. E rammentare, a chi mena vita scandalosa, poiché lex suprema Ecclesiaesalus animarum (la norma suprema di condotta della Chiesa è la salvezza delle anime) che “non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt. 7, 21). Poiché “chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv. 14, 21). “E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco [l’Inferno]” (Mt. 18, 9). Questo dovrebbe essere l’ammonimento per i mal accasati che muoiano in stato, oggettivo, di peccato mortale: che la loro condanna è l’Inferno. Tutto il resto è … concilio. M.G.R. (  http://www.traditio.it/)