lunedì 30 gennaio 2012

Reims e la sua Cattedrale



1. Reims, città santa della monarchia di Francia - Già città gallo-romana che traeva il suo nome dagli antichi abitanti, chiamati Rémois, situata a 140 chilometri da Parigi, verso il confine con il Benelux, la città di Reims è passata alla storia per aver favorito la creazione della grande monarchia cattolica in terra di Francia, in seguito al Battesimo del Re dei Franchi Clodoveo, sulla cui conversione giocò un ruolo essenziale l’Arcivescovo San Remigio. Il Regno di Clodoveo (466 circa - 511) comprendeva i territori della Senna e della Loira e, dunque, anche Parigi. Comprendeva inoltre il grosso dell’odierno Benelux e della Germania occidentale. A Reims furono consacrati quasi tutti i Re di Francia, venticinque per l’esattezza. Quando i Carolingi introdussero, sul modello dell'unzione del Re Davide, la consacrazione dei loro Re, l’Imperatore Luigi il Pio scelse nell'816 la città di Reims per ricevere la corona. A partire da Enrico I (1027) fino a Carlo X (29 maggio 1825) tutti i Re di Francia furono consacrati nella Cattedrale di Reims eccetto Luigi VI ed Enrico IV. Quest’ultimo, a causa delle guerre di religione che avevano imperversato nel Reame, non compì il rituale viaggio a Reims, ma fu consacrato nella Cattedrale di Chartres. Il furore anticattolico della Rivoluzione si accanì contro Reims, considerata la "capitale clericale" del Regno, dove ben ventisei chiese di grande interesse storico e artistico furono distrutte. Oltre che per la celeberrima Cattedrale, Reims si segnala anche per la Basilica di San Remigio, Vescovo della città. Lì è sepolto l'Apostolo dei Franchi, colui che fu il principale artefice della loro conversione. Ogni anno, la prima domenica di ottobre, gli abitanti della città si stringono attorno al loro Santo patrono sotto la grande corona luminosa di 96 candele che ricordano, secondo la tradizione, i 96 anni della sua vita. Lo scrigno con le sue reliquie viene portato in processione prima di essere deposto di nuovo nella tomba che conteneva, fino alla Rivoluzione, un'altra insigne reliquia, ossia la Santa Ampolla, di cui tra breve diremo.

2. La Cattedrale e le sue vicissitudini - Risale al 410 la consacrazione della prima chiesa, dedicata a San Nicasio, sul luogo dove poi sorgerà la Cattedrale. Una seconda chiesa, edificata nell’862 sullo stesso luogo dov’era stato battezzato il Re Clodoveo, venne in seguito elevata al rango di Cattedrale. E questa assistette ai primi sacre, alle prime unzioni regali dei monarchi di Francia. Ma nel 1210 un furioso incendio nel centro urbano di Reims devastò la città e due anni dopo, nel 1212, si diede il via alla costruzione dell’attuale Cattedrale, dedicata alla Santa Vergine, la cui costruzione impegnò le maestranze fino al XIV secolo. Il 24 luglio 1481 un nuovo devastante incendio distrusse l’antica copertura lignea. Dopo molti anni di lavoro, il mastro carpentiere Colard Lemoine di Cambrai e poi il mastro Pierre Delaforest, con l’ausilio di sovrastrutture lignee, condussero a termine i lavori di restauro, ultimati nei primi anni del Cinquecento. Nel 1779 si ebbe la distruzione del labirinto della Cattedrale. Profanata dai rivoluzionari francesi, la Cattedrale fu riaperta al culto cattolico il 3 luglio 1795. Sottoposta a restauro nel 1865 da Viollet-le-Duc, a distanza di quattro secoli dalla prima grande opera di conservazione, il 19 settembre 1914, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, Reims fu attaccata dalle truppe tedesche e bombardata. La copertura della Cattedrale fu nuovamente distrutta da un incendio di enormi proporzioni. Il nuovo restauro, curato dall’architetto Deneux, fu completato soltanto nel 1938, quando la Cattedrale fu riconsacrata. Questo restauro fu reso possibile grazie ai donativi del banchiere John Rockfeller, che nel 1924 aveva elargito un milione di dollari per restaurare Versailles, Fontainebleau e la Cattedrale di Reims. La nuova copertura della Cattedrale fu realizzata mediante “tavoloni di coltello”, tenuti assieme da assi passanti e cunei in legno duro. In buona sostanza fu ripresa la concezione strutturale cinquecentesca, adottata per il primo rifacimento della copertura, reinterpretata però con elementi in calcestruzzo armato.
