martedì 8 ottobre 2013

Castighi riservati ai profanatori del Matrimonio

Castighi riservati ai profanatori del Matrimonio
 
 
Epifanio, vescovo di Cipro, disse: “L’ignoranza delle Scritture è un grande precipizio e un profondo baratro”; Domandarono ad Isaia di Scete: “padre che cos’è l’ira?” ed egli rispose: “Litigiosità, menzogna e ignoranza”. (Vita e detti dei padri del deserto, Città Nuova)
Oggi sembra che tutti parlino di tutto, e con autorità auto celebrativa. Un po’ come quando ci sono i campionati mondiali di calcio, ovvero quando tutti gli italiani “diventano allenatori”, dal Concilio ad oggi, ognuno si fa “padre della chiesa” [1], credendo che la “sua chiesa” sia quella “fondata da Gesù”. L’Ab. Barbier (cf. I tesori di Cornelio ALapide, v. Matrimonio) dimostrerà che non è così …
Pare che, nell’attuale silenzio totale del “papa emerito” (figura mitologica che ha promesso pubblicamente di rimanere “invisibile al mondo” ma -pare – solo quando lo ritiene opportuno), in Germania la “chiesa ha aperto ai divorziati” [2]. Dico pare perché va studiata bene la situazione. Ovvio che se l’“apertura”, così come formulata e presentata alla stampa,  va con pertinacia contro i Comandamenti di nostro Signore, trattasi di “anti-chiesa”, e non lo invento io ma lo insegna il Magistero.
Tutti sappiamo cos’è il Matrimonio ed auspico che qualche collega, sarebbe meglio se prete o religioso, con una certa urgenza lo ricordi al popolo cattolico, pertanto concentrerò le attenzioni sulla “profanazione”.
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Il Barbier ed il  MATRIMONIO PROFANATO:  Vi sono degli sposi, dice la Sapienza, i quali non rispettano né la castità delle nozze, né la vita del matrimonio, uccidendosi l’un l’altro spiritualmente e facendosi reciproco oltraggio con cattivi costumi.
Presso di loro tutto è disordine : il sangue, l’uccisione, il furto, la frode, la corruzione, l’infedeltà, la dimenticanza di Dio, l’ingratitudine, la profanazione delle anime, l’aborto, le dissolutezze dell’adulterio e dell’impudicizia, tutto è da loro insieme confuso e menato in trionfo (Sap. XIV, 24-26).
Dove sono i figli che Dio destinava a vedere il giorno?
Respingere nel nulla esistenze che dovevano avere per fine la vita eterna, che nefandità, che delitto, e quale conto ne dovranno rendere i colpevoli!
Il Barbier ed i  CASTIGHI RISERVATI AI PROFANATORI DEL MATRIMONIO: I figli degli adulteri saranno infelici, sentenzia il Savio, e il frutto di un letto impudico non arriverà alla maturità (Sap. III, 16).
Onan metteva ostacolo all’adempimento della volontà di Dio, facendo azione detestabile, perciò Dio lo percosse di morte: “Idcirco percussit eum Dominus, quod rem detestabilem faceret” (Gen. XXXVIII, 9-10).
Un tale delitto viola la legge naturale e la santità del matrimonio. È paragonato da Dio medesimo all’omicidio e la Scrittura lo chiama detestabile.
Che nome dargli quando è commesso dai cristiani?
Molti genitori si lagnano delle disgrazie che loro piovono addosso, delle infermità che travagliano i loro figli, della morte che loro spietatamente li strappa. Giuste punizioni di Dio!
Sposi colpevoli, aprite gli occhi, riconoscete che avete calpestato i vostri più sacri doveri, convertitevi, e la giustizia di Dio cesserà dal percuotervi…
Perché la casta Sara vide consecutivamente trucidati da un demonio, la prima notte delle nozze, i sette sposi da lei impalmati?
La ragione la manifestò Raffaele a Tobia il quale, udendosela proporre in sposa, ebbe il timore che la stessa sorte toccasse anche a lui: “Se dai retta a me, rispose l’angelo, non ti toccherà nulla di simile, perché sai tu chi siano quei mariti sui quali ha potestà il demonio? Sono quelli che abbracciano il matrimonio con tale disposizione di animo, che scacciano Dio da sé e dalla loro mente, e soddisfano la loro libidine come il cavallo e il mulo che non hanno intelletto. Ma tu prenderai la sposa nel timor di Dio, mosso più dal desiderio di prole che di libidine, per ottenere la benedizione riservata alla stirpe di Abramo” (Tob. VI, 11-22).
Prima della legge mosaica, l’adultero presso i Giudei era bruciato vivo; dopo, si lapidava (Levit. XX, 10). Gli Egizi punivano l’adulterio negli uomini con cento colpi di verga; nelle donne, con recidere loro il naso, affinché il loro disdoro non cessasse mai di essere pubblico (DIOD. Bibl. hist.). Presso gli Arabi, i Parti e altre antiche nazioni, gli adulteri erano condannati alla decapitazione (Ib.). Il re Tenedio stabilì per legge, che gli adulteri fossero segati per metà e condannò a tale supplizio il suo medesimo figlio (Maxim. Orai.). Nel suo nono libro delle Leggi, Platone decretò la morte contro il fornicatore, e permise a chiunque di uccidere l’adultero. Solone permetteva di uccidere chi fosse sorpreso in atto di adulterio (PLUTARCO).
Giulio Cesare, Augusto, Tiberio, Domiziano, Severo, Aureliano, stabilirono gravi castighi contro gli adulteri. Aureliano, per esempio, faceva legare i piedi dei colpevoli a due rami di alberi piegati a viva forza, che poi, essendo lasciati ritornare alla loro posizione naturale, squartavano il corpo del condannato (C. AELIAN., Var. histor. lib. X, c. VI). Macrino, successore di Caracalla, li faceva bruciare vivi (ALEX.).
Maometto medesimo ordinò che sia inflitta all’adultero la pena di cento colpi di bastone.
I Sarmati, per testimonianza di Orosio, uccidevano le donne adultere, o le vendevano schiave. I Sassoni, ancor pagani, costringevano l’adultera ad impiccarsi, e mettevano il complice pubblicamente su un rogo, cui appiccavano il fuoco (S. BONIF. Epist.).
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La nostra religione è molto semplice e facile da seguire, in sintesi basta studiare e rispettare i Comandamenti ed i Precetti; se oggi c’è tanta confusione credo che sia solo ed esclusivamente per colpa dei “falsi profeti” [3] che confondono il “gregge” [4] aprendo al peccato invece che al peccatore ed insegnando eresie e ambiguità oppure non condannandole più.
Se poi consideriamo che un tempo ci si sposava ben consapevoli, perché la fede dell’educatore veniva trasmessa ai futuri sposi mediante idonea preparazione, oggi purtroppo non è più così, ed eccone i risultati. Quando gli educatori perdono la fede, cosa può fare il povero popolano (che comunque ha il preciso dovere di informarsi studiando casomai il Catechismo maggiore)?
Risultato: poche grazie materiali, se non addirittura castighi, e inesistenti grazie spirituali. “… pregate quanto potete. Molti sono i mali: così ha voluto Dio. Volesse il cielo che non ci fossero cattivi in gran numero e non ci fossero molti mali. «Sono tempi cattivi, tempi penosi!» si dice. Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. l tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi …”. (sant’Agostino, Discorsi, 80,8)
 
Carlo Di Pietro per Radio Spada (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
 
Note: