giovedì 17 aprile 2014

Teramo: Mons. Seccia vs "chiesa cattolica ecumenica"

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Paramenti e "sacramenti" simili, ma differenze sostanziali. Sono molti i punti che dividono la chiesa cattolica romana da quella "cattolica ecumenica", importata dagli Stati Uniti, apertamente rivolta al mondo gay, con sacerdoti che celebrano matrimoni omo e, a loro volta, dichiaratamente omosessuali. La curia della diocesi di Teramo-Atri, in Abruzzo, se n’è accorta con colpevole
ritardo.
Prima l’apertura di una “parrocchia” ecumenica ad Alba Adriatica (Te), poi la celebrazione di nozze gay, messe domenicali, visite di vescovi e primati per chiudere. Troppo anche per monsignor Michele Seccia, vescovo della diocesi teramana che ha preso carta e penna per scrivere ai fedeli che è «preoccupato» per la presenza sul territorio «di situazioni in ordine all’amministrazione di Sacramenti, benedizioni pasquali delle case e delle famiglie, nonché affermazioni che possono indurre ad equivoci circa la fede e la vita sacramentale, gli unici sacerdoti legittimi e validamente ordinati per il ministero pastorale nella nostra Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana sono i parroci legittimamente insediati e riconosciuti come tali, e precisamente: don Ezio Mascella, della parrocchia dell’Immacolata a Basciani, don Stefano Galeazzi, Santa Eufemia, e don Ruggiero Gallo, Santa Maria a Villa
Fiore».
Pronta la replica degli ecumenici per mezzo di don Gianni Di Marco il quale ha dichiarato che «Nessuno dei nostri parroci ha mai cercato in nessun modo di offendere il prelato né mai si sono presentati presso abitazioni in nome e per conto della diocesi di Teramo tanto meno su mandato dei parroci romani locali, siamo una chiesa indipendente. Nostro malgrado denunceremo alla
procura questo abuso di intimidazione per ribadire la libertà di ognuno di noi, i tempi dell'inquisizione sono passati da tempo, ma evidentemente per il vescovo di Teramo no».
Dopo la nota del vescovo siciliano che metteva in guardia da “monsignor” Agostino De Caro, presidente dell’arcigay di Agrigento e dragqueen con il nome di Lorella Sukkiarini, e quella del vescovo di Napoli, giunge l’avviso del prelato abruzzese. Nel frattempo la chiesa ecumenica cresce ed ha aperto bottega anche in Umbria con una succursale a Terni ed Amelia mentre è ufficiale la separazione dalla chiesa degli Ultimi di padre Aniello D’Angelo e “monsignor” Donato Leveque.
Insomma, la confusione è tanta ma il sospetto che la nascita della “chiesa cattolica ecumenica” sia orchestrata dalle lobby gay internazionali è sempre più forte: diversamente non si spiegherebbe l’eccessivo favore e partecipazione ai riti di un mondo che con il cattolicesimo è decisamente agli antipodi. Così è stato in America, così è, e lo andremo a verificare nel tempo, anche in Italia. Si avvera, dunque, il desiderio modernista e postconciliarista di una vera e propria chiesa dedicata agli omosessuali condotta dagli omosessuali: roba che non si trova nemmeno nelle chiese luterane riformate del nord europa.
Fino ad oggi, a parte i casi dei tre vescovi, non c’è nessun pronunciamento ufficiale da parte di Roma, che evidentemente tollera la situazione.

di Amos De Luca

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