3. Un gioiello di Fede - Clodoveo era salito al trono a soli 15 anni, nel 481: entrando in Reims, vi era stato acclamato Re dei Franchi dalla folla e dall’esercito. L'Imperatore bizantino Zenone, che aveva un diritto praticamente solo nominale sulle province galliche, gliele aveva infatti cedute. Clodoveo era pagano, come la stragrande maggioranza del suo popolo, circondato da Regni romano-barbarici ariani. Avvertiva tuttavia il fascino della Chiesa Cattolica, vera erede della grandezza imperiale romana. Quando Clodoveo decise di farsi cristiano, in seguito a un voto pronunciato nel corso di una battaglia e grazie anche all'influenza della Regina Clotilde, sua moglie, ch’era cattolica, toccò a San Remigio, Arcivescovo di Reims, impartirgli il primo dei Sacramenti, battezzandolo il giorno di Natale del 496. Assieme al Re altri tremila soldati franchi ne seguirono l’esempio, facendosi battezzare. Ma il giorno del battesimo il sacerdote incaricato di portare gli oli santi non poté, a causa della grande folla che premeva sul tempio, arrivare in tempo. San Remigio, trovatosi in imbarazzo, pregò allora Dio di voler provvedere e il miracolo avvenne. Narrano le fonti che una bianca colomba discesa dal cielo fece irruzione in chiesa e porse a San Remigio un'ampolla piena di crisma, che recava nel becco. Con quel crisma Clodoveo fu unto (così Incmaro, Arcivescovo della città nel IX secolo). Nell’irruzione della bianca colomba tutti ravvisarono il palese intervento dello Spirito Santo. Lo straordinario miracolo  fu confermato da Bolle e Brevi papali. San Remigio conservò la Santa Ampolla nell’abbazia che prese il suo nome. Dopo la sua morte e fino al 1793, la Santa Ampolla fu custodita nella tomba del Santo. Clodoveo fu il primo dei Re barbari ad abbracciare il cattolicesimo. Battezzandosi, divenne il primo monarca cattolico della Gallia e fece del suo popolo il continuatore ideale in Occidente dell’Impero Romano, tanto che nel 508 l’Imperatore d’Oriente, Anastasio, nominò Clodoveo console e patrizio, venendo così a rappresentare in Occidente l’Imperatore, con il rango di Vice-Imperatore.

4. Un gioiello dell’arte - La Cattedrale, capolavoro dell’arte gotica, è lunga 138 metri e illuminata da finestre la cui eleganza conquistò l'Europa intera. L’architetto è ignoto: qualcuno tuttavia ha avanzato il nome di Robert de Coucy. La facciata, affiancata da due alte torri laterali, presenta al centro due rosoni. Le meravigliose vetrate oggi purtroppo hanno perso molto del loro fascino originale a causa di guerre e incendi che hanno devastato l’edificio. L'interno della facciata è completamente a giorno, con un piccolo rosone circondato di bassorilievi. La volta, assai alta e acuta, per dare maggiore senso di elevazione verso il cielo, si vale, per bilanciare la spinta laterale, di archi laterali di sostegno a due ordini. Celebre anche l’orologio trecentesco a ingranaggi alloggiato in una costruzione lignea all'interno della Cattedrale, dove il rintocco meccanico delle ore era combinato a figure in movimento che rappresentavano la fuga in Egitto e la processione dei Re Magi. In origine il frontone era decorato da sculture che rappresentavano la vita della Santa Vergine, la sua nascita, la sua presentazione al Tempio, la sua dormizione. Al tempo della Rivoluzione francese questa decorazione fu sostituita da una semplice iscrizione: «Tempio della Ragione», successivamente cancellata. L’altezza massima della navata sul vuoto è di 38 metri; il rosone maggiore ha un diametro di 12, 5 metri; le torri della facciata superano gli 81 metri; l’edificio si estende su di una superficie di 6650mq, 2.303 sono le statue che la adornano; 18mila le pietre adoperate per realizzare l’intelaiatura della navata.

