domenica 20 aprile 2014

Mossad imbattibile? Per nulla: descrizione breve di alcuni flop clamorosi

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di Hilarion Sefardi
 
I sionisti partono spesso dal presupposto che il nemico arabo non faccia progressi e sia incapace di imparare dai propri errori. Golda Meir, ex Primo Ministro israeliano, ignorò nell’ottobre 1973 re Hussein di Giordania, che l'avvertiva di un incombente attacco di Egitto e Siria, ritenuto da Aman (il servizio segreto militare d'Israele) improbabile perché preventivo e, dunque, non nello "stile" arabo. Quando, pochi giorni dopo, l'esercito siro-egiziano attaccò, colse Israele completamente impreparato. Il capo di Aman fu costretto a dimettersi.
La sottovalutazione degli avversari è costante (Ben Gurion aveva paragonato gli Arabi ai bambini, altri avevano accostato i Palestinesi agli animali) e ha sicuramente contribuito a molti dei fallimenti dei servizi segreti israeliani. Va anche detto che l’entità sionista ha "pompato" l'immagine della propria intelligence, amplificandone mediaticamente il raggio d'azione e le conoscenze e favorendone una immeritata fama, sostenuta anche dai governi occidentali. Come disse Stansfield Turner, capo della CIA dal 1977 al 1981, il Mossad è un'agenzia di intelligence mediocre, ma eccellente nelle pubbliche relazioni.
Nella realtà, molte operazioni del Mossad hanno fallito o sono state raffazzonate: di seguito una sintetica lista.
1. Già nel 1954, il governo egiziano smascherò una rete di spie egiziane ebree impegnate in attacchi terroristici contro obiettivi britannici e statunitensi, proprio mentre erano in corso i negoziati per il Canale di Suez (quello che poi sarebbe diventato noto come caso Lavon). Quando le spie furono portate dinanzi a un tribunale, i media israeliani affermarono che l'Egitto non aveva prove, stava mentendo, che il tutto era una cospirazione antiisraeliana, e che fomentava l'antisemitismo. Un riflesso pavloviano, potremmo dire, divenuto pressoché automatico ogniqualvolta le politiche di Israele finiscono sotto esame.
Peccato che l'Egitto avesse ragione, e la débacle fu tale che condusse alle dimissioni dell'allora Ministro israeliano della Difesa, Pinhas Lavon. Una delle spie morì suicida in carcere, due furono condannate a morte, le altre vennero liberati 14 anni dopo.
2. Il secondo caso riguarda una spia israeliana, Elie Cohen, incaricato di infiltrarsi in Siria fingendosi un benestante cittadino siriano di orientamento nazionalista. Un caso che ha fornito spunto per un romanzo e per almeno un paio di film, ma che è stato molto esagerato, dal momento che Cohen non era certo lo 007 di alto livello voluto dalla propaganda (di fatto adibì la sua abitazione a bordello per l'intrattenimento di molti Siriani, ma non giunse mai a conoscenza di segreti rilevanti); i suoi rapporti con l'allora presidente Amin Hafiz furono di sana pianta inventati da Israele.
3. Stando alla letteratura propagandistica, uno dei più grandi successi del Mossad fu la caccia al "principe rosso" e l'uccisione degli autori palestinesi ("Settembre Nero") dell'attentato agli atleti israeliani che partecipavano alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Il Mossad non aveva però compreso la realtà del movimento Settembre Nero, e aveva creduto centrale il ruolo del "principe rosso" Abu Hasan Salamah, figura in realtà marginale.
Così, non solo il Mossad passò anni a dare la caccia ad Abu Hasan, ma nel 1973 riuscì anche ad uccidere (in Norvegia) un innocente cameriere marocchino, Ahmed Bouchiki, scambiandolo per l'obiettivo palestinese: la vicenda divenne poi nota come "caso Lillehammer", dal nome della cittadina scandinava teatro dell'assassinio. Metà degli agenti che avevano organizzato l'agguato furono arrestati dalla polizia norvegese, e poi rilasciati. Più tardi fu ucciso anche Wael Zuaytir, un docente palestinese del tutto alieno a Settembre Nero.
