Archiviata la triste parentesi “Halloween” [1], torniamo a parlare di preternaturale e di superstizione. Cause del dirompente proliferare delle “arti magiche” e della superstizione, abbiamo appreso [v. 1], sono anzitutto l’ignoranza e l’inganno, quindi un culto sbagliato a Dio oppure un culto ad un falso “dio”; la morbosa ricerca a tutti i costi del sensazionale e la scarsa propensione all’accettazione delle tribolazioni; la disobbedienza e la mai sopita voglia di soddisfazione, anche celata, del proprio ego che non vuol piegarsi; la probabile debolezza spirituale che, unita ad una ignorante pretesa di essere in stato di illuminazione, porta l’uomo ad avventurarsi in scorciatoie comode ma al limite del dirupo se non già nel precipizio.
Narra Cesario [2] che un certo religioso, il quale col solo tatto delle sue vesti guariva gli infermi, altro non fece che uniformarsi alla volontà di Dio, «la prosperità- disse- non mi solleva, né l’avversità m’abbatte, perché io prendo ogni cosa dalle mani di Dio, ed a questo fine tendono tutte le mie orazioni, cioè che la Sua volontà in me si adempia».
Chi ama Dio, ovvero chi ha la menzogna in abominazione, vive sempre contento e non ha bisogno di abitare nel clamore o di pretendere ostinatamente un tal “miracolo” in ogni dove, poiché questi osserva la parola del Signore, «se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23); all’incontrario l’uomo che ama più le sue ragioni di quelle di Dio, ha poco da essere felice ed erra nella ricerca, «non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27).
Il piacere del buon cristiano altro non è che il gusto di adempiere, anche nelle cose avverse, la volontà di Dio; ed ecco che gli stessi travagli se pur tremendi si tramutano in sopportabili e gradite tribolazioni: «qualunque cosa accada al giusto, non lo contrarierà» (Prv 12,21); peraltro «la parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio» (1Cor 1,18).
La madre Teodora chiese un giorno al papa Teofilo che cosa significhi la parola dell’Apostolo: riscattando il tempo (Ef 5, 16; Col 4, 5). Egli le disse:
«L’espressione indica il guadagno. Per esempio: c’è un tempo in cui sei offesa? Compra il tempo dell’offesa con l’umiltà e la pazienza e traine guadagno. È tempo di ingiuria? Con la rassegnazione compra il tempo e guadagna; se ti accusano ingiustamente, traine guadagno con la sopportazione e la speranza. Così tutte le avversità, se vogliamo, diventano guadagno per noi» [3]
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2,14) disse l’angelo del Signore ai pastori; interroghiamoci su chi sono gli uomini di buona volontà, ovvero coloro che «il Signore ama», se non proprio quei giusti che si trovano sempre uniti alla volontà di Dio, volontà che è sempre buona, giusta e perfetta, anche nei castighi (cf. Rm 12,2).
San Giovanni della Croce, detto il «Dottore mistico», tanto volle insistere su questi argomenti nelle sue opere per meglio aiutare l’uomo nel suo discernimento salvaguardandolo nella folta ed anche diabolica selva del falso misticismo; «tu non troverai quello che desideri o maggiormente brami, né per questa tua strada né per quella dell'alta contemplazione, ma in una grande umiltà e sottomissione di cuore».
Le parole del «Dottore mistico», senza i cui insegnamenti è sconsigliato addentrarsi nel vasto e seducente “mondo dei carismi”, sono manna per l’uomo che vuol farsi santo: «convinciti che non entrerai nel sapore e nella soavità di spirito, se non ti darai alla mortificazione di tutto ciò che desideri».
