giovedì 18 settembre 2014

NEOCONSERVATORISMO, CONSERVATORISMO, CATTOLICESIMO: UN'IMPOSSIBILE ALLEANZA (TERZA PARTE)

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di Luigi Copertino - http://radiospada.org
Il neoconservatorismo è l’esito di un processo la cui onda lunga risale alla “rivoluzione conservatrice” inaugurata dalla Thatcher e da Reagan, poi perpetuata dai Bush padre e figlio. Pur avendo esso trovato un seguito di massa negli ambienti del protestantesimo fondamentalista filo-sionista, ad esso in America si sono accodati i cattolici conservatori e, come detto, in Italia diversi gruppi del mondo cattolico “tradizionalista”. Benché l’ideologia neoconservatrice, sulla scia del radicalismo protestante, abbia forti connotati anti-papisti (essa ha infatti, almeno a livello del suo seguito di massa, riattualizzato la polemica anti-europea dei puritani, fondatori degli U.S.A., che emigrarono dall’Europa terra dell’“oscurantismo papista” e dei “falsi protestanti”), i cattolici conservatori, ossia quelli che fanno proprio il vecchio conservatorismo burkiano (Edmund Burke) di matrice anglicano-presbiteriana e quindi, per tale via, il liberalconservatorismo, smussando ecumenicamente ogni polemica confessionale, hanno aderito alla “santa alleanza” con il neoconservatorismo appoggiandosi alla tesi, elaborata da Russel Kirk, sulla continuità spirituale e storica tra Cattolicesimo ed il filone appunto conservatore-liberale della modernità religiosamente non troppo distante dal Cattolicesimo perché di ascendenze anglicane, non radicalmente puritane.
In questa prospettiva anglicano-cattolica rientra anche il “liberalismo religioso” di un Tocqueville e di un Acton. Secondo la tesi della continuità tra Cattolicesimo e filone conservatore della modernità, che confonde artatamente il diritto di natura con il gius-contrattualismo liberale, le radici dell’ordine americano sarebbero da riportare all’antichità greco-romana, alla Rivelazione ebraico-cristiana ed al medioevo cattolico. I Padri della Chiesa, Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, la seconda scolastica di Salamanca diventano, così, i profeti e gli alfieri del libero mercato, del liberismo globale e della globalizzazione economica transnazionale americanocentrica.
Per quanto riguarda la Scuola di Salamanca, ma anche Tommaso d’Aquino e la Scolastica in generale, i catto-conservatori dimenticano troppo facilmente quanto dice Jacques Le Goff sulla pretesa anacronistica di vedere nei pensatori scolastici premoderni gli elaboratori di un pensiero coerentemente e modernamente economico. Infatti le loro argomentazioni in tema di denaro, lavoro, agricoltura, produzione e scambio altro non sono che esplicazioni, secondarie, meramente consequenziali e quasi involontarie, di un pensiero che ha per preoccupazione principale e centrale la teologia, e la filosofia politica, giuridica e morale, e che prendendo in considerazione anche i problemi socio-economici del  tempo non poteva non trattarne nei limiti di quelle che erano le conoscenze e la prassi economica premoderna e certamente senza tutte le implicazioni successivamente portate dalla modernità, con le sue rivoluzioni compresa quella industriale e finanziaria, sicché pretendere, come fanno i cattoconservatori-liberali, di trovare nei Salmantini i precursori del liberismo della Scuola Austriaca o dell’Ordoliberalismo di Friburgo è un salto temporale assolutamente inammissibile dal punto di vista storico.
I cattolici conservatori, per aderire all’ideologia neoconservatrice, adottano una griglia interpretativa del passaggio dalla modernità al post-moderno del tutto erronea. Essi nel superamento della forma Stato, fenomeno legato al dissolvimento globale della sovranità nazionale, che a suo tempo fu il grimaldello eversivo dell’“incarnazione” sociale pre-moderna della Chiesa, vedono il ritorno dell’organicità comunitaria naturale laddove invece siamo di fronte, nel pervertimento “orizzontalistico” del principio di sussidiarietà, all’unificazione transfrontaliera e reticolare del genere umano in un’organizzazione totale ed umanitaria, ossia cristomimetica e pertanto anticristica, del mondo.
I cattolici conservatori non si rendono conto che non è in atto nessuna “rivincita controrivoluzionaria” ma che al contrario il liberismo trionfante segna  nient’altro che l’ulteriore e, forse, l’ultima fase, coerentemente consequenziale a quella statalista, del processo storico di secolarizzazione. Quel processo che quelli fra essi di origini cattolico-tradizionaliste amano chiamare “Rivoluzione” contrapponendola alla “Controrivoluzione” e che, dal canto suo, Augusto Del Noce suddivideva in una fase “sacrale”, dominata dalle ideologie totalitarie (nazismo, comunismo), che si ponevano come surrogato politico della religione, e dai regimi di massa da esse generati, ed in una fase “profana”, contrassegnata, per il venir meno della fede nelle grandi ideologie, non dal rinascere della Fede cattolica ma dall’imporsi del nichilismo di massa e del relativismo liberale e liberista.
L’abbaglio interpretativo del quale parliamo è analogo a quello di coloro che nel neospiritualismo post-moderno, ossia in quel fenomeno di ambigua religiosità spuria che chiamiamo “new age”, credono di vedere il ritorno della “Tradizione” laddove, invece, si tratta soltanto dell’emergere, senza più veli, della seducente gnosi luciferina.
[...continua]