5. La cerimonia dell’unzione regale - La cerimonia prevedeva che all’interno del tempio si realizzasse con arazzi e tendaggi,  uno spazio chiamato sacrarium, dove il Re, circondato dai dignitari ecclesiastici e laici, era prima consacrato dall’Arcivescovo di Reims con le sette unzioni (sulla testa, sul petto, fra le spalle, su ciascuna delle spalle, sui gomiti e quindi incoronato. Solennemente intronizzato, il Re seguiva quindi la Santa Messa. Quindi i Grandi del Regno lo acclamavano allora con un triplice “Vivat rex in aeternum !” e, apertesi le porte della Cattedrale, al suono delle trombe, il popolo veniva ammesso alla presenza del monarca. Venivano quindi distribuite alla folla medaglie e monete mentre tutte le campane della città suonavano a distesa. Per mille anni questa della consacrazione del Re di Francia fu la cerimonia più grandiosa della Cristianità, tanto da surclassare, secondo alcuni, persino le incoronazioni papali e imperiali e perfino gli splendori della Corte di Bisanzio. Eccola più in dettaglio.
Il Re giungeva a Reims la vigilia, cioè di sabato, la consacrazione avendo luogo di domenica. Prendeva dimora nel Palazzo Arcivescovile che si trasformava, per un breve periodo di tempo in Palazzo Reale. Un’impalcatura con degli scalini veniva allestita nel mezzo della Cattedrale, “fra i due cori”, dicono le fonti, cioè fra i due ordini di stalli che occupano le ultime travature della navata. Recitata la compieta del sabato, una scorta costituita da guardie e da alcuni prescelti del seguito reale, sorvegliava le porte della Cattedrale, affinché il Re potesse elevare a Dio una preghiera notturna, senza venire disturbato.
Fattosi giorno, si permetteva di entrare solo ai canonici e al clero; il Re era accompagnato dall’Arcivescovo, dal Vescovo e dai Baroni e da altri ammessi dal Sovrano al rito (quos intromettere voluerit). Attorno all’altare erano stati disposti degli scranni sui quali sedevano Prelati e Pari del Regno. Giungevano quindi in processione i monaci di San Remigio, che recavano la Santa Ampolla. L’Arcivescovo andava loro incontro in direzione dell’Abbazia di Saint Denis fuori le mura o sul sagrato della Cattedrale oppure, se la folla assiepata sulla piazza era troppo numerosa, semplicemente andando verso il portale della Cattedrale. Egli riceveva la Santa Ampolla dalle mani dell’Abate, che conduceva all’interno, mentre i monaci restavano sia in Saint Denis sia nella cappella di San Nicola all’ospedale ad attendere che la cerimonia finisse e il ritorno della Santa Ampolla.
Sull’altare erano già state poste in precedenza le insegne regali: la corona, la spada dentro il suo fodero, gli speroni d’oro, lo scettro e una verga sormontata da una mano d’avorio, che l’Abate di Saint Denis in Francia aveva portato a Reims e che custodiva personalmente, ritto in piedi a lato dell’altare.
Il Re veniva quindi spogliato dei suoi vestimenti, eccettuata una tunica di seta e una camicia aperta sul petto e fra le spalle. Veniva quindi calzato di sandali color porpora, ornati di gigli d’oro, dal Gran Ciambellano di Francia; il Duca di Borgogna gli metteva gli speroni; l’Arcivescovo lo cingeva della spada, che sguainava dal fodero e gli metteva fra le mani; il Re la passava al siniscalco di Francia, il quale aveva il compito di portarla davanti a lui nella chiesa e, più tardi, alla testa del corteo regale, allorché avrebbe fatto ritorno nel Palazzo Arcivescovile. Poi l’Arcivescovo schiudeva la Santa Ampolla, traendone una piccola quantità del Santo Crisma, con l’ausilio di un ago d’oro e lo mescolava al Crisma preparato per la consacrazione del Re «il quale, solo fra tutti i Principi della terra, eccelle per il glorioso privilegio di essere unto con un olio inviato dal Cielo».
