sabato 6 settembre 2014

L'ETNOCIDIO DEI TIROLESI



Vi segnaliamo questo articolo proveniente dalla comunità degli emigranti della provincia di Trento in Brasile: a loro non risulta la parola "trentino" e "trentini", loro sono tirolesi e la loro terra di origine è il Tirolo.
Questo succede perchè negli ultimi 96 anni hanno avuto a che fare con il Brasile, al quale sembra non interessi di "brasilianizzare" i propri cittadini.
Lo stesso accade in Australia, dove sono molto forti le comunità di espatriati del Litorale; molti triestini in visita, dicono che il vecchio spirito triestino si incontra solo in Australia. Logico, non hanno avuto a che fare con l'Italia negli ultimi 60 anni e nel quinto continente, nessuno si sogna di "australizzare" i cittadini... pertanto i triestini non si immischiano con gli altri emigranti italiani, con i quali non hanno nulla a che spartire. Si sono anche tolti dalle comunità dei "Giuliano-Dalmati", forse perchè non si sentono "giuliani", forse perchè non si sentono "italiani", forse perchè non amano le balle spacciate dagli esuli istriani, a causa dei quali dovettero emigrare.
L'etnocidio del Tirolo era premeditato, già in tempi non sospetti, operavano gli agenti del nazionalismo italiano; sia nella loro patria che in Tirolo. Come prima misura, fu adottata la nuova denominazione "Trentino" (ed anche "Alto Adige" e "Venezia Giulia") come progettato e pubblicizzato da quei pazzi di Isaia Ascoli ed Ettore Tolomei; sempre maledetto sia il loro nome. Tra le altre cose, va sottolineato che entrambi quei delinquenti, non erano originari delle terre che vollero italianizzare: erano di genitori toscani. La tomba di Tolomei è stata fatta saltare in aria diverse volte dai Sudtirolesi incazzati, quella di Isaia Ascoli no e la città di Gorizia (altro territorio che ha subito l'etnocidio italiano) ha una strada ad egli intitolata.
Il documento ufficiale dell'italianizzazione del Tirolo è del 1923, quando il Prefetto Guadagnini fece affiggere un decreto tramite il quale vietava l'uso delle parole "Tirolo" e "tirolesi". L'epurazione dei tirolesi era già in corso come auspicato da quelle poche centinaia di traditori della "legione trentina", anch'essi come i corrispondenti del Litorale, in gran parte discendenti da regnicoli immigrati.
Gli eventuali dissidenti erano già stati eliminati fisicamente (diverse uccisioni sia in Tirolo che nel Litorale, decessi per inedia nei campi di concentramento e nelle fortezze militari italiane) e "rieducati": le morti, la galera, le torture ed i pestaggi, il sequestro dei beni, avevano presto convinto la cittadinanze a non protestare ed i più presi di mira, ad emigrare. Quindi, il sigillo finale del Prefetto.
Ora ci sono almeno 4-5 testate del Regime che usano il nome "Trentino", ci sono dei cagnacci ringhiosi sciolti dalla massoneria che affermano che i "trentini sono veneti" (Gian Antonio Stella). Gli attacchi sono sempre più forti da quando i tirolesi del Welchtirol hanno rialzato la testa... la rifondazione di decine di compagnie Schützen ha fatto impazzire i massoni, che hanno anche organizzato una gigantesca campagna denigratoria per togliere l'Autonomia amministrativa alla Provincia di Trento. Strumentalizzano persino le vicende dell'Orsa Danica, per far odiare i tirolesi italofoni, dagli italiani. Ma quello che è più grave, è che non tutti i tirolesi di Trento sono come i loro connazionali del Brasile: troppi ancora, sono convinti di essere "trentini" ed "italiani", perchè le famiglie non li hanno difesi dal lavaggio del cervello che subiscono dalla nascita.
Ricordando che l'etnocidio è un crimine gravissimo;
ricordando che il loro programma etnocida non è mai stato nascosto ("abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani"), assistiamo all'ennesimo tormento di un popolo che non si vuole sottomettere completamente all'Italia.
Mentre le organizzazioni mondiali (ONU ed Unesco, UE...) , ovviamente, tacciono. Perchè tacciono?  Tacciono per connivenza , è ovvio. Farebbero cio' anche se qualcuno portasse  la questione dell'etnocidio itlaliano dei popoli conquistati nelle loro sedi.


Di Redazione A.L.T.A.