Finalmente nel 1979 gli agenti del Mossad eliminarono Abu Hasan, in un'operazione descritta come "chirurgica", ma che in realtà consistette in un'autobomba collocata nel centro di Beirut, che esplodendo provocò 8 morti e 18 feriti tra i civili.
La mente che stava davvero dietro a Settembre Nero risultò poi essere Abu Dawoud, nom de guerre di Mohammed Oudeh, che nel 1996 fece ritorno in Palestina grazie ai trattati di Oslo, nel 1999 pubblicò le sue memorie - in cui rivelava di essere stato l'ideatore dell'attentato di Monaco - e oggi pare viva in Siria.
4. A Cipro, nell’aprile del 1991, quattro agenti segreti furono arrestati mentre piazzavano alcune miscrospie nell'ambasciata iraniana. Se la cavarono con una semplice ammenda.
5. Washington, novembre 1995: si scoprì che Jonathan Gay Pollard, ufficiale della marina, era un infiltrato dei servizi segrati israeliani che forniva al Lakam, una organizzazione segreta che si occupa di spionaggio scientifico, migliaia di documenti top secret. Due anni dopo venne condannato all'ergastolo e tutti i tentativi di Gerusalemme per farlo liberare furono vani.
6. Il leader di Hamas Khaled Mashal fu vittima nel 1997 di un fallito attentato che aveva per mandante Netanyahu, in rappresaglia contro l'attentato kamikaze al mercato di Mahane Yehuda che aveva causato 16 vittime e 178 feriti. Mashal era considerato il capo del ramo giordano del movimento di Hamas. La dinamica fu la seguente: due agenti del Mossad entrarono in Giordania con passaporti canadesi falsi, attesero Mashal all’ingresso del suo ufficio e lo aggredirono iniettandogli un veleno a effetto rapido. Poco dopo furono arrestati.
Il re Hussein di Giordania chiese subito a Netanyahu di fornire l’antidoto, minacciando in caso contrario la rottura delle relazioni diplomatiche e un processo per gli agenti detenuti. Il Primo Ministro israeliano dapprima rifiutò, ma di fronte alla gravità diplomatica dell’episodio e al rischio di denuncia del trattato di pace del 1994 tra Israele e Giordania, Clinton intervenne costringendo Netanyahu a fornire l’antidoto, che fu recapitato alla clinica dove Mashal era in cura - salvo poi scoprire che i medici avevano già individuato e somministrato l’antidoto che gli salvò la vita.
I governi israeliano e giordano negarono l’esistenza di uno scambio di prigionieri, ma è un fatto che il leader spirituale di Hamas, Ahmed Yassin, fu liberato immediatamente dopo l’estradizione degli agenti israeliani, e non fu l’unico detenuto che Israele rilasciò in quel frangente.
7. Dicembre 1997: Yéhouda Gil, ex agente del Mossad, falsificò una serie di rapporti sulla Siria. L'obiettivo era far scoppiare una crisi diplomatica con Damasco, magari una guerra. Il tentativo fallì, Gil venne arrestato e processato.
8. Febbraio 1998: un’operazione segreta a Berna contro un’imprecisata minaccia terroristica fallì per una serie di marchiani errori degli agenti (es. atterrare in Svizzera tutti insieme, parlare tra di loro a voce alta in ebraico). Quando un'inquilina del palazzo dove stavano piazzando alcune “cimici” venne svegliata dai loro rumori e chiamò la polizia, gli agenti (tre uomini e due donne) cercano di giustificarsi dicendo che due di loro volevano consumare un amplesso nella cantina del palazzo, mentre gli altri attendevano fuori;  uno di loro tentò di impietosire i poliziotti fingendo un attacco cardiaco.
9. I fallimenti dell'intelligence israeliana durante il conflitto in Libano (2006) azzoppano decisamente l'immagine del Mossad agli occhi degli Arabi. Nell'estate 2006, i servizi segreti affermano di aver catturato alcuni soldati iraniani nel sud del Libano, il che risulta poi essere un errore, così come per errore viene sequestrato un povero fattore libanese la cui unica colpa era chiamarsi Hassan Nasrallah - come il segretario di Hezbollah - ma che ovviamente non aveva niente a che vedere con Hezbollah. I media arabi, tra il perplesso e il divertito,  si domandarono se davvero il Mossad non aveva immaginato che nel Paese potessero esistere omonimie.