Il Prelato lo ungeva quindi sulla testa, sul petto, fra le spalle e sui gomiti, mentre gli assistenti intonavano l’antifona: Unsero il Re Salomone. Dopo il Ciambellano di Francia consegnava al Re una tunica di color porpora e una clamide; l’Arcivescovo gli dava lo scettro nella mano destra e la verga nella mano sinistra; prendeva dall’altare la corona e la imponeva al Re sulla testa, mentre i Pari ecclesiastici e laici del Regno la sorreggevano da ogni lato. Circondando così il Re, essi lo conducevano sull’impalcatura, rivestita e adornata di tappezzerie, dove egli prendeva posto su un trono in bell’evidenza, così da poter esser visto da tutti. Dopo la Santa Messa il Re discendeva e riceveva il Santissimo Sacramento sotto entrambe le specie del pane e del vino innanzi all’altare, direttamente dalle mani dell’Arcivescovo. Al termine della cerimonia d’incoronazione l’Arcivescovo gli sostituiva la corona dell’incoronazione, imponendogliene un’altra più leggera e, con quella sul capo, entrambi facevano ritorno al Palazzo Arcivescovile, fra le acclamazioni di giubilo della folla.
Particolarmente solenne fu la consacrazione a Reims del Re Sole, Luigi XIV, avvenuta domenica 7 giugno 1654, Quel giorno, all’alba, prelati e canonici si dispongono fra i cori della Cattedrale. Il grande complesso è tappezzato di stoffe e arazzi con il simbolo della Corona; il pavimento è ricoperto di preziosi tappeti turchi. Sull’altare sono stati deposti i reliquiari di San Remigio e di San Luigi. A disposizione del Re sono un inginocchiatoio e uno scranno nel coro, un trono in cima alla tribuna. Alle cinque e mezzo il Vescovo di Soissons manda i Vescovi-Conti di Beauvais e di Châlons a chiamare Sua Maestà. Preceduto da suonatori bianco vestiti e da gentiluomini disposti a semicerchio, scortato da cento Svizzeri, circondato dai dignitari della Corona e di Corte, il Re, totalmente velato alla vista, è condotto fino al coro. Dopo la recita del Veni Creator Spiritus, Prelati e canonici vanno ad accogliere la Santa Ampolla, “questo prezioso tesoro inviato dal Cielo al grande San Remigio per la consacrazione di Clodoveo”, recata dal Priore di Saint Denis.
Una volta deposto il Santo Crisma sull’altare, l’officiante invita il Sovrano a pronunziare i giuramenti previsti nel rito di consacrazione. Con formale promessa, Luigi, come i suoi predecessori, s’impegna a conservare ai suoi popoli i privilegi e le immunità. Segue quindi il solenne “giuramento del Regno”. Il Re lo pronunzia ad alta voce, con la mano sul Vangelo. Egli giura innanzi al Cielo di proteggere la Chiesa, di sterminare gli eretici, di accordare ai suoi popoli pace, giustizia e misericordia e di uniformare le leggi della Francia sui comandamenti di Dio e del diritto naturale. Eccone il testo: “Giuramento del Re al suo Reame. Nel nome di Gesù Cristo, io prometto al popolo cristiano dei miei sudditi: anzitutto di far conservare in ogni tempo alla Chiesa di Dio la pace nel popolo cristiano; d’impedire qualunque spoliazione e iniquità, di qualsiasi natura esse siano; di far osservare la giustizia e la misericordia nelle sentenze, affinché Dio, che è la fonte stessa della clemenza e della misericordia, si degni di effonderla su di me e su di voi. Di sterminare totalmente nei miei Stati tutti gli eretici condannati dalla Chiesa. Tutte queste cose ora dette io le confermo con giuramento e così mi aiutino Dio e i Santi Vangeli”[1].
