giovedì 11 giugno 2015

LA FEDE, PRIMA FONTE DI OGNI CAPITALE (Estratto dall'opera di mons. Delassus "Il Problema dell'ora presente" Tomo II°)


In compendio la legge del capitale può formularsi così:
1° La ricchezza deriva dal lavoro. Il lavoro mettendo in opera gli elementi forniti da Dio nella
natura, dà loro utilità e valore. I nostri occhi lo possono constatare ad ogni momento ed in ogni
ordine di cose. È il lavoro che fin dal principio del mondo stimola il coraggio.
2° Il lavoro produce in ragione del capitale messo a disposizione.(1) Nell'antichità, quando l'uomo
non aveva che gli strumenti offertigli dalla natura, o i primitivi utensili, il lavoro non rendeva che
pochissimo in ragione dell'enorme fatica delle moltitudini servili; oggidì dà assai di più sotto la
mano d'un fanciullo. La ragione è che questo fanciullo, dalle deboli dita, può trattare macchine
meravigliose che il capitale accumulato dai secoli precedenti ha permesso di creare, di sviluppare,
di perfezionare. Tutte le nostre industrie, nel loro cammino, nei loro progressi, dimostrano ogni
giorno che, più grande è il capitale - materie prime, macchine ognor più perfezionate, denaro che
procura le une e le altre - e più la produzione è abbondante.
3° Il capitale riposa sulla virtù. È dessa che gli ha dato origine, che lo conserva e lo impiega
utilmente. Nell'antichità, l'abbiamo detto, è la forza che ha creato i primi capitali e li ha messi in
riserva. Essa non ha potuto, nel corso di quattro mila anni, di sei mila anni, forse più che ha durato il
suo regno, produrne una quantità incomparabilmente minore di quello che ha procurato in due mila
anni la virtù cristiana. Oggi la violenza più non esiste: alla schiavitù è succeduta la servitù, alla
servitù il salariato, cioè la rimunerazione del lavoro libero. Oggi ogni uomo è libero di lavorare o di
poltrire; ogni uomo ha la libera disposizione del suo salario. Egli può a suo piacere spenderlo in
superfluità o mettere in riserva quello che la sua fame non esige. Egli non subisce altra forza che
quella che viene dalla sua anima e dalle sue abitudini di virtù, cioè dall'impero ch'essa prende ed
esercita sopra se stessa per vincere la sua pigrizia e raffrenare i suoi appetiti. Quanto più queste
abitudini si fortificano nell'individuo, nella famiglia, nella società, e tanto più il capitale
rapidamente si accresce; quanto più s'affievoliscono, e tanto più si accelera la rovina, così per i
popoli, come per le famiglie e per gl'individui.
4° La virtù riposa nella fede. Essa non esisteva nell'antichità, ed è perciò che fu resa necessaria la
schiavitù. Non ha cominciato ad esistere che colla predicaziore del Vangelo. Essa scema ovunque,
di mano in mano che le verità soprannaturali perdono il loro ascendente sopra le anime. Non è che
la speranza dei beni eterni che abbia potuto abituare gli uomini a far continuamente alla loro natura,
pigra da una parte, avida di godimenti dall'altra, questa doppia violenza, d'imporsi la fatica, e di non
approfittare subito del frutto dello sforzo. La potenza dello spirito cristiano per la formazione della
ricchezza nelle società moderne è un fatto talmente incontestabile, che fu esplicitamente
riconosciuto dagli scrittori che sono ai giorni nostri gli avversari più dichiarati della verità sociale
cristiana. "Il cristianesimo - scrisse Pelletan - avea predicato alla razza del Nord, assisa sopra un
suolo ancor vergine, la dottrina della privazione, della continenza, e involontariamente senza
saperlo, avea contribuito a sviluppare il risparmio, e col risparmio la ricchezza ... La ricchezza
immobiliare saliva di giorno in giorno, successivamente accresciuta dalla mano d'opera di ogni
famiglia. Il podere, la masseria, la chiusa, la fabbrica, uscivano ad una ad una dalla terra come una
seconda vegetazione".(2) Gli scrittori che hanno studiato più profondamente la vita dei popoli
cristiani del medio evo riconobbero il fatto nel modo più esplicito. Ma, si dirà, non si veggono degli
operai senza fede, mostrarsi coraggiosi ed economi? Senza dubbio. Ma si consideri che
appartengono, pel fatto e pel sangue, ad una razza cristiana ove il lavoro e la temperanza si sono
acclimatizzati da diciannove secoli. Penano ed economizzano per atavismo, per la forza
dell'esempio, in vista del bene temporale che risulta dalla pratica di questa virtù. Solamente, mano a
mano che la fede si oscura nella società, gli appetiti riprendono il sopravvento nel popolo. Lo si
vede anche troppo. L'applicazione al lavoro non è più presso l'operaio quello che era cinquant'anni
fa, ed il lusso - cioè la spesa inutile - progredisce di giorno in giorno.
