lunedì 8 giugno 2015

IL CAPITALE-UOMO (Estratto dall'opera di mons. Delassus "Il Problema dell'ora presente" Tomo II°)

Essendo il capitale ciò che abbiamo detto, non fa meraviglia che l'uomo abbia foggiato questa cosa
preziosa e potente fra tutte, con un nome dedotto da se stesso, da quello de' suoi membri riputato il
più nobile, quello da cui tutti gli altri ricevono movimento e vita: Caput, il capo.
Il capitale è veramente il caput della società, la quale per mezzo di esso si è formata ed elevata a
civiltà ed, elevandosi, non ha cessato di condurre l'uomo stesso verso le altezze della perfezione.
Perciò, uno dei segni più caratteristici della miseria intellettuale e morale dei tempi nostri si è che la
parola la quale esprime tal cosa sia vituperata, e che le cosa medesima sia oggetto di maledizione.
E, degradazione ancora più profonda, non è soltanto il capitale-denaro che si vuol maledire, ma il
capitale-religione, il capitale-carità, il capitale-esercito, il capitale-magistratura, tutto quello che
costituisce una società incivilita.
La setta che ha giurato la morte della società cristiana, si travaglia per distruggere lo stesso capitaleuomo.
Antoine Blanc de Saint-Bonnet. 

Imperocchè l'uomo, al giorno d'oggi, è lui stesso ed in se stesso un capitale. Nel corpo come
nell'anima egli porta il frutto del lavoro e del risparmio delle generazioni precedenti.
"Colui che ha studiato le cose a fondo - dice de Saint-Bonnet - sa che dopo il primo impulso dato
all'uomo da Dio, l'uomo ha creato il suo suolo, il suolo ha creato il clima, il clima ha creato il
sangue, il sangue ha moltiplicato le nazioni e le nazioni hanno innalzato le anime.
"E quegli che ha passo passo seguito i popoli sa che quando le anime si sono affievolite, le nazioni
perirono, il sangue ridivenne povero, il clima inabitabile, il suolo ingrato, e la rude natura che ci
avea insegnato ad usare delle nostre forze, occupò di nuovo la terra".
Abbiamo dimostrato che l'uomo ha creato il suolo, ha fatto della pietra frantumata una terra
vegetale. Il suolo coltivato ha creato il clima; di mano in mano che le foreste furono abbattute, i
fiumi regolati, le paludi prosciugate, l'atmosfera si è purificata.
Il risanamento del suolo, dell'aria, dell'acqua ha prodotto quello del sangue. L'ultima Esposizione
universale ce ne diede una nuova prova in quella carta della malaria che l'Italia esponeva alla
sezione d'igiene. Vi si vedeva quanto è breve la vita nei paesi delle febbri palustri, si vedeva una
sequela di miserie che s'impadroniscono del bambino nella culla per accompagnarlo fino al termine
d'una esistenza piena d'infermità. Cacciate queste miserie, l'uomo riprende vigore in ragione della
diligenza che mette nel prosciugare le paludi.
Col risanamento del suolo la lebbra, l'elefantiasis hanno a poco a poco abbandonato le popolazioni.
Il clima così purificato, scaccia il linfatismo dalle nostre vene; una fibra più robusta aumenta il
volume dei nostri muscoli, dei polmoni e della polpa cerebrale. Il cervello sviluppato abbellisce il
sembiante. E siccome tutto questo non facevasi che mediante l'energia che l'anima dispiegava, essa
si sviluppava, si perfezionava nell'uomo in proporzione ch'egli si formava e perfezionava tutte le
cose intorno a sé.
Per siffatto modo l'anima incivilita, in quanto è incivilita, fa pur essa, col suolo coltivabile e col
corpo risanato, parte del capitale umano.
Parimenti avviene della gerarchia sociale. Perché l'uomo uscisse dallo stato selvaggio in cui il
peccato l'avea gettato, egli fu da prima obbligato, come abbiam detto, di lavorare più che il bisogno
lo esigesse. Questo però non è bastato; gli fu poi necessaria la temperanza, il freno imposto alla
concupiscenza che pretende di usare e godere tutto e subito. Quelle furono le prime virtù; entrando
nella sua anima, esse aprirono il varco alle altre. Coloro che si dedicarono al lavoro, formarono la
base della società e costituirono le classi inferiori; coloro che seppero dominare la concupiscenza, si
elevarono più alto e diedero origine alle classi medie; coloro che aprirono i cuori alla carità,
calpestando l'egoismo, inchinandosi verso i loro fratelli per farli salire più in alto, costituirono la
classe dei migliori, l'aristocrazia.
Ohimè! è sopratutto questo capitale, la gerarchia fondata sul merito, che la Rivoluzione vuole
distruggere, - e troppo bene vi è riuscita, - colle sue idee di eguaglianza e co' suoi sforzi per
istabilire la società su questa base rovinosa; è contro di essa che protestano e si scagliano le
democrazie di ogni titolo e gradazione. La sua sparizione porterà necessariamente la rovina di tutto
il resto. Come disse assai bene de Saint-Bonnet, il capitale nelle nazioni è sempre in proporzione
della loro aristocrazia; intendo il capitale nel gran senso della parola che comprende tutto quello che
abbiam visto. La proposizione può sembrar troppo assoluta, ma quello che si dirà più oltre finirà per
giustificarla.
Ed ora, se noi stacchiamo il nostro sguardo dal complesso per rivolgerlo all'individuo, noi vedremo
che anch'egli non è quello che è se non pel capitale concentrato in lui.
"L'uomo fatto - ha detto G. B. Say - è un capitale accumulato".
Vedete questo operaio: il tirocinio ha accumulato nella sua testa e nelle sue braccia l'esperienza e
l'abilità di coloro che l'hanno preceduto nel mestiere. Si dica lo stesso dell'artista, dello scienziato,
del soldato, del magistrato, del prete. Ciascun di loro porta nella sua anima e nelle sue membra le
conoscenze e le capacità di quelli che lo precedettero nella carriera. L'educazione ha loro fatto
raccogliere i tesori di scienza, di saggezza e di virtù che gli sforzi successivi delle generazioni
precedenti hanno ammassati.
"Vedete questo giovinotto di vent'anni - dice M. de Saint-Bonnet - la società ha largito a lui il suo
più squisito capitale: l'amor della giovane madre, innumerevoli sacrifizii del padre, conforto
continuo della religione, esempi, lezioni, idee di tutti; egli è la sua più pura ricchezza. Se questo
giovanotto si abbandona alla dissolutezza, tutto in lui perisce".
Questo avviene perché come il capitale si accumula, così eziandio si dissipa, tanto nelle nazioni
quanto negli individui; non solamente il capitale-denaro, ma il capitale morale, il capitale
intellettuale, il capitale educazione ed il capitale istituzione. E sì negli individui come nei popoli,
dalla diminuzione del capitale morale incominciano tutte le rovine. La moralità, l'abbiamo visto, è
la condizione essenziale della formazione del capitale; altrettanto deve dirsi della conservazione; se
essa perisce, tutto perisce. Nell'anima si trova la sorgente feconda d'ogni fatta di capitali, ma in essa
trovasi altresì il pozzo senza fondo in cui tutto va a seppellirsi, quando essa perde la sua virtù, la sua
moralità.
Cominciando dal Rinascimento, la santa Chiesa ch'era stata l'educatrice dei popoli moderni,
l'istitutrice della loro moralità, cominciò a perdere sopra di essi il suo impero, e questo fu il
principio della nostra decadenza. Si manifestò da prima nelle arti. Come avvenne che lo slancio
dato verso il bello dall'idea cristiana siasi arrestato al quattordicesimo secolo, poi non abbia cessato
d'indebolirsi, in modo che non sappiamo più immaginare, non sappiamo più creare, ma copiar
solamente ciò che i nostri padri aveano inventato son già sei secoli?
Il medesimo indietreggiamento avvenne, nel medesimo momento, nell'ordine delle idee. Dacché la
Chiesa non ne ebbe più la direzione, dacché la filosofia volle emanciparsi dal dogma e concentrarsi
in se stessa, precipitò di sistema in sistema fino a voler stabilire la identità tra il sì ed il no, tra
l'essere ed il non essere.
Senza dubbio. le scienze fisiche hanno fatto, da due secoli in qua, immensi progressi. Ma esse non
sono nate che dalla civiltà cristiana, e quando questa civiltà fu pervenuta ad un certo sviluppo. Di
più, procedendo dall'osservazione, e non prendendo, come la metafisica e l'arte, la loro sorgente
nella profondità dell'anima, esse sono, per ciò stesso, d'ordine inferiore, e non potrebbero sollevare
l'intelligenza alla stessa altezza, dare ai cuori gli stessi godimenti e la medesima nobiltà. Esse hanno
accresciuto il benessere del corpo per alcuni, per altri lo hanno diminuito. Si son mai visti esseri
umani più stentati degli operai addetti alla fabbricazione dei prodotti chimici?
D'altronde servono anch'esse a dimostrare l'impero della moralità negli affari umani. Per l'abuso che
se n'è già fatto, le scienze fisiche mettono nel dubbio se, alla fin fine, non saranno funeste
all'umanità.
Luigi XIV di Francia. 

