martedì 9 settembre 2014

Don Julio Meinvielle - Il significato della Canonizzazione di San Pio X

Don Julio Meinvielle

In: DIÁLOGO ” Nº 1, Primavera 1954 e in: Julio Meinvielle, El progresismo cristiano, Cruz y Fierro, Buenos Aires 1983, pagg. 87-93. (fonte: juliomeinvielle.org).
San Pio X


Il significato della Canonizzazione di San Pio X

Pio X è appena stato canonizzato, a quarant'anni dalla sua scomparsa, e molti di coloro che sono stati testimoni del fuoco ardente della sua fede e della sua carità sono ancora viventi. Il segreto della sua santità fu la Fede; non v'era nulla di più naturale ai suoi occhi del soprannaturale. Credeva come respirava, a tal punto sentiva Dio; il mondo della Fede gli era familiare e vi si muoveva comodamente, mentre il mondo tout cour, quel mondo in cui viveva ed operava gli rimaneva estraneo, od almeno gli pareva tale, perchè gli ripugnavano la bruttezza dei suoi orribili pensieri e costumi. Non vi si era immischiato se non costrettovi dalla lotta contro i nemici dichiarati della Chiesa e contro gli avversari nascosti del Dogma, ed in tale lotta la sua Fede intrepida, per mezzo delle sue antenne soprannaturali, captò le ispirazioni divine che gli dettarono decisioni umanamente sorprendenti, impreviste ma potentemente feconde». [1]
Pio X, muovendosi nel mondo della Fede, poteva attribuire il giusto valore allo stato del mondo e valutare la gravità degli errori che lo minacciavano; ed ecco il significato del suo riprovare i vaneggiamenti spirituali causa dello stato calamitoso in cui si trova oggi il mondo.
Tali vaneggiamenti sono di tre tipi; il primo è costituito dalla guerra contro i diritti imprescrittibili della Chiesa dichiarata particolarmente in Francia dal governo massonico di Combes. Pio X, di fronte ad un governo che era impegnato a creare una Chiesa ed un episcopato «nazionale», si levò come un gigante in tutta la maestà della sua autorità sovrana e pronunciò il non possumus; il governo allora ruppe le sue relazioni con la Chiesa, s'impadronì dei suoi beni, proibì ogni atto di culto nelle scuole, nell'esercito ed in tutti gli enti pubblici, negando assolutamente alle congregazioni religiose il diritto d'insegnamento. Pio X con la sua Enciclica Vehementer dell'11 febbraio 1907 riprovò e condannò la legge votata in Francia che stabiliva la separazione tra Chiesa e Stato; «Di conseguenza, ivi affermò, Noi protestiamo solennemente con tutte le nostre forze contro la proposta, il voto e la promulgazione di tale legge, dichiarando che essa non potrà mai valere ad indebolire i diritti imprescrittibili della Chiesa.»
Più pericolosa ancora dell'opera dei nemici esterni è sempre quella dei nemici interni; Pio X agì con ogni energia per scongiurare quel male, tanto frequente oggi come allora nei mezzi di comunicazione cattolici, costituito dall'accomodamento della dottrina e dell'azione politica alle richieste del secolo.
Le correnti soggettiviste, immanentiste ed evoluzioniste che inficiavano la mentalità moderna si stavano infiltrando negli ambienti intellettuali cattolici, determinando nell'ambito dell'esegesi, della storia dei dogmi e di quella della Chiesa, della filosofia e della teologia una interpretazione nuova del Cristianesimo che, di fatto, lo alterava radicalmente e perciò lo distruggeva. Contro questo secondo vaneggiamento spirituale, noto sotto il nome di modernismo, Pio X pronunciò una sentenza di condanna col decreto Lamentabili del 17 luglio 1907 e più particolarmente coll'Enciclica Pascendi del 7 settembre dello stesso anno, nella quale lo qualificò come «insieme di tutte le eresie» [«omnium haereseon conlectum» N.d.R.]