Tanto si può desiderare nella carne; ed il demonio è così astuto da offuscare la ragione, fin quando l’antico Serpente farà credere all’ingannato che quel tale desiderio non proviene più dalla carne ma da Dio; l’uomo ingannato, convinto di operare il bene e nel bene, in realtà non fa altro che inseguire il proprio ego, che assecondare le proprie concupiscenze, ma secondo altre strade che, a prima vista, possono sembrare fruttuose, sante, ricche di carismi. Eppure il cammino di santificazione è affar serio, non è per tutti né è per ciarlatani dello “spirito”, e spesso dietro il manto di gioiosa festa si nascondono camaleontici personaggi di fattura pentecostale. San Giovanni della Croce [5]:
«Per mortificare e calmare le quattro passioni naturali: gioia, tristezza, timore e speranza, dalla cui concordia e pace procedono questi e tanti altri beni, come rimedio efficace, fonte di grandi meriti e causa di grandi virtú serve quanto segue. L'anima cerchi sempre di inclinarsi:
- non al più facile, ma al più difficile;
- non al più saporoso, ma al più insipido;
- non a quello che piace di più, ma a quello che piace di meno;
- non al riposo, ma alla fatica;
- non al conforto, ma a quello che non è conforto;
- non al più, ma al meno;
- non al più alto e pregiato, ma al più vile e disprezzato;
- non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente;
- non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore e a desiderare nudità, privazioni e povertà di quanto v'è al mondo per amore di Gesù Cristo.»
Ecco, con l’aiuto di Dio, allontaniamo la menzogna che vive in noi, interroghiamo quindi noi stessi e cerchiamo di scrutare nel nostro cuore, per capire cosa ci ha spinto sin dove siamo arrivati, nel nostro specifico cammino. Non è difficile comprendere, con l’aiuto di Dio, chi siamo, cosa vogliamo e dove siamo adesso! L’arma più insidiosa del Maligno è la magia travestita di religiosità, come lo sono anche le false devozioni o devozioni sbagliate [6]; ricorda San Luigi nel «Trattato della vera devozione a Maria»; e Sant’Alfonso nelle dissertazioni sull’Inferno [7] ricorda che «il terzo inganno comune de' peccatori, per cui moltissimi si dannano è l’affermazione “Dio è di misericordia”», ma il peccatore dimentica- dice il «Dottore utilissimo»- che «Dio è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l'offende».
Sempre il Liguori, oggi definito indegnamente e con calunnia “il moralista”, nello scritto sull’«Abuso della Divina Misericordia» insiste:
«Difficilmente si trova peccatore sì disperato, che voglia proprio dannarsi. I peccatori voglion peccare, senza perdere la speranza di salvarsi. Peccano e dicono: Dio è di misericordia; farò questo peccato, e poi me lo confesserò. “Bonus est Deus, faciam quod mihi placet”, ecco come parlano i peccatori, scrive Sant’Agostino. Ma oh Dio così ancora dicevano tanti, che ora sono già dannati.»
Si sente e si legge: Dio è di misericordia, mi guida lo Spirito Santo, quel guaritore è un santo, la mia è la giusta strada, tu non hai il dono dello “spirito” e non puoi capire, ecc ... Ora, facciamo attenzione a queste e tante altre affermazioni, si faccia discernimento la salvezza dell’anima è quanto di più caro sta a Dio, ed il demonio senza sosta opera affinché l’uomo si danni, anche e soprattutto con gli inganni su accennati brevemente, e questo «non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce» (2Cor 11,14).
Sterili possono sembrare questi Santi? Non lo sono, ma se anche lo fossero, e non lo sono, meglio esser sterili al sensazionale che sedotti dal Dragone antico.
L’uomo ha da sempre cercato di acquisire poteri che oltrepassino le sue forze, “carismi” che lo rendano padrone della divinità, dominatore del suo stesso “destino”; anche se oggi sono cambiati tanto i metodi per tentare di oltrepassare il limite del naturale, nell’uomo rimane costante il vivo desiderio di dominare lo sconosciuto, radicato nel cuore è il desiderio di esercitare nel trascendente.
Tante sono le pratiche figlie di questa inclinazione. La Divinazione (Ez 31,26), la Stregoneria (Mi 5,11; Nah 3,4; Deut 18,10; cf. Sap 12,4; Ap 18,23), l’Arte magica (Sap 17,7); differente fu la scienza astrologica dei Magi (Mt 2,1-12).