5° E come la fede viene predicata, conservata e tenuta viva dal clero, è una verità certa,
incontestabile che - nelle nostre società cristiane d'onde è sbandita la schiavitù - è il clero il primo
ed il più fondamentale produttore di ricchezze. Da lui infatti, dal suo insegnamento, dalla moralità
che il suo insegnamento ed i sacramenti che amministra, producono nelle anime, è derivata l'attuale
ricchezza dell'Europa; egli, meglio d'ogni altro, può mantenerla e svilupparla. Senza di lui, e senza
del suo ministero, questa ricchezza sociale si dilegua e si sperde anche allora che ha potuto
formarsi; a più forte ragione, è difficile, per non dire impossibile, di formarsi. Vedemmo ciò che fu
nell'antichità pagana. Per finire di convincerci, vediamo ciò che è fuori del cristianesimo. I
centoquaranta milioni seguaci di Brahma sono rinchiusi dalle loro credenze in caste gerarchiche,
sottratte al lavoro, che lasciano ai più miserabili la cura di coltivare la terra e di fare il commercio
assolutamente necessario. I trecento milioni di seguaci di Budda si applicano a diminuire ogni
bisogno e ogni desiderio, in vista di arrivare alla insensibilità perfetta che è il loro ideale. Si
comprende ciò che può essere presso un tal popolo l'agricoltura e l'industria. I quattrocento milioni
di Cinesi attivi, perseveranti, rimangono tuttavia attaccati all'abitudine, perchè la loro religione li
tiene per quanto può nell'isolamento. I cento settanta milioni di musulmani, curvati sotto la legge
del fatalismo, aspettano, in un sovrano disprezzo del lavoro, che le necessità dell'esistenza si
soddisfino da se medesime. La vera regola dei desiderii e degli sforzi si trova solamente nel
cristianesimo. Esso stimola il lavoro nell'atto stesso che protegge gli uomini contro l'amore
disordinato dei beni della terra.
B. de Saint-Bonnet paragona la società ad un lago, ed il capitale da essa posseduto alla massa delle
acque versatevi dai torrenti delle montagne. "Ogni lago - dice egli - si tiene al livello del suo canale
scaricatore, questo non può sbagliare d'un millimetro. Se il vaso ha una crepa sulla spiaggia, il
fluido n'uscirà in proporzione. Il capitale è ammassato nel recinto della virtù. Là dove la virtù
declina, il capitale sparisce". Questo si constata ogni giorno nelle famiglie, e per ciò che spetta alle
società, basta, per non parlare che del capitale-danaro, vedere la cifra del nostro debito pubblico e lo
spaventoso crescendo che prende di anno in anno a misura che lo Stato e la società si svincolano
dalle leggi della morale cristiana e si scostano dai principii della fede.
Da tutto ciò si deve conchiudere che la scienza economica si è acciecata tenendo il suo sguardo
ostinatamente fisso sulla terra. Insomma, gli agenti del cielo sono i primi ed i principali agenti dei
beni della terra.
Al primo aspetto, sembra che il Vangelo combatta la formazione del capitale. Egli insegna a non
troppo preoccuparsi del dimani, perchè ciascun giorno basta a se stesso. Egli esalta i tesori del cielo
in confronto di quelli della terra, che i vermi e la ruggine corrodono ed i ladri involano. Pone
l'avarizia nel numero dei peccati capitali. Ma predica il dovere, condanna l'ozio, intima la guerra a
tutte le passioni, fa praticare la rinunzia, questo distacco dalle soddisfazioni momentanee, che è la
condizione d'ogni economia. Si calcoli la quantità di distruzioni inutili che si operano tutti i giorni là
ove il Vangelo non ha stabilito il suo impero, e là dove l'ha stabilito, man mano che il suo
ascendente s'infiacchisce. Cominciando dai gradi più elevati della scala sociale fino ai più infimi, si
calcolino gli enormi tributi pagati dall'umanità alla crapula ed agli altri vizii, alla smania del godere
e del comparire; si pensi a tutte le costose superfluità inventate dalla vanità e propagate dai
pregiudizii; si fermi lo sguardo sui pubblici poteri che moltiplicano le spese improduttive, che dico?