L'adattamento allo spirito moderno sul piano socio-politico determinava errori non meno pericolosi, che potremmo chiamare demo-liberali; Marc Sangnier e la sua squadra del «Sillon», ponendo il popolo come fonte della pubblica autorità, vagheggiava un ordinamento socio-politico fondato sul livellamento delle classi, sognando in tal modo di cambiare le basi naturali e tradizionali della società allo scopo di edificare la società del futuro su altri principî che sarebbero stati più fecondi ed avrebbero portato maggiori benefici rispetto a quelli su cui posa la società cristiana attuale. Contro questo terzo vaneggiamento spirituale, un misto di liberalismo e socialismo, Pio X insegnò in maniera categorica «No, Venerabili Fratelli — bisogna ricordarlo energicamente in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale in cui ciascuno si atteggia a dottore e legislatore, — non si costruirà la città diversamente da come Dio l'ha costruita; non si edificherà la società se la Chiesa non ne getta le fondamenta e non ne dirige i lavori; no, la civiltà non è più da inventare, né la città nuova è da costruirsi sulle nuvole. Essa è esistita, essa esiste; è la civiltà cristiana, è la civiltà cattolica. Si tratta solo d'instaurarla e di restaurarla senza sosta sui suoi fondamenti naturali e divini contro gli attacchi sempre rinascenti della malsana utopia, della rivolta e dell'empietà: omnia instaurare in Christo.» [2]
Tuttavia Pio X comprese che a nulla sarebbero valsi questi pubblici documenti di condanna se la quotidiana conduzione degli affari della Chiesa non fosse stata affidata a persone che fossero veramente uomini di Dio; perciò chiamò accanto a sè, affinché condividesse il governo della Chiesa nella segreteria di Stato, il Cardinale Merry del Val. Di più ancora: un prelato romano, assai discusso ed attaccato, Mons. Benigni, fondò coll'approvazione espressa di Pio X il Sodalitium Pianum, oSapiniére, abbreviato S.P., per scoprire le infiltrazioni moderniste e demo-liberali all'interno della Chiesa e con ciò mantenere la purezza e l'integrità della verità cattolica sul piano del pensiero e dell'azione.
Pio X è stato violentemente attaccato per la fermezza delle sue direttive spirituali; e quando, in ragione della notoria santità della sua vita, non si è avuta l'insolenza di attaccarlo direttamente, è stato considerato «un santo curato di campagna», mentre ci si accaniva contro il Cardinale Merry del Val e contro Mons. Benigni. Una delle obiezioni, apparentemente la più solida, che si sia levata contro la santità di questo Pontefice nel processo di canonizzazione era costituita proprio dalle attività dell'illustre Cardinale e di Mons. Benigni.
Ma invano, come manifestò Pio XII nel suo discorso pronunciato il 3 giugno 1951 in piazza san Pietro in occasione della beatificazione del grande Pontefice. «Ora che il più minuzioso esame ha scrutato a fondo tutti gli atti e le vicissitudini del suo Pontificato, ora che si conosce il seguito di quelle vicende, nessuna esitazione, nessuna riserva è più possibile, e si deve riconoscere che anche nei periodi più difficili, più aspri, più gravi di responsabilità, Pio X, assistito dalla grande anima del suo fidissimo Segretario di Stato, il Cardinale Merry del Val, diede prova di quella illuminata prudenza, che non fa mai difetto nei santi, anche quando nelle sue applicazioni essa si trova in contrasto, doloroso ma inevitabile, con gl'ingannevoli postulati della prudenza umana e puramente terrena». [3]
Ma vi è di più: Pio XII non si è contentato di difendere Pio X ed i suoi illustri collaboratori: ha anche fatto l'elogio positivo delle sue straordinarie qualità: «Col suo sguardo d'aquila più perspicace e più sicuro che la veduta corta di miopi ragionatori, vedeva il mondo qual era, vedeva la missione della Chiesa nel mondo, vedeva con occhi di santo Pastore quale ne fosse il dovere in seno ad una società scristianata, ad una cristianità contaminata o almeno insidiata dagli errori del tempo e dalla perversione del secolo.»