10. Gennaio 2010: in un albergo di lusso a Dubai viene ucciso Mahmoud Al-Mabhouh, un comandante di Hamas. Grazie alla prontezza di riflessi della polizia di Dubai, le foto dei killer fanno rapidamente il giro del mondo, i passaporti impiegati vengono “messi alla berlina” e i loro (veri) nomi circolano nella lista dei ricercati dell'Interpol.
11. Ben Zygier era un israeliano con doppia cittadinanza (australiana), veterano dell’esercito israeliano (IDF) e agente del Mossad. Era detenuto da alcuni mesi nella prigione di massima sicurezza Ramla, dove morì nel dicembre 2010, apparentemente impiccandosi, nonostante la sua cella d’isolamento fosse pensata per essere suicide-proof e fosse controllata 24/24h da telecamere (quella cella aveva prima di lui ospitato Yigal Amir, assassino dell'ex premier Isaac Rabin).
Le ragioni della detenzione del “prigioniero X”, com’era identificato, non furono mai rese note. In un autentico clima di censura, i mass media israeliani furono pregati di non dare alcuno spazio alla vicenda: l’unico sito (Ynet) che aveva provato a dare la notizia di questo prigioniero, “misterioso” come i suoi capi d’accusa, fu costretto dopo poche ore a oscurare l’articolo. L’opposizione parlamentare scavalcò poi la censura e rese possibile per i mass media nazionali di divulgare la vicenda.
Nel 2012, la tv australiana ABC comincia a indagare sulla storia di Zygier e deduce, tra le altre cose, che la ragione della prigionia poteva essere l’aver involontariamente sabotato un’operazione di massima segretezza volta al recupero dei corpi dei soldati israeliani dispersi in Libano dai tempi dell’invasione del 1982. Zygier era però solo indiziato e in attesa di processo. Tra l’altro, dal 2003 Israele aveva assicurato che non esistevano più detenzioni straordinarie, fuori dagli standard giuridici internazionali, dato palesemente falsificato dalla vicenda del “prigioniero X”.
Fonti kuwaitiane riportano invece che Zygier avesse offerto alle autorità di Dubai di rivelare l’identità dei killer di Mahmoud Al-Mabhouh, comandante di Hamas ucciso quello stesso anno dal Mossad, ma la polizia di Dubai smentisce successivamente. Altri media australiani suggeriscono che Zygier stesse per “cantare” riguardo all’impiego di passaporti stranieri falsi da parte del Mossad; Der Spiegel ipotizza che Zygier avesse rivelato i nomi di due spie israeliane infiltratesi in Hezbollah.
Presso la Knesset è stata aperta un’indagine a porte chiuse, nell’ambito della Sottocommissione parlamentare per l'intelligence del comitato Affari stranieri e Difesa.
12. Giugno 2011, super beffa: i siti internet dell’IDF, di Shin Bet (l’agenzia israeliana per la sicurezza) e del Mossad, insieme ad altri due siti istituzionali, risultano inaccessibili per ore, due giorni dopo che il gruppo internazionale di hackers Anonymous ha minacciato un cyber-attacco a Israele. Quest’ultimo avrebbe a quanto pare riguardato l’operazione con cui la flotta israeliana aveva sorpreso e abbordato un’imbarcazione di attivisti diretti a Gaza.
Una portavoce dell’IDF fornisce la (poco credibile) versione ufficiale: i siti sono andati offline per un errore del server.
13. Ottobre 2011: per ottenere la liberazione di un israeliano (con doppia cittadinanza statunitense) detenuto al Cairo con l’accusa di spionaggio, Ilan Grapel, Israele è costretta a liberare 25 detenuti egiziani.
14. Febbraio 2014: si apre a Ismailiya, sul canale di Suez, un processo per spionaggio per conto di Israele, a carico di cinque membri del Mossad e di tre cittadini egiziani (questi ultimi in stato di arresto).
 
fonti: Al Jazeera, Jerusalem Post, Corriere.it, Lettera43, DailyStar, Repubblica.it, Wikipedia