Dopo l'azione deprimente del Rinascimento, viene quella più funesta del filosofismo, il quale
assalendo direttamente la fede, abbassa sempre più il livello della pubblica moralità.
Luigi XIV, bisogna pur dirlo, avea preparato questo rilassamento morale. Allontanando la nobiltà
dalle sue terre, dove viveva con semplicità e cristianamente, adempiendo il suo compito che è di
dare l'esempio alle circostanti popolazioni, egli ne fece una corte simile a quella dei Sovrani
dell'Oriente. Pervertita così la nobiltà, ben presto comunicò la sua corruzione alla borghesia, la
quale in appresso le fece crudelmente espiare lo scandalo che le avea dato, ma essa medesima, dopo
la Rivoluzione, non cessò di pervertire il popolo. In guisa che oggi la moltitudine è senza fede e
senza morale!
La più gran parte del capitale ammassato dai secoli cristiani è oggidì dissipato. Capitale
d'istituzioni: chi farà il conto di quelle che la Rivoluzione ha distrutte! capitale di tradizione e di
educazione, capitale religioso, morale, artistico. La ricchezza stessa, malgrado le contrarie
apparenze, svanisce. Invece di riposare sull'acquisto, le società moderne sono sospese sopra l'abisso
che da se medesime si sono scavate coi prestiti da una parte, e colla propaganda delle idee socialiste
dall'altra.
Ed ecco che da un secolo l'educazione universitaria versa nella società turbe di giovani scettici, e da
vent'anni la scuola neutra le ritorna empi quei figli che la Chiesa avea battezzati.
Si deve disperare? No. Le nazioni cristiane sono sempre sanabili finché hanno nel clero gli uomini
incaricati da Dio di rialzarle colla predicazione, di sostenerle coi sacramenti, d'innalzarle sempre più
coll'esempio delle loro virtù. Vos estis sal terrae, vos estis lux mundi. Si deve alla presenza del clero
ed alla sua azione se la società nella sua caduta incominciata sei secoli fa, non è ancor precipitata
fino al fondo; si deve a lui se in qualche luogo e per qualche tempo si è risollevata; a lui sarà pur
debitrice della sua prossima risurrezione, se gli ultimi tempi non sono ancor giunti.