«Lo sguardo d'aquila» di Pio X vide chiaramente anche la questione dell'Action Française e di Charles Maurras; se pure l'incredulità religiosa di Maurras, che aveva perduto la fede in gioventù, aveva raggiunto un grado di sacrilega empietà e di blasfemia in opere come Anthinea e Le chemin de Paradis, tuttavia il programma di azione politica forgiato da Maurras contro il demo-liberalismo della Rivoluzione offriva garanzie di una ferma restaurazione socio-politica in linea col cattolicesimo. La suaAction Française era, sul piano politico, una difesa della Chiesa contro la Rivoluzione. A Camille Bellaigue, che gli chiedeva una benedizione per Maurras, Pio X rispose: «La Nostra benedizione! Ma tutte le nostre benedizioni! E ditegli che è un buon difensore della Fede». [4]
Crediamo opportuno ricordare questi fatti allo scopo di scoprire il pieno significato della canonizzazione di Pio X, in quest'anno 1954; gli errori da lui condannati ed anatematizzati con singolare energia si trovano oggi pienamente, per disgrazia della Francia e del mondo, al loro apogeo: laicismo di Stato, indebolimento della dottrina cattolica, infiltrazioni marxiste, e tali errori hanno fatto presa particolarmente in Francia ed in Italia; gli ultimi avvenimenti verificatisi in questi due paesi in ambito cattolico lo pongono in evidenza.
Ma per fortuna tali errori, sviluppandosi e mostrando così le proprie perverse attitudini, hanno messo in guardia molti tra i detentori di responsabilità, e ciò deve far sì che i popoli cerchino la soluzione dei loro problemi nella direzione segnata dal grande Pontefice; santità di vita ed integrità di dottrina, retta concezione dell'ordinamento economico-politico della città, prudenti ma progressive ed effettive riforme che eliminino le ingiustizie sociali sono le tre condizioni inseparabili per restaurare la città cattolica. Disgraziatamente ai nostri tempi si sono confuse inestricabilmente la riforma delle ingiustizie con l'economia e la politica della sinistra e si è voluta battezzare tale confusione con un sentimentalismo evangelico come surrogato al posto della carità. Il merito eccezionale di San Pio X consiste proprio in ciò, che egli, essendo un lume ardente di autentica carità, ha stabilito le condizioni per cui, senza confusione, fossero correttamente apprezzati i dovuti ruoli sia della verità come pure della giustizia.
Infine la canonizzazione del Papa che condannò il modernismo ed il demo-liberalismo, e ciò proprio nell'anno in cui il suo successore Pio XII sta prendendo energici provvedimenti contro il modernismo di taluni teologi francesi e contro il socialismo dei preti-operai, è segno di felice presagio per la nobile nazione francese. Noi, insieme a tutti coloro che amano la Francia, la Francia di San Luigi e di Giovanna d'Arco, crediamo che debbano compiersi le parole che Pio X pronunciò nel Concistoro del 29 novembre 1911; ivi il Santo Pontefice disse: «Figli di Francia che gemete sotto la persecuzione, sappiatelo, il popolo che ha fatto alleanza con Clodoveo nelle fonti battesimali di Reims si pentirà e tornerà alla sua vocazione iniziale. Verrà il giorno, e noi speriamo che non sia lontano, in cui la Francia, come Saulo in cammino verso Damasco, sarà avvolta da una luce celeste ed udrà una voce che le ripeterà: Figlia mia perché mi perseguiti? E dopo la sua risposta la voce replicherà: Io sono Gesù che tu perseguiti... Dura cosa è per te recalcitrare contro il pungolo, perchè nella tua ostinazione rinneghi te medesima [cfr. At. XXVI, 14 sgg. N.d.R.] Ed ella tremando dirà, sorpresa: Signore, che volete che io faccia? Ed Egli: Alzati, lavati le macchie che ti hanno sfigurato, risveglia i sentimenti sopiti nel tuo seno ed il patto della nostra alleanza e va, Figlia amatissima della Chiesa, Nazione predestinata, Vaso d'elezione, va a levare il mio nome, come in passato, di fronte ai popoli ed a tutti i re della terra». [Traduzione: C.S.A.B.]

NOTE:

[1] T. R. P. Gillet, Appel au bon sens.
[3] Ecclesia de Madrid, 9 de junio de 1951.
[4] Harry Mitchell, Pie X et La France, Les Editions du Cèdre, Paris, 1954.