Carlo Alberto di Savoia-Carignano |
Regno di Sardegna prima dell'"Unione perfetta". |
Regno di Sardegna dopo l'"Unione perfetta". |
L'estensione delle riforme era stata voluta esclusivamente , e soprattutto, dal notabilato infrancesato e dalla borghesia sarda, al fine di facilitare l’esportazione delle merci agricole, e abbassarne le spese personali , e l’importazione dei manufatti del Continente, nonché per inserirsi anch'essa nell'opera di sfruttamento delle risorse materiali della Sardegna già perseguita dalle borghesie continentali. Non mancarono in merito voci contrarie seppur zittite dagli ambienti liberal-settari , quali quella di Federico Fenu, e non tardarono a presentarsi i pentiti di tale opera, fra cui lo stesso Giovanni Siotto Pintor, fra coloro che più stoltamente l'avevano caldeggiata.
Molteplici furono le nefaste conseguenze che scaturirono dalla Fusione perfetta degli Stati della Corona sabauda. Anche nell'Isola entrarono in vigore i Codici già in forza negli stati continentali: Il Codice Civile, il Codice Militare, il Codice penale, ecc... , tutto ciò deteriorò maggiormente il rapporto tra Torino e le province tanto continentali quanto sarde.
Tra le nefaste conseguenze portate dall'unione vi fu la scomparsa dei secolari istituti di autonomia statuale quali l'antico Parlamento sardo e la Real Udienza, garantiti dai trattati internazionali nel momento del passaggio della Corona ai duchi di Savoia.
Gli Stati di Terraferma invece videro dissolte le loro peculiarità venendo fusi all'interno dello Stato sardo e della sua morsa centralistica.
Con la "Fusione Perfetta" il Regno di Sardegna, divenuto con il passaggio della corona ai Savoia nel 1720 uno Stato composto (cioè formato dall'unione di più Stati i quali mantenevano la loro qualità di Stati), divenne unitario-centralistico, con un solo e astratto "popolo", un solo repressivo potere pubblico, un unico soffocante territorio geopolitico , non più pluralista e autonomista come da tradizione secolare ma centralista sul modello francese giacobino , mantenendo la stessa denominazione.
Lo Stato unitario usurpò poi quattordici anni più tardi - con la perdita della Contea di Nizza e del Ducato di Savoia pretese dalla Francia - la Lombardia degli Asburgo e quindi (attraverso deplorevoli fatti d'armi e da farse plebiscitarie) il Granducato di Toscana, le Romagne pontificie, i ducati di Parma e di Modena e, dopo la banditesca "impresa dei Mille", il Regno delle Due Sicilie e i territori Pontifici delle Marche e dell'Umbria.
Territorio soggetto al giogo unitario sabaudo denominato "Regno d'Italia"(1923). |
Il 17 marzo 1861 il parlamento Subalpino, integrato con i collaborazionisti degli Stati usurpati , adottò una iniqua ed illegittima "legge" la quale stabiliva che: «"il re Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia"», senza cambiare l'ordinale. Da quel momento, per intendere lo Stato nella sua interezza, si parlò quindi di "Regno d'Italia" che divenne poi "Repubblica italiana" con lo stesso medesimo sistema che ancora oggi ci opprime.
Attuale territorio centralizzato sotto il giogo della "Repubblica Italiana" (figlia ed erede del precedente, nonché illegittimo , aborto istituzionale ). |
Note:
(1)Col termine Stati di terraferma si indicavano nei secoli XVIII-XIX le entità rette dal re di Sardegna ma posti sul continente europeo, in contrapposizione quindi al Regno di Sardegna propriamente detto, che si era costituito dall'isola della Sardegna e dalle sue isole (Asinara, San Pietro, Sant'Antioco, Tavolara, Molara, arcipelago della Maddalena, eccetera).
Gli Stati di terraferma sono:
- il Ducato di Savoia;
- il Principato di Piemonte, in realtà a sua volta composto da:
- il Marchesato di Saluzzo;
- il Marchesato del Monferrato;
- il Marchesato di Susa;
- ecc...
- il Ducato di Genova (dal 1814), ossia i territori della fu Repubblica di Genova;
- la Contea di Nizza;
- i Feudi imperiali dell'appennino ligure.
(2) Con la Fusione e con la coatta Unità nazionale ebbe inizio tra le altre innumerevoli "Questioni" la "Questione sarda" ossia la presa di coscienza politica, già intrinseca nei secoli precedenti, di quella parte della popolazione sarda consapevole che solamente nella possibilità di autonomia governativa si sarebbero risolti in futuro i problemi della Sardegna
Fonte:
Wikipedia(immagini)
Scritto da:
Redazione A.L.T.A.