Incantesimi (Ger 8,17; Eccl 10,11), Nodi e Legami (Ez 13,17-23), “Malocchio” e Incantatori (Sap 4,12; cf. 2,24; Gal 3,1), Magia egizia e caldea (Es 7-9; Is 47,12 s), Indovini (Gen 41,8-24; Is 44,25), falsi Sapienti e Stregoni (Es 7,11).
Possiamo ricordare brevemente il caso della pitonessa di Endor che presagisce la morte di Saul il quale «aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini» (1Sam 28,3-25), gli incantesimi di Gazabele (2Re 9,22), le pratiche dei re di Achaz (Ivi 16,3) e di Manasse (Ivi 21,6).
In epoca V.T., la Legge mosaica proibisce duramente la magia (Lev 19; Deut 18; Es 23), gli intrugli magici sono vietati (Deut 22,5-11; Lev 19,19), come nel caso del rito cananeo del capretto (Es 23,19; 34,26; Deut 14,21); il sacrificio dei bambini è aborrito (Deut 18), idem il rito di fondazione (1Re 16,34), di preservazione (2Re 3,7), di iniziazione (Sap 12,3 ss); anche le pratiche del sangue che tutt’ora sembrano perpetrate in alcuni ambienti del Giudaismo vengono interdette (Gen 9,4; Lev 3,17; Atti 15,29). Tutto è idolatria (Gal 5,20; Apoc 21,8).
Gli ingannatori spesso vengono riconosciuti dai sapienti, proprio in ragione della potenza di Dio, così Giuseppe sconfigge gli indovini (Gen 41), Mosè umilia gli egiziani (Es 7; 8; 9), Balaam finisce col servire Jahve (Num 22,24), Daniele ha la meglio sui Caldei (Dan 2; 4; 5; 14), Simon Mago si piega a San Pietro umiliandosi (Atti 8,9-24), Bar-Jesus-Elimas tace davanti San Paolo (Ivi 13,6-11), stesso accade nel caso degli esorcisti giudei di Efeso (Ivi 19,13-20) e della pitonessa di Filippi (Ivi 16,16 ss).
Il miracolo e la profezia certi, di cui ne riparlerò in maniera approfondita in futuro, confermano la presenza di Dio (Deut 18,9-22; cf. Num 23,23), mentre gli Stregoni allontanano dalla Verità (Deut 13,2-6), i falsi Prodigi sviano dalla retta dottrina e dall’obbedienza a Dio (Mt 24,34; Apoc 16,12-16).
Non dimentichiamo [8] che in un certo senso anche Gesù subisce da Satana la tentazione alla magia, ma Lui si rifiuta. Quando il Maligno invita Gesù a servirsi dei suoi poteri per sfamare e strabiliare i Giudei, il Maestro lo contrasta e non si lascia sedurre, si rifiuta di ricevere dal Serpente il potere sul mondo: «Adorerai il Signore tuo Dio e a lui solo renderai un culto» (Mt 4,1-11).
Dio per mezzo della Chiesa ci ha lasciato quelle regole di fede e di condotta certissime oltre le quali non può esserci Lui, ma il Suo avversario, che è Satana l’ingannatore e l’operatore di iniquità e di falsi prodigi. Torneremo sull’argomento: «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l'ho predetto» (Mt 24,24-25), dice il Signore.
Ciò che viene da Dio va accolto; l’Autorità di Dio in terra è legittimata- prova garante ne è la fede integra e tradizionale- da Dio stesso, al punto tale che Sant’Alfonso dice [9]:
«... se Dio facesse intendere [ai Serafini] che andassero ad ardere nel fuoco dell’Inferno, immediatamente si butterebbero in quell’abisso per fare la divina volontà. E questo è quello che ci insegnò a pregare Gesù Cristo, cioè le’seguire la volontà divina in terra, come la fanno i santi in cielo: “Sia fatta la Tua volontà come in cielo, così in terra” (M6 6,19)».
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)