domenica 27 ottobre 2013

Ancora sulle critiche a Papa Francesco: un tentativo di approccio positivo

papa_francesco

Ci eravamo ripromessi di non intervenire più al riguardo, considerando inoltre che questi nostri pensieri erano già stati espressi altre volte, anche su alcuni nostri articoli pubblicati qui su Radio Spada, tuttavia sentiamo il bisogno di tornare sul punto e di sfogarci, cosa che spero il lettore ci perdonerà: voi critici compulsivi di Papa Francesco, che avete sempre e solo da ridire su tutto quello che fa e dice, senza mezzi termini, avete stufato, e non poco!
Partiti col botto, proveremo ora a spiegare le nostre ragioni: questo Pontefice, da quando è stato eletto a marzo, non è praticamente stato mai “lasciato in pace”, qualsiasi cosa abbia fatto o detto, da numerosi cattolici (ci sarebbero anche le critiche dei neocon, ma di queste, francamente, poco ce ne cale, anzi, forse è segno che il Papa non sta facendo poi così male); questo atteggiamento, che definiremmo di zelo amaro, è davvero spiazzante, e alla lunga davvero indisponente.
Non diciamo che il Papa non si possa criticare in certe occasioni o a certe condizioni, visto che l'infallibilità ha limiti ben precisi e non è che tutto quello che dice e fa il Papa è infallibile (noi stessi ad esempio siamo rimasti perplessi davanti ad alcune affermazioni dell'attuale Papa – come nella famosa intervista a Scalfari –, come eravamo peraltro rimasti perplessi davanti all'incontro inter-religioso di Assisi portato avanti da Benedetto XVI, prendendoci però quella volta gli insulti di chi, con Ratzinger, era più realista del re), ma questo atteggiamento ha francamente e decisamente stufato; non ce la prendiamo con i sedevacantisti veri e propri (con cui peraltro collaboriamo qui su Radio Spada, per cui tutti i Papi dopo Pio XII sono eretici e usurpatori), non ce la prendiamo con chi, critico anche con Benedetto XVI, è rimasto critico con Francesco, e non ce la prendiamo neanche con chi fa critiche urbane...ce la prendiamo, però, con la nuova e insopportabile categoria degli "scismatici ratzingeriani", chi, con Ratzinger, versava calde lagrime di commozione per ogni suo atto e adesso, in certi casi, è arrivato a parlare del suo successore con termini francamente irripetibili! A voi, diciamo: che vi piaccia o meno il Papa adesso è Bergoglio, se non vi piace siete liberissimi di andarvene, magari a Palmar de Troya vi troverete a casa, visto che, a questo punto, ci sentiamo autorizzato a pensare, con dispiacere, che molti di voi erano interessati a pizzi e merletti e non al magistero pontificio o alla sostanza (prima ancora che alla forma) della Messa gregoriana e tridentina...
Quest’ultimo punto (considerando la delicatezza, e la pretestuosità, dell’accusa di essere “pizzi e merletti” o “bells and smells” per chi frequenta la Santa Messa tradizionale) può causare dei malumori e delle critiche, e anche qui proveremo a spiegarci: visto che non siamo certo fan delle riforme post-Vaticano II, non ce la prendiamo certo con la Messa antica [De Albentis: che io stesso frequento e servo e che ho contribuito, con altri, a reintrodurre nella mia città, Perugia, dopo la promulgazione del Motu proprio Summorum Pontificum cura di Benedetto XVI], ma crediamo di poter criticare alcuni che la frequentano, probabilmente, per mero estetismo o anticonformismo; quello che vogliamo far notare è che molti degli "scismatici ratzingeriani", a questo punto, andavano/vanno a quella Messa solamente per i "pizzi e merletti", per la forma, e non per la sostanza (visto che uno degli "effetti" della Messa è l'amore per il prossimo e l'amore per il Papa, ed entrambe le cose le troviamo francamente mancanti in molti dei suddetti "scismatici"), almeno questo ci viene da pensare, e speriamo davvero di sbagliarci...come si possono condividere, con commozione, frasi e pensieri dei santi sulla Messa, e poi sparlare e vomitare insulti sul Papa, o sul proprio prossimo? Come si fa, giustamente, a stigmatizzare i progressisti (ecclesiali o secolaristi che siano) che vedono il Papato come il fumo negli occhi, quando poi, alcuni tra noi (cattolici, non tradizionalisti o conservatori, ma semplicemente cattolici) sono i primi a disobbedire e insultare il Papa? Santa Caterina da Siena, che non era accondiscente o silente sulla crisi nella Chiesa del suo tempo e che riprendeva anche il Papa se necessario, e che è da molti presa (a questo punto, però, in maniera arbitraria) a modello, avrebbe addirittura insultato o storpiato il nome del Papa felicemente regnante? Ma non penso proprio…