impiegano le pubbliche ricchezze, estorte con imposte esorbitanti, per corrompere lo spirito
pubblico e per soffocare la fede nel suo germe! Di modo che, tutto divorando il capitale acquistato,
lo Stato fa quanto può per impedire che si rinnovi. Oh! quanto la potenza produttiva del lavoro e del
capitale sarebbe accresciuta, se la Chiesa fosse meglio ascoltata, e se lo spirito cristiano più
intimamente informasse i costumi! Non si potrebbe dire il grado di meravigliosa ricchezza in cui
rapidamente perverrebbe un popolo che seriamente praticasse il Vangelo, poichè altri limiti allo
sviluppo della pubblica ricchezza non sì vedono se non quelli imposti dall'affievolimento della
virtù. La Redenzione che nostro Signore Gesù Cristo ci ha procurato è per l'anima senza dubbio, ma
liberando l'anima, ha liberato il corpo e la natura stessa che il peccato ha fatto maledire.
Ecco quanto il clero ed il popolo devono sapere. Devono sapere che il prete ha creato la ricchezza in
Europa, ed è lui che, ancora attualmente, ne porta la sostanza.(3) Fate che egli sparisca o venga
paralizzato nella sua azione, che non possa più infondere la fede e la virtù nelle anime, non
solamente la ricchezza ed il benessere che ne derivano cesseranno di svilupparsi, ma il fondo
generale della società a poco a poco per le mille fessure del vizio si dileguerà, ed il mondo rivedrà
la miseria, l'universale miseria dell'antichità pagana.
I frutti necessari alla vita umana non possono ottenersi se non per mezzo del lavoro; il lavoro non
produce se non in proporzione del capitale posto a sua disposizione; il capitale non si sostiene se
non per la vigoria dell'anima; la vigoria dell'anima deriva dalla virtù e la virtù dalla fede: cinque
punti che non devono mai essere perduti di vista da quelli i quali si preoccupano del miglioramento
dei destini del popolo. Senza dubbio, niente li impedisce di far ricorso ai mezzi d'ordine secondario,
ma se essi non aspirano dapprima a restaurare la fede nelle anime e nella società, i loro sforzi
saranno di niun effetto; se, in mancanza d'una potente azione per un risveglio religioso, la fede
continua a decrescere, la miseria, checchè si faccia - aumenti di salario, istituzioni di credito,
pensioni operaie, ecc. ecc. - non farà che aumentare e s'inasprirà precisamente per quei rimedii
stessi che le si vorranno amministrare. La religione sola può dar pane a tutti.
Perciò B. de Saint-Bonnet non temeva di dire: "È un tradimento per un prete il far portare la
questione sociale fuori della fede. O democratici, tutti i vostri sistemi sono per far credere che si
può prosperare senza di essa. Laddove, quello che sopratutto ed innanzi tutto è necessario, si è il
dimostrare all'uomo grossolano dei nostri giorni quanto i suoi interessi in questo mondo dipendono
da' suoi interessi nell'altro".

Note:

(1) Il capitale da un secolo, nei paesi ove è maggiormente sviluppato, ha prodotto per la classe
operaia tre o quattro volte più lavoro rimunerativo che prima non esisteva. Negli Stati Uniti, in
Inghilterra, nel Belgio, in Germania, in Francia il numero degli operai industriali ha potuto
raddoppiare, triplicare, quadruplicare e trovar in mille grandi industrie l'impiego utile delle loro
braccia, mentre nei paesi di un suolo ricchissimo, ma povero di capitale, come la Sicilia ed il regno
di Napoli, il popolo grida alla miseria, perchè manca di un lavoro convenientemente rimunerativo.
Nei paesi di vistosi capitali, il lavoro non fa che estendersi per ripartirsi su d'una popolazione
sempre più numerosa.
A Roubaix, per esempio, in sessant'anni il numero degli operai è divenuto dieci volte maggiore ed il
salario raddoppiato, il capitale ha fornito alla classe operaia dieci volte più lavoro e venti volte più
ricchezza. D'altra parte, per questo fatto stesso che i capitali moltiplicano dovunque le nuove
imprese, essi offrono agli operai grande opportunità di scegliere ove l'impiego delle loro braccia e
delle loro attitudini è assai più libero che nei paesi senza capitali. (Vedere per lo sviluppo di queste
considerazioni: Le droit naturel di R. Castelein, S. J.).
(2) Professione di fede del secolo XIX, p. 293, 1a ediz.
(3) Il che vuol dire ch'egli ne sostiene gli elementi o i principii. (Nota del Traduttore).