Le antiche cerimonie procedono, ritualmente punteggiate di preghiere. Uno dopo l’altro il Conte di Vivonne, primo Gentiluomo del Re, gli toglie le vesti d’argento; il Duca di Joyeuse, Gran Ciambellano gli calza stivaletti di velluto; il Signor Duca d'Anjou gli mette gli speroni d’oro. Quindi l’officiante benedice la spada regia, che si ritiene appartenuta a Carlo Magno. Il Vescovo di Soissons prende il Santo Crisma, praticando sul Re sette unzioni, mentre il clero recita la formula. “Che il Re reprima gli arroganti, che sia di modello per i ricchi e i potenti, che sia buono con gli umili e caritatevole con i poveri, che sia giusto con tutti e che operi la pace fra le nazioni”. Ovviamente il diritto divino dell’investitura regia comporta come contropartita una lunga sequela di doveri. Quindi il Gran Ciambellano riveste Sua Maestà della tunica e della dalmatica, coprendogli le spalle con un mantello di color viola, trapunto di gigli d’oro. Il Re riceve poi una nuova unzione su ciascuna mano.
Il Prelato gli consegna di volta in volta l’anello, lo scettro, la mano di giustizia e la Corona di Carlo Magno. Preceduto dai Pari del Regno, Re Luigi XIV sale le scala della tribuna. Insediatosi sul trono, ben visibile a tutto il popolo, il Re riceve l’omaggio di cinque Pari. A questo punto il Signore di Soissons grida con voce altissima Vivat rex in aeternum! Immediatamente si aprono le porte della Cattedrale e la folla accorsa, sia quella che stava dentro la chiesa, sia quella rimasta all’esterno grida “Viva il Re!” in un sorprendente strepitio in crescendo, in cui si mescolano grida spontanee, musiche militari, colpi di cannone e di archibugio sparati dalla milizia cittadina e dai soldati.
Terminato questo intermezzo, la cerimonia riprende con un Te Deum e poi con la celebrazione della Santa Messa. Terminata la quale, il Re discende dal trono, recita il Confiteor, riceve l’assoluzione e si comunica sotto entrambe le specie. Dopo il ringraziamento di Sua Maestà, che dopo la Santa Comunione resta alquanto tempo raccolto in preghiera con  il Santissimo, l’officiante libera Luigi della pesante corona che fu di Carlo Magno e gliene mette in capo una più leggera, accompagnandolo alla sala del banchetto reale, “fra le acclamazioni e le grida di esultanza”.
6. Reims e la sua Cattedrale nella grande storia d’Europa e della Chiesa - Quella di Reims è per definizione la Cattedrale dei Re di Francia. Qui, nell’edificio primitivo, fu battezzato nella notte di Natale del 496 il Re Clodoveo; nella chiesa che ammiriamo ancor oggi furono invece incoronati tutti gli altri Re di Francia, tra i quali Carlo VII, ivi condotto da Santa Giovanna d'Arco (17 luglio 1429). "Re gentile, si compie oggi il piacere di Dio, che voleva che fosse levato l'assedio di Orléans e che vi conducessi in questa città di Reims per ricevere la vostra sacra unzione, mostrando che voi siete vero Re e colui al quale il Regno di Francia deve appartenere": queste le parole, citate da un cronista, pronunziate dalla Santa fanciulla al Re nei pressi dell'altare. Durante i cupi giorni della Rivoluzione, fu ordinato dalla Convenzione, affinché mai più Re per unzione divina potessero regnare sulla Francia, la distruzione della Santa Ampolla con il Sacro Crisma ricevuto da San Remigio nel 496, al momento del Battesimo del Re Clodoveo. Il 5 ottobre 1793 il deputato giacobino Philippe Rühl, protestante, figlio di un pastore luterano, infranse la preziosa Ampolla, religiosamente conservata da milletrecento anni e simbolo stesso della regalità di diritto divino, sul piedistallo della statua del Re Luigi XV. Ma la notte precedente il sacrilegio, alcuni realisti, con l’ausilio di un ago d’oro, avevano sfilato parte di quel Sacro Crisma per metterlo in salvo. Esso fu in effetti utilizzato nel 1825 per l’unzione del Re Carlo X, ultimo Sovrano legittimo di Francia. Quanto all’empio Rühl, morì suicida nemmeno due anni dopo per sfuggire alle vendette di altre fazioni rivoluzionarie.

Maurizio-G. Ruggiero

[1] Journal du voyage du roi à Reims, La Haye, chez Rutgert Alberts, 1723, premier volume, p. 135-138. http://www.chateauversailles.fr/pdf/serments_sacre_louisXIV.pdf. Traduzione nostra.