domenica 3 novembre 2013

Lettera al quotidiano Il Tirreno in merito all'articolo «Il campo dei feti»

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Avevo già deciso di scrivere una lettera per testimoniare l’esperienza appena vissuta dalla mia famiglia e denunciare la cultura abortista che regna ormai sovrana in ogni ambiente e settore della nostra società, ma dopo l’articolo del 1° Novembre intitolato «Il campo dei feti», il desiderio iniziale si è trasformato in necessità, innanzitutto per fare chiarezza e sottolineare l’assurdità dell’ideologia dominante.
Chi scrive ha sepolto il proprio «bambino non nato» da pochi giorni, e per far ciò ha dovuto lottare dieci giorni per ottenere ciò che in una società sana sarebbe cosa buona e giusta… e aggiungo normale.
Infatti, come l'articolo del Il Tirreno del 1° Novembre dimostra, tutti possono reclamare diritti —anche i piú assurdi— eccetto i bambini mai nati, essi infatti non hanno diritto ad una degna sepoltura perchè l’ideologia dominante lo impone, anzi lo vieta.

Le parole della signora De Zordo (consigliere comunale di Firenze) testimoniano in maniera esemplare tale ideologia e perciò le riporto, esattamente come sono apparse nell'articolo precedentemente citato: «che senso ha un vero e proprio cimiterino con monumenti e altri ricordi se non sancire il principio che un feto è una persona, con tutte le conseguenze… che esso comporta?».
Ecco il problema: i seguaci di questa dottrina non vogliono che questi bambini abbiano una degna sepoltura perché altrimenti dovrebbero rivedere tutte le loro convinzioni, frutto di una morale malsana — poichè dettata dal proprio io e non dalla realtà; infatti, senza stare a scomodare testi di embriologia, basterebbe ricordare loro che anch’essi sono stati embrioni un tempo… forse a questo punto sono io il problema, in fondo viviamo in una società che non distingue piú il bene dal male, che chiama amore la compravendita dei bambini da parte delle coppie gay e la pedofilia normale orientamento sessuale, che propone di bloccare la pubertà nei casi in cui ai bambini sia diagnosticata una disforia di genere, che reclama cimiteri per cani e gatti e vorrebbe vietare quelli per i bambini…
Da parte nostra non si tratta di ideologia, le persone che si dichiarano contrarie dovrebbero semplicemente riflettere e capire che queste richieste nascono dal cuore di persone colpite da questi lutti, che vogliono semplicemente seppellire i propri figli e avere per essi un posto dove pregare e onorarne la memoria.
Perché chi invoca la libertà di una donna di abortire non può sopportare la libertà di una donna di considerare un «feto» il proprio figlio?
La politica non può e non deve decidere come le persone debbano vivere il proprio lutto e il loro dolore.
Detto ciò vorrei però ricordare che il Comune di Livorno va controcorrente, infatti grazie alla mia recente esperienza ho appreso che esso considera il feto come una persona… almeno per quanto riguardo il prezzo per una sepoltura!

P.S. In merito alle parole del parroco di Lari —«capisco che la vita possa nascere prima del suo sbocciare, ma la richiesta di installare una Madonna mi sembra una forzatura. E i genitori non cattolici che dovrebbero dire?»— vorrei consigliargli caldamente di cambiare «mestiere», anche se ciò (visto i tempi) dovesse comportare qualche mese di disoccupazione…

Alessandro Pini  (http://radiospada.org/).