martedì 26 novembre 2013

Diritti LGBT: Tra lobby, speculazioni e Katy Perry

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Alcuni di voi (o per lo meno l'esigua parte che ha intuito il significato del titolo, invero piuttosto criptico e confuso)  potrebbero leggere quest'articolo con l'aspettativa di trovare una dietrologia di proporzioni epiche, che coinvolga Grand'Oriente d'Italia, Stormfront e il Priorato dell'Ovetto Kinder.

Niente di tutto questo, purtroppo. Quella che vi apprestate a leggere è soltanto la riflessione di uno studente annoiato con la febbre il quale, avendo finito di copiare l'ultimo CD degli Antestor sul proprio computer, ha deciso di guardarsi qualche video su YouTube .
Appena aperto il sito mi compare, non si sa bene perché, il lyric video dell'ultimo singolo di Katy Perry, Unconditionally;
Per chi non lo sapesse (e sapendo di scrivere su Radio Spada, non è una precisazione a vuoto) Katy Perry è una cantante statunitense, divenuta famosa grazie a canzoni e video di profondo spessore culturale, nei quali di solito spara schiuma da barba dal reggipetto o bacia delle ragazze dopo una festa un pò "sopra le righe".
Altre volte però, i video della Perry toccano tematiche più introspettive e sentimentali, con testi che rievocano capolavori della canzone d'Amore italiana quali Piccoli problemi di cuore di Cristina d'Avena o Tu sarai la forza mia di Marco Carta.
Unconditionally appartiene proprio alla seconda categoria, così, peccando della stessa curiosità che portò l'Ulisse dantesco alla rovina, decido di premere il fatidico clic.
Cosa mi ritrovo a guardare? Frasi fatte e vuote da bacio perugina, ovviamente, ma non solo.
Nel video, infatti, compaiono due donne (l'attrice Janel Shirtcliff e la modella Erika Linder); la prima pronuncia le parole della canzone mentre l'altra, dall'aspetto decisamente androgino, ascolta inizialmente reticente per poi commuoversi.
Alla fine, le due donne si avvicinano e si guardano in volto intensamente, palesando  il lieto fine della loro relazione saffica.
"E allora? Non vi è alcun accenno alle rivendicazioni LGBT" direte voi. Effettivamente no; la stessa Perry aveva in precedenza dichiarato che il brano  <<ha il semplice messaggio di amare una persona e accettarla, il brano insegna a non essere così coscienti di sé, non si deve temere, perché ognuno ha i propri difetti. >> Tuttavia non riesco proprio ad evitare una riflessione tendenziosa, non tanto motivata dal background della Perry (apertamente favorevole al matrimonio e alle adozioni gay e da sempre sostenitrice del "Movimento di Liberazione omosessuale"), né dal fatto che abbia in qualche modo supportato le rivendicazioni LGBT in un momento caldo come questo.
A stimolarmi la voglia di buttar giù qualche riga è più che altro l'essermi reso conto della costante presenza dei "diritti gay" nell'industria mainstream.
E' di qualche mese fa (coincideva più o meno  con l'approvazione della legge Taubira in Francia), in tal senso, il video Same Love della versione hipster di Eminem (altrimenti noto come Macklemore)  vincitore della categoria "brani socialmente interessati" degli Mtv Video Awards, mentre risale a poche settimane da oggi il video Due come noi di Dargen d'Amico e Max Pezzali, in cui è ritratta una coppia di lesbiche nell'atto di scambiarsi effusioni e sposarsi (oltre che due suore limonare, ma tralasciamo). Per non parlare delle millemila performance del dinamico duo "Madonna - Lady Gaga", da sempre strenuo promotore delle istanze LGBT e protagonista , nel caso della Gaga,  anchedell'opulento Europride tenutosi a Roma, nel 2011.
Come dimenticare, infine, le discutibili pubblicità progresso dell'azienda di moda Benetton, che ritraevano diverse figure pubbliche ed istituzionali dello stesso sesso baciarsi, tra cui Papa Benedetto XVI e l'imam sunnita Al Ahzar?
Insomma,  pare che quando si tratti di lottare per un lustrino di nozze il mondo dello spettacolo e delle multinazionali sappia da che parte stare.
Non si vedeva una mobilitazione così grande per una causa d'interessa civile da, da... Beh, in effetti non si è proprio mai vista.
Non ricordo hit estive riguardanti la pena capitale o le guerre di pace premiate agli "Mtv Video Awards", non rammento  gigantografie che denuncino il traffico di esseri umani, l'abuso nelle carceri o lo sfruttamento minorile finanziate da macro-imprese e multinazionali.
Ora, spesso si parla di "lobby gay" e (bisogna riconoscerlo) il più delle volte lo si fa a sproposito, ovvero senza avere una reale cognizione di ciò che si vuole intendere con questo termine.
Perché, per quanto poetico, le lobby gay non sono grandi tavolate composte da Elthon John, Alfonso Signorini e Aldo Busi in cui si decide come rendere il mondo un posto più chitch così da minare la famiglia tradizionale.
La lobby è il sistema di finanziamento, promozione e sostegno di cui godono determinate associazioni LGBT da parte di ampi settori del mercato,  realtà che valicano, quindi, persino governi e stati. 
Sostegno che può essere spiegato come generosità disinteressata o, molto più semplicemente, come una strategia di marketing tesa a promuovere un nuovo universo di immagini, eventi, fronzoli, film, celebrazioni, prodotti di ogni genere e specie.
 Insomma, un pò come se venissimo persuasi da agenzie di informazione della presenza di una seconda testa invisibile sulla nostra spalla destra, per poi scoprire che le agenzie in questione hanno tra gli azionisti delle fabbriche di cappelli.
Al di là di tali elucubrazioni, le quali trovano il tempo che trovano, è impossibile non notare il bombardamento mediatico che da anni ci rammenta dei "diritti gay negati", dell'evidente omofobia di chi ritiene una legislazione sui matrimoni egualitari ridicola e la creazione di un bambino in provetta per assecondare emulazioni di genitorialità, folle.
Tutto questo dimenticandosi dei diritti negati agli esseri umani non nati, ai condannati a morte, agli abitanti dei paesi "non democratici", ai malati terminali, agli invalidi, agli animali negli allevamenti intensivi e, perché non dirlo, ai cristiani e gli omosessuali perseguitati in decine e decine di paesi nel mondo, dalla Nigeria al Pakistan.
Ma la nostra Katy non ha tempo per gli omosessuali oltraggiati e uccisi in paesi lontani e arretrati: qui bisogna liberalizzare l'amore, Unconditionally.  
Lorenzo Roselli