È legittimo dire di preferire, umanamente, un Papa ad un altro (a noi personalmente mancano l'ars celebrandi e le catechesi patristiche di Benedetto XVI, ma, come detto, forse dopo di lui ci voleva Francesco, non sappiamo, non conosciamo i piani della Divina Provvidenza), meno legittimo, invece, è magari contrapporre due o più pontificati, o dire che Bergoglio è un anticristo o fare dei giochini stupidi e volgari sul suo cognome…
Il pontificato di Francesco è appena agli inizi, non è un po' troppo presto per giudicarlo, in maniera entusiasta o critica che sia? Noi, a entrambi, diciamo di aspettare e di vedere, sia per lodare che, se, speriamo di no, sarà il caso, di criticare questo pontificato; non diciamo e non pensiamo che ci sia malafede o infondatezza in tutte le critiche o le perplessità, ma, semplicemente, abbiamo voluto criticare un atteggiamento che a noi, e non solo, pare del tutto incredibile... e del resto, se si può, legittimamente e giustamente, a volte criticare il Papa, non capiamo perché, a nostra volta, non possiamo però criticare certi critici amari del Papa, a meno che loro siano o si ritengano più importanti del Papa stesso!
Non bisognerebbe avere uno sguardo soprannaturale su tutto, dalla nostra vita, alle situazioni altrui, da quelle più piccole, a quelle più grandi, e, tra queste, a quelle della Chiesa? Non ci si rende conto che questo odio per il Papa (e San Giovanni Bosco e Padre Tyn invitavano ad amare ed obbedire al Papa, a prescindere dal suo cognome o dal nome pontificale) viene dal maligno? Come si fa a gridare, giustamente, al diavolo quando si critica l’odio per il Papa nei progressisti (si chiamino questi Kung o Odifreddi, stiano questi “dentro” o fuori), quando poi, però, si agisce nella stessa identica maniera, pensando addirittura di essere nel giusto? Preghiamo e facciamo penitenza, come diceva San Pio da Pietrelcina (a proposito, viste anche alcune recenti discussioni, ma sarà valida la sua canonizzazione, o addirittura la Messa da lui celebrata, che diceva una cum?), e parliamo di meno, e soprattutto non consideriamoci chissà quali eroi o santi, quando poi ci manca la caratteristica distintiva dell’amore di Dio, l’amore per il nostro prossimo…
Il blogger, di sensiblità spiccatamente tradizionale, Francesco Colafemmina, in una accorata lettera pubblica, ha invitato i cattolici tradizionalisti ad assumere un atteggiamento più positivo, o comunque meno clamoroso, nei confronti di Papa Francesco, e non solo per spirito di obbedienza, ma proprio per potersi garantire la vita, a sé e alla Tradizione, che, si immagina, vivrà più a lungo di qualunque Papa, santo o malvagio, astuto o sprovveduto che sia. Ma essa, la Tradizione,  non sopravviverà né si espanderà certo con i soli articoli di critica al Papa o al modernismo, ma soprattutto con la testimonianza personale resa alla Tradizione stessa. Ovvio che, per efficacemente testimoniare (e rendere ragione della propria Fede) occorre essere innanzitutto umanamente virtuosi, affabili, credibili, piacevoli, quindi rettamente formati alla dottrina, e sostenuti dalla vita sacramentale e dalla preghiera. E non dimentichiamo che assumere definitivamente uno spirito eccessivamente frondista potrebbe molto probabilmente portare alla perdita di posti nella scacchiera della politica ecclesiastica, privandoci (per azione dei superiori, dai parroci ai vescovi al Papa) dunque anche delle non molte possibilità di azione pastorale e culturale che abbiamo faticosamente ottenute/conservate dal 1965 ad oggi.
Se ogni articolista perdesse l'uso del pc, ma acquistasse in cambio la santità (perfezione soprannaturale innestata sulla perfezione naturale, umana), la Tradizione ne guadagnerebbe infinitamente, anche considerando che i teologi i filosofi gli apologeti non mancano. E nemmeno i vescovi fedeli alla Tradizione. Combattendo come degli insensati una battaglia già persa, invece, e in totale anarchia di ruoli, rimarremo senza armi e senza avamposti e rifugi, che finiranno tutti in mano ai neomodernisti, che sembrano godere di un rinnovato vigore da pochi mesi a questa parte.

 Roberto De Albentiis e Francesco Pentagrammuli (http://radiospada.org/).